L’UMANESIMO LIBERALE DI WILHELM RÖPKE Premessa
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“Si può dire che non ci sia, in economia,
nessun giudizio errato, dal quale
non si possa tuttavia
distillare una goccia di verità.”
(W. Röpke)
PREMESSA
L’obiettivo di questa tesi è di analizzare l’umanesimo liberale di
Wilhelm Röpke attraverso le sue opere e prendere in considerazione
l’attualità della sua teoria per un nuovo modo di fare politica economica.
Wilhelm Röpke è stato una figura di spicco del panorama
intellettuale del XX secolo in Europa. Un uomo che ha giocato un ruolo
fondamentale nella ricostruzione della Germania dalle ceneri della seconda
guerra mondiale, ma che è ancora troppo poco conosciuto. Attraverso le
sue opere ha contribuito alla crescita della cultura europea in campo
politico, economico e sociale.
La tesi è incentrata sui principi e sulle teorie sviluppati da Röpke ed
inizia con una presentazione del quadro storico del liberalismo e il contesto
economico e sociale alla fine del ventesimo secolo. I momenti storici più
rilevanti del periodo di riferimento sono costituiti dalla prima guerra
mondiale, la crisi economica degli anni ’30, la nascita di movimenti
nazionalistici e socialisti, la seconda guerra mondiale, il secondo
dopoguerra.
Oltre cinquanta anni fa Röpke avvertiva il mondo occidentale sui
pericoli rappresentati dalla cultura di massa, dall’anteporre la ricerca del
vantaggio economico all’anima dell’uomo, trascurando l’aspetto etico e
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morale, dal sacrificare la dignità dell’uomo sull’altare dell’efficienza e dalla
strumentalizzazione dei media per la diffusione di una propaganda politica
ed economica volta a dirigere e controllare le masse.
Il lavoro è diviso in quattro capitoli. Il primo capitolo presenta le
origini dell’umanesimo liberale, si richiamano le radici comuni con la scuola
storica del liberalismo di Adam Smith e Alexis de Tocqueville fino
all’Ordoliberalismo, nato come filosofia alternativa alla teoria liberale
classica, ad opera delle scuole di economia austriaca e friburghese,
rappresentate da eminenti intellettuali come Walter Euken
1
, Friedrich von
Hayek, Ludwig von Mises, Eugen von Böhm-Bawerk
2
, Alexander Rüstow e
Wilhelm Röpke. Il capitolo è incentrato sulle temperie che hanno condotto
alla nascita dell’umanesimo liberale e sottolinea il valore di questo nascente
modello economico rapportato appunto alle condizioni storico-economiche
di riferimento.
Il secondo capitolo è dedicato a Wilhelm Röpke, presentato
attraverso la biografia personale, l’esperienza di vita, la formazione, le sue
aspirazioni e le difficili scelte che ha dovuto operare per restare coerente
con le sue convinzioni. Una sezione a parte è dedicata alla presentazione
delle sue numerose opere che hanno lasciato un profondo segno dal punto
di vista intellettuale ed economico. L’ultima parte del capitolo è dedicata al
pensiero di Röpke, perno della sua attività intellettuale di fine economista e
sociologo. Incontriamo in questa sezione i concetti alla base della sua “terza
via” espressi attraverso termini intercambiabili, osmotici, interdipendenti.
Questi concetti sono universali: libertà, democrazia, economia di mercato,
società, etica, Stato, verità; tutti vivono nell’interdipendenza dei significati che
ciascuno contiene e propone.
1
Walter Eucken (1891-1950) è stato un economista tedesco e uno dei padri dell’ordoliberalismo e della
rivista “Ordo”.
2
Eugen Ritter von Böhm-Bawerk (1851-1914) è stato un economista austriaco, esponente fondamentale
della scuola austriaca, considerato, con Carl Menger e Friedrich von Wieser, uno dei padri della scuola.
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Nel terzo capitolo viene affrontata la teoria politico-economica
conosciuta come ordoliberalismo, si esaminano i presupposti teorici e i
contenuti del programma di politica economica degli ordoliberali e si
evidenziano gli aspetti di novità di questa scuola di pensiero. Una prima
sezione è dedicata alla crisi della società contemporanea, all’ascesa del
partito nazionalsocialista e alla diffusione del socialismo e del comunismo.
Segue la sezione dedicata alla Scuola di Friburgo e alla nascita
dell’ordoliberalismo, che ha contribuito in modo sostanziale all’evoluzione
della teoria economica nota come “economia sociale di mercato”, definita
anche “economia delle regole”. Questa teoria rappresenta il punto
d’incontro, tra l’economia e il diritto, per dare forma ad una “costituzione
economica” che lo Stato stesso pone in essere, estranea però a qualsiasi
forma di pianificazione economica centralizzata o di politica statale
interventista.
Il quarto ed ultimo capitolo, affronta ed espone la teoria röpkiana
della “terza via” dell’economia sociale di mercato, la Soziale Marktwirtschaft,
che delinea i principi di un “umanesimo economico liberale”, avendo il
merito di inserire l’etica e l’aspetto morale nel contesto dell’economia di
mercato nel quale lo Stato svolge una funzione garantista nei confronti del
libero mercato. Röpke inoltre dimostra un profondo convincimento in
ordine all’affinità ideale tra liberalismo e cristianesimo. Attraverso un’analisi
intorno ai principi guida della teoria di Röpke e del rapporto che intercorre
tra attività economica e contesto sociale, si evidenziano le caratteristiche del
mercato quale sistema di relazioni che necessita di essere organizzato
giuridicamente dallo Stato. L’economia sociale di mercato röpkiana si
distingue per aver posto l’accento sul grado di conformità dell’intervento
dello Stato che non dovrebbe, in alcun modo, modificare i risultati che
provengono dai processi del mercato libero.
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Il capitolo comprende altre tre sezioni dedicate ciascuna all’influenza
della teoria di Wilhelm Röpke in Germania, Italia ed Europa, indicando i
maggiori e più autorevoli interpreti della sua “terza via”. Cominciando con
Konrad Adenauer ed Ludwig Erhard in Germania, Luigi Einaudi,
Guglielmo Ferrero e don Luigi Sturzo in Italia, fino ai rappresentanti
dell’Europa di oggi. Sono ricordati anche personaggi come John Maynard
Keynes e Benedetto Croce, collocati in posizioni critiche rispetto a quella di
Röpke.
Una sezione a parte è dedicata ai presupposti, pregi e limiti
dell’economia sociale di mercato. Si evidenziano i limiti intrinseci ed
estrinsechi all’economica sociale di mercato, indicando le sue qualità che
rappresentano anche i suoi limiti. Sono prese in considerazione le
problematiche inerenti alla corretta interpretazione dell’economia di
mercato seguendo il pensiero di Wilhelm Röpke: in questa sezione vengono
analizzate le meccaniche che guidano il processo economico, evidenziando i
fattori che ne condizionano o favoriscono il suo funzionamento, da
ricercarsi nei fattori stessi dell’economia sociale di mercato. Se la libertà è la
condizione di partenza, la proprietà privata e la libera iniziativa la
completano. In particolare si sottolineano il ruolo della concorrenza come
elemento stimolante e regolatore, la necessità dell’etica e della morale per il
processo economico e i pericoli rappresentati dal socialismo, collettivismo,
monopoli e inflazione.
Vi è in Röpke la costante esigenza di esplicitare i fondamenti del
proprio ragionamento e di rapportarlo a situazioni concretamente
identificabili. Questa impostazione è ben presente anche nelle sue riflessioni
di cui si occupa questa tesi. In questa ottica i capitoli riprendono citazioni
dell’autore e di altri intellettuali che hanno trattato l’argomento, per meglio
illustrare e sostenere i concetti analizzati nella tesi. L’esigenza nasce dalla
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necessità di utilizzare lo sguardo d’insieme, anche se una prospettiva ampia
non rende la complessità e le varie sfaccettature della questione.
L’ultima parte della tesi è costituita dalle conclusioni emerse nello
svolgimento della tesi stessa e da alcune brevi considerazioni personali
sull’argomento trattato e sulla personalità di Röpke. La tesi non ha la
finalità di essere esaustiva, ma vuole fornire un quadro sull’economia
sociale di mercato attraverso l’umanesimo liberale dell’autore. Ho cercato di
trovare un compromesso fra la dimensione teorica e pratica, inserendo le
esperienze, e l’interpretazione della “terza via” nel contesto storico, che
costituiscono il punto di riferimento per l’analisi della teoria economica di
Röpke. Per questo motivo ho riservato particolare attenzione alle opinioni
espresse anche da altri autori.
L’intero impianto della tesi ha come obiettivo la ricostruzione dei
contenuti dell’umanesimo liberale di Wilhelm Röpke che, attraverso il suo
lavoro, ha proposto un approccio alternativo al mercato, con esempi di
applicabilità in vari paesi europei, dimostrandone l’attualità.
La gran parte della tesi è dedicata proprio alle verità espresse da
Röpke, perché, come ho cercato di far emergere in queste pagine, il suo
contributo è molto importante e richiederebbe una maggiore attenzione.
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“Che l’economia si adatti all’uomo.
E non viceversa.”
(W. Röpke)
Capitolo Primo – ORIGINI DELL’UMANESIMO
LIBERALE
Prima di parlare dell’umanesimo liberale ritengo opportuno accennare
brevemente al liberalismo e alla temperie storica e sociale per meglio
contestualizzare le sue origini. Il liberalismo
3
è l’atteggiamento e la dottrina
che sostiene la libertà dell’individuo e della coscienza. Il modello economico
liberale si basa sulla concorrenza e sull’iniziativa individuale, riconosce la
centralità del lavoro e fa riferimento a un codice morale ben definito, quello di
Adam Smith
4
, padre nobile del liberalismo.
Il bagaglio teorico del liberalismo è formato da concezioni filosofiche,
giuridiche ed economiche espresse da pensatori, i quali avevano a cuore
l’esigenza di libertà, ma che non definivano sé stessi liberali perché ancora il
liberalismo, come concezione generale, non era stato definito. Tra i precursori
del liberalismo più significativi vorrei ricordare John Locke
5
, Charles-Louis de
Secondat, barone di Montesquieu
6
, Adam Smith, Immanuel Kant
7
.
3
Liberalismo: il termine, comparso nella lingua italiana durante la Restaurazione, può essere applicato a
diversi ambiti della vita sociale, quali la politica, l’economia, la filosofia, la religione
4
Adam Smith (1723-1790)
5
John Locke (1632-1704)
6
Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu (1689-1755)
7
Immanuel Kant (1724-1804)
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L’introduzione del liberalismo nel XVIII secolo, scriveva Alexander
Rüstow
8
nel 1945, fu accompagnata dalla speranza di un grande sviluppo
economico e di un’accresciuta armonia fra i contrapposti interessi sociali. Ma
solo la prima delle previsioni si è avverata e
“[…] l’eccezionale sviluppo dell’economia nel XIX secolo fu
accompagnato da un altrettanto eccezionale acutizzarsi dei
conflitti politici e sociali. [...] L’esperimento del liberalismo venne
percepito come un catastrofico fallimento, anche e proprio dai
sostenitori di questa teoria, tanto che spesso ‘liberale’ è divenuto
addirittura un insulto e, in ogni caso, sta ad indicare qualcosa di
completamente finito, su cui non c’è più da discutere.”
9
L’eccessiva libertà del mercato ha portato al crollo. Sino al secondo
dopoguerra, i ‘neoliberali’ erano coloro che reagivano agli eccessi del
liberalismo classico sostenendo l’idea di una legislazione sociale e un
intervento regolatore dello Stato molto moderato. A seguito dello sviluppo
industriale del XIX secolo, si era venuto a creare una massa proletaria
diseredata che diventa la mira del progetto politico riformista della
socialdemocrazia e, nello stesso tempo, dell’incitamento rivoluzionario del
comunismo. I due movimenti politici erano ovviamente destinati a entrare in
conflitto, perché i comunisti sostenevano l’abolizione della proprietà privata –
attraverso la rivoluzione –, mentre i socialisti miravano a correggerne gli
eccessi individualisti – attraverso la riforma sociale – .
Risulta evidente che il liberalismo è la teoria politica e la filosofia della
libertà. Esso è considerato una forma di umanesimo grazie a una specifica
finalità che lo caratterizza: la volontà di tutelare e valorizzare la dimensione del
8
Alexander Rüstow (1885-1963) è stato un sociologo ed economista tedesco, inventore del termine
neoliberalismo, uno dei padri dell’«economia sociale di mercato» che hanno plasmato l’economia della Germania
del secondo dopoguerra.
9
A. Rüstow – Das Versagen des Wirtschaftsliberalismus als religionsgeschichtliches Problem, Istanbul, 1945
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singolo individuo nel contesto dell’organizzazione sociale. La libertà accresce
il proprio valore quando riconosce l’esigenza di un altro valore, altrettanto
fondamentale, quello della verità.
Bisogna anche ricordare che, in Germania, già dal ‘700 esisteva una
tradizione di economisti attenti alla pace sociale che fu continuata da
successivi movimenti alla fine del XIX secolo, contrari al liberalismo
10
, dai
riformisti sociali che, all’epoca, venivano chiamati “socialisti di cattedra”
11
.
Sono due i momenti più importanti della storia contemporanea che
hanno profondamente segnato l’intera umanità e che hanno influenzato e,
talvolta condizionato, gli aspetti sociali, politici, economici, culturali di
ciascuno di essi.
Dopo la sconfitta tedesca della prima guerra mondiale, nasce la
Repubblica di Weimar
12
, il primo tentativo di stabilire una democrazia liberale
in un’epoca di grande tensione e di conflitto interno, che si concluse con
l’ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito Nazionalsocialista nel 1933
13
e
l’inizio del Terzo Reich.
Ma, la Repubblica di Weimar ebbe alcuni tra i più gravi problemi
economici mai sperimentati nella storia di una democrazia occidentale che si
possono raggruppare in tre correnti principali di seguito sviluppate: ragioni
economiche, istituzionali e personali. Un’iperinflazione in continua crescita, la
massiccia disoccupazione e il grave abbassamento della qualità della vita, a
10
Lorenz von Stein (1815-1890), Johann Karl Rodbertus (1805-1875)
11
I rappresentanti più importanti furono: Adolph Heinrich Gotthilf Wagner (1835-1917), Gustav von
Schmoller (1838-1917), Lujo Brentano (1844-1931) e Albert Eberhard Friedrich Schäffle (1831-1903).
12
Repubblica di Weimar (1919-1933) prende il nome dalla città di Weimar, dove si tenne un’assemblea
nazionale per redigere una nuova costituzione.
13
Il Partito Nazionalsocialista rappresentò il maggior beneficiario della crisi politica - economica che
attanagliò tutto il periodo di durata della Repubblica di Weimar. Anche se tecnicamente, la costituzione del
1919 non venne mai revocata interamente fino a dopo la seconda guerra mondiale, le misure legali prese dal
governo nazista nel 1933, che sono comunemente conosciute come Gleichschaltung, in effetti distrussero tutti i
meccanismi forniti da un normale sistema democratico, è quindi comune segnare il 1933 come la fine della
Repubblica di Weimar.
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confronto con il periodo precedente alla prima guerra mondiale, furono i
fattori principali del collasso.
Con la Grande depressione degli anni trenta questi fattori si
accentuarono. A tutto questo si aggiungono la debolezza delle istituzioni e le
visioni personalistiche dei governanti della Repubblica di Weimar.
Il liberalismo non è però riuscito ad imporsi come prassi politica e a
nulla servi il tentativo di Ludwig van Mises
14
di sfondare il blocco economico,
politico, culturale e sociale del liberalismo tedesco con la pubblicazione, nel
1919, della sua Nation, Staat und Wirtschaft che rappresentava un notevole
contributo scientifico all’elaborazione di una teoria del liberalismo che lo
allontanasse dalle tentazioni nazionalsocialiste. Nel clima culturale dell’epoca,
le forze liberali si dimostrarono molto deboli rispetto alle tentazioni dello
statalismo autoritario della Repubblica di Weimar che rappresentava, allo
stesso tempo, la ricerca e il fallimento di una soluzione alla
“[…] domanda fondamentale del sistema liberale; come potesse
cioè formarsi nella lotta di opposte correnti di fede e di pensiero,
ciascuna delle quali intendeva avere il monopolio della verità,
quella cooperazione che rende possibile la continuazione dello
sviluppo sia lo smascheramento dell’ultima fede come non-
verità.”
15
come lo ha delineato molto chiaramente Ernst Nolte
16
.
Ma il libro di Ludwig von Mises non ebbe il successo che l’autore si
augurava e lo possiamo leggere dalle sue stesse parole:
14
Ludwig von Mises (1881-1973) è stato un economista austriaco naturalizzato statunitense, tra i più influenti
della scuola austriaca, nonché uno dei padri spirituali del moderno libertarismo; definito l’incontrastato
decano della scuola austriaca economica, in suo onore è nato il Ludwig von Mises Institute.
15
E. Nolte – La crisi dei regimi liberali e i movimenti fascisti, il Mulino, Bologna, 1970
16
Ernst Nolte (1923) è uno storico e filosofo tedesco, attualmente è professore emerito di storia
contemporanea alla Freie Universität di Berlino. La sua opera di storico è dedicata principalmente all’analisi dei
grandi fenomeni ideologico-totalitari del XX secolo, il comunismo ed il fascismo.
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“Un libro scientifico con un disegno politico. Si trattò di un
tentativo di alienare i sentimenti del popolo tedesco e austriaco
dalle idee nazional-socialiste e di raccomandare la ricostruzione
sula base di una politica liberal-democratica. Il libro non riscosse
nessuna attenzione, e pochi lo lessero. So, però, che sarà letto in
futuro. I pochi amici che lo stanno ora leggendo non ne
dubitano.”
17
Questo insuccesso rientra “nell’accentuato pluralismo culturale, sociale
e politico della Repubblica di Weimar.” Le stesse critiche vengono anche da
Max Weber
18
che punta il dito contro la mancata educazione alla problematica
del pluralismo della classe politica tedesca e scrive:
“La nazione fu disabituata da quella positiva cooperazione al
proprio destino politico per mezzo dei suoi rappresentanti
effettivi, la quale soltanto rende possibile l’educazione del
giudizio politico.”
19
La mentalità e la realtà tedesca dell’epoca si caratterizzava per la
monopolizzazione dei processi decisionali della politica, non era in grado di
accettare i principi di concorrenza e l’idea di libertà, perciò non poteva
nemmeno accettare un parlamentarismo liberale.
Le parole di Benedetto Croce
20
lo descrivono bene in questo passaggio:
“La scarsa e dubbia tradizione di libertà nella vita germanica, la
poca vivezza nel sentimento di essa e la disposizione alla
sudditanza la lasciavano schiacciare sotto l’idea dello Stato, una
17
L. van Mises, Notes and Recollections, Libertarians Press, South Holland, 1978
18
Maximilian Carl Emil Weber (1864-1920) è stato un economista, sociologo, filosofo e storico tedesco.È
considerato uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione.
Personaggio influente nella politica tedesca del suo tempo, fu consigliere dei negoziatori tedeschi durante il
Trattato di Versailles (1919) e della commissione incaricata di redigere la Costituzione di Weimar.
19
M. C. E. Weber – Parlament und Regierung im neugeordneten Deutschland (1918), Laterza, Bari, 1919
20
Benedetto Croce (1866-1952) è stato un filosofo, storico, scrittore e politico italiano, principale ideologo del
liberalismo novecentesco italiano e “rifondatore” del Partito Liberale.
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sorta di astrazione personificata con attributi e atteggiamenti da
nome giudaico.”
21
Il ricordo degli orrori della Prima grande guerra non erano stati ancora
del tutto dimenticati quando la grave crisi economica degli anni ‘30 coinvolse
tutte le principali nazioni, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia, Germania,
Russia e Giappone. Le grandi potenze dell’epoca, colpite dalla crisi con effetti
differenti, attraversano problemi sociali, politici e di alleanze, che le avrebbero
portate al finale, dove si sarebbero trovate in una guerra mondiale ancora più
letale della precedente. La depressione economica quindi del 1929 in America,
si concretizzò nella rovina di investitori grandi e piccoli, e in una crescita
vertiginosa della disoccupazione e della miseria in un paese che aveva sempre
creduto nel progresso e nel miglioramento dello stile di vita.
In Europa la ricostruzione dopo la Prima guerra è fortemente rallentata
dagli effetti della crisi americana, mentre la Spagna è in piena Guerra civile, in
Germania il partito nazista ottiene alle elezioni la maggioranza relativa. Poco
dopo, Adolf Hitler sale al potere, dando inizio al Terzo Reich.
In questo contesto si sviluppa tra Austria e Germania degli anni Trenta
l’Ordoliberalismo, una scuola di pensiero economico che cerca di ripensare il
liberalismo, nel contesto della grande crisi, alla luce di un ruolo attivo dello
Stato e del rifiuto dell’autoregolazione del mercato. L’ordoliberalismo era la
risposta alla profonda crisi economico-politica del momento e ha dato origine
all’economia sociale di mercato. Bisogna ricordare che il liberalismo, in
Germania, non si era imposto come prassi politica, a differenza di quanto è
successo in Francia e in Inghilterra.
Ma per collocare meglio la figura di Röpke all’interno del liberalismo
riporto quanto Erik-Maria von Kuehnelt-Leddihn
22
scriveva in uno dei suoi
articoli
23
:
21
B. Croce – Principio, ideale, teoria. A proposito della teoria filosofica della libertà, Laterza, Bari, 1941