5
law, il quale ormai si dimostra capace di rappresentare uno strumento politico
validissimo (come dimostra la decisione di Boliva, Cuba, Uruguay e Venezuela di
non firmare la dichiarazione ministeriale della quarta conferenza mondiale
sull’acqua) e di portare verso la definizone di hard law.
Sostanzialmente, appare evidente come il diritto all’acqua si basi sulla cooperazione
tra stati, che dimostra la necessità di cogestione di questa risorsa, necessaria per
evitare lo scatenarsi di conflitti. Un diritto che deve avvalersi del contributo
gestionale degli utenti, che deve prevedere una tariffazione progressiva e un
quantitativo minimo gratuito di acqua disponibile per ogni singolo cittadino.
6
2. INTRODUZIONE
ACQUA: FONTE DI VITA …E DI DIRITTI
L’acqua è nata nella profondità dell’universo, tramite l’attrazione dell’idrogeno da
parte dell’ossigeno, così come dal trasporto delle comete (composte da ghiaccio e
roccia) attirati dai pianeti.
L’acqua ricopre la maggior parte ella superficie terrestre a cui garantisce la vita.
L’acqua costituisce ¾ dei nostri muscoli e del cervello, essa è presente in noi tramite
il cibo, il bere e nella normale attività del metabolismo.
Nella storia, la crescita della conoscenza sullo sfruttamento di questa risorsa ha
garantito lo sviluppo umano
Queste semplici nozioni servono ovviamente solo a ricordarci che l’acqua è la fonte
stessa della vita.
1
(1)
Tuttavia, solo il 3% circa di essa è dolce, dunque utilizzabile dall’uomo per la sua
vita: dall’agricoltura
2
(2) , all‘allevamento alle tecniche terapeutiche, all’energia
(diretta, e indiretta come accade per l’energia idroelettrica, che produce il 20%
dell’energia) e alla produzione in generale.
La sua importanza l’ha resa sacra nelle religioni, ha definito confini tra comunità ma
ha anche permesso i contatti pacifici tra loro.
Il problema fondamentale di questa risorsa, oltre alla sua finitezza, è dato dalla sua
ineguale distribuzione: paesi come il Canada dispongono di risorse quasi illimitate,
mentre Yemen, Israele e Egitto le hanno bassissime; soprattutto si parla della
mancanza di accesso (paesi come Brasile e Zaire ne hanno in quantità ma parte
rilevante della popolazione non vi accede); ormai questa realtà è stata riconosciuta
anche dalle massime istituzioni finanziarie mondiali a cominciare dalla World Bank.
Questa carenza si mostra attraverso le malattie che ad essa si legano: tifo,
dissenteria, colera, epatite, gastroenterite, infezioni di occhi e pelle, parassitosi,
malattie date da mancanza di igiene e da punture di insetti vettori.
1
“H2OK: Campagna EAS Acqua bene comune dell’umanità” Comitato italiano per il Contratto
mondiale sull’acqua, 2001
2
La produzione di grano, è elemento essenziale per l'autonomia di uno stato, ma richiede ingenti
investimenti: una tonnellata di grano richiede 1.000 metri cubi d'acqua; Il 10% della produzione
mondiale di grano, peraltro, è supportato da fonti idriche non rinnovabili.
7
Sicuramente la gestione di questa risorsa non è facile,; i dati parlano di uno
sfruttamento destinato per il 70% all’agricoltura, per il 22%all’industria e per l’8% a
quello domestico.
Le stesse opere costruite per la sua gestione contribuiscono nel contempo al suo
inquinamento, come accade per le dighe. La loro costruzione crea diversi problemi:
anzitutto la deforestazione, che riduce la portata del corso trasformandolo da
perenne a stagionale; la salinizzazione e saturazione del corso dovuto alla sua
deviazione, la mancata reintegrazione dei corsi d’acqua sotterranei, l’ erosione delle
coste.
In questo ambito, un esempio di particolare allarme è dato dalla diga di Yangtze in
Cina che potrebbe mettere in pericolo la vita di mezzo milione di abitanti della
fascia costiera.
Gi ultimi dati raccolti parlano di un futuro prossimo in cui una persona su quattro in
media si ritroverà a vivere in una situazione di indigenza idrica (Water For People,
Water for Life, UNESCO 2003).
L’attuale condizione di scarsità ed iniquità nella distribuzione, genera 10.000 morti
al giorno, principalmente bambini; i pronostici parlando di un peggioramento
progressivo, che potrebbe portare a 4 milioni il numero di esseri umani privi di
acqua pulita nel 2025 (prevalentemente donne e bambini)
Da qui al 2050 si prevede un incremento dei processi di urbanizzazione, di
variabilità idrologica e di degrado ambientale tale da aggravare il problema; gia nel
secolo trascorso, a un aumento di tre volte della popolazione è corrisposto un
aumento di sei volte della richiesta di acqua
Negli anni il problema non solo non si è risolto, ma ha mostrato segni gravi di
peggioramento: il rapporto del WHO (World Health Organization) “Our planet, our
health” del 1992 punta l’indice contro la mancata potabilizzazione, la carenza di
accesso, l’ errata progettazione dell’indutrializzazione e urbanizzazione dei paesi in
via di sviluppo. Dai tempi di quella denuncia non sono cambiate molte cose. In
particolare, la mancanza di regole stringenti nei paesi del sud del mondo relative
all’impatto ambientale, consentono opere fortemente inquinanti.
Dal punto di vista dei consumi domestici si registrano mancanze nella manutenzione
e differenze abissali tra la carenze del sud del mondo e gli sprechi del nord.
8
Quello che si evince è una preoccupante speculazione ai danni del diritto alla salute,
che pregiudica le condizioni di vita dei più deboli del nostro sistema-mando: i paesi
del Sud del Mondo, le popolazioni indigene e, in particolare, le donne ed i bambini.
Non è un caso che il Diritto all’acqua sia esplicitamente indicato nella Convenzione
sui Diritti del Fanciullo del 1989 (art.24) e nella Convezione sull’eliminazione di
ogni forma di discriminazione contro la Donna del 1979 (art.14).
La carenza di espliciti riferimenti al diritto all’acqua in molti strumenti di diritto
internazionale sui diritti umani, è data dal fatto che l’acqua è non solo un bisogno
essenziale, oltre ad essere elemento indispensabile alla vita umana; essa è anche una
risorsa limitata, un bene economico che va gestito per garantirne l’offerta
all’aumentare della domanda.
In realtà, oltre che una più specifica codificazione, resta importante tutelare e
implementare i diritti gia riconosciuti: va compreso infatti che, nessun diritto umano
(ne quelli civili e politici, ne quelli economici sociali e culturali, garantiti dai Patti
internazionali del 1966 entrambi cogenti per gli Stati adottanti) può essere garantito
prescindendo dalla fornitura idrica.
Questa mancata implementazione dei diritti fondamentali dell’uomo, specie nei
paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, ha molto facilitato l’opera di speculazione
di molte aziende Transnazionali, le quali considerano che l’unica soluzione ai
problemi di gestione di questa risorsa finita, sia la sua liberalizzazione, garantita
dalla presenza di una competizione libera tra le aziende private, annullando la
gestione pubblica o lasciandole un ruolo di controllo.
Questo tema è fonte di continui sviluppi e di aspri dibattiti.
Ciò che sostanzialmente si nota, è l’impossibilità di avere una definizione di questo
diritto, senza riconoscerne la multidimensionalità e la complessità.
Non basta infatti la sola dimensione individuale a spiegare un fattore che influenza
l’organizzazione della società in ogni stato per la presente e le future generazioni.
Si tratta sostanzialmente di attuare un progetto uniforme giuridicamente ad ogni
livello di governo, cui deve sempre sottostare un chiaro impegno politico, che
indichi priorità nuove (è stato calcolato ce l’1% degli attuali bilanci militari sarebbe
sufficiente a rivoluzionare la distribuzione dell’acqua corrente, ad attuare cioè una
“Rivoluzione del Rubinetto”).
9
Senza la forte presenza di un servizio pubblico accessibile a tutti , la cui gestione sia
partecipata, si perpetuerà la condizione denunciata oggi da tutti gli organismi
competenti: l’ultimo rapporto congiunto del WHO con la Commissione Diritti
Umani ONU denuncia i casi di speculazione privata (in Tanzania, l’acqua pubblica
costa0,1 dollari USA, contro gli 0,6 dei privati), che comportano effetti sulle classi
svantaggiate che non avendo servizi ne educazione alla salute, spendono tempo e
denaro per cure mediche, con conseguente perdita del lavoro che spesso è
giornaliero (studio del caso di Karachi, India); il Rapporto denuncia il fatto che gia
oggi il 70% dei poveri del mondo siano donne, e il fatto che la ricerca di acqua tolga
loro il tempo per lavorare o per educarsi, escludendosi così la possibilità di
partecipare alla vita sociale
3
. Esso punta anche a riconoscere il rischio per la salute
dei bambini, nonché il diritto per le popolazioni indigene di partecipare attivamente
alla gestione dei servizi idrici nelle loro aree, data la loro totale dipendenza
dall’acqua per la sopravvivenza nonché l’importanza culturale che essa riveste (lo
stesso ILO lo ha confermato nella Convenzione sui diritti dei popoli tribali del
1989)
4
: nel rapporto congiunto la WHO esprime dubbi sulla possibilità di
responsabilizzare le imprese, chiede lo sviluppo della cooperazione come obbligo
per ogni paese, esprime il bisogno di sussidiarietà, chiede il contributo finanziario
dei cittadini (in sintonia con la Dichiarazione dell’ONU del 1948, che specifica la
presenza oltre che di diritti anche di doveri individuali), la presa di coscienza dei
privati nel contribuire a un sistema sostenibile e pubblicamente condiviso, chiede la
partecipazione, la supervisione e l’attivismo partecipativo e propositivo di ONG,
governi e istituzioni finanziarie ad ogni livello
Questo lavoro, raccoglie l’eredità di altre pubblicazioni sul tema, recuperando quei
dati e aggiungendone di nuovi, senza nessuna pretesa di definire una qualche verità;
il suo scopo, vuole comunque essere quello di riaffermare la centralità del diritto
all’acqua, per la cui implementazione si richiede anzitutto l’applicazione degli
esistenti diritti fondamentali, come la vita e la salute, (impossibili da implementare
senza il diritto all’acqua), oltre alla definitiva definizione del diritto all’acqua, come
affermato dal General Comment n°15 redatto dal Comitato sui Diritti Economici
3
Il WHO stabilisce che devono essere disponibili venti litri di acqua al giorno per persona, a una
distanza massima di 1 Km. Le donne africane vivono in territorio distanti anche sei silometri dalle
aree fornite d’acqua, e per raggiungerle arrivano a viaggiare otto ore di viaggio.
4
Convenzione sui Popoli indigeni e tribali ILO; adottata il 27/06/89, entrata in vigore il 05/09/91
10
Sociali e Culturali nel 2002 , che acquisisce grande significato politico in vista di
una presa di posizione anche giuridica
Inoltre, questo lavoro vuole sottolineare l’importanza dell’attività di quelle
organizzazioni di società civile che in ogni parte del mondo lottano per garantire
l’acqua potabile per tutti, poiché dalle loro esperienze si ha la prova della capacità
partecipativa della società civile, che ha dimostrato la propria competenza e
maturità, partecipando ad una sfida per l’affermazione del vero principio che sta
alla base dei diritti umani: il diritto di ogni uomo (con particolare attenzione a
donne, bambini e popolazioni indigene) a veder tutelati i propri diritti fondamentali
a prescindere dalla loro appartenenza a qualsiasi realtà istituzionale, auto-
determinandosi.
Registrando questi indiscutibili successi politici, si deve ora operare per realizzare
compiutamente nel diritto internazionale il diritto all’acqua, riprendendo tutti gli
interventi giuridici e quasi – giuridici che chiaramente vanno verso la sua
definizione.
Per dimostrare ciò si analizzeranno tutti quei fattori che determinano un diritto, ossia
i soggetti titolari, le corrispettive controparti obbligate, i contenuti del diritto e del
corrispettivo obbligo giuridico, le garanzie di questo diritto.
La definizione di questo diritto sarà essenziale affinché il sistema internazionale
affronti le sfide del nuovo millennio, occupandosi di una tematica davvero globale
dalle cui sorti dipenderanno nei prossimi anni gli equilibri politici e geo – strategici.
Si tratta dunque di una sfida da raccogliere subito.
11
3. LA DEFINZIONE DEL DIRITTO UMANO ALL’ACQUA
3.1. I soggetti titolari
I titolari del diritto umano all’acqua sono tutti gli abitanti del pianeta terra, dato che
l’acqua è un bene essenziale per la sopravvivenza di ogni essere vivente, un bene
non sostituibile.
La principale dinamica da affrontare è la finitezza di questa risorsa e l’iniquità della
sua distribuzione, pertanto il problema è essenzialmente gestionale.
Anzitutto vanno considerate le categorie che maggiormente soffrono l’iniqua
distribuzione dell’acqua, ossia le donne e i bambini.
Sono 1.400.000.000 le persone che oggi vivono senza un accesso sufficiente alla
risorsa idrica, ed è possibile individuarli in ogni parte del mondo. Tuttavia alcune
aree vivono particolari disagi, a cominciare dal continente africano. In esso sono
proprio le donne a subire i maggiori disagi, come ha potuto verificare la
Commissione sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite
5
, che denuncia come le
donne impieghino otto ore percorrendo sei silometri alla ricerca di acqua potabile.
Questo spreco di tempo evita alle donne di prendere parte alla vita sociale, di
partecipare ai processi formativi nonché di acquisire un ruolo nel sistema produttivo:
basti pensare che meno del 2% della proprietà terriera mondiale è in mano alle
donne, nonostante esse producano tra il 60% e l’80% dei prodotti della terra
6
..
Fondamentalmente si può notare come le donne abbiano scarso accesso al credito
per impiantare proprie attività
7
.
Le donne hanno un ruolo fondamentale anche nella vita domestica, dato che da esse
dipende l’igiene dell’intero nucleo familiare, un problema gravissimo specie se si
considera che ad oggi muoiono ogni anno nei PVS circa 2.000.000 di bambini per
malattie legate allo scarso uso dell’acqua
5
:”A gender prospective on water resources and sanitation” Commission on Sustainable
Development, UN New York 2004
6
:”The Right to water” WHO-UNHCR 2003
7
un interessante tentativo di invertire questa tendenza è il SEWA (Self Employed Women’s
Association) in India, che ha portato le donne a gestire oltre la metà di nuove piccole strutture idriche,
che unite hanno formato dei Comitati che sono arrivati a gestire otto villaggi nella regione del
Gujarat; Le donne sono riuscite anche in questo ambito a far valere le loro capacità organizzative:
basta pensare al caso brasiliano delle Rural Women Worker’s Movement, capace di rifvitalizzare un
piccolo corso d’acqua nel nord est del Brasile; le donne si sono rese protagoniste anche di progetti di
micro-credito capaci di sviluppare autonomamente un sistema idrico integrato a quello pubblico, con
ottimi risultati in paesi come Lesotho, Uganda, Mauritania.
12
Fondamentalmente oltre il 70% delle persone che vivono in estrema povertà nel
mondo, pari a 1.300.000.000 di persone secondo le ricerche dell’WHO del 2001,
sono donne
8
.
Va infine considerato come siano proprio donne e bambini a subire maggiormente le
conseguenze dei conflitti sia nell’ambito delle guerre civili che dei conflitti tra stati;
in questo senso, viene riconosciuta alle donne la capacità di attuare un vero peace
building proprio in forza della loro maggior attenzione ai beni e servizi essenziali
che vengono colpiti attraverso i conflitti.
I bambini sono l’altra grande categoria umana fortemente penalizzata, in particolare
a causa del loro sistema immunitario non pienamente sviluppato e, quindi,
maggiormente soggetto a subire le infezioni dovute all’uso di acqua non potabile;
questo problema si verifica maggiormente nelle bambine. Un esempio significativo,
recentemente riscontrato dall’UNICEF è quello della Diarrea, che normalmente
necessita di semplici cure pediatriche, ma che nel sud del mondo determina ogni
anno 1.800.000 morti tra i bambini; altro problema è quello della dissenteria, che
nei PVS colpisce i bambini 4-5 volte l’anno comportando disidratazioni anche letali
e che comunque lasciano tracce indelebili nel fisico. Ma è soprattutto
l’inquinamento delle sorgenti a determinare i rischi di infezioni più gravi, assieme
alla presenza di acqua stagnante.
L’ultimo rapporto redatto da UNICEF e WHO mostra il grave divario tra aree rurali
e urbane, il rischio del sovrappopolamento che minaccia la potabilizzazione
mondiale e la perdita annuale di 10.000.000 di bambini a causa dell’assenza delle
giuste condizioni igienico sanitarie
9
Un altro gruppo umano a rischio è quello dei poveri, proprio perché privi degli
strumenti finanziari necessari a pagare l’erogazione di acqua, e soprattutto perché
esclusi dai processi politici e decisionali che li emarginano maggiormente, rendendo
impossibile il miglioramento delle loro condizioni
10
Altra realtà fortemente colpita dalla carenza di risorse idriche è quella delle
popolazioni indigene, per le quali l’acqua assume un forte valore simbolico, e che
8
The Right to water” WHO-UNHCR 2003
9
: www.unicef.it
10
”The Right to water” WHO-UNHCR 2003
13
subiscono dunque fortemente l’espropriazione della risorsa o la sua
contaminazione
11
. (10)
3.2La questione africana e asiatica
Molto significativi sono i casi di alcuni paesi, particolarmente colpiti dall’assenza di
un equa distribuzione delle risorse. Una delle popolazioni maggiormente colpite è
quella del Ghana, paese in cui la politica di “pieno recupero dell’investimento” ha
costretto un paese in cui il 40% della popolazione è sotto il livello di povertà
assoluta e in cui il 50% vive con meno di 1 dollaro al giorno, a spendere metà delle
proprie risorse per la fornitura d’acqua. Il veto posto dal governo sui progetti di
privatizzazione, ha portato nel 2000 al blocco di un prestito di 100 milioni di dollari
per la ristrutturazione degli impianti da parte della BM; il governo è stato costretto a
favorire la privatizzazione in ogni settore, indicizzando i costi all’andamento del
dollaro americano. A seguito di ciò la popolazione civile si è mobilitata, grazie
all’impegno particolare delle donne (tra i soggetti più a rischio rispetto alla cattiva
qualità della risorsa) e ha ottenuto nel 2003 il blocco degli accordi governo-BM, cui
però è comunque seguita la crisi, dovuta alla fine degli aiuti che oggi minacciano i
servizi sociali, mentre il prezzo dell’acqua ad oggi è raddoppiato costringendo molta
parte della popolazione a ricorrere a fonti inquinate: il ministero della salute ha
denunciato l’incidenza dell’acqua impura nel 70% delle malattie della
popolazione
12
.
In Mozambico la Country Assistance Strategy predisposta da BM ha previsto la
riforma del sistema gestionale verso la privatizzazione, peraltro gia avviata da
misure nazionali l’anno precedente; del resto la stessa cancellazione di 3,7 miliardi
di debito del paese, e l’erogazione di un prestito da 117 milioni di dollari sono stati
vincolati allo sviluppo dei processi privatizzanti. Tuttavia il Consorzio di privati
guidato dalla multinazionale francese Saur non è stata in grado di sviluppare
processi gestionali adeguati e pertanto non ha raggiunto l’obiettivo prefissosi nel
11
”The Right to water” WHO-UNHCR 2003
12
“Dossier Acqua” Nigrizia, dicembre 2005