Introduzione
L'Afghanistan è un paese dalla storia complessa, che ha visto passare sul proprio territorio una
molteplicità infinita di genti; questo l'ha reso una nazione debole, assogettata da sempre al potere
delle altre nazioni. Il paese vive in una costante instabilità poiché non esiste al suo interno un
unico popolo con un'unica cultura: ogni singolo gruppo etnico-politico-religioso-territoriale cerca
di arrogarsi il diritto di governare, con la forza o con la corruzione.
L'Occidente ha riscoperto i problemi degli afghani solo dopo gli attentati dell'11 Settembre, o
meglio, dopo l'intervento militare sul territorio. Parte rilevante della popolazione afghana è in
fuga dalle proprie case già dai primi anni '80 a causa dell'invasione russa, e la situazione non
sembra migliorare. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati conta tutt'oggi tra i
suoi assistiti soprattutto soggetti di nazionalità afghana, sia che si parli di rifugiati che di sfollati
interni. La particolarità che si rileva negli ultimi anni è la lenta e costante tendenza a spostarsi
verso l'Europa, abbandonando i paesi limitrofi, usuali luoghi di rifugio.
L'Europa è storicamente la culla dei diritti dell'uomo, i paesi membri sono stati infatti i primi ad
impegnarsi per promuovere la tutela internazionale degli individui perseguitati nel mondo. Oggi,
sotto pressione dell'immigrazione regolare e irregolare, sembra che anche i paesi europei
vogliano limitare l'ingresso agli stranieri, con lo scopo di garantire la propria sicurezza interna.
Le emergenti paure, figlie del terrorismo, ledono anche coloro che avrebbero pieno diritto, per
legge, ad essere accolti. Il diritto internazionale fornisce però solo delle direttive, che devono
essere recepite da ogni singolo paese sotto forma di legge ordinaria.
L'Italia è stata recentemente ripresa dalle Nazioni Unite per i metodi utilizzati nei confronti di
potenziali richiedenti asilo, ed è anche il Paese che vede moltiplicarsi il numero di richieste di
asilo negli ultimi anni. Tra le popolazioni che maggiormente fanno domanda ci sono gli afghani;
dallo scoppio della guerra in avanti l'immigrazione afghana infatti cresce esponenzialmente,
soprattutto a Roma, capitale diplomatica del Paese.
L'Italia dovrebbe garantire procedure rapide nello svolgimento delle pratiche di asilo ma anche
un'accoglienza adeguata a questi individui, costretti ad abbandonare il proprio paese. Sempre
maggiore è il decentramento delle politiche pubbliche in Italia, ed anche in ambito migratorio le
competenze degli enti locali aumentano. Far fronte ai bisogni di rifugiati e richiedenti asilo,
soprattutto a Roma, non è compito facile, e sono sempre di più gli organismi del Terzo Settore a
doversi occupare di garantire questi servizi sociali.
La ricerca svolta si concentra sull'analisi delle esperienze migratorie degli afghani titolari di
protezione internazionale che si trovano a risiedere nei centri di accoglienza convenzionati con il
Comune di Roma. Si cercherà di capire chi siano, cosa vogliano e cosa hanno trovato in Italia
7
con l'obiettivo di migliorare l'accoglienza almeno sul territorio della Capitale. La ricerca è solo
un punto di partenza per lo sviluppo di un progetto più ampio; l'indagine potrà inoltre essere
successivamente estesa anche alle altre popolazioni richiedenti asilo sul territorio di Roma. La
Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo si pone infatti l'obiettivo di divenire, in un prossimo futuro,
punto di riferimento sul territorio per tutti i titolari di protezione internazionale.
Il primo capitolo sarà dedicato alla comprensione storico-sociale e politica dell'Afghanistan. Il
secondo capitolo renderà conto delle diverse tipologie di migrazioni forzate e fornirà una stima
del fenomeno. Nel terzo capitolo si chiarirà il processo storico attraverso cui si è formalizzato il
diritto di asilo in ambito internazionale e come l'Italia lo abbia incorporato nel suo ordinamento,
sottolineando come lo Stato deleghi l'accoglienza concreta agli enti locali, che a loro volta si
affidano al privato sociale. Nel quarto capitolo si illustrerà il disegno che ha dato vita alla ricerca.
Infine, nel quinto capitolo, si analizzaranno i dati raccolti e si renderà conto del risultato finale.
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PARTE PRIMA
9
CAPITOLO 1
L'AFGHANISTAN
1.1 Incontro-scontro di popoli
L'Afghanistan può essere considerato un ponte tra oriente, mondo arabo e occidente. Attualmente
confina a nord con Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan, ad ovest con l'Iran, a sud e a est con il
Pakistan, e, nella parte più orientale, per soli 76 km, con la Cina, ma per la sua posizione
geostrategica è sempre stato oggetto di contesa tra le più grandi potenze mondiali.
Il territorio è prevalentemente montuoso, l'80% di esso presenta altitudini da 600 a più di 7000
metri, ed è l'Hindukush a dominare la parte centrale del paese. Catene, vallate, canyon, passi,
altipani, bassipiani desertici, depressioni, spartiacque innevati e ghiacciai
2
contribuiscono a
disegnarne l'arido e brullo paesaggio. È privo di sbocchi al mare ma attraversato da alcuni corsi
d'acqua che originano nelle catene centrali e defluiscono nei bacini desertici meridionali
3
.
L'inverno è rigido, l'estate torrida, le escursioni termiche forti. Nonostante ciò sono molteplici le
popolazioni che hanno attraversato questo impervio territorio e lasciato traccia del loro
passaggio.
I suoi 652,230 km
2
sono abitati da più di 33 milioni e mezzo di persone secondo le ultime stime
4
e appartengono a più di 50 etnie differenti stanziatesi nel corso di tre milleni di migrazioni. La
frammentazione interna porta a far sì che sul territorio si parlino più di 30 lingue differenti: si
stima che metà della popolazione sia in grado di parlare Dari (Persiano), mentre l'altra lingua
ufficiale, il Pashto, viene parlata dal 35% della popolazione; le lingue turche sono utilizzate
dall'11% della popolazione (Uzbeki e Turkmeni) e il restante 4% adotta altri dialetti,
principalmente Balochi e Pashai.
I due più grandi gruppi risultano essere indoeuropei, Pashtun (42%), provenienti dall'est, e Tagiki
(27%), provenienti dall'ovest, entrambi di ceppo culturale ariano; le minoranze sono Hazara
(9%), Uzbeki (9%), Aimak (4%), Turkmeni (3%), Baluchi (2%) ed altre ancora
5
(4%). Uzbeki e
Turkmeni appartengono al ceppo turco-mongolo-cinese, gli Hazara sono invece una minoranza
mussulmana sciita da sempre perseguitata, che discende dai mongoli.
Un'altra spaccatura importante all'interno del Paese è proprio quella religiosa. La maggioranza
sunnita (Pashtun e Tagiki) si definisce ahl as-sunna wa ‘l-jama’a, “gente della tradizione e della
2 Vedi Ranzato P., 2003, L'Afghanistan conteso. Il sogno del ritorno.
3 A eccezione del fiume Kabul che affluisce nell'Indo, e dunque poi al mare.
4 Luglio 2009, https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/af.html.
5 Come Nuristani, chiamati Kafiri (infedeli); Kirghisi e Kuci, popolazioni ancora nomadi; altre popolazioni semite
di origine araba; ecc.
10
comunità”, indicando così la propria concezione secondo la quale l’autorità religiosa è il Corano
nella sua interpretazione comunitaria attraverso l’esegesi di sapienti e giuristi
6
. Essi venerano
soltanto il profeta Muhammad, al contrario degli Sciiti la cui dottrina stabilisce che, alla morte
del Profeta, non si interruppe il legame quasi personale fra Dio e i suoi fedeli, ma egli nominò un
successore (imam), autorevole interprete della sua parola, difensore della legge e capo materiale
della comunità
7
. Gli Sciiti venerano dunque anche personalità carismatiche successive al Profeta:
il prima fu ‘Ali, cugino e genero di Muhammad perché sposo di sua figlia Fatima; poi fu il turno
dei figli Hasan e Husain, e successivamente dei loro discendenti. Essi sono gli unici conoscitori
del senso intimo dell’Islam, dotati dell’autorità docente obbligatoria e definitiva
nell’interpretazione del Corano e della Sunna, contraddistinti dall’infallibilità e
dall’impeccabilità
8
. Ciò che appare contraddittorio è che gli Sciiti pongano termine alla catena
degli imam nell'874, il dodicesimo, Muhammad al Mahdi, risulta infatti ancora vivo, e pronto a
tornare. La guida della comunità sciita passa così ai wakil, in continuo contatto con l'imam
occulto. L'Islam sciita si basa sui pilastri della preghiera, del digiuno e della guerra santa, come
quello sunnita, ma non è permessa violenza se non per autodifesa, fino a che la guerra non sarà
proclamata direttamente dall'imam occulto. Gli Sciiti sono considerati eretici dell'Islam dai
Sunniti perché credono in un imam vivente a cui si sottomettono, e non si basano esclusivamente
sul Libro e sulla sua tradizionale interpretazione; inoltre la religiosità sciita è stata contrastata
perchè considerata una reazione persiana alla religiosità semitica sunnita, dato il suo principale
radicamento nell’area iranica
9
.
La storia dell'Afghanistan è una storia complessa, in cui religione, appartenenza etnica e politica,
si intrecciano fino a diventare inscindibili. Nel prossimo paragrafo si cercheranno di illustrare
sinteticamente gli eventi storici che hanno portato alla costituzione politica di questo territorio.
1.2 Cenni storico-politici
I primi a raggiungere ciò che ad oggi chiamiamo Afghanistan sono gli Indoeuropei, che da lì si
espandono fin dal II millennio a.C. Più tardi spedizioni sul territorio vengono organizzate da
Greci, Persiani e sovrani indiani buddhisti Maurya che dureranno fino al II secolo d.C. Nel III
secolo d.C. i soldati mongoli di Gengis Khan invadono e saccheggiano la zona, che sarà
6 Foresi A., “L'eredità del Profeta. Sunniti e Sciiti. Le due grandi correnti dell'Islam”, pubblicato su Politica
Domani Num 26/27 - Giugno/Luglio 2003.
7 Ibidem.
8 Foresi A., “L'eredità del Profeta. Sunniti e Sciiti. Le due grandi correnti dell'Islam”, pubblicato su Politica
Domani Num 26/27 - Giugno/Luglio 2003.
9 Come sottolinea però Foresi A., 2003, «l’osservanza sciita in Persia è relativamente tarda dato che essa fu
imposta alla popolazione nel XVI secolo dalla dinastia safavide di etnia turca.»
11
successivamente (VI secolo d.C.) occupata dagli Arabi, non ancora mussulmani.
L'islamizzazione avverrà nell'821 d.C.
L'Afghanistan si ritrova dunque per secoli sotto la dominazione di numerosi imperi e dinastie,
non particolarmente interessate al territorio in sé, quanto trovatesi di passaggio verso mete più
ambite. Gli unici che per la prima volta tentano una centralizzazione del potere sono i Moghul,
regnanti tra il XVI e il XVII secolo.
I poteri tribali non verranno in realtà mai sradicati, neanche quando nel 1747 il generale Ahmed
Shah, pashtun di dimastia Durrani, proclama l'Afghanistan indipendente, sottraendolo al
controllo persiano. La monarchia non si rivelerà mai realmente sovrana ma verrà sempre
manipolata dagli interessi inglesi che usufruiscono della zona come “stato cuscinetto” tra le
colonie indiane e la vicina Russia. Il controllo è garantito fomentando rivolte tribali in caso di
disubbidienza dei re afghani; si arriva anche ad intraprendere due guerre per il controllo ufficiale
del territorio (1841-1855, 1863-1879) ma gli inglesi si rendono ben presto conto
dell'impossibilità di controllare una zona così legata a poteri tribali e si limitano a stabilire
definitivamente i confini del paese, senza però considerare l'impatto che ciò avrà sulle diverse
etnie, separate od unite da confini puramente amministrativi. Nel 1893 si fissa la linea di
demarcazione con l'India (successivamente Pakistan) che darà luogo a aspri conflitti e
rivendicazioni: la Durand Line. Il corridoio del Wachan, a nord, viene invece considerato “terra
franca” con lo scopo di attutire i conflitti tra Russia e Inghilterra. Le due potenze si accordano
nel 1907 con un trattato che stabilisce di lasciare l'area libera da influenze esterne
10
, ma è solo nel
1919 che l'Afghanistan ottiene piena indipendenza dall'Inghilterra.
Al contrario di quanto si possa pensare le riforme per la modernizzazione del paese iniziarono in
epoca precoce. Già dal regno di Abdur Rahmar (salito al potere con consenso inglese nel 1880) si
inizia a centralizzare l'amministrazione, si forma un esercito permanente e un sistema giudiziario
unificato, si abolisce la schiavitù e si incoraggia l'identificazione del popolo in elementi
simbolici quali la bandiera statale. Alla sua morte, nel 1901, i suoi successori rendono il processo
ancor più rapido imponendo un'istruzione moderna e tentando di modificare le leggi
matrimoniali. Il nipote di Abdur Rahmar, Amanullah, si inimica definitivamente i poteri politici e
religiosi locali quando, nel 1923, promuove una Costituzione che proclama l'uguaglianza e la
libertà religiosa, e si propone di applicare le leggi dello Stato in luogo della sharia; inoltre egli
impone agli abitanti di Kabul di vestirsi all'Occidentale e cerca di limitare l'uso del velo, i
matrimoni precoci, il levirato, le spese matrimoniali ed altre restrizioni attuate tradizionalmente
nei confronti della donna. Nel 1928 Amanullah fu costretto, dalle rivolte popolari, ad abdicare e
10 Vedi Giunchi E., 2007, Afghanistan. Storia e società nel cuore dell'Asia.
12
a rifugiarsi in Italia, dove morì nel 1960.
Mohammed Nadir Khan, esponente delle tribù pashtun, continua un timido processo di
modernizzazione e stende il primo codice civile, nonostante lasci, con la nuova Costituzione del
1931, il potere giudiziario ai religiosi, ottenendo così la possibilità di governare più
tranquillamente il paese. Al contrario dei suoi predecessori, intimoriti dalla possibilità di essere
conquistati, Nadir Kahn apre il paese agli investimenti stranieri iniziando così il primo processo
di sviluppo economico, effettivamente mai realizzato.
La monarchia diviene costituzionale con Zahir Shah (1933) che emana una Costituzione più
laica, garantendo le libertà individuali e non lasciando la giustizia ai soli tribunali islamici,
abolendo le pene corporali e concedendo il voto alle donne, almeno in linea teorica.
Durante la Guerra Fredda l'Afghanistan si dichiara “paese non allineanto”, ma è in questo
periodo che torna ad essere una “zona cuscinetto”, questa volta tra le due grandi superpotenze:
U.S.A. e U.R.S.S..
Nel 1947 si forma il Pakistan che ingloba tutti i territori a sud della Durand Line, rivendicati da
sempre dall'Afghanistan. Il governo afghano propone la formazione di uno stato indipendente in
quei territori, il Pashtunistan, ma la comunità internazionale non crede che il governo afghano
agisca per il bene del territorio, ma piutttosto per poterlo poi invadere. Il Pakistan chiude dunque
le frontiere con il risultato di impedire all'Afghanistan ogni accesso al mare.
La nazione che più aiutava l'Afghanistan in questo periodo, sia dal punto di vista economico che
da quello militare, era l'Unione S, mentre gli Stati Uniti non gli mostravano particolare
attenzione, considerando il paese geostrategicamente marginale rispetto, ad esempio, all'Europa
Occidentale e a Pakistan e Iran, con i quali già si intrattenevano rapporti diplomatici.
Gli ingenti finanziamenti sovietici portano ad un rapido sviluppo che contrasta con il
mantenimento delle strutture sociali tradizionali, le quali relegano i giovani istruiti
all'accettazione di uno status quo non più comprensibile. Gli anni '60 e '70 videro sorgere una
nuova classe dirigente che sognava un cambiamento radicale: da una parte c'era il Partito
Popolare Democratico dell'Afghanistan, vicino alll'ideologia sovietica, dall'altro i movimenti
islamisti, per la rimoralizzazione dei costumi perduti. Gli scontri in piazza erano quotidiani e la
situazione degenerò quando anche gli ulama
11
cominciarono a protestare contro le leggi sul
divorzio, il divieto di levirato e di compra-vendita della sposa.
Zahir Shah viene deposto con un colpo di Stato appoggiato dal PDPA nel 1973, mentre si trovava
in Italia per problemi di salute. Muhammad Daud proclama quindi la Repubblica Presidenziale a
partito unico, ma non si allinea alla politica sovietica, anzi, arriva a chiedere l'aiuto statunitense
11 Religiosi.
13
dal momento in cui i russi si rifiutano di appoggiare la sua campagna per la liberazione del
“Pashtunistan”, di conseguenza, date le tendenze filoamericane del Pakistan, allenta le tensioni
con quest'ultimo e comincia ad intrattiene relazioni diplomatiche anche con gli altri paesi
filoamericani.
Nel 1978 un nuovo colpo di Stato rovescia il governo e il PDPA sale al potere proclamando
l'Afghanistan Repubblica Democratica. Sembra che l'Unione sovietica non sia assolutamente
coinvolta in questo colpo di Stato, anche perchè un governo così debole, senza consensi interni al
paese e con divisioni interne al partito, non avrebbe certo facilitato la sua leadership mondiale.
Il PDPA cerca di imporre ad una società agricola e tradizionalista leggi che toccano ogni pilastro
della consuetudine popolare: la riforma agraria non tiene conto del potere dei proprietari terrieri,
considerati spesso capi tribù e dunque accettati e rispettati; le leggi di emancipazione femminile
stavolta vengono realmente applicate in un contesto dove non lo sono mai state;
l'alfabetizzazione obbligatoria toglie potere all'influenza religiosa nell'istruzione dei giovani.
Le proteste si diffondono rapidamente su tutto il territorio, arrivando a toccare Kabul nel 1979.
L'Unione sovietica è costretta ad intervenire. Gli Stati Uniti, già preoccupati per la recente ascesa
di Komeini in Iran, cominciano a finanziare e a fornire armi alla guerriglia di opposizione al
governo
12
comunista che, nel frattempo, si era rifugiata in Pakistan. Anche l'Arabia Saudita, per
mantenere la leadership dell'islamismo sunnita nell'area, concede i suoi aiuti ai partiti di
Peshawar
13
.
I partiti erano in conflitto tra loro per visioni differenti dell'islam e della sua applicazione, inoltre,
nonostante la maggioranza dei guerriglieri fosse pashtun, essi appartenevano ed erano appoggiati
da regioni geopolitiche diverse del paese. Nel 1985, sotto pressione di Arabia Saudita e Pakistan,
si formò l'Unione Islamica dei Mujaheddin Afghani ma la lotta tra i partiti per il controllo del
territorio e dei finanziamenti non si arrestò.
I governanti scelti da Mosca non riescono a placare la rivolta e i finanziamenti statunitensi e
arabi ai mujaheddin aumentano esponenzialmente. Tra il 1982 e il 1992 al confine pakistano si
addestrarono e andarono a combattere per la liberazione dell'Afghanistan 35.000 persone
provenienti da più di 40 paesi diversi
14
grazie all'organizzazione di ISI, Fratelli Mussulmani e
servizi segreti sauditi. Era “un'incubatrice dove i semi (del movimento jihadista) sarebbero
12 nonostante si fosse già a conoscenza delle violazioni dei diritti umani perpetuate da queste fazioni.
13 Zona al confine col Pakistan in cui si rifugiavano: Fronte di Liberazione Nazionale dell'Afghanistan; Fronte
Nazionale Islamico dell'Afghanistan; Movimento per la Rivoluzione Islamica e Partiti Islamisti con molto meno
seguito tra la popolazione (per ora) ma molto meglio organizzati. Sono tutti conservatori, ma questi ultimi sono
coloro che decideranno di islamizzare dall'alto in maniera radicale.
14 Da Rashid A., 2001, p.161.
14
cresciuti”
15
. Qui si sono incontrati islamisti stranieri e popolazione pashtun, individui moderni,
urbani, scolarizzati, con una visione globale dell'Islam con una popolazione tribale che riscoprì le
giustificazioni religiose delle proprie consuetudini morali; saranno loro i futuri combattenti di
Al-Quaeda, ed è qui che Bin Laden costruisce la sua “Base” di contatti prima di tornare in
Arabia, nel 1990. Il Dipartimento di Stato della CIA sucessivamente ammette di aver messo in
conto la possibilità che l'ostilità di questi gruppi, ormai transnazionali, organizzati e finanziati, si
rivolgesse successivamente verso gli U.S.A., ma durante la Guerra Fredda la cosa più importante
era la vittoria contro il blocco rivale.
Finita la guerra i volontari stranieri tornano nei loro paesi, o altrove, per proseguire jihad e
addestramento, ma gli estremisti afghani continuano la guerriglia interna contro gli infedeli
(soprattutto sciiti, legati quindi all'Iran) e per il controllo del territorio, sempre appoggiati da Al-
Quaeda e dai servizi segreti pakistani.
Nel 1991 sia U.S.A. che U.R.S.S. decidono di non appoggiare più nessuna delle fazioni in
campo, neanche la comunità internazionale si interessa più allo sviluppo dei conflitti interni in
Afghanistan e men che meno ad inviare aiuti; c'erano altre priorità, come la Guerra del Golfo.
Con le “intese di Peshawar” sette gruppi pashtun e tre sciiti decidono di formare un governo
interinale ma Hekmatyar, a capo del gruppo più fanatico, continua solo la sua battaglia per il
potere.
Furono infine i Talibani, guidati dal Mullah Mohammed Omar, a conquistare l'intero paese,
arrivando a Kabul nel 1996, anno in cui si ruppero definitivamente i contatti con gli U.S.A., dato
che in Afghanistan aveva trovato protezione Bin Laden, già artefice di due attentati ad obiettivi
statunitensi.
Dopo l'11 Settembre la comunità internazionale torna ad occuparsi dell'Afghanistan, ma il
governo costituito continua a doversi accordare con i signori locali e in Parlamento permangono
le élite ultraconservatrici di un tempo. La frammentarietà del Paese si riflette in questo
Parlamento dove i partiti non si distinguono per programmi politici differenti ma per
appartenenza etnica, religiosa, territoriale.
1.3 Le conseguenze sulle persone
16
Dell'Afghanistan si parla soltanto quando le sue dinamiche interne possono influire sugli
interessi di altre potenze
17
mentre i continui rapporti e raccomandazioni di UNHCR, Human
Right Watch, Amnesty international, Save the Childern vengono sistematicamente ignorati.
15 Parole di Ayman al-Zawahiri, medico egiziano numero due di Al-Quaeda, citato il Coll, 2004, p. 154.
16 Citazione di Bauman Z., 1998, Dentro la globalizzazione: le conseguenze sulle persone.
17 Si vedano gli attentati verso i militari presenti sul territorio o le recenti elezioni politiche.
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