in un clima ospitale, quasi fosse lui stesso l’agricoltore vivendo così un’esperienza alternativa alla
tipica vacanza di riposo e straniamento, come quella offerta da un villaggio turistico.
Tutto questo deve essere supportato da un’attenta strategia promozionale e di marketing, facendo
attenzione ai canali pubblicitari utilizzati e preferendo di gran lunga mezzi che trasmettano
all’utente la qualità dell’ambiente e la personalità degli operatori. È un grosso errore, infatti,
pensare di attirare il cliente proiettando un’immagine irreale di un’agricoltura ormai inesistente e
retorica (magari proponendo esempi di lavoro nei campi con carri trainati da buoi!); bisogna,
piuttosto, trasmettere l’idea di una realtà agricola moderna, meccanizzata e organizzata, che si
mostra molto più credibile e attuale, e che faccia sentire il cliente ben inserito nel mondo in cui
vive. Ad esempio, per un cliente non c’è cosa peggiore che arrivare in un luogo e trovarlo
completamente diverso da quello immaginato grazie alle informazioni fornitegli, è altrettanto
sbagliato comunicargli che l’azienda agrituristica è di tipo familiare e al suo arrivo venga accolto da
un collaboratore esterno.
Un altro fattore assai determinante per gli agricoltori nello sviluppo dell’attività agrituristica è la
ricerca di nuove entrate monetarie che possano in qualche modo integrare il loro reddito, diminuito
e destinato a diminuire progressivamente per il ridotto potere sul mercato internazionale dei prodotti
agricoli italiani.
L’agricoltore si trova in qualche modo costretto ad ampliare le proprie attività per avvicinarsi al
concetto di multifunzionalità, che in questi ultimi anni viene molto spesso menzionato, ma che in sé
rappresenta più un’idea non ben definita che una reale opportunità. Il mondo agricolo, inoltre,
occupa ormai una ridotta percentuale di giovani lavoratori, i quali invece potrebbero disporre di una
maggiore elasticità nell’ampliare le proprie attività, potenziando nell’azienda anche l’aspetto
paesaggistico e turistico dell’ambiente che li circonda; invece la maggior parte degli agricoltori si
ritrova ad avere un’età che li avvicina sempre più al momento della pensione e che limita il loro
interesse nei confronti di un regolare aggiornamento nei confronti del ritmo incalzante del mondo
attuale.
Si presenta, dunque, una situazione che si può definire statica per la maggior parte degli agricoltori
“anziani”: il mondo politico parla di grandi opportunità per l’agricoltore che attua la
multifunzionalità nella propria azienda, ma nella realtà questo stesso agricoltore si ritrova ad essere
molto impreparato a riguardo e lontano dalla realizzazione di questo concetto.
In seguito, in questo lavoro verranno analizzati, oltre agli aspetti legislativi, gli ostacoli pratici che
vengono dalle amministrazioni regionali, ma soprattutto locali, e che l’agricoltore incontra sul
proprio percorso di avvicinamento allo sviluppo di un’agricoltura diversificata.
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Grazie all’esperienza avuta in questi anni presso l’agriturismo di famiglia, ho potuto appassionarmi
all’argomento e approfondire questa nostra attività da diversi punti di vista per giungere al desiderio
di intrecciare in questo lavoro diversi fattori spesso contrastanti ma legati da una sola parola:
AGRITURISMO.
Con questo termine intendiamo tutta una serie d’attività che si possono svolgere nell’ambito
dell’azienda agricola. Attività che, a seconda degli interessi dell’imprenditore agricolo, possono
variare dall’ospitalità rurale alla ristorazione, dal campeggio alla vendita dei prodotti, ma anche ad
attività ricreative o sportive.
Per quanto riguarda il punto di vista giuridico, l’attività agrituristica viene definita, secondo la
nuova legge quadro, come le attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli
secondo l’art 2135 del C.C.. Secondo questo articolo risultano “connesse le attività, esercitate dal
medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente
dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamento di animali”. L’art. 2135 del C.C. viene
dunque modificato dal decreto legislativo del 18 maggio 2001 n 228, e con questo stesso decreto
legislativo vengono definite all’art 3 le attività agrituristiche. Infatti, da questo momento l’azienda
agrituristica può organizzare “attività ricreative, culturali e didattiche, di pratica sportiva,
escursionistiche e d’ippoturismo finalizzate ad una migliore fruizione e conoscenza del territorio,
nonché la degustazione di prodotti aziendali […]”.
L’attività agrituristica contribuisce su larga scala allo sviluppo del turismo nelle zone rurali,
rivalutandole sotto il profilo economico, paesaggistico e ambientale: è proprio per questo contributo
allo sviluppo, a mio avviso, che l’agriturismo può essere il mezzo più concreto di cui la Comunità
Europea dovrebbe disporre con attenzione, per salvaguardare e proteggere il territorio e migliorare
quindi anche la qualità della vita dell’agricoltore e di tutte le persone che gravitano attorno alla sua
attività. L’agricoltore è l’unica persona, a mio avviso, che vive in modo totale il territorio in cui
trascorre la maggior parte della giornata e dell’esistenza, che conosce le sue caratteristiche
morfologiche e le sue esigenze idriche. Egli, infatti, coltiva e sviluppa la propria attività produttiva
costantemente, con un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente dal momento che, non
rispettandolo, mette a repentaglio la propria attività produttiva e quindi la propria fonte di reddito.
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2. OBIETTIVO
Con questo progetto si è voluto analizzare il processo dell’evoluzione della legislazione italiana in
materia agrituristica, dalle prime forme di regolamentazione, vaghe e frammentarie, fino
all’elaborazione della legge quadro nazionale n. 730 del 1985 e alla sua recente sostituzione, con la
legge approvata nel febbraio 2006.
Per quanto riguarda l’analisi della nuova disciplina, sono state estrapolate e considerate le
importanti novità introdotte, per mettere in evidenza, così, i punti di forza e di debolezza che
caratterizzano questa nuova regolamentazione.
Importante è stato anche procedere ad un inquadramento dell’attività agrituristica italiana,
prendendo anche come esempio l’azienda di famiglia Fattoria Morlungo di Este, situata ai piedi dei
Colli Euganei, in provincia di Padova.
È stato così possibile elaborare alcune considerazioni riguardo all’applicazione delle varie
introduzioni legislative della nuova legge quadro ad una specifica realtà agrituristica, in
considerazione del fatto che in quest’azienda vengono svolte le principali attività agricole, tra cui
l’attività agrituristica ampiamente analizzata e descritta in questo lavoro.
Questa analisi ha permesso di estrapolare dalla nuova disciplina alcuni elementi che possono
rappresentare dei cambiamenti importanti, favorevoli o meno, per questa realtà agricola e quindi atti
a valorizzare non solo l’azienda, ma anche il territorio nella quale essa è situata, apportando allo
stesso un miglioramento dell’offerta turistica grazie alle iniziative culturali e sociali, nel rispetto
dell’ambiente e delle tradizioni locali.
Grazie al mio coinvolgimento, ormai pluriennale, nell’attività di famiglia ho potuto sviluppare un
forte senso critico nei confronti delle amministrazioni locali e mi vedo, quindi, spinto da questa
consapevolezza ad inserire nel seguente lavoro anche delle critiche nei confronti del sistema
amministrativo, nonchè della realtà sociale e politica in cui vivo, che spesso usano l’agricoltura con
demagogia durante le campagne elettorali, ma che a livello pratico non sanno accogliere le esigenze
e le proposte di collaborazione che vengono dagli stessi agricoltori.
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3. PAC E MULTIFUNZIONALITA’
Il quadro normativo comunitario che si presenta al mondo agricolo in questi ultimi anni è giunto,
con l’evoluzione della situazione economica attuale, ad avvicinarsi al concetto di multifunzionalità
dell’impresa agricola.
Questa è l’unica opportunità per evitare il tracollo delle aziende agricole europee nel contesto
competitivo internazionale che vede sempre più ridurre la produzione europea, a fronte di maggiori
produzioni di colture agricole dai grandi Paesi che praticano coltivazioni estensive e quindi a costi
ridotti sfruttando le economie di scala e abbassando il livello generale dei prodotti agricoli.
Il Sistema Comunitario Europeo ha quindi definito le funzioni principali dell’agricoltura in tre
ordini per importanza:
-la funzione primaria che consiste nella produzione di beni soprattutto per l’utilizzo
nell’alimentazione umana e animale;
-la funzione ambientale che consiste nella tutela e nella valorizzazione dell’ambiente da parte
dell’agricoltore;
-la funzione sociale che si occupa della cura e dello sviluppo del territorio rurale per favorire il
miglioramento della qualità della vita alla comunità.
Queste funzioni sono il frutto dell’evoluzione delle normative comunitarie in materia agricola e
precisamente partono dal Trattato Istitutivo della Comunità (Economica) Europea del 1957 al Titolo
II che tratta di materia agricola.
Precisamente all’art. 38, diventato attualmente l’art. 32, viene detto che: “il mercato comune
comprende l’agricoltura e il commercio dei prodotti agricoli. Per prodotti agricoli s’intendono i
prodotti del suolo, dell’allevamento e della pesca, come pure i prodotti di prima trasformazione che
sono in diretta connessione con tali prodotti”.
Inoltre viene sancita al quarto comma dello stesso articolo l’importanza fondamentale dell’esistenza
della PAC sostenendo che “il funzionamento e lo sviluppo del mercato comune per i prodotti
agricoli devono essere accompagnati dall’instaurazione di una Politica Agricola Comune degli
Stati membri”.
Al successivo articolo 39, e cioè l’attuale art. 33, vengono definite le finalità della PAC e viene
posto come obiettivo quello di incrementare la produttività dell’agricoltura, assicurare un tenore di
vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati, garantire la sicurezza degli
approvvigionamenti e infine assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.
Per finalizzare questi obiettivi bisogna quindi considerare attentamente alcuni punti fondamentali
per una corretta elaborazione della politica agricola comunitaria. Questi saranno legati al carattere
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