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Introduzione
Nel presente elaborato si studiano e si analizzano i derivati finanziari, contratti
che hanno rivoluzionato il mondo della finanza e che hanno ricevuto grande
attenzione soprattutto nei recentissimi anni anche in relazione alla crisi economica
e finanziaria del 2008.
Premettendo che prima di scrivere questa tesi, conoscevo il termine “derivati”
solo perché ormai se ne sente parlare ogni giorno, ma in realtà non sapevo cosa
fossero di preciso e che la mia formazione universitaria in finanza non è
particolarmente elevata, decidere di studiare proprio i contratti derivati è stata sia
una sfida che mi sono posta e sia un motivo per capire e conoscere finalmente
questi prodotti ormai largamente diffusi ma purtroppo ancora poco conosciuti,
infatti il loro utilizzo maldestro ha contribuito ad amplificare molte crisi che
hanno caratterizzato soprattutto gli anni ‟90 a livello mondiale.
Nello specifico questi contratti sono stati esaminati per cercare di capire meglio i
possibili legami tra i miei studi turistici e il mondo finanziario, su come i derivati
possono essere contestualizzati nell‟ambito dei mercati turistici.
I derivati finanziari sono dei contratti a termine particolari, il cui valore dipende
dal valore di mercato di un‟attività sottostante di riferimento; rispondono a tre
finalità principali: copertura finanziaria (hedging), speculazione e arbitraggio.
Si è preferito approfondire la finalità di copertura perché è stata proprio l‟esigenza
di proteggersi dai rischi di variabili di mercato che ha portato alla definizione di
tali contratti, infatti chi opera nei mercati finanziari si trova ogni giorno ad
affrontare questi rischi che nel tempo si sono evoluti e diversificati, ed è per
questo che al giorno d‟oggi esistono ormai svariati tipi di contratti derivati.
Questo elaborato non può e non deve essere esaustivo rispetto alla mole di
contratti derivati immessi nel mercato, ci si soffermerà in particolare nel
descrivere le principali caratteristiche di quei contratti creati appositamente per
gestire il rischio (risk management), quindi utilizzati per ridurlo o eliminarlo (i
forwards e i futures), per scambiare le posizioni rischiose (gli swaps) o per
controllarlo o trasferirlo (le opzioni).
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Questi tipi di contratti hanno una particolare rilevanza in ambito turistico, perché
così come i mercati finanziari li utilizzano per affrontare il rischio, anche il
turismo e i suoi mercati essendo esposti all‟incertezza ne fanno uso.
Verranno approfonditi due tipi di contratti derivati, il contratto vuoto per pieno o
free sale (contratto a termine) e l‟allotment (contratto di opzione) stipulati tra due
imprese turistiche, il tour operator e l‟impresa ricettiva, per cercare di ridurre al
minimo il rischio di invenduto a cui sono esposti per effetto dell‟imprevedibilità
della domanda turistica.
Successivamente si parlerà di particolari contratti, i derivati atmosferici (weather
derivatives) pensati e creati per gestire i rischi finanziari legati a variazioni
inattese del clima; questa esigenza è stata avvertita soprattutto negli ultimi anni, in
cui si assiste con maggior frequenza a notevoli cambiamenti climatici che
producono effetti sui risultati aziendali di molte imprese, anche turistiche (stazioni
sciistiche, parchi divertimento, stabilimenti balneari, tour operator, etc.).
Non bisogna confondere questi contratti con quelli assicurativi perché si vedrà che
tra i due esistono notevoli differenze.
Verrà fornita una panoramica del loro utilizzo negli Stati Uniti, in Europa ed in
Italia; ne emergeranno i loro limiti perché ancora sono poco diffusi e conosciuti;
verrà analizzato il funzionamento dei weather derivatives più diffusi, basati sulla
temperatura.
Infine verranno applicati i weather derivatives al comparto turistico invernale e
quindi si cercherà di capire, grazie al contributo di studi effettuati da vari
economisti, come questo tipo di contratto basato sul fattore meteo neve potrà
essere un utile strumento per gli operatori turistici, in particolare per i gestori degli
impianti di risalita (ski lift) per adattarsi e gestire il rischio dovuto a variazioni
delle precipitazioni nevose durante la stagione turistica invernale.
Si cercherà di capire se alle stazioni sciistiche convenga attuare strategie
condivise di copertura finanziaria e di diversificazione geografica per gestire il
rischio delle precipitazioni nevose e si parlerà dell‟utilità dei contratti di opzione
put sul livello di neve (put options on snow level) utilizzabili da qualsiasi ski
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resort per proteggersi dal rischio di perdite economiche dovute ad insufficienti
livelli di precipitazioni nevose.
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1 I mercati finanziari e i suoi contratti derivati
1.1 I mercati finanziari
Il mercato finanziario è il luogo economico in cui vengono scambiate attività di
investimento di natura finanziaria originate dalla stipula di un contratto
finanziario. Quest‟ultimo ha per oggetto strumenti finanziari, ossia contratti che
permettono ai soggetti coinvolti, il contraente (investitore o datore di fondi) e
l‟emittente (prenditore di fondi), di fissare i diritti e gli obblighi in relazione allo
scambio di flussi di cassa (moneta) o di altre attività finanziarie; si verificano
quindi delle prestazioni monetarie (passaggi di denaro) di segno opposto separate
da un certo intervallo temporale con l‟obiettivo di cedere oggi potere d‟acquisto
nella speranza di ottenerne di più in futuro. Le prestazioni effettuate dalle parti
non essendo contestuali comportano un certo rischio, che come si vedrà in seguito
sarà uno degli elementi fondamentali nella valutazione delle attività finanziarie.
I mercati finanziari si possono distinguere, dal punto di vista degli scambi, in
mercati primari e secondari; dal punto di vista della regolamentazione, in mercati
regolamentati e non regolamentati o paralleli o OTC (over the counter). Si parla di
mercato primario quando lo scambio è unilaterale tra le parti, secondario quando
lo scambio è bidirezionale in quanto un soggetto può sia acquistare che vendere lo
stesso strumento.
I mercati regolamentati sono caratterizzati da un organismo amministrativo (es.
Borsa Italiana), un organismo di controllo (es. Consob), una procedura di
autorizzazione all‟operatività, è presente un meccanismo di formazione dei prezzi,
di scambio e di liquidazione dei titoli. La Borsa è il mercato regolamentato dove
vengono scambiati valute e titoli che per caratteristiche o perché lo stabilisce la
legge, rientrano nella categoria degli strumenti finanziari. Le Borse si sono
organizzate in modo da eliminare il rischio di credito o di insolvenza attraverso la
regolazione di tutte le operazioni con un‟unica Cassa di Compensazione e
Garanzia (Clearing House), ma di questo meccanismo se ne parlerà in seguito nel
paragrafo in cui verranno analizzati i futures.
I mercati OTC sono reti (networks) di mediatori (dealers) che contrattano
mediante telefono e computer, sono mercati bilaterali, privi di una specifica
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regolamentazione, seguono quella generale dei contratti di diritto civile. I contratti
che vengono qui scambiati, non sono quindi standardizzati, ma vengono
personalizzati in base alle esigenze delle parti; i soggetti che vi operano sono però
esposti al rischio di illiquidità e quindi può capitare che incontrino delle difficoltà
nello smobilizzare i loro strumenti e dato che le negoziazioni non vengono
regolate da una Clearing House, sono esposti anche al rischio di credito, e quindi
che il contratto non venga onorato.
Comunque anche in questi mercati si sta tentando di ridurre il rischio di
insolvenza adottando un sistema di garanzie durante le transazioni su derivati noto
con il termine di “collateralization”.
Chi opera nei mercati finanziari? Vi possono avere accesso solo gli operatori
abilitati distinti in: brokers che hanno il compito di immettere sul mercato gli
ordini ricevuti da operatori non professionistici; i dealers che operano per conto
proprio e i market makers che sono dealers che hanno l‟impegno di quotare
sempre sia per vendere che per acquistare uno o più strumenti finanziari, per
assicurare un‟adeguata liquidità del mercato.
I mercati finanziari, dalla loro nascita ad oggi, hanno vissuto notevoli
cambiamenti che ne hanno modificato in modo sostanziale la struttura, soprattutto
a partire dagli anni ‟70, periodo in cui si sono verificati tre grandi fenomeni: il
crescente processo di integrazione dei mercati, la globalizzazione e la rivoluzione
telematica. Il primo aspetto ha comportato una crescita degli scambi, trasferimenti
di enormi quantità di denaro da una parte all‟altra del mondo in cerca di migliori
opportunità di investimento, creazione di networks globali di servizi finanziari;
effetto della globalizzazione è stato la creazione di un unico mercato finanziario
globale; il terzo evento ha reso disponibili strumenti sempre più sofisticati e
potenti per trasmettere le informazioni e consentire agli investitori di accedere in
tempo reale in mercati fino a prima inaccessibili.
Negli anni „90, “il valore intrinseco” di un‟impresa viene incorporato e
sintetizzato nel prezzo di un‟azione, la quale diventa elemento di giudizio del
mercato; le nuove imprese si rivolgono al mercato azionario per ottenere i capitali
di cui necessitano.
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A causa di tutto ciò, il mercato finanziario ha perso la sua fisicità, non è più un
luogo fisico di incontro tra gli operatori e gli investitori, ma è diventato una rete
di networks e tutte le operazioni avvengono ormai in modo telematico grazie
all‟utilizzo dei computers.
Come conseguenza a questo processo di integrazione del sistema finanziario
internazionale, si è verificata anche una profonda innovazione merceologica,
determinata proprio dalla maggiore competizione tra i diversi mercati che ha
stimolato la nascita di nuove famiglie di prodotti finanziari, tra cui vi fanno parte
anche i derivati che verranno nelle prossime pagine ampiamente approfonditi.
Un altro aspetto, dal quale poi è scaturita una maggiore attenzione riguardo la
diffusione di questi nuovi prodotti è stato il verificarsi di un fenomeno noto con il
termine di “finanziarizzazione”, sostantivo comparso per la prima volta in un
articolo scritto di un giornale nel 1987.
1
Nel linguaggio dell‟economia, questo
termine di recente introduzione sta ad indicare il ruolo, l‟incidenza e la dinamica
delle attività finanziarie sul complesso delle attività di un sistema economico
oppure su una sua grandezza, come la ricchezza nazionale, o su un suo flusso,
come il prodotto interno lordo (PIL); comprende un'insieme di operazioni che
fanno crescere il peso delle attività finanziarie all'interno di un'impresa, o
considerando un ambito più ampio di un intero sistema economico.
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La finanziarizzazione dell‟economia ha facilitato le transazioni nel tempo (es.
vendite a rate, mutui, etc.), ha permesso a chi prima non poteva avere accesso al
credito di farlo e ha creato tanti tipi di titoli ibridi, alla portata di tutti. Nel tempo
si è imparato a gestire meglio il rischio, elemento cruciale che influenza il ricorso
a richiedere prestiti e a concederli, in pratica si sono sviluppate strategie volte a
suddividere il rischio su un numero maggiore di investitori.
Ad es. una banca che concede dei mutui si accolla il rischio che i mutuatari
possano non pagare, anche se è garantita dall‟ipoteca sulla casa, questa non serve
a molto se i prezzi delle case dovessero crollare; quindi può decidere di emettere
1
Il giornale di riferimento è “Italia Oggi” (1987), stando a quel che documenta il Supplemento
2004 del Grande dizionario della lingua italiana della Utet.
2
dal volume Addenda al Vocabolario della lingua italiana dell’Istituto della Enciclopedia Italiana
fondata da Giovanni Treccani, Roma 1997.
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un prestito obbligazionario garantito da questi mutui; vendendo le obbligazioni,
incassa il ricavato col quale può concedere nuovi prestiti. Ma in realtà cosa ha
fatto? Ha trasferito il rischio che prima era concentrato solo sulla banca su chi ha
comprato le obbligazioni, diffondendosi quindi su tutti i possessori delle
obbligazioni vendute. Il rischio così si riduce perché viene ripartito tra più
soggetti, quindi si può rischiare di più. Se si dovesse verificare una crisi
economica o una diminuzione dei prezzi delle case o i mutuatari non dovessero
pagare, non sarebbe solo la banca a soffrirne ma anche tutti coloro che hanno
acquistato le obbligazioni. Diminuendo il prezzo del rischio, la sua domanda
aumenta; però questo andamento non rimane costante nel tempo, perché arriva
anche il momento in cui il rischio si riprezza e si verifica un processo inverso a
quello scritto poco sopra, perché scende il valore delle attività finanziarie, la
domanda diminuisce e questo può comportare squilibri che se non controllati
diventano la causa di periodi di crisi.
Come già accennato in precedenza, nei mercati finanziari vengono negoziati
contratti noti con il termine di strumenti finanziari, anch‟essi come i mercati si
distinguono in strumenti primari (ad es. azioni, obbligazioni) e secondari (ad es. i
derivati); la differenza che esiste tra le due tipologie è che il valore dei primi non
dipende da quello di altri strumenti finanziari come avviene per i derivati; anche il
fine è diverso, perché gli strumenti finanziari primari sono creati per raccogliere
risorse mentre i derivati sono principalmente utilizzati per gestire il rischio.
Dal punto di vista giuridico, sono strumenti finanziari quelli elencati nell‟art. 1,
comma 2, del nuovo Testo Unico della Intermediazione Finanziaria (TUIF), D.
Lgs. 24 febbraio 1998, n.54, e nel dettaglio sono:
a) le azioni e gli altri titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili
sul mercato dei capitali;
b) le obbligazioni, i titoli di Stato e gli altri titoli di debito negoziabili sul
mercato dei capitali;
c) le quote di fondi comuni di investimento;
d) i titoli normalmente negoziati sul mercato monetario;
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e) qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permetta di acquisire gli
strumenti precedentemente indicati;
f) i contratti futures su strumenti finanziari, su tassi di interesse, su valute, su
merci e sui relativi indici;
g) i contratti di scambio a pronti e a termine (swaps) su tassi di interesse, su
valute, su merci nonché su indici azionari (equity swaps);
h) i contratti a termine collegati a strumenti finanziari, a tassi d‟interesse, a
valute, a merci e ai relativi indici;
i) i contratti di opzione per acquistare o vendere gli strumenti indicati nelle
precedenti lettere e i relativi indici, nonché i contratti di opzione su valute,
su tassi d‟interesse, su merci e sui relativi indici;
j) le combinazioni di contratti o di titoli indicati precedentemente.
Tra tutti, quelli che saranno oggetto di analisi nel presente lavoro, sono solo quelli
riconosciuti nello stesso art.1, comma 3 come strumenti finanziari derivati, nello
specifico quelli relativi alle lettere f), g), h), i) e j) del comma 2, ossia i futures, gli
swaps, altri contratti a termine come i forwards, le opzioni e loro combinazioni.
1.2 I contratti derivati: nozione generale
Dopo una breve nota introduttiva di presentazione dei mercati finanziari, della
loro evoluzione e dei diversi strumenti che al loro interno vengono negoziati,
cerchiamo di capire e conoscere questi nuovi e particolari prodotti finanziari noti
con il termine di derivati.
La probabilità che tanti non sappiano il loro vero significato è molto alta,
nonostante al giorno d‟oggi, quasi tutti gli individui che vivono nei Paesi
industrializzati, consapevolmente o no, ne possiedono almeno uno. Per citarne
alcuni, sono un esempio di derivati gli schemi della previdenza sociale, i mutui
ipotecari con diritto di estinzione in via anticipata; le polizze assicurative contro i
terremoti.
Le prime forme di questi tipi di accordi, di cui si ha notizia, sono state sottoscritte
nel 1600 dai latifondisti giapponesi produttori di riso, con l‟obiettivo di dare
certezze al prezzo futuro della merce.