Introduzione
Ogni ragazzo al giorno d'oggi vive inserito in una serie di contesti differenti e
intrattiene molteplici relazioni interpersonali. Tra queste l'amicizia occupa un
posto di rilievo, essendo un legame che prende forma nella condivisione di attività
ricreative e di divertimento, affiancate a occasioni e momenti di confidenze e
confronto.
Con questo presupposto e con la consapevolezza che le singole esperienze
personali influenzano il modo di vivere le relazioni amicali, mi sono chiesta come
l'amicizia venga vissuta da chi ha una disabilità motoria. Mi premeva capire se e
come la disabilità influisce sulla quantità e qualità dei rapporti, se comporta delle
difficoltà nell'instaurare il legame e in che modo tali possibili disagi vengono
gestiti, ed eventualmente superati, da chi li vive in prima persona. Sapendo che
queste domande sono articolate e complesse e che, per trovare risposte adeguate, è
necessario un bagaglio di competenze e risorse decisamente più grande di quello
che io ho a disposizione, ho voluto sviluppare l'argomento raccogliendo delle
testimonianze dirette, non rappresentative numericamente, ma fortemente
esemplificative. Ho quindi svolto una ricerca qualitativa, circoscritta a dieci
ragazzi/e con disabilità motoria di Torino e dintorni, con i quali ho condotto delle
interviste discorsive. Il fine era conoscere le loro opinioni ed esperienze in merito
ai rapporti di amicizia e capire quanta importanza questi ultimi assumono nelle
loro vite e nella loro quotidianità.
In tale indagine ho voluto focalizzare l'attenzione sulla persona disabile e,
ponendola al centro della sua rete di relazioni, l'ho considerata protagonista attiva
nella gestione dei legami. In tal modo ho affrontato il tema della disabilità da un
punto di vista un po' insolito, facendone emergere un aspetto poco indagato, ma
rilevante. L'esistenza delle relazioni tra pari viene infatti presa in considerazione
quando si tratta il periodo dell'infanzia dell'individuo con disabilità,
contestualizzandolo nel discorso dell'inclusione scolastica, ma raramente un
discorso simile viene sviluppato a proposito della fase successiva all'adolescenza.
A maggior ragione ho ritenuto importante osservare i legami extraparentali,
4
conscia del fatto che, nella società attuale, essi rivestono un ruolo sempre più
significativo e degno di nota, offrendo sostegno e spunti a favore dello sviluppo e
della crescita della persona e delle sue possibilità.
Ho strutturato il lavoro qui presente in quattro capitoli. Il primo, rivolto
all'amicizia, definisce tale concetto, ne presenta le caratteristiche principali e
propone una breve carrellata su come è stata vissuta nelle diverse epoche storiche
e su quali attenzioni le hanno rivolto gli studi sociologici. Il secondo è invece
centrato sul tema della disabilità e, mostrando i cambiamenti terminologici
avvenuti nel tempo, vuole illustrare quali vocaboli vengono utilizzati oggi nel
riferirsi ad essa. Per dare una definizione corretta di questo concetto sono
presentati i diversi sistemi di classificazione e i tipi di approccio esistenti, seguiti
da una sintesi di come la sociologia, negli anni, ha affrontato l'argomento. Il terzo
capitolo contiene le informazioni sulla ricerca svolta: viene illustrata la
metodologia adottata, il campione scelto e gli ulteriori dettagli sulle interviste.
Queste ultime sono presentate nel quarto capitolo che, articolato secondo le
cinque sezioni d'analisi, riporta e sviluppa le parole degli intervistati. Ho voluto
dare particolare rilievo alle affermazioni dei ragazzi, perché ritengo siano di
grande valore e abbiano un significato notevole.
Con questo lavoro non pretendo di offrire risposte esaurienti e oggettive alle domande
indicate precedentemente, ma spero di riuscire a mettere in luce quegli aspetti della
disabilità che spesso sono lasciati in ombra e a fare in modo che, con un effetto simile a
quello del sasso lanciato nello stagno, queste pagine spingano altri a interessarsi
all'argomento. In fondo occuparsi di come una persona con disabilità vive e si colloca
nella società significa osservare come quest'ultima agisce nei confronti della diversità,
definendo criteri di classificazione, limiti e confini, con le conseguenti politiche di
integrazione o di esclusione.
5
1. L'amicizia
1.1 Definizione e elementi principali dell'amicizia
L'immagine tradizionalmente più associata alla parola amico è il tesoro, con
le sue caratteristiche di pregio e rarità, che tanto lo contraddistinguono. Ma nella
società contemporanea la stessa parola “amico” viene usata assai frequentemente
e talvolta con un po' di leggerezza, complice forse, il linguaggio influenzato dai
social network che trasformano ogni contatto in "amico".
Diventa così spontaneo chiedersi che cosa sia l'amicizia, quali forme possa
assumere e come possa essere vissuta.
Le definizioni dell'amicizia sono molteplici e prevalentemente di natura
filosofica. Fin dai tempi antichi, infatti, i grandi pensatori hanno dedicato a questo
concetto riflessioni, aforismi, locuzioni ed opere, delineandolo come sentimento
morale ed evidenziandone i vari aspetti. Notevole è l'eredità classica che per
secoli ha influenzato l'idea dell'amicizia virtuosa, celebrata da Aristotele, che la
distingue da quella strumentale e da quella basata sul piacere
1
, e da Cicerone, che
ne fa un'attitudine tipica dell'uomo buono e saggio. L'oratore romano scrive:
"L'amicizia è nient'altro se non un perfetto accordo nelle cose divine e umane,
unito con un sentimento di benevolenza e di affetto; e di essa certo non so se,
eccettuata la sapienza, dagli dèi sia stata data all'uomo cosa migliore."
2
Per uno sguardo più pertinente alle scienze sociali ci si può affidare alla
definizione di Nedelmann che tratteggia l'amicizia, nelle moderne società
occidentali, come una relazione sociale intima e libera in cui i soggetti avvertono
una personale predisposizione reciproca, si scambiano affetto e stabiliscono
tacitamente e autonomamente i valori, le norme e le linee di condotta del loro
rapporto
3
. Queste caratteristiche ne fanno un fenomeno sociale particolarmente
1
Ghisleni M., Rebughini P., Dinamiche dell'amicizia. Riconoscimento e identità, Milano,
FrancoAngeli, 2006, p. 21.
2
Cicerone, Laelius De Amicitia, cit in G.Piaia, Nessuno vive senza amici, in “Famiglia oggi” n.
8/9, 2000.
3
Nedelmann B., "Amicizia", in Enciclopedia delle Scienze Sociali, vol. I, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 1991.
6
dinamico, flessibile e diffuso, e spiegano forse il perché della difficile definizione
dell'amicizia, che di volta in volta tende ad assumere una sua specificità in base
alle personali rappresentazioni ed esperienze dei protagonisti. Le interpretazioni e
i concetti devono anche fare i conti con le differenze di genere e di età che
possono incidere in vario modo sulla percezione, valutazione e sul vissuto del
rapporto amicale
4
. Si passa così da una visione dell'amicizia ideale e astratta a una
prospettiva più concreta, riferita alle vicende individuali, dove il legame amicale
si presenta nelle sue numerose sfaccettature e inesorabilmente si discosta dal
modello esemplare. Adottando questo punto di vista è possibile delineare delle
categorie di amici vaste ed eterogenee, come ad esempio ha fatto Maestro
Boncompagno da Signa, professore alquanto insolito dell'Università di Bologna,
che nel suo trattato sull'amicizia del 1205, arrivò a presentare ben 26 tipi differenti
di amici, creando una classificazione cinica e provocante che prevedeva, per
citarne alcuni, oltre all'amico fedele, anche l'amico sofistico (colui che inganna),
l'amico venativo (colui che dà la caccia ai doni) e l'amico di vetro (colui che si
offende alla minima parola ed è disposto a rompere il rapporto per un semplice
nonnulla)
5
.
Cercando di orientarsi tra la moltitudine di definizioni e di esperienze, che
forniscono tutte elementi aggiuntivi all'argomento, ma restano pur sempre
settoriali e parziali, si possono individuare le caratteristiche più ricorrenti
dell'amicizia e i significati ad essa frequentemente attribuiti.
Come primo fattore è da considerare il numero di individui interessati dal rapporto
d'amicizia. Quest'ultima può nascere tra due persone, in tal caso si parla di
relazione diadica, o può coinvolgerne un numero maggiore, formando veri e
propri gruppi.
La diade, considerata sin dall'antichità il modello ideale dell'amicizia, prevede
un'affinità empatica tra due protagonisti, la presenza di un affetto reciproco e di
una sentita intimità. Il legame tra due amici nasce spesso da confidenze personali
e la rivelazione dei propri segreti può divenire un elemento stabilizzante della
relazione, nella quale essi possono investire un aspetto specifico della loro
4
M. Ghisleni, P. Rebughini, Dinamiche dell'amicizia: Riconoscimento e identità, Milano,
FrancoAngeli, 2006, p. 15.
5
M. Baldini (a cura di), Che cos'è l'amicizia, Roma, Armando, 1998, pp. 14-15.
7
individualità oppure la loro intera personalità. Due persone hanno una relazione
“uniplex”, ovvero a filo unico, quando interessa un singolo ruolo sociale, mentre
viene chiamata “multipla” se è costruita sulla condivisione di molteplici aspetti e
il coinvolgimento di più ruoli
6
.
La coppia di amici sviluppa una grande autonomia nella gestione del legame e si
appropria di espressioni gergali e mimiche che li distinguono dagli altri, arrivando
talvolta a costituire un'unità esclusiva. Le amicizie diadiche tendono infatti ad
essere conservatrici e chiuse verso l'esterno, divenendo per questa ragione
fortemente vulnerabili dato che, come ovvio, nel momento in cui uno dei due
protagonisti cambia o viene sostituito, la relazione ha fine.
L'amicizia di gruppo, che si ritrova generalmente nelle combriccole, bande,
circoli, congreghe e gruppi politici, è più aperta agli influssi esterni rispetto ai
rapporti diadici, riesce a superare le caratteristiche limitanti della diade e, grazie a
un basso livello di istituzionalizzazione, a evitare le restrizioni dei gruppi formali.
Questo tipo di interazione tra più individui nasce e si basa sulla condivisione di
uno o pochi interessi esplicitati ed è caratterizzato dalla fluidità del suo
ordinamento interno. Il gruppo si struttura spesso seguendo il meccanismo dei
legami personali indiretti tra amici e amici degli amici, talvolta presenta una
figura di spicco, che assume la funzione di leader, e può divenire la causa di
indebolimento o rottura dei vincoli sociali istituzionalizzati, come accade, ad
esempio, per le amicizie adolescenziali che allentano gli stretti legami esistenti tra
i giovani e le loro famiglie
7
.
L'amicizia, la cui l'etimologia deriva da "amare"
8
, è spesso definita come un
sentimento e senza dubbio non può prescindere dall'affetto, così come non può
esser priva della fiducia, due elementi importanti, senza i quali muterebbe la
natura del rapporto. La fiducia tra i due individui è da considerarsi come il
presupposto per lo sviluppo e il mantenimento della relazione d'amicizia, poiché
permette di offrirsi e confidarsi all'altro con la consapevolezza di una
partecipazione reciproca. Essa è un tassello fondamentale, di base, al quale si
6
Nedelman B., "Amicizia", in Enciclopedia delle Scienze Sociali, vol. I, 162- 172, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 1991.
7
Idem.
8
Di Nicola P., Amichevolmente parlando. La costruzione dii relazioni sociali in una società di
legami deboli, Milano, FrancoAngeli, 2002, p. 17.
8
associano concetti come trasparenza, sincerità, onestà, disinteresse e assenza di
gelosia
9
. Poiché l'amicizia è priva di regole esplicite e poco istituzionalizzata, la
fiducia diventa compensativa all'incertezza che nasce nei confronti dell'altro, sul
cui agire non si può mai avere la totale sicurezza. La sua importanza emerge,
inoltre, osservando che una delle cause più frequenti della rottura del legame
amicale o della sua trasformazione è il venire meno della fiducia e il tradimento di
essa, che avviene quando non sono mantenute le aspettative reciproche, non è
realizzata la circolarità del riconoscimento e si rompono le regole implicite che i
due amici avevano stabilito. L'equivalente moderno di quella che Aristotele
chiamava amicizia di virtù si basa proprio sulla profonda e reciproca fiducia, la
cui rilevanza è tale da essere ritenuta un essenziale collante sociale
10
.
Il legame amicale è un patto che necessita di essere occasionalmente rinnovato e
di vedere riconfermate le reciproche aspettative su cui regge, si mantiene in vita
solo se c'è la volontà di continuare la relazione e se essa viene dimostrata da
entrambi i protagonisti. Diviene così di fondamentale importanza l'intenzionalità
degli individui di vivere il rapporto amicale, che mette in luce una componente
principale dell'amicizia: la libertà di scelta. Nonostante vi siano alcuni inevitabili
vincoli, dettati dal contesto di vita in cui si è inseriti, e le possibilità di selezione
risultino quindi limitate, l'amico è considerato tale solo se viene liberamente scelto
e se c'è una negoziazione libera delle regole interne e dei modi di condurre la
relazione. L'elettività si basa sull'affinità tra le caratteristiche del proprio sé e di
quello dell'amico, risponde a una ricerca di armonia e contribuisce al processo di
formazione di identità
11
. Si sceglie l'altro perché permette un'identificazione e un
riconoscimento della propria immagine e dà una conferma o riconferma dei propri
atti, pensieri e parole. Questo non implica necessariamente l'essere uguali, il
pensare o comportarsi allo stesso modo, anzi richiede inevitabilmente il rispetto
delle singole differenze.
L'amico, grazie a un gioco di reciproci rimandi, stimola l'evolvere del proprio sé e
allo stesso tempo aiuta a essere consapevoli dei propri cambiamenti e ad averne
9
Bidart C., L'amitié. Un lien social, Parigi, La Découverte, 1997 p. 20.
10
Pahl R., Towards a more significant sociology of friendship, European Journal of Sociology,
XLIII, 3, (2002), 410- 423, p. 413.
11
Ghisleni M., Rebughini P., op. cit. 2006, pp. 22 -24.
9
memoria. Egli assume il ruolo di testimone del passato, dato che come afferma il
protagonista del romanzo di Kundera "L'identità" una delle ragioni d'essere
dell'amicizia è "fornire all'altro uno specchio in cui possa contemplare la propria
immagine di un tempo, un'immagine che, senza l'eterno blablà dei ricordi fra
amici, si sarebbe cancellata da un pezzo”
12
.
Il grado di riflessività e di identificazione dipende dall'intensità del rapporto, dalle
singole aspettative e dal livello di condivisione raggiunto nella relazione amicale.
Interessi comuni e assonanza su alcuni aspetti della vita quotidiana possono essere
i punti di partenza per la nascita di un'amicizia e l'aumento dell'intesa fra gli
individui permette una maggiore disponibilità alla condivisione dei propri vissuti,
dei segreti e del reciproco affetto. Si sviluppa così un legame basato sull'empatia,
sulla familiarità e sulla reciproca conoscenza, fatto di intimità, che si accosta, per
l'intensità del rapporto, ai legami di parentela. Da questi tuttavia l'amicizia
differisce per la libertà di scelta: mentre i primi sono caratterizzati dall'ascrittività,
essa si distingue per la possibilità di selezione e per il mutuo consenso
13
.
Risulta complesso, come visto, dare una definizione di amicizia, delineare i
molteplici fattori che la compongono e circoscrivere gli altrettanto numerosi
elementi che interagiscono con essa, facendole assumere aspetti e dimensioni
differenti. Secondo Di Nicola, le forme e i contenuti del legame amicale mutano
seguendo almeno tre direttrici: la direttrice della personalità, quella del tempo,
inteso sia come periodo storico che come corso di vita individuale, e quella del
sistema socio-culturale
14
. Per tentare di muoversi in modo adeguato tra le diverse
variabili è possibile seguire e analizzare queste linee, con un'attenzione
particolare all'ultima che riguarda le influenze derivanti dall'ambiente sociale in
cui è inserito il soggetto interessato nella relazione amicale.
12
Kundera M., L'identità, (L'identité, 1997), trad. it. Ena marchi, Milano, Adelphi, 2010, p. 18.
13
P. Di Nicola, L'uomo non è un'isola. Le reti sociali pirmarie nella vita quotidiana, Milano,
FrancoAngeli, 1986, pp. 26 -27.
14
P. Di Nicola, op. cit., 2002, p. 15.
10
1.2 L'amicizia nella storia: concetto e ruolo dall'antichità ad oggi
Il trascorrere del tempo causa e ha causato variazioni nel modo di pensare e di
vivere l'amicizia. Al pari di altre relazioni sociali, anche per quella amicale la
dimensione temporale ha una rilevanza non indifferente e per fare chiarezza tra le
definizioni e le concezioni attuali è bene prendere in considerazione il suo
sviluppo storico. I riferimenti culturali infatti, entrando a fare parte del senso
comune, influenzano l'idealizzazione del legame, la sua rappresentazione e
l'esperienza che si fa di esso. L'amicizia di cui si parla oggi si differenzia da quella
degli antichi, così come si discosta da quella che si può vivere in società non
occidentali.
Ai tempi della Polis greca il legame amicale era particolarmente importante
quando coinvolgeva uomini liberi e, tra le diverse accezioni che poteva assumere,
solo quella virtuosa era degna di considerazione. In una società che si reggeva sui
legami di fiducia tra i cittadini, l'amicizia come virtù rappresentava spesso
l'ingrediente necessario e indispensabile alla gestione felice e funzionale della vita
pubblica. Essa, pur avendo una base individuale, era un elemento legato alla
collettività che restava inquadrato all'interno delle regole della città.
Nel Medioevo invece l'amicizia “rientrava in un sistema di alleanze proprie a una
società in cui i diritti del singolo erano particolarmente fragili e potevano quindi
essere tutelati solo da legami di fiducia o di dipendenza”
15
. Poca era la libertà di
scelta, molto spesso il legame era ascritto e vincolato alla posizione sociale
occupata, e il più delle volte si accompagnava a concetti quali onore, fedeltà e
mantenimento della parola data. Tale relazione veniva cantata come valore ideale
nei romanzi cavallereschi, mentre era vissuta come aspetto fortemente decisivo
sulla propria possibilità di agire e di affidarsi ai più potenti.
Nei secoli successivi, lentamente, prende forma una maggiore possibilità di scelta
delle amicizie che arriverà a pieno compimento nell'epoca romantica. Prima del
XVIII secolo l'espressione “il mio amico” indicava ancora il proprio “consigliere,
complice e garante”, includendo parenti e vicini o persone con uno status sociale
più elevato alle quali chiedere protezione, e limitato era l'aspetto affettivo del
15
Ghisleni M, Rebughini P., op. cit., 2006, p 21.
11
termine. Dalla metà del millesettecento avviene un notevole cambiamento di
senso, si abbozza e e si definisce il moderno significato della parola “amico” che
vuole designare quella persona che ti supporta e ti conforta quando gli altri non lo
fanno e con la quale è possibile il confronto di idee e l'accrescimento delle virtù
personali
16
.
Grazie al contributo del pensiero illuministico l'individuo inizia a concepirsi come
soggetto unico e irripetibile e a conquistare una maggior libertà individuale.
All'interno di questa vi è anche la libertà di decidere delle proprie amicizie
seguendo i criteri di affinità e simpatia e tralasciando in parte quelli di utilità. Si
delinea così, nelle nascenti società democratiche, la concezione della relazione di
amicizia che si ispira alla similarità, alla vicinanza e al riconoscimento di sé e
dell'altro.
La nascita e lo sviluppo della società industriale e di mercato hanno fatto
riemergere l'ideale di amicizia aristotelico e rivalutato il legame personale in
opposizione alla razionalità e alla mentalità calcolatrice che andava crescendo. Si
ritrova nella relazione di amicizia uno strumento appagante ed efficace per
sopravvivere ai processi di spersonalizzazione e alle dinamiche di solitudine
causati dall'urbanizzazione e dalla modernizzazione.
Questa visione del legame amicale giunge così fino ai giorni nostri dove, dipinto
come valore morale raro e prezioso, è allo stesso tempo un mezzo fondamentale
per la formazione e la gestione della propria identità. Come risposta a un continuo
processo di individualizzazione, al venir meno del senso di appartenenza a quelli
che erano i tipici luoghi sociali, quali la famiglia e il lavoro, e alla riduzione della
stabilità a essi legata, nasce il bisogno di fiducia e intimità espressa nell'amicizia.
Lo sgretolamento delle posizioni fisse e ascritte comporta una costruzione più
consapevole e meditata delle proprie traiettorie, frutto di singole decisioni, e
aumenta l'importanza dell'autodeterminazione. “La biografia normale si trasforma
così in una biografia della scelta, in biografia riflessiva, in biografia del fai da
te”
17
. L'amicizia, basata sull'elettività e vissuta come spazio di libera espressione
in cui potersi manifestare in modo spontaneo, assume un ruolo di elevata
16
Pahl R., On Friendship, Cambridge, Polity, 2000, p. 53.
17
Beck U., I rischi della libertà, Il Mulino, 2000 cit.in Ghisleni M., Rebughini P., op. cit., 2006,
p. 65.
12