4
connubio lingua-cultura) ciò che un tedesco, che si rapporta con la realtà secondo certi
schemi tipici della propria cultura, percepisce della società francese. Cultura è però un
concetto omnicomprensivo e dato che ricorrerà spesso nel corso della trattazione è
importante definirne la sostanza. Ho scelto tra le tante definizioni, sintomo appunto che
cultura è un termine polivalente e difficilmente definibile, quella di Goodenough che si
sofferma su punti chiave utili poi per l’analisi traduttiva:
Culture is not a material phenomenon; it does not consist of things, people, behaviour or
emotions. It is rather an organization of these things. It is the forms of things that people have
in mind, their models of perceiving, relating, and otherwise interpreting them. As such, the
things people say or do, their social arrangements and events are by products of their culture as
they apply it to task of perceiving and dealing with their circumstances.
4
Si tratta perciò per il lettore italiano di comprendere la società francese con “occhiali”
tedeschi. E per occhiali sono intese proprio quelle “forme delle cose che le persone hanno
in mente, il loro modi di percepirle, relazionarsi ad esse e altrimenti interpretarle.” La
figura del traduttore è comparabile a questo proposito con quella del traghettatore,
riprendendo il concetto di Heidegger
5
per cui “übersetzen” (tradurre) comporta sempre un
“übersetzen” (traghettare, portare sull’altra riva)
6
“in eine andere Wahrheit und Klarheit
oder auch Fragwürdigkeit.” (in una verità e in una chiarezza diverse o anche in una diversa
problematicità), che per il nostro caso può essere considerata la cultura differente. Per quel
che riguarda il testo di Wickert questo tradurre-traghettare è triplice, perché inizialmente la
cultura francese è stata tradotta nella cultura tedesca e di seguito questo prodotto franco-
tedesco è stato tradotto nella lingua italiana, dunque traghettato su un’altra sponda ancora,
che è quella della cultura italiana.
In questo confronto e passaggio continuo tra culture diverse sia per il traduttore che per
il protagonista di queste storie non è difficile perdersi … perdersi nella traduzione…lost in
translation
7
. Perché, come il film di Sofia Coppola ci mostra
8
, quando due culture diverse
4
Goodenough (1963), p. 36 in Heringer (2004), p. 106.
5
Heidegger (1992), p. 17-18. Vedi anche Honnacker (2005), pp. 11-12.
6
Nondimeno le origini etimologiche dei verbi “tradurre” e “traghettare” non sono poi così diverse.
“tradurre” deriva dal lat. Trādūcere ‘trasportare, tradurre, comp. di trāns ‘al di là’ e dūcĕre ‘portare’, mentre
“traghettare” deriva dal veneziano tragittare, questo dal lat. Trāiectāre, deriv. di trāiectus ‘tragitto’, deriv. di
trāicĕre, comp. di trans ‘al di là’ e iacĕre ‘gettare, trasportare,’ (v. Folena 1991).
7
Lost in traslation. L’amore tradotto. (2003), regia di Sofia Coppola, interpreti principali Bill
Murray, Scarlett Johansson. Bob Harris (Bill Murray), star hollywoodiana, si trova in Giappone per girare lo
spot pubblicitario di un whiskey. Vittima dell'insonnia e dell’apatia di una crisi multipla (di mezz’età, del
matrimonio, della carriera), incontra nel lussuoso hotel dove alloggia Charlotte, ventenne e neolaureata in
filosofia, che vive una situazione simile (infelicità dal matrimonio con un fotografo di successo ma sempre
5
si incontrano (nel film quella americana con quella giapponese), la loro comprensione
spesso non può che essere solo parziale. A dover essere tradotte non sono, infatti, solo le
parole, ma anche tutto il substrato culturale che ne è alla base, senza contare i pregiudizi e i
luoghi comuni coi quali ci si trova inevitabilmente a confronto. Il nocciolo di questa
trattazione è perciò tutto ciò che in questa traduzione è problematico o va perso, nel
tentativo di traghettare un testo ironico dalla sponda tedesca a quella italiana.
assente). Anime simili che condivideranno il tempo che resta loro da trascorrere immersi in una Tokio che
rappresenta un mondo totalmente estraneo al loro. A tale riguardo cfr. Honnacker (2007).
8
Nella cinematografia il tema del confronto tra culture è stato ripreso anche dal regista Cédric
Klapish nel film L’appartamento spagnolo. La storia ruota infatti intorno a Xavier, uno studente parigino, a
Barcellona per uno scambio Erasmus e lì divederà l’appartamento con altri ragazzi provenienti da vari paesi
europei (un danese, una inglese, un tedesco, un italiano, una spagnola e una belga).
6
I PARTE
Commento alla traduzione
7
1. Dell’autore
L’autore è il giornalista Ulrich Wickert, uno dei volti televisivi
più noti al pubblico tedesco per la conduzione del programma
d’approfondimento Tagesthemen sul primo canale pubblico tedesco
ARD
9
, che ha condotto per quindici anni e che ha deciso di lasciare il
31 agosto 2006. Sebbene sia famoso soprattutto nella veste di
anchorman, la carriera di Wickert è costellata dalle esperienze più
diverse, dall’attività di corrispondente estero sempre per la ARD a
quella di scrittore
10
, pubblicista impegnato politicamente, per non parlare del suo nuovo
programma dedicato alla letteratura Wickerts Bücher e nel quale ha già intervistato Günter
Grass sulla sua tanto discussa autobiografia
11
.
Ma partiamo con ordine dagli inizi. Wickert nasce a Tokio nel 1942, il padre, Erwin
Wickert, diplomatico e scrittore influenzerà molto la formazione di Ulrich, che fin da
ragazzo è a contatto sia con luoghi e culture sempre nuovi, che con il mondo della
letteratura. Già da adolescente Wickert comincia a conoscere la Francia, dato che per
motivi di lavoro del padre vive tra Heidelberg e Parigi, dove frequenta la scuola francese.
Come lui stesso afferma
12
, questa esperienza l’ha segnato profondamente:
Ich bin von 1956 bis 1959 in einem Pariser Vorort in eine französische Schule gegangen,
bedingt durch die Tätigkeit meines Vaters in Paris und habe dadurch das Glück gehabt,
Französisch von den Franzosen zu lernen. Dadurch ist ein Teil meiner Identität durch
Frankreich geprägt gewesen.
Sono andato a scuola in un sobborgo di Parigi in una scuola francese, data all’attività di
mio padre a Parigi e ho così avuto la fortuna di imparare il francese dai francesi. In questo
modo una parte della mia identità è stata plasmata dalla Francia.
Conclusi gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di scienze politiche e giurisprudenza
di Bonn e grazie ad una borsa di studio studia per due anni negli Stati Uniti (1962-63).
9
Arbeitsgemeinschaft für öffentlich-rechtliche Rundfunkanstalten der Bundesrepublik Deutschland.
10
Ulrich Wickert ad oggi ha scritto due gialli Der Richter aus Paris. Eine fast wahre Geschichte
(2003), Die Wüstenkönigin: Der Richter in Angola (2005) nei quali il protagonista è il giudice istruttore
Jacques Ricou; otto tra Sachbuch e saggi in cui tratta della società tedesca e di politica, tra cui i più famosi
Die Freiheit die ich fürchte: Der Staat entmachtet seine Bürger (1981), Der Ehrliche ist der Dumme: Über
den Verlust der Werte (1994) Deutschland auf Bewährung: Der schwierige Weg in die Zukunft (1997), Ihr
seid die Macht! Politik für die nächste Generation (2000) ed infine tratto da „Tagesthemen“ tre raccolte di
storie raccontate in modo ironico Das Wetter (1994), Donner-Wetter. Allerletzte Meldungen vom Tage.
(2000); per i libri sulla Francia si veda in seguito.
11
Grass, Günter, Beim Häuten der Zwiebel, Steidl Verlag, Göttingen, 2006.
12
Estratto tratto dall’intervista rilasciata al Frankfurter Allgemeine Zeitung il 01.09.2006.
8
Dopo l’esame di stato in legge nel 1968, comincia la carriera televisiva. Prima dal 1969 al
1977 è parte della redazione del programma di attualità sulla politica “Monitor” e poi dal
1977 al 1984 è corrispondente estero per la ARD prima a Washington, poi a Parigi e a New
York.
Si deve proprio all’attività di corrispondente, che lo ha portato a vivere in Francia per
svariati anni e che lui stesso definisce “grandios” (grandiosa), la sua conoscenza di tutta
quella che è la realtà francese che Wickert ci racconta in molti dei suoi libri tra cui
Frankreich, die wunderbare Illusion (1989), Und Gott schuf Paris (1993), Vom Glück,
Franzose zu sein (1999) e Alles über Paris (2004). Di seguito un estratto dall’intervista al
giornale FAZ nella quale parla della sua carriera e qui in particolare della sua esperienza di
corrispondente:
Dann habe ich mir überlegt, wenn ich losfahre, was machst du eigentlich, wenn du da
Korrespondent bist? Dann habe ich gesagt, eines willst du nicht, du willst nicht Klischees
bedienen, sondern du willst erklären, warum die anders sind. Was ist Frankreich, was stellt
Frankreich dar, was ist das grundsätzlich andere zu uns?
Poi ho riflettuto, quando parto, cosa fai in concreto quando sei corrispondente? Poi mi sono
detto, una cosa non la vuoi fare, non vuoi fornire dei cliché, ma vuoi spiegare perché loro sono
diversi. Cos’è la Francia, cosa rappresenta la Francia, cos’è essenzialmente diverso da noi?
Ed è in questa prospettiva
13
che Wickert ha analizzato la società francese, permettendo
così al pubblico tedesco di conoscere una Francia che per molti versi è sconosciuta. Questo
impegno e amore per la Francia gli sono valsi vari riconoscimenti: premio d’onore franco-
tedesco del giornalismo per il complesso delle sue opere sulla Francia (2006), il premio
Adenauer - de Gaulle (2000), nonché nomina a ufficiale della legion d'onore per il servizio
svolto in favore dei rapporti franco-tedeschi (nov. 2005).
13
Questo modo di porsi nei confronti della società francese può essere paragonato a quello della
protagonista femminile del film Lost in Translation, che, diversamente dal protagonista maschile Bob Harris
che vede con l’occhio del turista e rimane impermeabile al mondo che lo circonda, si avvicina ai gesti della
cultura giapponese.
9
2. Del libro
2.1. Il soggetto
Già il titolo del libro Vom Glück, Franzose zu sein. Unglaubliche
Geschichten aus einem unbekannten Land (Della fortuna di essere
francese. Storie incredibili da un paese sconosciuto) fa indovinare il
soggetto. La Francia ci viene raccontata attraverso una serie di storie,
aneddoti ed esperienze vissute in prima persona da Wickert, che per la
loro incredibilità ed assurdità sembrano appunto provenire da un
paese sconosciuto ed inventato. Il modo ironico e brillante con cui
Wickert racconta queste storie fa sì sorridere il lettore per le stranezze del “vicino di casa”,
ma porta spesso anche a riflettere su questo paese che molti tedeschi vedono “tutto rose e
fiori”
14
.
Il quadro che si ha della Francia a fine lettura è piuttosto completo, dato che vengono
toccati i temi più vari. Si parte da un classico francese, l’arte culinaria
15
, per poi passare a
temi solitamente meno trattati come la mania dei francesi per i privilegi (Sucht nach
Privilegien), le macchinazioni dei servizi segreti
16
, un’antipatica abitudine: i corbeau,
lettere anonime di denuncia, ed ancora le amanti dei politici (Die Maîtressen der
Republik), si continua con due mondi originali, quello della tecnica (Vom Aberglauben an
den Sieg der Technik) e della Corsica (Chaos auf Korsica), per concludere con una serie di
rapporti particolari, piuttosto imbarazzato quello dei francesi col denaro (Geld – eine
Peinlichkeit), talvolta conflittuale quello tra intellettuali e potenti
17
per non parlare di
quello impavido dei francesi con l’auto (Verkehr als Mutprobe).
Wickert guida il lettore tra esperienze personali, luoghi comuni e cenni storici in una
Francia dai mille volti, dove incontriamo a fianco di noti personaggi politici, della cultura,
14
In Germania infatti esiste il modo di dire “Wie Gott in Frankreich leben” (vivere come Dio in
Francia), mentre in Italia esiste solamente “vivere come un pascià o come un re” ma senza un riferimento a
un paese particolare. Anche se italiani e tedeschi concordano nel motto “Woanders ist immer besser”
(Altrove è sempre meglio) (p. 9) gli italiani non si sono ancora decisi su quale paese eleggere ufficialmente
bengodi. È da notare inoltre che il primo libro di Wickert sulla Francia uscito nel 1994 si intitolava proprio
Frankreich: die wunderbare Illusion.
15
I titoli dei capitoli sono: Köche sind Künstler (I cuochi sono artisti), Der Camembert unterm Bett (Il
Camembert sotto il letto), Gepflückte Kartoffeln zum Nachtisch (Patate colte per dolce).
16
I titoli dei capitoli sono: Die “Wachen des Kardinals” (Le “guardie del cardinale”) e Frankreichs
Stasi (La Stasi della Francia).
17
I titoli dei capitoli sono: Der Geist und die Mächtigen (La mente e i potenti), Die Macht gegen den
Geist (Il potere contro la mente).
10
dello sport e dell’economia presentatici in modo inusuale, tanti cammei di francesi comuni
che svelano a poco a poco cosa vuol dire essere francese, o meglio “della fortuna di essere
francese.”
2.2 Tipologia testuale
Definire la tipologia testuale di questo libro è sicuramente utile per scegliere il metodo
da seguire quando nel corso della traduzione si dovrà scegliere tra diverse soluzioni. Non
esiste infatti La traduzione
18
ma un insieme di traduzioni possibili e le scelte che il
traduttore compierà sono dettate da una serie di variabili; una di quelle di cui ho tenuto
certamente conto nella mia traduzione è l’aspetto pragmatico del testo. Definire il genere
testuale comporta infatti definire il pubblico a cui è indirizzato e la funzione che svolge nei
confronti di questo destinatario. Ecco il motivo per cui cercherò di chiarire che sorta di
testo sia un Sachbuch, poiché è così che si definisce in copertina questo libro.
Cercare una traduzione in italiano di questo termine potrebbe essere impreciso e forse
fuorviante, probabilmente perché non esiste nessun termine equivalente in italiano. I
dizionari bilingue tedesco-italiano ci offrono definizioni diverse: “saggio (divulgativo)” il
Paravia
19
, “libro che tratta una materia specifica” (che è poi una definizione ricorrente di
saggio nei dizionari più elementari). La definizione di saggio del dizionario della lingua
italiana Devoto-Oli
20
sembra far quadrare i conti: “un’esposizione scritta che intende
proporsi il frutto di uno studio e dell’approfondimento personale di un tema delimitato (di
carattere storico, biografico o critico), con uno sviluppo massimo che può giungere fino
alla monografia.”, dunque questa definizione sembra non tradire la sostanza del libro che è
certamente il frutto di un’analisi, anche se non condotta con rigore scientifico, della società
francese, non manca l’approfondimento personale dovuto alle sue esperienze dirette, ed il
tema è sì specifico anche se intreccia i tre caratteri sopra menzionati. Se aggiungiamo
l’aggettivo “divulgativo”, l’equivalenza sembra perfetta, se non fosse per un piccolo
particolare: inversamente (dall’italiano al tedesco) non c’è corrispondenza. La controprova,
che consiste nel controllare nella sezione italiana le traduzioni offerte alla voce “saggio",
18
Honnacker (2005), p. 13; Nasi (2004a), pp. 9-10.
19
DIT (1996), pp.777-778 (italiano-tedesco).
20
Devoto /Oli (2004/2005).