2
Gli affreschi dell’ “Incoronazione di Maria a Regina dei Cieli” e dell’“Assunzione in
Cielo di Maria”, si sviluppano simbolicamente in un immaginario asse verticale, che
parte proprio dalla “Dormitio”.
Quindi, l’impianto scenico degli affreschi mariani, probabilmente commissionato dal
Cardinale Branda Castiglioni e ideato da Masolino da Panicale, prevedeva e prevede
tuttora: la morte della Vergine nell’arco trionfale; l“Assunzione in Cielo di Maria” e
l“Incoronazione di Maria a Regina dei Cieli”, nelle vele della volta del presbiterio.
Questa impaginazione, era quindi fortemente simbolica, ed era legata a tre episodi
della vita della Madonna, collegati fra di loro. Quello che risulta discrepante, è la
scelta delle fonti, da cui si attingono le scene.
I due affreschi, contenuti nel presbiterio, sono presi dalle Sacre Scritture, mentre
l’immagine della “Dormitio” proviene dai Vangeli apocrifi, ossia fonti e
testimonianze non riconosciuti dalla Chiesa Cattolica.
Lo scopo di questa indagine, è quello in prima istanza di evidenziare e valutare
l’affresco della “Dormitio Virginis” in rapporto ai Vangeli apocrifi e
secondariamente di confrontarlo ad altri simili modelli iconografici sviluppatesi nel
periodo pittorico dal XIV, al XVI secolo, cercando di evidenziare affinità e
differenze.
Si delineerà in più, per una maggiore comprensione del lavoro, una generale lettura
del complesso della Collegiata e dei suoi protagonisti; una interpretazione attenta
dell’iconografia della “Dormitio Virginis”;
una storiografia delle fonti, dei dogmi cristiani e degli avvenimenti storico-religiosi,
correlati alla Vergine.
3
Si cercherà infine, di attribuire l’affresco al suo probabile autore, al momento che
l’attribuzione artistica, divide ancora gli studiosi coinvolti nello studio pittorico.
Essi, attribuiscono la scena, al maestro toscano Masolino da Panicale oppure è
indicata la mano del suo allievo Paolo di Stefano Badaloni (detto “lo Schiavo”)
2
che
com’è noto è stato attivo a Castiglione Olona, dopo il 1435 (quindi dopo l’intervento
del maestro Masolino), nelle pareti del presbiterio della Collegiata, con le storie dei
martiri Stefano e Lorenzo
3
.
2
Si veda Verbale della parrocchia della Beata Vergine del Rosario, Castiglione Olona, 2004.
3
S. Colombo, Dalla parte di Masolino, Varese, Edizioni Lativa, 2005.
9
LA COLLEGIATA DI CASTIGLIONE OLONA: INTRODUZIONE AL
COMPLESSO QUATTROCENTESCO DELLA CHIESA DELLA BEATA
VERGINE DEL ROSARIO.
La Collegiata di Castiglione Olona, sorge sullo scheletro del vecchio castello alto–
medioevale, di cui rimangono ancora vive oggi alcune tracce.
Nel 1421 il Cardinal Branda (1350-1443), giunto nel borgo che diede i natali ai suoi
avi, decise di edificare una chiesa, da dedicare alla Vergine e a San Lorenzo e Santo
Stefano. Chiese la concessione, per l’edificazione del nuovo complesso, al Papa
Martino V (1368-1431) e chiamò per la realizzazione dell’edificio, i fratelli Alberto,
Giovanni e Pietro Solari. Artisti provenienti da Carona, paese sul lago di Lugano,
noto per aver dato i natali agli artisti comacini.
Questi architetti, progettarono e realizzarono, una chiesa in stile gotico-lombardo,
come già altre chiese costruite nella zona. Notiamo infatti, la presenza nella
Collegiata, di materiale edile della zona del varesotto; come la pietra “molera” e i
laterizi in cotto usati per le pareti esterne. Inoltre l’impianto tipico dello stile gotico–
lombardo, è rispecchiato nella pianta a croce latina “senza braccia”, nel modulo
geometrico del quadrato in pianta e alzato, e nella facciata a “capanna”. [Fig.3].
La costruzione dell’edificio, si protrasse fino al 1425, anno in cui furono terminati
lavori.
La solenne chiesa, fu consacrata il giorno 25 Marzo del 1425 (alla presenza dello
stesso Cardinal Branda), dedicandola alla Beata Vergine.
La Chiesa Cattolica festeggia proprio in quella data, l’episodio della
“Annunciazione dell’Angelo alla Vergine” e proprio per questo, fu scelta tale
dedicazione.
10
Il presbiterio della chiesa, fu adornato con gli affreschi dedicati ai momenti
importanti, della vita della Madonna e fu chiamato per la loro realizzazione, il pittore
toscano Masolino da Panicale. Egli era già stato al servizio del Cardinale, nella
chiesa di San Clemente a Roma, dal 1428 al 1431, per lavorare agli affreschi della
cappella, dedicata a S. Caterina d’Alessandria.
Gli affreschi, impressi sulle vele della volta del presbiterio, raffigurano:
l’”Annuncio ai pastori”, la “Natività del Bambin Gesù” e la “Lavanda” (rappresentati
tutti e tre nella stessa vela posta all’estrema sinistra);
l“Annunciazione”; l“Incoronazione della Vergine”; lo “Sposalizio”;
l“Adorazione dei Magi”. Sull’arco trionfale, nella sezione interna
al presbiterio, fu realizzata l“Assunzione di Maria” e sul lato esterno, l’affresco con
la “Dormitio Mariae”. [Fig.2].
La stesura e la realizzazione degli affreschi, comportò un arduo lavoro per Masolino,
poiché dovette assemblare e dipingere le scene, su porzioni ristrette e scomode, come
sono le vele della volta.
Questo dimostra, la grande maestria del pittore della Valdarno, e attesta la sua
attenzione, nel prevedere il lavoro terminato.
La datazione degli affreschi nella chiesa non è presente (mentre è leggibile, in una
vela, la firma del pittore toscano, posta su un cartiglio).
Essa è desumibile attorno al 1434-1435, poiché nel battistero (con lo stupendo ciclo
di affreschi sulla vita del Battista), operò lo stesso Masolino. Egli lasciò traccia della
datazione dei lavori (in cifre romane appare la data 1435), nell’intradosso dell’arco
trionfale.
11
Il progetto probabilmente, fu voluto e imposto dal Cardinal Branda, che con le
immagini legate alla vita del Battista (precursore del Messia in terra), insieme a
quelle della Vergine e dei proto–martiri Stefano e Lorenzo, voleva celebrare
l’insegnamento religioso cristiano.
Il rapporto artista–committente, si basava ancora su legami di subordinazione.
Le doti dell’artista erano legate alle idee del committente.
La fattura artistica dell’opera, doveva combaciare con le esigenze di pensiero del
Cardinale stesso. Masolino, ebbe probabilmente poca voce in capitolo, nel
programmare gli affreschi della Collegiata. Ma sicuramente, non si possono mettere
in dubbio le qualità di grande pittore e la maestria che lo caratterizzarono.
Nel suo libro: “La critica d’arte nel pensiero medioevale”
4
, Assunto Rosario ci
ricorda a proposito di questo:
<< Alla rispondenza al concetto oggettivo di bello doveva accompagnarsi, in ogni caso, la buona
esecuzione dell’opera, la sua conformità allo scopo e l’essere fatta accuratamente, con quella perizia
che, sul piano tecnico–professionale, distingueva il buon pittore o scultore da quello cattivo, cioè
scadente nel proprio mestiere…>>
Il Cardinale Branda, purtroppo, non ci ha lasciato testimonianze sul rapporto che
aveva con Masolino e gli altri artisti impegnati a Castiglione Olona.
In questo modo, non possiamo comprendere, quale sia stato l’atteggiamento del
Cardinale, nel commissionare lo schema degli affreschi del presbiterio.
Sappiamo che il Cardinale, fu il principale committente per la realizzazione di gran
parte delle opere artistiche di Castiglione Olona e come si può supporre, egli fu
anche il principale critico d’arte del borgo stesso.
4
R. Assunto, La critica dell’arte nel pensiero medioevale, Milano, Edizioni Il Saggiatore, 1961, p. 21.
12
La stessa persona che commissionava l’opera, poteva anche diventare il maggior
critico d’arte, dei lavori fatti eseguire dagli artisti da lui scelti.
E´ sicuramente il caso del Cardinale:
<< La critica veniva esercitata dagli acquirenti o committenti, che accettavano o rifiutavano il
prodotto finito, lo pagavano, ovvero lo licenziavano dal loro servizio >>.
Masolino, certamente si fece aiutare dai suoi collaboratori-allievi, come era in uso in
quei periodi.
I due prescelti, forse chiamati dallo stesso Cardinale dalla Toscana, per rispettare lo
stile del maestro toscano, furono: Paolo di Stefano Badaloni, detto “lo Schiavo”
(1397-1478) e Lorenzo di Pietro, detto “il Vecchietta” (1410-1480).
Il problema è capire, se i due pittori giunti a lavorare a Castiglione, cooperassero con
Masolino, negli stessi anni in cui il maestro toscano fu attivo nel borgo, oppure se
eseguirono successivamente le sue idee, una volta che questi si allontanò
definitivamente dalla Lombardia.
Sappiamo certamente, che gli affreschi su San Lorenzo e Santo Stefano, sulle pareti
del presbiterio (a cui la chiesa è dedicata insieme alla Beata Vergine del Rosario),
non sono attribuibili al Masolino, ma sicuramente ai due suddetti artisti toscani.
[Fig.4].
Sappiamo inoltre che, Masolino probabilmente, morì pochi anni dopo aver lavorato a
Castiglione. La data di tale avvenimento è collocabile attorno al 1440 (anche se
bisogna considerare che la vita di Masolino, è imperniata ancora da tante incertezze e
misteri).
13
Se l’operato dei due pittori toscani, avvenne dopo l’uscita di scena del grande
maestro (cosa che sembra corrispondere al vero), ma con la presenza del Cardinale
ancora vivo, risultavano da completare gli affreschi parietali, già citati, dei proto–
martiri, e quello nell’arco trionfale sulla morte di Maria.
Si può escludere, che la realizzazione della “Dormitio”, sia del “Vecchietta”; mentre
è accettabile attribuirla a Paolo Schiavo.
Difatti, la qualità pittorica e formale dell’affresco, manca della grazia di Masolino,
invece riscontrabile, nelle vele della volta del presbiterio, ma l’opera possiede uno
stampo stilistico che richiama direttamente l’artista toscano.
Carlo Bertelli, nel suo libro “Masolino e gli affreschi del battistero e della Collegiata
a Castiglione Olona” (1997)
5
suppone che i tre pittori non lavorarono assieme.
Bertelli ci dice anche, che Paolo Schiavo firmava e datava un affresco,
in San Miniato al Monte a Firenze, nel 1436. Mentre “il Vecchietta”, era attivo a
Siena, dal 1439.
Il Cardinale, dopo Masolino, decise di chiamare così “lo Schiavo”,
per realizzare gli affreschi sulle pareti del presbiterio della Collegiata.
Quest’ultimo, cercò di conservare gli stilemi e l’insegnamento del maestro, mentre
“il Vecchietta” subentrato successivamente a Paolo Schiavo, sconvolse l’equilibrio
precedente. “Il Vecchietta”, utilizzò una minore gamma di colori e apportò una
solidità stilistica e una drammaticità, non espresse dal primo collaboratore di
Masolino. Si presume quindi a questo punto, che Paolo Schiavo sia a tutti gli effetti,
il realizzatore dell’affresco sulla morte della Vergine.
5
C. Bertelli, Masolino e gli affreschi del Battistero e della Collegiata di Castiglione Olona, Milano,
Edizioni Banca Agricola Milanese, 1997, p. 12.
14
Questa tesi confermata anche dalle restauratrici, che hanno lavorato sull’affresco.
Si può pensare, che Paolo Schiavo, abbia portato a termine un impostazione stilistica,
ideata dal suo maestro.
Masolino infatti, realizzò alcuni anni prima, una tavoletta con la scena della
“Sepoltura della Vergine” (oggi conservata ai Musei Vaticani), da cui “lo Schiavo”
avrebbe potuto ispirarsi. In oltre “lo Schiavo”, poté osservare lo stile masoliniano,
direttamente nella Collegiata, al momento del suo operato.
Se l’attribuzione dell’affresco con la “dormizione” di Maria, può essere assegnata a
Paolo Schiavo, dovremmo aggiungere un’opera in più, all’elenco dei suoi lavori
finora noti.
Resta il fatto che la “Dormitio Virginis”, si congiunge agli altri due affreschi nel
presbiterio, in modo da rispettare l’impostazione artistica, e a sua volta dottrinale,
tipica delle chiese con dipinti mariani.