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La filiera del
Tessile-abbigliamento
Fonte: SAVIOLO S., TESTA S., Le imprese del sistema moda.,Etas libri,Milano,2000.
Industria meccanotessile
Filato
laniero
Filato
serico
Filato
cotoniero
Altri
filati
Preparaz.ne
alla tessitura
serica
Ind.
dell’agric.ra
e dell’allev.to
Nobilitazione
fibre
Tessitura
a maglia
Nobilitazione
filati
Nobilitazione
tessuti
Tessuti
vari
Tessuti
ortogonali
Tessuti
a maglia
Parti di
maglie
Fibra
chimica
Seta
Cotone
Lana
Industria
chimica
Processi per
filati tecnici
Filatura
cotoniera
Filatura
laniera
Tessitura
ortogonale
Altri
processi per
non tessuti,
filati tecnici
Confezione
Ind.del terziario avanzato (fiere,scuole tecniche,studi tendenze ecc..)
Maglieria e
calzetteria
Tessile per
arredo
Vendita diretta
filati e tessuti
Abbigliamento
Altri settori
I
n
d
.
d
e
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a
d
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r
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b
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z
i
o
n
Fig.1.1
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A partire da tale rappresentazione possiamo individuare i seguenti
settori:
• settore delle fibre
• settore tessile: comparto laniero, cotoniero e liniero, serico,
nobilitazione, tessili vari e prodotti tecnici;
• settore abbigliamento: comparto abbigliamento in tessuto,
abbigliamento in maglia e calzetteria.
Tipici settori di supporto alla filiera sono quello della distribuzione
e del meccanotessile.
Ognuno di questi settori indicati riesce ad apportare un notevole
contributo al processo di innovazione dell’intera filiera. Iniziamo
quindi la nostra analisi con l’esaminare ciascuno di essi.
1.1.1 Il settore delle fibre
La fibra è la più piccola componente di un tessuto, quella che gli
conferisce peso, colore, solidità ecc… Possono essere naturali o
chimiche. Le prime provengono dal mondo animale o vegetale, le
seconde sono realizzate dall’uomo attraverso l’impiego di prodotti
esistenti in natura o di derivati del petrolio. Le fibre chimiche
possono essere divise in artificiali e sintetiche. Le artificiali si
ottengono da materie prime naturali chimicamente trasformabili,
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come la cellulosa del legno; le sintetiche trovano origine da
materiali diversi ottenuti tramite sintesi chimiche.
Il vantaggio delle fibre realizzate dall’uomo rispetto a quelle
naturali consiste nel fatto che possono essere “programmate su
misura” in funzione delle applicazioni a cui sono destinate. Ne
consegue pertanto che le fibre chimiche sono molto più numerose
rispetto alle naturali. Attualmente ne contiamo una ventina di tipi.
In base alla lunghezza e alla finezza della fibra infine verranno
stabiliti qualità e prezzo.
Nell’ambito dei consumi nei principali paesi industrializzati, negli
ultimi dieci anni si è assistito ad un sorpasso delle fibre chimiche
sulle naturali; aumento legato al crescente utilizzo di fibre
innovative o di composti da mischie di fibre naturali e sintetiche. La
dinamica dei consumi si riflette su quella della produzione
mondiale. Con riferimento ad esempio alla produzione di fibre
chimiche notiamo, segnalato dalla Tabella 1.1, come la Cina sia
diventata il più grande produttore mondiale di fibre sintetiche
superando gli Stati Uniti. Al terzo e quarto posto troviamo Taiwan e
Corea del Sud.
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Tabella 1.1
Produzione mondiale di fibre sintetiche
(migliaia di tonnellate)
1993 1995 1997 1999 2000 2003 2004
Europa
Occidentale
2.764,0 2.849,0 3.114,0 2.925,0 3.027,0 2.942,0 2.950,0
Europa
Orientale
1.079,0 1.144,0 731,0 623,9 667,2 645,3 633,5
Cina 2.343,0 3.108,0 3.840,0 5.750,0 6.666,4 7.863,9 9.442,3
Taiwan 2.231,0 2.522,0 2.993,0 2.994,7 3.197,9 3.054,5 3.168,3
Corea del
Sud
1.645,0 1.938,0 2.456,0 2.647,8 2.710,0 2.446,2 2.407,2
USA 3.700,0 4.079,0 4.302,0 4.178,5 4.248,2 3.699,6 3.800,2
Fonte: Assofibre, 2004.
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1.1.2 Il settore tessile
Rientrano in questo secondo settore le attività di trasformazione
delle fibre in filati e tessuti. In base al tipo di fibra utilizzata
possiamo distinguere il ciclo laniero dal cotoniero, dal serico, dal
ciclo dei non tessuti e tessili misti.
All’interno di ciascuna sub filiera possiamo distinguere tre fasi:
1. la fase di preparazione e filatura delle fibre: fase che prepara
le varie tipologie di materia prima alle successive lavorazioni
allo scopo di ottenere il filato;
2. la fase di tessitura dei filati: fase che prepara i filati per la
produzione dei tessuti;
3. la fase di nobilitazione tessile: è una fase della lavorazione
che comprende una serie di trattamenti che possono
interessare la fibra, il filato, il tessuto ed in alcuni casi il capo
finito.
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1.1.3 La distribuzione e il meccanotessile
Prima di soffermarci sul terzo settore, ovvero quello
dell’abbigliamento, oggetto della nostra analisi, occorre porre in
rilievo la distribuzione, ultimo anello della filiera e consistente
nell’attività di vendita del prodotto finito, capo di abbigliamento o
accessorio, all’utilizzatore finale ovvero il consumatore.
Uno dei criteri di segmentazione della distribuzione è la formula
proprietaria: si distingue così tra distribuzione indipendente, gruppi
di negozi a proprietà centralizzata (catene), negozi in franchising. Il
punto di vendita non è più solo canale distributivo, ma luogo in cui
si concretizza la strategia commerciale dell’intera filiera che sta a
monte, fino alla fibra: si fa comunicazione, si offrono i prodotti, si
rafforza il rapporto di fidelizzazione con la clientela ecc… inoltre è
il punto vendita che offre informazioni circa l’evoluzione dei gusti
ed esigenze dei consumatori.
Negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento nella relazione
industria–distribuzione con uno spostamento di potere a favore di
quest’ultima. Una lettura strategica dovrebbe partire dalla
distribuzione, teatro d’incontro tra consumatore e offerta della
filiera stessa. E’ il consumatore a decretarne il successo o
insuccesso.
Non è possibile completare l’analisi della filiera senza accennare
lievemente al meccanotessile, uno dei comparti più importanti del
settore della meccanica strumentale, che comprende macchinari e
impianti capaci di trasformare le materie prime e i semilavorati.
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Nel nostro paese è un comparto piuttosto frammentato e
caratterizzato da imprese di dimensione contenuta rispetto ai
principali concorrenti internazionali, quali Germania e Giappone.
1.1.4 Il sub settore abbigliamento e le sue caratteristiche
Si tende di norma a parlare genericamente di abbigliamento, senza
distinzione tra le due tipologie di prodotto finito, ovvero confezione
e maglieria. Le differenze invece sono notevoli, specialmente da un
punto di vista tecnologico, produttivo e di mercato. Il settore della
confezione include attività quali taglio e cucitura a partire da tessuti
ortogonali e in maglia, quello della maglieria l’attività di
realizzazione di capi in maglia partendo dal filato (laniero,
cotoniero o misto).
Le fasi principali del ciclo produttivo (Figura 1.2) che accomunano
tutti i segmenti dell’abbigliamento in tessuto o a maglia sono il
taglio, la confezione, lo stiro e le operazioni di controllo e
imbustaggio del capo finito. La fase di confezione è possibile
dividerla in delle sotto fasi quali cucitura, termoadesivazione e
saldatura, eventuale ricamo o trapuntatura.
Mentre negli ultimi anni si è assistito, specialmente nella fase di
taglio all’ingresso di processi di automazione, all’interno della
confezione la fase di cucitura presenta ancora oggi un’elevata
incidenza del costo della manodopera.
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Figura 1.2
Ciclo produttivo nell’abbigliamento in tessuto
Fonte: SAVIOLO S. TESTA S., Le imprese del sistema moda, Etas libri, Milano, 2000.
Taglio
Tessuto in
maglia
Termoadesiva-
zione e saldatura
Controllo e
imbustaggio
Stiro
Ricamo
Parti di
maglie
Stesura,
gradazione taglie
e piazzamento
Cucitura
Tessuto
ortogonale
c
o
n
f
e
z
i
o
n
e
14
1.1.4.1 Le dimensioni delle aziende del sub settore
I più rappresentativi gruppi di aziende produttrici di abbigliamento
possono essere distinti in base alla seguente classificazione:
1. grandi aziende industriali con una gamma completa di
prodotti appartenenti a diversi segmenti e a quelli di maggiori
dimensioni (jeans, maglieria esterna ecc...), a elevata
immagine di marca e presenti sui mercati internazionali
(Gruppo Marzotto, Gruppo Max Mara, Stefanel, Gruppo
Benetton ecc...);
2. “griffe” famose a capo di proprie aziende di produzione o di
gestione di licenze, con una gamma di prodotti altamente
diversificata, anche al di là dell’abbigliamento (accessori,
profumi ecc... : Armani, Versace,Valentino, Missoni ecc…);
3. medie aziende industriali, con una gamma più ristretta di
prodotti, con marchi in licenza o propri, focalizzate su
specifici comparti (abbigliamento uomo–donna, intimo,
calzetteria ecc…). Vocazione al mercato nazionale anche se
in fase di progressiva internazionalizzazione (Gruppo La
Perla, Golden Lady ecc..);
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4. aziende medio – piccole e piccole, produttrici di prodotti
specializzati (abbigliamento per bambino, abbigliamento
sportivo tecnico ecc…) e di accessori di moda (cravatte,
foulard ecc…) che collocano una marca propria o in licenza
sul mercato nazionale e internazionale. Ed è proprio su
queste ultime che la nostra ricerca si soffermerà;
5. aziende subfornitrici delle imprese precedenti, distinguibili a
loro volta in terzisti e façonisti. I primi in grado di realizzare
il capo finito o la maggior parte delle lavorazioni connesse; i
secondi che svolgono solo attività di confezione e di
finissaggio su semilavorati di proprietà del committente.
Il successo internazionale del tessile-abbigliamento italiano è stato
favorito dalla coesistenza, con pari dignità ed importanza, di grandi
imprese e di PMI. La filiera è infatti composta da circa 68.000
aziende, di cui circa il 90% di piccole o piccolissime dimensioni
(meno di 15 addetti)
1
.
La capacità di innovare, l’attenzione alla qualità dei materiali e dei
processi, l’equilibrio nei rapporti qualità/prezzo/servizio
caratterizzano le grandi aziende, i cui marchi sono visibili nei
negozi di ogni angolo del pianeta. Anche numerose imprese di
medie dimensioni sono spesso leader mondiali in particolari nicchie
di mercato, mentre le piccole imprese sono molto specializzate ed
eccellono in una o più specifiche fasi della catena del valore.
1
SAVIOLO S. TESTA S., Le imprese del sistema moda, Etas libri, Milano, 2000, pag.45.
16
1.1.4.2 I due grandi comparti dell’abbigliamento:
maschile e femminile
Il segmento dell’abbigliamento esterno formale maschile è
caratterizzato da cicli produttivi lunghi e continui, prodotti poco
differenziati e a limitato contenuto moda e una redditività media
piuttosto contenuta.
Il segmento dell’abbigliamento esterno formale femminile, dove
l’offerta è differenziata e la stagionalità del prodotto è un elemento
fondamentale, vede il ricorso da parte delle varie imprese industriali
a strategie di subfornitura per aumentare la flessibilità e diminuire i
tempi di risposta al mercato.
Mentre quello maschile è dominato da poche imprese medio–
grandi, il comparto femminile è piuttosto frammentato, con una
varietà di concorrenti che vanno dalle grandi imprese industriali
integrate alle piccole imprese specializzate fino ai laboratori di
pronto moda.
1.1.4.3 Il prezzo
Nel sistema moda ma in particolar modo nell’abbigliamento
esterno, si distinguono comunemente cinque segmenti sulla base del
prezzo: couture, prèt-à-porter, diffusion, bridge, mass.
Segmentazione che vale in particolar modo per il mercato
femminile.
Le varie fasce prezzo non sono definite attraverso l’attribuzione di
un prezzo di riferimento in senso assoluto, ma di un prezzo multiplo
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rispetto al prezzo della fascia media del mercato. Vediamo nel
dettaglio questi cinque segmenti:
couture: prezzo fino a dieci volte superiore al prezzo medio
di mercato.
La couture o alta moda offre a selezionatissimi clienti a
livello internazionale abiti da sogno confezionati su misura;
prèt-à-porter: prezzo da tre a cinque volte superiore al prezzo
medio di mercato.
Tale segmento si caratterizza per la presenza di un
creativo/stilista a capo di una maison che gestisce il processo
di creazione e sviluppo del prodotto e dell’immagine. Vi
operano sia case di moda, sia pochi marchi principali
percepiti dal mercato come case di moda anche se prive di
stilista. E’ caratterizzato da un prezzo elevato e un forte
contenuto di creatività delle collezioni, che cambiamo ogni
sei mesi in base alle tendenze della moda. E’ una attività che
segue logiche stagionali la quale presenta almeno due
collezioni l’anno: tra luglio–settembre si vende la primavera–
estate, e tra gennaio e febbraio l’autunno–inverno della
stagione successiva.
Occorre distinguere all’interno di questa fascia prezzo, il
segmento del prèt-à-porter che è un segmento di
abbigliamento “moda”, dal segmento lusso. In quest’ultimo