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Premessa
Il "fare banca" non è un mestiere come tutti gli altri; la banca infatti per i propri
clienti è qualcosa di più di un semplice "fornitore".
Il lavoro e il profitto di un istituto di credito rappresentano la premessa
indispensabile al benessere di una grande comunità costituita dai cosiddetti
stakeholder: i clienti innanzitutto, ma anche il personale, i fornitori, le
controparti, la comunità locale in genere e gli azionisti.
(Sito Internet BCC Leverano)
Il movimento di modernizzazione e, contestualmente, di raggiungimento degli
standard quali-quantitativi per poter competere sui mercati europei ed
internazionali, ha fortemente inciso sugli assetti del nostro sistema bancario,
indirizzandone le scelte.
Parimenti, lo scoppio di polemiche e scandali sui prodotti bancari e le pratiche
associate a questi ultimi ha alimentato e continuato ad alimentare le riserve su
questo stesso processo, unendosi alle accuse di razionamento da parte delle
piccole e medie imprese, sull’effettivo vantaggio per la clientela.
Questo ha portato ad una fuga verso le piccole e medie banche, frontiera di un
“vecchio” mondo che, a detta degli specialisti, è destinato comunque ad un ruolo
di nicchia nel futuro, in quanto incapace di fornire e garantire le molteplici
possibilità dei grandi istituti sia sul versante dei costi che per la gamma dei servizi
offerti al mass market o l’impresa.
Il Sistema del Credito Cooperativo ha preso parte con intensità a questa nuova
tendenza imponendosi una sfida di rinnovamento e di cambiamento. Per restare
competitivo su questi scenari fortemente evolutivi, tale network ha modificato il
contesto operativo innalzando il grado di complessità organizzativa e gestionale
attraverso il miglioramento quali-quantitativo del suo sistema di offerta, puntando
su nuovi strumenti professionali, tecnici e di servizio.
Oltre a ciò, le banche cooperative, grazie ai processi aggregativi intervenuti
nell’ambito della Categoria, sono state in grado di cogliere e di valorizzare i
vantaggi del radicamento ereditati dagli intermediari originari. Questo “abitare” il
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territorio non è indifferente. Comporta vantaggi a beneficio sia delle BCC sia dei
clienti, in particolare vantaggi informativi e di prossimità: dal lato della banca,
migliore capacità di selezione, dal lato dell’impresa, minore burocratizzazione e
maggiore flessibilità.
La conseguente maggior attenzione posta dal mercato verso questo comparto,è
derivata dalla crescita registrata, nonostante spesso si tratti di strutture di
dimensione polverizzata, rispetto al resto del sistema, in cui sempre più frequenti
sono stati i processi di concentrazione. Specialmente in questo momento, il settore
ha mostrato una miglior capacità di sostenere il sistema produttivo, sia rispetto
all’attesa, sia rispetto al sistema bancario in generale.
L’efficienza nel core-business dell’intermediazione creditizia risulta, inoltre,
nuovamente significativa alla luce dell’applicazione delle regole previste dalla
normativa di Basilea 2.
Lo scopo di questo lavoro è evidenziare il processo di adeguamento compiuto da
parte delle banche cooperative in seguito alle dinamiche evolutive ed ai
conseguenti cambiamenti istituzionali, normativi e di mercato intervenuti nel
quadro macroeconomico di riferimento.
Gli istituti di credito cooperativo, resistendo alla spoliazione di ogni legame con il
territorio circostante, hanno continuato “a fare banca” trovando nuove soluzioni e
linfa con la rivisitazione degli aspetti tradizionali del credito in un’ottica
dinamica. Il risultato è stato quello di proporre, un modus operandi in cui possa
coesistere il “vecchio” con il “nuovo”, dimostrando che una formula antica può,
se opportunamente adeguata ai tempi e ai contesti, rivelarsi particolarmente
moderna.
La scelta di questo tema, tra l’altro in linea con l’indirizzo di studi compiuto, è
dipesa dall’interesse personale nell’esperienza cooperativa in generale, in quanto
fenomeno fortemente radicato nella zona in cui risiedo, e da un pizzico di
curiosità nei confronti dell’operato delle istituzioni e degli enti attivi sul territorio
e che fortemente hanno influenzato e, influenzano, la vita all’interno delle
comunità.
La metodologia seguita nella presente dissertazione si sviluppa su un percorso
diviso in tre parti.
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A questo riguardo nella prima parte, dopo un excursus storico-evolutivo sul
credito cooperativo, vengono individuate le peculiarità delle BCC, con riferimento
specifico alla politica degli impieghi, per individuare i possibili elementi su cui far
leva per fronteggiare le nuove sfide.
Studiando tali elementi è stato riscontrato che, laddove nel sistema bancario
abbiamo assistito ad un continuo processo di concentrazione, teso ad aumentare il
livello dimensionale e diminuire il numero degli attori in gioco, nel credito
cooperativo tale politica è stata esclusa, nel rispetto dei principi mutualistici, di
territorialità e di autonomia. La via innovativa scelta dalle esponenti del settore è
stata la costruzione di un network, che attraverso l’attività sinergica di tutte le
BCC associate, si propone come strumento di continuo supporto e consulenza,
nonché canale privilegiato di outsourcing; l’obiettivo della scelta federativa è
concedere ad una banca di credito cooperativo la possibilità di raggiungere
potenzialità concorrenziali pari a quelle degli istituti maggiori.
Pertanto nella seconda parte del presente lavoro, viene analizzato il sistema degli
impieghi nelle banche di credito cooperativo ed in particolare viene studiato lo
strumento costruito dalla federazione nazionale, Federcasse, un modello comune
di classificazione del rischio di credito (CRC), al fine di mostrare, più
concretamente, una delle risposte del credito cooperativo alle norme introdotte
con Basilea 2.
Il lavoro è completato dall’analisi di una realtà aziendale in cui ho vissuto un
periodo un mese di stage: il Credito Cooperativo di Leverano.
La terza ed ultima parte analizza l’ esempio pratico di come questa banca va a
valutare il merito creditizio e dunque gli affidamenti richiesti secondo i nuovi
principi base e di quali possono essere le caratteristiche delle imprese che
vengono maggiormente prese in considerazione.
E’ stato interessante studiare la creazione di un modello interno di attribuzione del
rating, anche per l’individualità della scelta.
Con i dati e le informazioni ottenute grazie ai colloqui con il personale della BCC,
è stato possibile illustrare in maniera più dettagliata la scelta fatta dalla BCC di
Leverano.
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Con queste informazioni il quadro è stato arricchito con le riflessioni sulle
necessità di miglioramento del modello e sulla futura evoluzione dello stesso,
espresse dai soggetti che, nell’espletamento delle proprie funzioni aziendali, sono
coinvolti nell’utilizzo.
A conclusione del lavoro vengono evidenziate le tendenze evolutive del credito
cooperativo, ponendo l’accento sulle possibili vie di ulteriore sviluppo, sia
auspicato che necessario.
Il complessivo studio è risultato utile nell’illustrazione delle potenzialità del
settore, che, nonostante i limiti dimensionali, normativi ed operativi, ha mostrato e
sta mostrando un’inaspettata tempestività di risposta ai cambiamenti del contesto.
Non a caso ne risulta premiata la performance, specialmente in un momento
critico, come quello attuale.
La strategia di crescita futura del sistema del Credito Cooperativo va dunque
rinvenuta proprio nei suoi principi ispiratori tradizionali, continuando a
promuovere i valori della solidarietà, ponendo l’uomo al centro di ogni interesse,
sostenendo l’economia locale, le piccole attività economiche e le famiglie, nonché
la flessibilità organizzativa propria del sistema a “rete”.
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Prima Parte - La banca locale: mutualità e localismo
1.1 Introduzione
Negli ultimi due decenni gli equilibri dei mercati finanziari mondiali sono stati
scossi da cambiamenti di natura strutturale. A ciò ha contribuito un insieme
articolato di fattori, sia normativi che economici.
In primo luogo il progresso tecnologico ha offerto nuove opportunità per
migliorare l’efficienza aziendale e per contenere i costi di distribuzione dei
servizi. I grandi gruppi bancari e finanziari hanno implementato nuovi assetti
organizzativi basati sulla concentrazione delle “funzioni” tra loro omogenee, quali
ad esempio i sistemi informativi, la gestione degli investimenti e
l’amministrazione.
Il settore bancario italiano, a partire degli anni Novanta, è stato interessato da un
intenso processo di concentrazione. Nel periodo compreso tra il 1993 e il 2008
sono state realizzate oltre 500 operazioni di fusione e acquisizione . Le stesse
hanno determinato una netta riduzione del numero di banche operanti in Italia.
La tendenza alla globalizzazione comporta un elevato rischio, quello che venga
meno il rapporto tra banca locale e territorio. In altri termini, conduce alla perdita
di una serie di legami storici ed economici tra comunità e banca locale e al venir
meno di un rapporto diretto, di conoscenza e fiducia, tra banca ed il mondo della
piccola e media impresa.
In questo contesto, interessanti sono gli spazi di operatività per le banche locali.
Tali banche sarebbero in grado di favorire un ritorno al rapporto personale con il
cliente; si assiste ad un rinnovato interesse per il concetto di localismo, che esalta
l’attività dell’intermediario bancario locale.
La banca locale può essere considerata come “categoria analitica autonoma” ,
ossia una particolare formula imprenditoriale che, rispetto ad altri tipi di banca,
possiede caratteri di spiccata autonomia. Quest’ultima si sostanzia nel ruolo
specifico che svolge all’interno dei processi di produzione e di comunicazione
delle informazioni nei sistemi locali.
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A ben vedere, il concetto di banca locale si coglie guardando al modus operandi
della banca, senza confonderlo con quello di banca di minori dimensioni.
La banca locale ha un ruolo predominante nel nostro sistema imprenditoriale, in
quanto è chiamata ad istaurare delle relazioni di lungo periodo con la piccola e
media impresa e a far fluire una gamma di offerta, appositamente studiata, per le
esigenze e per i profili socio-economici delle realtà locali.
La tesi seguente è volta all’approfondimento di tali relazioni nell’ottica
dell’accesso al credito per le piccole e medie imprese. Nel primo capitolo di
questo lavoro viene esplorata la definizione di banca locale, con maggior riguardo
alla tipicità del Credito Cooperativo.
1.2 Il ruolo della banca locale
Negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni di varia natura che hanno
direttamente o meno, provocato non pochi effetti sul sistema bancario. I vari
cambiamenti che si sono susseguiti, hanno riguardato soprattutto le modifiche del
quadro normativo di riferimento. In questo contesto, in continuo movimento, si è
inserita la riforma in materia di vigilanza bancaria, che attraverso il costante
lavoro a livello internazionale, ha portato alla stipula del cosiddetto Accordo
Internazionale sul Capitale, più comunemente noto come Basilea 2, ed al
successivo recepimento nei vari Paesi.
In questa fase di transizione normativa, si è dovuto anche fronteggiare e si sta
fronteggiando una crisi economica globale, che, negli ultimi due anni, ha di nuovo
impattato sul sistema bancario.
In questo quadro, negli ultimi tempi, è stata posta particolare attenzione verso gli
istituti di minor dimensione e verso, quindi, il sistema delle banche locali. Tale
maggior attenzione è derivata dalla crescita registrata da questo comparto,
nonostante sia caratterizzato da strutture di dimensione polverizzata, rispetto al
resto del sistema, in cui sempre più frequenti sono stati i processi di
concentrazione. Specialmente in questo momento, il settore ha mostrato una
miglior capacità di sostenere il sistema produttivo, sia rispetto all’attesa, sia
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rispetto al sistema bancario in generale. Questo miglior risultato, da collegare,
soprattutto, al mantenimento di logiche tradizionali di intermediazione, suscita
non poco interesse verso questi istituti.
La trasformazione in atto nel sistema economico presenta caratteri di forte
discontinuità rispetto al passato
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. Un’interpretazione dei fenomeni che stanno
caratterizzando lo scenario economico odierno è sicuramente utile per introdurre il
rapporto tra banca locale e finanziamento alle PMI.
Una possibile chiave di lettura si basa sull’analisi e sull’interazione di quattro
variabili (figura 1.1):
Figura 1.1: Il localismo e la banca locale
Fonte: M. Fortis, G. Bassetti, Il finanziamento delle PMI, Franco Angeli, Milano, 2000
La globalizzazione E’ interpretabile come una dinamica dell’economia
mondiale in grado di produrre significative opportunità di crescita ma anche seri
rischi di instabilità. In questo ambito si sottolinea il contributo delle banche locali
a sostegno e a sviluppo della loro realtà di riferimento: il radicamento sul territorio
si presenta, dunque, come fattore di forte competitività ed un valore importante da
1
Cfr. M. Fortis, G. Bassetti, Il finanziamento delle PMI, Franco Angeli, Milano, 2000.
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difendere e potenziare.
La virtualizzazione L’affermarsi dell’informatica comporta una radicale
trasformazione delle attività all’interno delle singole imprese e del sistema nel suo
complesso. In questo quadro la relazione con il cliente non scompare, in un
mercato reso sempre più difficile dal combinato effetto dell’aumento dell’offerta e
della selettività della domanda, l’impegno della banca locale nel rispetto dei valori
in cui si identifica (la cooperazione, la centralità della risorsa umana, l’autonomia
e la libertà, la solidarietà, la sussidiarietà) costituisce un “plus”.
La disintermediazione Risulta essere un fenomeno strettamente correlato
ai precedenti. Dal punto di vista commerciale esso consente un contatto diretto tra
produttore e consumatore; dal punto di vista operativo, a fronte del venir meno
delle forme tradizionali, crea nuove opportunità attraverso strategie e logiche di
esternalizzazione di processi aziendali.
Il localismo Le considerazioni fin’ora fatte possono far credere che non vi
sia posto per le banche locali in quanto costrette a subire i fenomeni sopra
descritti.
In particolare il localismo e globalizzazione orientano le banche a percorrere
sentieri divergenti. Se la globalizzazione porta ad un modello di banca grande che
opera in uno spazio sopranazionale in cui gli scambi sono liberalizzati e le
informazioni standardizzate, il localismo tende ad esaltare le attività del piccolo
intermediario che, radicato sul territorio, è chiamato ad instaurare relazioni di
lungo periodo e a programmare una gamma di offerta appositamente studiata per
le esigenze delle diverse realtà locali.
Tali aspetti, seppur divergenti, possono costituire un’opportunità di sviluppo per le
banche locali che riescono a mantenere i legami storici ed economici con la
comunità e il territorio di riferimento.
Le due strade sembrano divergenti, ma possono non esserlo; e non dovrebbero
esserlo nel caso italiano. L’integrazione tra globalizzazione e localismo è
un’opportunità che le banche italiane possono cogliere per meglio giocare la
difficile partita della loro affermazione nella competizione internazionale, prima
di tutto europea. La partita è difficile in primo luogo perché esse operano in un
sistema finanziario relativamente poco sviluppato rispetto agli altri paesi. E in