4
economica non solo ai paesi occidentali, ma anche a quelli orientali con
l�evidente intenzione di favorire una penetrazione statunitense in quel
blocco.
L�Unione Sovietica, dopo un primo momento di esitazione, rifiut� gli aiuti e
costrinse anche i paesi da essa controllati a rifiutare tale offerta. Nel 1949,
come risposta politica al piano Marshall, fu fondato, a Mosca, il COMECON
(Consiglio di mutua assistenza economica), per sostenere lo sviluppo
economico degli Stati membri attraverso lo scambio delle risorse ed il
coordinamento delle attivit�. Poco dopo la sua formazione ai sei membri
originari (URSS, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania e Ungheria)
aderirono l�Albania (che ne usc� nel 1961), la RDT nel 1950, la Mongolia
nel 1962, Cuba nel 1972 e il Vietnam nel 1978. Il COMECON divenne
realmente attivo solo dopo la firma del Trattato di Roma nel 1957 che creava
la CEE (Comunit� Economica Europea)
1
.
Nonostante il motivo della sua formazione, il COMECON, sia per natura
giuridica, sia per competenze, � completamente diverso dalla CEE. Infatti, �
un�organizzazione nella forma classica ed � paragonabile alle cooperazioni
internazionali di Stati come l�ONU, il Consiglio d�Europa, ecc. Gli Stati
membri non hanno conferito alcun potere sovrano al COMECON, il quale
non esercita alcun tipo di coercizione giuridica con effetto diretto nei
confronti dei cittadini dei paesi membri.
1
V. NELLO S., Some recent developments in EC-east european economic relations, in Journal of
world trade, 1989, p. 6.
5
1.2 Anni �60: la diplomazia del rifiuto.
Le fasi che caratterizzano l�evoluzione dei rapporti tra la CEE e il
COMECON sono tre.
Nel primo periodo che si dispiega dalla nascita della Comunit� fino al 1971,
il COMECON si dimostra totalmente ostile tanto da non riconoscere, n�
l�esistenza della Comunit�, n� la partecipazione di quest�ultima agli
organismi ed alle convenzioni internazionali. L�Unione Sovietica, e di
riflesso i suoi alleati, vedono nella Comunit� un rafforzamento dello
schieramento capitalista e quindi un fatto dannoso per i propri interessi. Il
fondamento teorico di queste posizioni � rappresentato dalle �17 Tesi sul
Mercato Comune� pubblicate nel 1957 sulla rivista Kommunist e dalle
successive �32 Tesi sull�integrazione imperialista nell�Europa occidentale�
del 1962, caratterizzate, com�era facilmente intuibile, da un�aperta ostilit� di
matrice ideologica al fenomeno comunitario giudicato capitalistico e
anticomunista: di conseguenza destinato a dissolversi.
Le Tesi del 1957 descrivevano la Comunit� come un club asservito agli
interessi di classe e monopolistici delle imprese; come il braccio economico
della NATO, con un atteggiamento aggressivo nei confronti dei paesi
dell�Est.
Con le Tesi del 1962 i punti di vista sovietici furono rivisti. Pur
continuando ad evidenziare le contraddizioni capitalistiche e a lamentare
l�influenza negativa della Comunit� sul commercio internazionale dei paesi
socialisti, gli analisti sovietici riconoscevano ora i progressi nella
realizzazione dei Trattati di Roma e, nell�organizzazione stessa, una realt�,
6
sia politica, sia economica. L�Unione Sovietica si rifiutava ancora di
riconoscere ufficialmente la Comunit�
2
.
Quando la distensione inizi� a prendere il posto della guerra fredda, gli
occidentali fecero a gara per migliorare le relazioni, sia economiche, sia
politiche, con i paesi dell�Est: per lo pi� poveri e gravemente indebitati di
know-how. A queste esigenze risposero i singoli operatori economici degli
stati membri, i quali avevano individuato, in questi paesi, aeree di sbocco
particolarmente interessanti. Anche la Comunit� vi aveva scoperto, fin da
principio, opportune fonti di approvvigionamento di materie prime e di
prodotti energetici, ma, per motivi di ordine politico e di strategia
internazionale, si era limitata nello sfruttarle per non dipendere dalle
forniture provenienti dall�insieme socialista.
I primi a muoversi furono i britannici che, nel 1964, concessero una linea di
credito a cinque anni all�Unione Sovietica. L�esempio fu seguito dalla
Francia che firm� un accordo per scambi scientifici e tecnologici con
l�Unione Sovietica nel 1965, e che, nel 1966, abbatt� molti dei vincoli
quantitativi alle importazioni dall�Europa dell�Est. L�Italia firm� un accordo
simile sempre con l�URSS nel 1966.
Il pi� importante di questa serie di accordi fu il Moscow Treaty tra l�Unione
Sovietica e la Repubblica Federale di Germania, siglato nel 1970. Si tratt�,
per il cancelliere tedesco Willy Brandt, del primo frutto della sua Ostpolitik,
che port� a relazioni pi� normali tra la Repubblica Federale e i paesi
dell�Europa dell�Est.
2
V. LYSEN G., EEC-CMEA/Eastern Europe legal aspects on trade and cooperation, in Legal
Issues of European Integration, 1987, p.84 e MORAWIECKI W., Actors and interests in the
process of negotiations between the CMEA and EEC, in Legal Issues of European Integration,
1989, p.3.
7
Nel corso degli anni �60 la Commissione, ancorch� limitata dal mancato
riconoscimento della Comunit� da parte dei paesi dell�Est e dalla politica
attuata da De Gaulle in Francia per limitare le competenze dell�organo, si
adoper� per stipulare un certo numero di accordi di modesto respiro con le
autorit� comuniste. A questo proposito furono conclusi accordi con la
Polonia, la Bulgaria, l�Ungheria e la Romania, con lo scopo di facilitare
l�ingresso dei loro prodotti agricoli sul mercato comunitario.
Pi� importante fu l�accordo commerciale concluso dalla Comunit� con la
Yugoslavia nel 1970. Questo confermava alla Yugoslavia lo status di
nazione pi� favorita, gi� concesso unilateralmente, e prevedeva concessioni
sulle importazioni di carne, nonch� la costituzione di una commissione mista
CEE-Yugoslavia con il compito di valutare le questioni che potevano
sorgere tra i due partner. Questo accordo commerciale, dal punto di vista
politico, segnava un punto a favore della Comunit� in quanto rendeva chiaro
che gli Stati che le rifiutavano il riconoscimento ufficiale erano esclusi
dall�ottenere certi privilegi
3
.
1.3 Anni �70: inizio e rottura dei negoziati tra Comunit� e COMECON.
L�inizio della seconda fase delle relazioni tra CEE e COMECON, che
terminer� nel 1984, si pu� far coincidere con il discorso del Segretario
generale del PCUS, Leonard Breznev, al XV Congresso del Sindacato
Sovietico nel marzo del 1972. Nel corso del Congresso egli non solo
riconobbe la realt� del mercato comune, ma parl� anche della possibilit� di
stabilire relazioni economiche tra la CEE e il COMECON, qualora la
Comunit� fosse stata pronta a riconoscere le realt� dell�europa dell�Est ed, in
3
V. PINDER J., La Comunit� e i paesi dell�Europa dell�est, CEDAM Padova, 1992, pp. 34-35.
8
particolare, gli interessi dei paesi COMECON. Il mutato atteggiamento di
Mosca e dei suoi alleati era riconducibile ad un clima mondiale di maggiore
distensione, testimoniato dai negoziati avviati in seno alla CSCE nel
novembre del 1972 e conclusisi con l�Atto Finale di Helsinki nell�agosto del
1975
4
.
Non si deve inoltre dimenticare che il 7 dicembre del 1970, la RFT e la
Polonia avevano firmato un trattato che segnava la fine delle loro contese
territoriali e, il 19 maggio del 1972 sempre la Repubblica Federale Tedesca,
aveva riconosciuto l�esistenza di un secondo Stato tedesco.
A prescindere da tali sviluppi, gli orientamenti del COMECON non
potevano non risentire di valutazioni di natura strettamente commerciale,
posto che, dal 31 dicembre 1974
5
, la politica commerciale sarebbe divenuta
di esclusiva competenza comunitaria. Dal punto di vista politico il
COMECON desiderava rafforzare il proprio prestigio, sia internamente, sia
esternamente. Come dimostrano gli obiettivi del Programma Complesso del
1971, il quale definiva molto dettagliatamente la natura della cooperazione
nella pianificazione economica, nella pianificazione del commercio tra Stati
membri, negli accordi di specializzazione, nelle joint ventures e in una serie
di altre materie; e con gli accordi conclusi dall�organizzazione con
Finlandia, Messico e Iraq: paesi non comunisti. I rappresentanti ungheresi si
adoperarono affinch� in questi accordi fosse fatto riferimento ai meccanismi
di mercato e alla convertibilit�. Tuttavia, i programmi in questi campi furono
scarsi e lo sforzo maggiore rimase confinato al coordinamento della
pianificazione centrale e ai correlati strumenti politici.
4
La Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE), si � conclusa nel luglio-
agosto 1975 ad Helsinki con la firma dell�Atto Finale, i cui principi sono : inviolabilit� dei
confini, non ingerenza negli affari interni, rispetto dei diritti umani e delle libert� fondamentali.
5
Data di scadenza degli ultimi accordi bilaterali all�epoca vigenti tra Stati membri della CEE e
alcuni paesi dell�Est.
9
Nell�agosto 1973 N. Fadeev, segretario del COMECON, incontr� M.
Norgard, presidente in carica del Consiglio delle Comunit� Europee,
proponendogli di stabilire delle relazioni tra le due organizzazioni. La
Commissione Europea ader� all�iniziativa inviando una delegazione a Mosca
dal 4 al 6 febbraio 1975. Si tratt� di un incontro tra esperti per esaminare la
natura, le competenze di ciascuna organizzazione e le eventuali possibilit� di
un avvicinamento tra le due.
I rappresentanti delle due parti non poterono che constatare le divergenze nei
rispettivi approcci: il COMECON chiedeva un mutuo riconoscimento delle
due organizzazioni e la realizzazione di un accordo quadro tramite una
commissione mista. La Comunit�, da parte sua, accettava la proposta di un
riconoscimento reciproco, se fosse stato concluso un accordo di
cooperazione dal contenuto limitato comprendente lo scambio di
informazioni e di statistiche relative al settore ambientale e dei trasporti. Ma
rifiutava di negoziare in materia di politica commerciale, avendo constatato
l�assenza di competenza del COMECON a riguardo. La CEE richiedeva
inoltre che venissero stabilite relazioni con ciascuno dei paesi membri e la
possibilit� di concludere accordi con essi conformemente allo schema gi�
proposto nel 1974.
L�opposizione della Comunit� era basata pi� su motivi politici che su motivi
legali. Infatti, � dubbio che, dal punto di vista giuridico, non si potessero
stipulare accordi commerciali e di cooperazione economica in forma mista,
cio� ratificati, sia dal COMECON, sia dai suoi Stati membri, in quanto la
funzione di tali accordi � proprio quella di permettere la conclusione delle
trattative qualora alcune materie, oggetto dell�accordo stesso, non rientrino
nelle competenze delle organizzazioni.
10
Inoltre � importante sottolineare che la Comunit� si era gi� trovata di fronte
a situazioni analoghe e ci� nonostante non aveva esitato a concludere
accordi commerciali e di cooperazione economica con organizzazioni e
gruppi di paesi anche meno uniti e meno integrati del COMECON, come
l�ASEAN (1980), il Gruppo degli Stati del Golfo (1981), il Consiglio
dell�Unit� Araba (1982), il Gruppo Andino (1983), il Gruppo del Mercato
Comune Centro-Americano (1985), i paesi ACP nelle diverse Convenzioni
di Lom�
6
.
Le ragioni politiche dell�opposizione della Comunit� vanno ricondotte al
fatto che, fino a quel momento, i partner europei dell�Unione Sovietica
avevano goduto di una certa autonomia nella loro politica del commercio
estero e il trasferimento di alcune competenze in materia al COMECON,
inevitabilmente dominato dal peso preponderante dell�Unione Sovietica,
avrebbe ulteriormente ridotto la loro autonomia e rafforzato l�egemonia
sovietica.
Nel 1978 si cerc� nuovamente di conciliare le posizioni delle due parti in
gioco nel tentativo di raggiungere un accordo, ma le trattative si interruppero
del tutto a causa di eventi esterni: l�intervento sovietico in Afganistan,
l�introduzione della Legge marziale in Polonia e il riacutizzarsi della
rincorsa agli armamenti. Tutto ci� trasform� il clima politico, precludendo il
proseguimento delle discussioni per altri cinque anni.
1.4 Anni �80: interesse ai negoziati e la Dichiarazione Comune del 1988.
Si dovranno attendere gli anni 1984-1985, ultima e decisiva fase, perch� si
distendessero a poco a poco i rapporti Est-Ovest.
6
V. MORAVIECKI W., op. cit., p.15.
11
A seguito di un periodo di immobilismo e di gerontocrazia, l�URSS
respirava un vento di rinnovamento con l�ascesa di M. Gorbatchev alla
carica di Segretario Generale del PCUS, che lanci� molto rapidamente una
politica di perestrojka (riforma) ma, soprattutto di glasnost (trasparenza). Le
relazioni CEE-COMECON beneficiarono di questa nuova fase.
Il 29 maggio 1985, M. Gorbatchev con l�occasione della visita di B. Craxi,
primo ministro italiano e presidente in carica del Consiglio delle Comunit�
Europee, riconobbe la CEE come entit� politica a s� stante e si dichiar�
pronto a rilanciare un processo di negoziazione tra le due organizzazioni:
�L�Europa � un continente dove esistono delle organizzazioni multilaterali.
Ciascuna delle quali ha acquisito delle esperienze non indifferenti, prime tra
tutte il Consiglio di Mutua Assistenza Economica e la Comunit� Economica
Europea. � tempo, sembrerebbe, di stabilire tra queste delle relazioni
economiche reciprocamente vantaggiose. Nella misura in cui i paesi della
CEE intervengano come �entit� politiche�, noi siamo pronti a cercare con
questi una via comune in materia di problemi internazionali ugualmente
concreti�
7
.
Il 14 giugno 1985, l�ambasciatore di Polonia in Belgio, S. Matosek
consegn� a J. Delors, presidente della Commissione, e a W. De Clerque,
commissario incaricato delle relazioni internazionali e della politica
commerciale, una lettera di V. Sytchov, segretario esecutivo del
COMECON, contenente la proposta di una dichiarazione congiunta.
La via per un mutuo riconoscimento si era riaperta.
Il 30 luglio, W. De Clerque rimise all�ambasciatore di Romania una lettera
di risposta indirizzata a M. Sytchov, affermando �la disponibilit� della
Comunit� a riprendere il dialogo con il COMECON interrotto dopo il
7
V. GORBATCHEV M., Discours et articles choisis, Editions du progr�s, 1986.
12
1981�
8
. Si configurava cos�, per la Comunit�, la possibilit� di una
normalizzazione delle relazioni tra i due gruppi, intendendo con il termine
�normalizzazione� la disponibilit� a negoziare accordi commerciali,
l�accreditamento di missioni diplomatiche presso la Comunit� e l�abbandono
delle manovre di disturbo all�interno delle organizzazioni internazionali.
I negoziati tra le due parti iniziarono nel settembre del 1986, ma
procedettero a rilento essenzialmente per due motivi: in primo luogo la
Comunit�, prima di concludere con il COMECON la dichiarazione che
avrebbe dato il via libera alle relazioni ufficiali tra i due gruppi, desiderava
assicurarsi che gli Stati membri del gruppo socialista fossero seriamente
intenzionati a normalizzare le relazioni bilaterali. In secondo luogo il
COMECON non voleva accettare l�inclusione nella dichiarazione della
�clausola territoriale�, per altro gi� inserita in tutti gli accordi che la CEE
concluse con gli Stati terzi, perch� avrebbe reso palese che l�autorit� delle
norme comunitarie si estendeva anche a Berlino Ovest.
La situazione si risolse nel maggio del 1988 quando l�Unione Sovietica, e
quindi il COMECON, accettarono il testo contenente la �formula
ungherese�, nel quale non si faceva menzione a Berlino Ovest pur
acconsentendo che l�accordo avesse come ambito di applicazione quelle aree
in cui il Trattato CEE era applicabile. Questa formula fu utilizzata per la
prima volta nel 1978 in un accordo tra la Comunit� e l�Ungheria sul
commercio di prodotti tessili.
Il superamento di questi ostacoli acceler� notevolmente le trattative, che
culminarono, il 25 giugno 1988, nella firma della Dichiarazione Comune
9
,
8
Bull. CE, n�7-8 , 1985, p. 98.
9
V. Decisione del Consiglio del 22 giugno 1988 (88/354/CEE), in GUCE L 157/88 del 23/6/88,
con allegato il testo della Dichiarazione Comune.
13
con la quale si aprirono le relazioni diplomatiche tra la CEE e il
COMECON.
Le due parti si impegnarono a cooperare nei settori di reciproco interesse, si
stabilirono le condizioni per i successivi accordi in questi campi, nonch� le
forme e i metodi di questa cooperazione.
Nel 1989 importanti eventi ideologici e politici, hanno radicalmente
cambiato il volto dell�Europa centro-orientale e messo in crisi lo stesso
COMECON, nei cui confronti, gi� all�inizio del 1990, in occasione della sua
XLV sessione di Sofia, avevano preannunciato il loro disimpegno la
Polonia, l�Ungheria e la Cecoslovacchia. Nell�ottobre dello stesso anno la
Repubblica Democratica Tedesca lasci� ufficialmente il Consiglio delle
Comunit� Europee con la caduta del muro di Berlino e la conseguente
riunificazione della Germania. Nell�incontro del Comitato Esecutivo del
COMECON a Mosca il 5 gennaio 1991 fu presa la decisione di sciogliere
l�organizzazione e di rimpiazzarla con una nuova: l�Organizzazione per la
Cooperazione Economica Internazionale (OIEC)
10
. Le funzioni di questo
organismo consultivo sono di orientare il nuovo �mercato comune dell�Est�
10
Il volume degli scambi commerciali all�interno dell�area COMECON, dopo aver mostrato i
primi segni di declino nel1989, � caduto in maniera drammatica nel 1990 e1991. Le cause del
declino sono state principalmente: la caduta delle ragioni di scambio dei Paesi dell�Europa
centro-orientale verso l�ex-URSS, con cui essi svolgevano circa l�80% dell�interscambio
regionale, in seguito all�adozione dei prezzi di mercato nel commercio intra COMECON;
l�obbligo di regolamento in valuta nel commercio intra COMECON, che ha sostituito il
precedente sistema di regolazione tramite gli scambi in compensazione, in assenza di riserve
valutarie sufficienti; la caduta della domanda di esportazioni a causa della crisi economica e
politica nell�ex-URSS e dell�unificazione tedesca, che hanno ridotto drasticamente la capacit� di
assorbimento del mercato sovietico e della Germania dell�est. In conseguenza a questi fattori, il
Fondo Monetario Internazionale stimava che nel 1991 le esportazioni dei cinque paesi in esame
si fossero ridotte del 50-70% colpendo in particolar modo la Bulgaria e la Cecoslovacchia, a
causa della loro elevata integrazione commerciale con i paesi dell�area. La caduta degli scambi
intra COMECON ha avuto un impatto notevole anche sulla produzione. Nel 1991 due terzi della
caduta produttiva in Polonia e Cecoslovacchia, tre quarti in Bulgaria e in Romania, la quasi
totalit� in Ungheria sono da ricondurre alla disgregazione dell�area. V. GOMEL G.,
MASTROPASQUA C., MONTI P., La �grande trasformazione�: le riforme nell�Europa centro-
orientale e i programmi del FMI, in Diritto ed Economia, 1992, p.248 e p. 262 e DAVIDDI R.,
Commercio ed aiuti nelle relazioni tra la CEE e l�Europa dell�Est, in Politica Internazionale,
1993, pp. 157-158.
14
verso il Mercato Comune e di aiutare gli Stati membri ad integrare le proprie
economie nel mondo occidentale dopo il crollo dei rispettivi sistemi di
pianificazione a scelte rigorosamente accentrate
11
.
Alla vigilia della Dichiarazione Comune del 1988, la politica comunitaria di
cooperazione commerciale ed economica nei riguardi dei Paesi dell�Europa
Centro-Orientale (PECO) era pressoch� irrilevante e priva di organicit�. Ad
esclusione del GATT, di cui erano parte l�Ungheria, la Polonia, la Romania
e la Cecoslovacchia, non si contava nessun accordo commerciale a carattere
globale che legasse la Comunit� con qualche Stato dell�Europa centro-
orientale.
Le uniche intese concluse avevano carattere settoriale e concernevano alcuni
prodotti tessili e siderurgici, il settore della pesca e quello dei trasporti.
I pi� rilevanti di tali accordi, chiamati di prima generazione, furono
perfezionati nel 1980 con la Romania. Essi disponevano la graduale
riduzione delle restrizioni quantitative della CEE sui prodotti industriali
romeni e l�istituzione di una commissione mista per vigilare
sull�applicazione dell�accordo.
Un trattamento commerciale speciale era inoltre riservato alla RFT nei suoi
rapporti con la RDT in forza di un protocollo annesso al Trattato di Roma.
Come riflesso dell�assoluta mancanza di dialogo politico e, data la scarsit� di
dispositivi giuridici vincolanti, la Comunit� si preoccupava principalmente
di contenere le importazioni dai PECO in determinati settori critici per la
propria economia (tessili, siderurgia, agricoltura), mediante l�emanazione di
provvedimenti regolamentari ad hoc
12
e mediante il ricorso a dazi anti-
11
V. GRAMATICA P., Gli scambi commerciali, Milano, 1991, p. 381.
12
V. decisione del Consiglio CEE n� 652/74 in GUCE L 358 del 1974 sostituita in seguito dal
regolamento n� 1765/82 sulle regole comuni per le importazioni dai Paesi ad economia si stato
in GUCE L 195 del 1982. Si veda inoltre il regolamento n� 3420/83 che disciplina le restrizioni
quantitative in GUCE L 346 del 1983 e MARESCEAU M., The political and legal framework
15
dumping. In questa fase le pi� significative relazioni di cooperazione
commerciale con i PECO erano gestite dai singoli Stati membri attraverso un
gran numero di accordi bilaterali di natura diversa sottoposti, a partire dal
1974, ad una procedura di controllo comunitario per garantirne la coerenza
con le competenze e le politiche della CEE.
La Dichiarazione Comune del 1988 e la successiva caduta dei regimi
comunisti segnarono l�inizio di una svolta profonda nella cooperazione
commerciale con i PECO, che divenne vasta, complessa ed estremamente
dinamica. Era vasta, perch� le relazioni che si allacciarono tra le parti non
riguardavano solo questioni commerciali, ma prevedevano un�assistenza
tecnica e finanziaria, programmi di formazione professionale e scambi
culturali, attivit� di ricerca scientifica e in campo ambientale, un dialogo
politico che si svolgeva nell�ambito di istituzioni appositamente create. Era
inoltre un intervento complesso e multiforme, perch� fondato sul principio
comunitario dell�approccio differenziato con i vari Stati; ognuno dei quali
presentava strutture ed esigenze socio-economche diverse. L�azione verso i
Paesi dell�Europa centro-orientale era infine in rapida evoluzione, come
testimoniavano il fervore delle trattative per la conclusione di nuovi accordi
e l�incessante lancio di proposte e di programmi, soprattutto nelle
Repubbliche dell�ex Unione Sovietica.
of trade relations between the European Community and Eastern Europe, European Institute-
University of Ghent.
16
1.5 Gli accordi bilaterali sugli scambi e la cooperazione commerciale ed
economica.
Storicamente il primo effetto della firma della Dichiarazione fu la
conclusione di una serie di accordi, c.d. di seconda generazione, sugli
scambi e la cooperazione economica con i Paesi che avevano realizzato
progressi tangibili sulla via della democrazia e dell�economia di mercato. In
ordine cronologico tali accordi furono firmati con l�Ungheria nel 1988
13
, con
la Polonia e l�URSS nel 1989
14
, con la Bulgaria, la Cecoslovacchia, la
RDT
15
e la Romania nel 1990
16
, con l�Albania, la Lettonia, l�Estonia e la
Lituania nel 1992
17
, con la Slovenia nel 1993
18
.
Il vuoto creato dalla dissoluzione del COMECON metteva in grave pericolo
la sicurezza e la stabilit� dell�Europa; bisognava quindi prevenire la
formazione di tendenze centrifughe, o, per lo meno, orientare gli sviluppi
verso modelli di aggregazione stabili e gi� consolidati.
13
Il testo � allegato alla decisione del Consiglio del 21/11/88 (88/595/CEE), in GUCE l 327 del
1988.
14
I testi degli accordi sono contenuti rispettivamente nella decisione del Consiglio del 30/10/89
(89/593/CEE), in GUCE L 339 del 1989 e nella decisione del Consiglio del 26/2/90
(90/116/CEE), in GUCE L 68 del 1990.
15
L�accordo con la RDT � nato morto a causa della riunificazione tedesca.
16
I testi degli accordi conclusi con la Bulgaria, la Cecoslovacchia e la Romania sono contenuti
rispettivamente nelle decisioni del Consiglio del: 24/9/90 (90/519/CEE), in GUCE L 291del
1990; 24/9/90 (90/116/CEE), in GUCE L 68 del 1990; 4/3/91 (91/159/CEE), in GUCE L 79 del
1991. Per quanto riguarda la Romania la Comunit� ha deciso di sospendere nel giugno 1990 la
firma dell�accordo a seguito delle gravi violenze in atto in quel paese. Solo in seguito a una
decisione del Consiglio del 17 settembre di quello stesso anno � stato possibile giungere
finalmente alla firma il22 ottobre.
17
I testi degli accordi conclusi con Albania, Estonia, Lettonia e Lituania sono contenuti
rispettivamente nelle decisioni del Consiglio del: 26/10/92 (92/535/CEE), in GUCE L 343/1 del
1992; 21/12/92 (92/601/CEE), in GUCE L 403/1 del 1992, 21/12/92 (92/602/CEE), in GUCE
L403/10 del 1992, 21/12/92 (92/603/CEE), in GUCE L 403/19 del 1992.
18
Il testo � allegato alla decisione del Consiglio del 19/11/93 (93/407/CEE), in GUCE L 189 del
1993
17
Il sostegno a questi paesi era particolarmente importante nella prima fase di
transizione da un�economia pianificata ad un�economia di mercato; in
quanto tale passaggio avrebbe potuto causare una situazione di recessione,
caratterizzata dalla diminuzione della produzione, dagli aumenti dei prezzi al
consumo, dall�aumento della disoccupazione, dall�incremento del debito
statale e del deficit della bilancia dei pagamenti. Questi fenomeni
rischiavano di generare disillusione nella popolazione nei confronti della
democrazia e di innescare un processo di restaurazione.
La risposta pi� importante venne dal Summit di Parigi del 15-16 luglio
1989, nel corso del quale il gruppo dei 7 chiese alla Commissione della CEE
di coordinare il programma di aiuti al processo di riforme economiche e
politiche della Polonia e dell�Ungheria, riconoscendo, di fatto, alla
Comunit�, un ruolo centrale nella creazione della nuova architettura politica
dell�Europa. Venne approntato cos�, in meno di due mesi, il programma di
aiuto Phare
19
con scadenza annuale ed esteso l�anno successivo ad altri paesi
che nel frattempo avevano accettato il principio del pluralismo politico con
conseguenti libere elezioni e programmi di riforma economica.
Tornando agli accordi sugli scambi e la cooperazione commerciale ed
economica: la loro base giuridica sono gli artt. 113 e 235 del Trattato di
Roma: il primo articolo disciplina la conclusione di accordi tariffari e
commerciali a maggioranza qualificata del Consiglio su proposta della
Commissione, mentre l�art. 235 fornisce al Consiglio la possibilit� di
adottare, con delibera all�unanimit�, ogni provvedimento necessario a
raggiungere gli scopi del Trattato, senza che questi abbia previsto i necessari
poteri d�azione.
19
PHARE, avviato il 26 settembre 1989, sta per Pologne et Hungrie: Aid pour la Reconstruction
Economique.