territoriale come strumento di supporto.
I nuovi strumenti informativi territoriali, meglio definiti come GIS (Geographic
Information Systems), per la loro capacità di gestire informazioni geografiche, ovvero
dati che fanno riferimento ad oggetti, eventi e fenomeni inerenti la superfici terrestre,
consentono di risolvere svariati problemi connessi ad attività di programmazione,
gestione e controllo di un territorio.
Il presente lavoro di Tesi intende proporre l’utilizzo di un Sistema Informativo
Geografico nel valutare gli impatti sull’ambiente a seguito dell’introduzione di un
elettrodotto ad alta tensione.
Gli effetti diretti e indiretti dovuti alla presenza di una linea elettrica in prossimità di
centri abitati, ma anche di aree culturalmente e paesaggisticamente caratterizzabili,
stanno coinvolgendo sempre di più l’opinione pubblica e sono oggetto di numerosi
dibattiti nel campo scientifico e politico. Non a caso si parla sempre più spesso e con
toni allarmistici del problema elettrosmog che costituisce oggi una tra le principali
preoccupazioni della popolazione.
Il caso di studio riguarda l’elettrodotto aereo “Laino-Rizzìconi”, un elettrodotto 380 kV
in fase di realizzazione che dovrà collegare la stazioni elettrica di Laino (CS), località al
confine con la regione Basilicata, a quella di Rizzìconi in provincia di Reggio-Calabria.
L’utilizzo dei Gis ha consentito, nel nostro caso, l’acquisizione e il trattamento dei dati
su di una rappresentazione cartografica georeferenziata di diverse carte tematiche
digitalizzate al fine di individuare, descrivere e valutare le interazioni dell’elettrodotto
con i fattori uomo, fauna, flora, suolo, paesaggio.
Valutare questi effetti ha significato il più delle volte esprimere dei giudizi vaghi e
imprecisi del tipo “l’impatto sull’avifauna è alto”, “i boschi hanno una sensibilità alta”,
ecc. È nata quindi l’esigenza di introdurre in questo lavoro nuovi metodi che
consentano di trattare, simultaneamente, questi concetti vaghi e imprecisi.
Il metodo impiegato si ispira alla logica fuzzy, vasto ambito di ricerca interdisciplinare,
ancora oggi poco esplorato da chi si occupa di valutazione. Fuzzy, ovvero vago, o
sfocato è la forma sotto cui si presentano i dati impiegati nei processi decisionali. Al di
là delle qualità intrinseca dei risultati raggiunti, l’argomento si è rivelato di grande
interesse per le potenzialità che ha lasciato intravedere in applicazione a metodi e
tecniche multidimensionali applicati in campo territoriale.
II
La Tesi è strutturata in dieci capitoli. Nel primo capitolo si effettuerà una breve
panoramica sugli elettrodotti, analizzandone in particolare le caratteristiche tecniche, i
campi elettrici e magnetici generati da essi, gli effetti sanitari dell’esposizione a tali
campi, le normative internazionali e nazionali di protezione.
Nel secondo capitolo s’introdurranno concetti generali sui Sistemi Informativi
Territoriali, indispensabili per comprenderne caratteristiche e potenzialità.
Nel terzo e fino al nono capitolo si provvederà alla descrizione dettagliata delle varie
fasi che hanno portato a valutare gli effetti dell’elettrodotto sull’ambiente, effettuando
in particolare una analisi dettagliata per ogni componente ambientale perturbata. Si
proporrà, infine, nell’ultimo capitolo, una ipotesi di alternativa di una parte del
tracciato.
III
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E
NORMATIVE RELATIVE
1.1 Caratteristiche tecniche
Gli elettrodotti costituiscono gli elementi fondamentali del sistema elettrico realizzato
per il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica dalle centrali di produzione agli
apparati utilizzatori, che possono essere i comuni elettrodomestici così come anche gli
impianti di grandi complessi industriali.
1
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
Le fonti di energia, infatti, dalle quali si ricava l’energia elettrica non sono disponibili,
generalmente, nelle immediate vicinanze dei grossi centri di consumo per cui è
necessario ricorrere alla trasmissione a distanza e successivamente alla distribuzione
capillare agli utenti.
La trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica avviene tramite linee elettriche.
Le linee elettriche, pur differendo tra loro in relazione alle tecnologie adottate,
presentano alcune caratteristiche comuni.
Una linea è costituita da un certo numero di conduttori entro cui fluisce una corrente.
Il tipo di corrente generalmente adottato è quello della corrente alternata ed il sistema
è quello trifase; il sistema trifase è preferito al monofase per ragioni pratiche ed
economiche. La frequenza adottata inoltre, è di 50 Hz in Europa e 60 Hz in America.
Il trasporto e la distribuzione su grandi distanze avviene a tensioni elevate. La ragione
dell’utilizzo di tali tensioni dipende da circostanze particolari: durante il trasporto,
infatti, la corrente che percorre il conduttore dissipa energia elettrica sotto forma di
calore (effetto joule), provocando il riscaldamento del conduttore stesso.
Per ridurre il più possibile questa perdita si possono adottare due soluzioni: diminuire
la resistenza del conduttore oppure l’intensità di corrente.
Per ridurre la resistenza occorre aumentare la sezione del conduttore stesso, ma ciò
comporterebbe diversi inconvenienti quali ad es. la costruzione di giganteschi tralicci
molto resistenti per sostenere conduttori di grande dimensione. Per questi motivi il
metodo più efficace per contenere le perdite per effetto joule consiste in una adeguata
riduzione dell’intensità di corrente innalzando la tensione con il trasformatore. È per
questa ragione che la corrente elettrica viaggia sui lunghi percorsi in linee ad altissima
tensione.
L’utilizzo di corrente elettrica alternata e non continua è da questo punto di vista,
vantaggioso, perché consente di aumentare o diminuire la tensione di trasporto
secondo le esigenze tramite dei semplici trasformatori.
La distribuzione dell’energia elettrica avviene principalmente attraverso tre tipologie di
elettrodotti:
• linee elettriche aeree in conduttori nudi, costituite da fasci di conduttori nudi
sostenuti, tramite isolatori, da appositi sostegni verticali in acciaio o in cemento
armato in modo da formare “campate” con andamento a catenaria. I conduttori
sono di norma organizzati in gruppi di tre, a costituire delle terne trifase, dove la
differenza di potenziale nei tre conduttori risulta di uguale ampiezza ma con una
2
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
differenza di fase di 120° l’uno dall’altro. Questa tipologia di elettrodotti può
comprendere una sola terna (linea a semplice terna) oppure due terne trifase
(linea a doppia terna); possono essere presenti inoltre uno o più conduttori a
potenziale nullo, non percorsi da corrente denominati funi di guardia, con funzioni
di parafulmini.
• linee elettriche aeree in cavo isolato, in cui le diverse fasi sono schermate tra
di loro e a loro volta risultano contenute all’interno di un ulteriore involucro
protettivo esterno, sono utilizzate per la media e la bassa tensione. Per questa
tipologia si usano principalmente sostegni di cemento armato o di legno.
• linee in cavo interrato, costituite da terne trifase localizzate in un apposito
alloggiamento sotterraneo.
Le linee elettriche aeree in conduttori nudi sono senza dubbio le più “impattanti” ed è
per questo motivo che per le linee elettriche di nuovo impianto a bassa o media
tensione si fa ricorso sempre più alle altre due tipologie suddette. La grossa difficoltà
riguarda le linee ad alta tensione per le quali sia per ragioni tecniche che economiche
la scelta della soluzione in cavo isolato o interrato è limitata a tratti di estensione
estremamente ridotta (essenzialmente per consentire l’attraversamento di centri
urbani, i collegamenti con le isole,...).
Le linee elettriche in cavo isolato consentono di ridurre l’impatto sulla vegetazione in
casi di attraversamenti di aree boschive, diminuendo notevolmente l’estensione
dell’area da disboscare (o area di rispetto) richiesta per garantire le condizioni di
sicurezza all’impianto ed inoltre eliminano l’impatto sull’avifauna dovuto al fenomeno
dell’elettrocuzione. Da un punto di vista paesaggistico-percettivo l’impatto risulta però
aumentato dalla grandezza del cavo e dal maggior numero di sostegni necessari.
Le linee elettriche in cavo interrato riducono praticamente a zero tutti i possibili
impatti. E’ necessario però ricordare che alcune volte il tipo di substrato costituisce il
maggior impedimento alla costituzione di una linea in cavo interrato.
3
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
Fig. 1.1: Tipiche strutture di sostegno a semplice e doppia terna per linee elettriche aeree ad
alta tensione.
Un parametro di rilievo nella caratterizzazione di una linea elettrica è il carico di
corrente per il quale la linea è progettata. In proposito è necessario distinguere
quattro diversi tipi di corrente.
1. Corrente nominale. È il valore della corrente per la quale è stata costruita la
linea e corrisponde alla corrente che la linea può sopportare con continuità senza
problemi: ovviamente, dipendentemente dalla disposizione della rete e
dall’andamento dei consumi, la linea funzionerà ad un valore di carico effettivo
pari od inferiore alla corrente nominale (salvo che, per brevi periodi, a valori anche
maggiori:corrente di punta).
2. Corrente circolante. È il valore istantaneo della corrente che in un dato
momento effettivamente circola sulla linea. Tale valore ovviamente varia nel
tempo, durante la durata della giornata (giorno/ notte), delle stagioni (estate
/inverno) in conseguenza della disposizione della intera rete e dell’andamento dei
consumi. Per le linee di trasporto può variare anche significativamente in
conseguenza del diverso arrangiamento della rete nazionale; per le linee di
distribuzione il suo variare è legato principalmente (ma non solamente) alla entità
delle utenze alimentate. La situazione di carico delle linee ad alta tensione di ENEL
è olto variegata: vi sono linee caricate all’80-90% del valore del carico nominale;
altre funzionano più scariche anche fino al 30-40%, la media nazionale si attesta
sicuramente oltre il 70% del valore del carico nominale.
3. Corrente di punta. È il valore di corrente che la linea può sopportare per brevi
periodi (dell’ordine delle ore, più raramente per settimane), in occasione di
transitori di funzionamento della rete stessa. Generalmente essa è circa il doppio
del valore del carico nominale. Se e per quali periodi la linea viene caricata al
4
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
carico di punta è una informazione di cui dispongono solo i gestori; occorre notare
che tale carico ha una durata in genere circa di 0,1-o,2 secondi.
4. Corrente di corto circuito. È il valore di corrente che la linea può sopportare in
caso di corto circuito (guasto): esso è un valore molto elevato, in genere circa 20-
30 volte la corrente nominale; la durata del corto circuito (vale a dire prima che gli
interruttori di protezione isolino il guasto, interrompendo la circolazione della
corrente) è normalmente di 0,2-0,3 sec.
1.2 Campi elettrici e magnetici generati da linee elettriche.
In prossimità di una linea elettrica si genera un campo elettrico (Volt per metro o V/m)
ed un campo magnetico (microTesla o mT). Essi si comportano come grandezze
indipendenti tra loro per quanto riguarda sia la generazione e sia l’interazione con la
materia, in quanto alle basse frequenze le dimensioni degli oggetti coinvolti e le loro
mutue distanze sono molto piccole rispetto alle lunghezze d’onda dei campi. È così
possibile trovare molto alto il campo elettrico e assente quello magnetico o viceversa.
L’intensità del campo elettrico dipende principalmente dalla tensione della linea, la
quale mantenendosi almeno nominalmente ad un valore costante ne fa risultare anche
un campo elettrico pressoché stabile nel tempo in una data posizione spaziale.
L’intensità del campo elettrico dipende, inoltre, dalla distanza della linea e dall’altezza
dei conduttori da terra in quanto al centro della campata il campo elettrico misurato
risulta superiore rispetto a quello misurato in prossimità dei conduttori.
Il campo elettrico è facilmente schermato dalla maggior parte degli oggetti. Sono un
buono schermo non solo tutti i conduttori (metalli), ma anche la vegetazione e le
strutture murarie. Inoltre si ottiene una riduzione del campo anche quando lo schermo
non è continuo, e addirittura "all'ombra" di oggetti conduttori come alberi, recinzioni,
siepi, pali metallici ecc.; per questo motivo non si è mai ritenuto che il campo elettrico
generato da queste sorgenti possa produrre effetti rilevanti alla popolazione sottoposta
ad un'esposizione intensa e prolungata. Danni da esposizioni al campo elettrico si
possono avere solo per alcuni tipi di attività professionali.
L’intensità del campo magnetico è invece proporzionale alla quantità di corrente che
attraversa i conduttori che lo generano pertanto non è costante ma varia di momento
5
CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
in momento al variare della potenza assorbita (i consumi). A differenza del campo
elettrico, il campo magnetico non si può schermare, attraversa le pareti degli edifici
facendo risultare valori misurati al loro interno non troppo diversi da quelli rilevabili
all’esterno. Per questo motivo gli elettrodotti possono provocare danni se ci sono
soggetti sottoposti ad un'esposizione intensa. Entrambi i campi però sono decrescenti
all’aumentare della distanza.
Diagrammando i valori dei campi generati da una linea elettrica a 380 kV in funzione
delle distanze dall’asse linea si evidenziano, per il campo elettrico due massimi
all’incirca in corrispondenza delle fasi esterne, per il campo magnetico un massimo in
corrispondenza dell’asse della linea ed una rapida diminuzione per entrambi al
crescere della distanza. I valori numerici, per un assetto a doppia terna non
ottimizzata (fasi disposte normali: omologhe a facciate) di un elettrodotto aereo 380
kV I = 1000 A sono ricavabili dai diagrammi di fig.1.2 e 1.3
Fig 1.2: Andamento del campo elettrico al suolo in funzione della distanza dall’asse della
linea. Elettrodotto a 380 kV – doppia terna – conduttore trinato 31.5 mm.
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
Fig 1.3: Andamento dell’induzione magnetica al suolo in funzione della distanza dall’asse
della linea. Elettrodotto a 380 kV - doppia terna - conduttore trinato 31.5 mm
Nella figura 1.2 il campo elettrico raggiunge una intensità massima di circa 11000 V/m
se l’elettrodotto ha una altezza minima dal suolo di 8 m e una intensità minima di
circa 3700 V/m se l’altezza è 20 m. Nella figura 1.3 la componente orizzontale
dell’induzione magnetica raggiunge una intensità massima di circa 16.8 µT per
un’altezza minima dal suolo di 8 m e una intensità minima di circa 7 µT se l’altezza è
20 m.
Si ricorda che per i campi magnetici il limite massimo attualmente previsto dalla
legislazione italiana (D.P.C.M. 08/07/2003), di cui si parlerà più specificamente nei
prossimi paragrafi, è di 10 µΤ per le esposizioni prolungate “non inferiore a quattro ore
giornaliere”, che divengono 100 µΤ per le esposizioni più brevi. Per il campo elettrico
per entrambe le esposizioni vale 5000 V/m. Come si può osservare dai grafici
l’intensità dell’induzione magnetica B resta sotto i 10 µΤ solo se l’elettrodotto ha
un’altezza minima dal suolo di almeno 16 metri, altezza nettamente superiore agli
11.34 metri, considerata la minima altezza consentita dal D.M. 16/01/1991 su terreno
“popolato”. Per il campo elettrico ad una altezza di 12 metri dal suolo si raggiunge un
livello di intensità di circa 7200 V/m.
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
Nella tabella che segue vengono indicati i valori delle distanze, del campo elettrico e
del campo magnetico calcolati sulla corrente nominale per elettrodotti a 380 kV. Si
ricorda che la corrente nominale è il valore della corrente per la quale è stata costruita
la linea e corrisponde alla corrente che la linea può sopportare con continuità senza
problemi.
Tab 1.1: Intensità di campo magnetico e campo elettrico al variare della distanza
Elettrodotto 380 kV, 1500 A
Campo magnetico
(microtesla)
Distanza media
(metri)
Campo elettrico medio
(volt al metro)
5 24 1150
3,8 28 830
2 41 399
1 59 176
0,5 (bozza dpcm 11/99) 84 78
0,2 134 29
0,1 190 14
0,02 >200 <12
Elettrodotto 380 kV, 1000 A
Campo magnetico
(microtesla)
Distanza media
(metri)
1980
5 17 830
2,5 28 649
2 32 287
1 47 126
0,5 (bozza dpcm 11/99) 68 44
0,2 109 21
0,1 155 <12
0,02 >200 1980
Per ridurre il campo elettrico e magnetico ed eliminare l’impatto visivo delle linee
elettriche aeree una soluzione possibile è la loro sostituzione con cavi interrati. Infatti
le linee interrate, costituite da terne trifase con varie geometrie, danno luogo a campi
elettrici assai ridotti grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
del terreno. Al contrario, l’induzione magnetica, vista la minor efficacia di questo
effetto schermante, può risultare significativa in prossimità dei cavi, ma si attenua
rapidamente con la distanza. La figura 1.4 mostra il campo magnetico generato al
livello del suolo da un elettrodotto 380 kV doppia terna piana 790 A interrato ad una
profondità di 1.85 metri.
Fig.1.4: Profilo di campo magnetico prodotto da una linea elettrica interrata
Come si vede, il campo magnetico massimo (pari a circa 14.5 µT) è confrontabile con
quello dell’elettrodotto in aria, tenendo conto del diverso livello di corrente
trasportata; tuttavia esso presenta un abbattimento molto più rapido con la distanza
dall’asse della linea.
Le linee interrate presentano però una serie di inconvenienti che ne limitano la
maggiore diffusione rispetto a quelle aeree, prima di tutti il costo: a parità di
caratteristiche funzionali (tensione, portata, numero delle fasi, etc.), il cavo interrato
per linee ad alta tensione presenta attualmente un costo che, includendo i valori di
posa, può variare da 3 a 6 fino a 10 volte quello della linea aerea.
1.3 Campi elettromagnetici a bassa frequenza e salute pubblica
L’organizzazione Mondiale per la Sanità ha definito l’inquinamento elettromagnetico
una tra le quattro principali problematiche per l’uomo del 2000.
Negli ultimi 25 anni è emerso un crescente interesse scientifico per gli effetti biologici
dei campi elettromagnetici a bassa frequenza per la possibile interferenza di tali effetti
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
con la salute umana. Questi interessi erano sorti già negli anni 60 a seguito delle
segnalazioni da parte di Autori sovietici sull’insorgenza di sindromi neuro-asteniche,
disordini cardio-circolatori e intestinali e di alterazioni funzionali e maturative per
l’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza. Le ricerche degli Autori
sovietici non furono comunque successivamente confermate da altri lavori e solo negli
ultimi anni sono emerse pubblicazioni riportanti numerose correlazioni fra campi
elettromagnetici a bassa frequenza e danni per salute umana.
Fisicamente i campi elettrici e magnetici prodotti dagli elettrodotti possono essere
definiti radiazioni elettromagnetiche a frequenza estremamente bassa ELF (dall’inglese
Extremely Low Frequency). L’energia disponibile da parte delle radiazioni è
direttamente proporzionale alla frequenza e inversamente proporzionale alla lunghezza
d’onda: più è alta la frequenza e più corta la lunghezza d’onda, più è alta l’energia.
Vengono definite radiazioni e.m. non ionizzanti (o anche NIR da Non Ionizing
Radiation), quelle radiazioni la cui energia non è sufficiente ad estrarre elettroni da un
atomo o da una molecola. Esse sono così denominate per distinguerle dalle radiazioni
e.m. ionizzanti (raggi X e γ), la cui pericolosità è da tempo accertata in termini di
effetti cancerogeni. Convenzionalmente la radiazione e.m. corrispondente alla
lunghezza d’onda di 100 nm (pari ad una energia fotonica di 12 eV) è considerata
come linea di demarcazione tra radiazione ionizzante e non ionizzante.
I campi elettromagnetici a bassa frequenza hanno lunghezza d’onda ampia per cui la
loro energia non può determinare l’effetto di ionizzazione sopra ricordato.
Tab 1.2: Diversi tipi di campo all’aumentare della frequenza
Tipo di campo Frequenza Sorgente
Campo statico 0 Hz Corrente continua
Correnti alternate da 50 a 400 Hz Corrente alternata
Onde radio lunghe
Onde radio medie
da 30 a 300 kHz Antenne radio
Onde radio corte da 300 kHz a 3 MHz Antenne radio
Onde rado VHF (Very High
Frequency)
da 3 MHz a 30 MHz Antenne radio
Onde radio UHF da 30 MHz a 300 MHz Antenne radio Mf e Tv
Microonde da 300 MHz a 3 GHz Telefonia mobile e Tv
Infrarosso da 3 GHz a 300 GHz Satelliti, Radar
Luce visibile da 300 GHz a 410 THz Luce infrarossa
Ultravioletti da 410 THz a 750 THz Sole, lampadine
Raggi X da 750 THz a 30.000 THz Sole
Raggi gamma da 30.000 THz a 3 milioni di THz Tubi per raggi X
da 3 milioni di THz a 30 mila miliardi di
PHz
Acceleratori di
particelle
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
I campi elettromagnetici interagiscono con la materia attraverso i cosiddetti
“meccanismi di interazione“ cioè con una serie di fenomeni che sono strettamente
dipendenti dalle proprietà elettriche e magnetiche della materia e dalle caratteristiche
del campo. Ciò si verifica anche nel corpo umano quando è esposto a campi
elettromagnetici. In conseguenza dei meccanismi di interazioni, si determinano una
serie di effetti biologici alcuni dei quali possono causare un danno alla salute. Appare
quindi di fondamentale importanza la differenza tra l’effetto biologico e l’effetto di
danno alla salute provocato dalla esposizione umana ai campi elettromagnetici.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fornisce una chiara distinzione tra i due
effetti:
“Un effetto biologico si verifica quando l’esposizione alle onde elettromagnetiche
provoca qualche variazione fisiologica notevole o rilevabile in un sistema biologico. Un
effetto di danno alla salute si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori
dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta a qualche
condizione di danno alla salute“.
Gli effetti sanitari si distinguono, a loro volta, in acuti, per i quali è possibile
individuare un livello di soglia al di sotto del quale si ha la quasi certezza che l’effetto
non si produca, e a lungo termine per i quali questo livello di soglia non è
determinabile.
I possibili effetti dovuti all'esposizione ai campi elettromagnetici, vengono studiati con
metodi diversi. Per lo studio degli effetti sanitari sono fondamentali le indagini
epidemiologiche, ma vengono condotti anche studi sperimentali con ricerche in vitro
ed in vivo, valutazioni basate su modelli matematici o con l'uso di manichini di
adeguate proprietà chimiche e fisiche. Ciascuna di queste modalità di ricerca presenta
limiti e fornisce risposte parziali e non conclusive.
1.3.1 Studi sperimentali
Sono stati studiati i possibili effetti all'esposizione a campi elettromagnetici su
moltissimi sistemi biologici: sono state segnalate interazioni con il sistema
emopoietico, cardiovascolare, endocrino, immunitario, nervoso. Possibili interferenze
con i processi di differenziamento, crescita e sviluppo dell'organismo di tessuti ed
apparati sono stati evidenziati solo in seguito all'esposizione sperimentale a campi
creati artificialmente sia con sperimentazione in vitro che in vivo.
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CAPITOLO 1
GLI ELETTRODOTTI, LORO CARATTERISTICHE TECNICHE, LORO EFFETTI E NORMATIVE RELATIVE
Gli studi sperimentali in vitro sono fondamentali per la comprensione dei meccanismi
biologici a livello cellulare e molecolare coinvolti nell'interazione tra campi
elettromagnetici e sistemi viventi. É ad esempio dimostrato che l'esposizione a campi
elettromagnetici può alterare lo scambio dallo ione calcio attraverso la membrana
cellulare, modificando perciò la sua concentrazione intracellulare ed interferendo con i
processi di relazione tra cellule, il riconoscimento ed il differenziamento. Questi
fenomeni potrebbero essere correlati con l'ipotetica azione cancerogena.
Un altro meccanismo biologico che potrebbe avere un ruolo significativo nei fenomeni
di cancerogenesi coinvolge la melatonina, ormone prodotto dall'epifisi in relazione al
ciclo giorno-notte. É stata più volte osservata nell'uomo un'associazione tra secrezione
di melatonina e cancro, in particolare mammario e prostatico: i livelli ematici di
melatonina tendono a diminuire in alcuni casi di cancro, mentre aumentano in seguito
ad alcuni tipi di chemioterapia. Alcuni dati indicano che la melatonina potrebbe inibire
la crescita di tumori, ma la sua produzione potrebbe essere a sua volta modificata da
esposizione ai campi ELF.
Al momento i risultati sperimentali ottenuti in vitro non permettono tuttavia di
attribuire "plausibilità biologica" agli ipotizzati fenomeni di carcinogenesi. Ricordiamo
che la carcinogenesi viene descritta come un fenomeno composto di due fasi. La prima
("iniziazione") coinvolgerebbe direttamente il materiale genetico (DNA), ma non
consisterebbe ancora in un vero fenomeno neoplastico in quanto ne mancano le
tipiche manifestazioni. Occorre infatti l'azione successiva di un "agente promotore" di
varia natura avente scarsissime o nulle proprietà cancerogene in sé, ma in grado di
"promuovere" lo sviluppo in senso tumorale di cellule precedentemente iniziate. Si può
ritenere che i campi ELF, se venisse dimostrata l'associazione con qualche tipo di
tumore, non agiscano come iniziatori ma come promotori del fenomeno.
1.3.2 Studi epidemiologici
Gli studi epidemiologici hanno lo scopo di stabilire a posteriori il collegamento causale
tra le patologie (p. es. la leucemia nei bambini) e l’esposizione cronica abitativa a
campi elettromagnetici per verificare la differenza che esiste con gruppi di controllo. Il
peso delle valutazioni epidemiologiche dipende dal numero dei casi analizzati. E’
12