Tesi di Laurea ―L’Italia di Francesco Crispi . La riforma dei Comuni e delle Province‖ – Laureando Domenico La Barbera
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INTRODUZIONE
Alla fine del XIX secolo, con i governi di Francesco Crispi, la
pubblica amministrazione fu colpita da un processo di innovazione
legislativa di vasta portata, paragonabile per ampiezza e profondità, solo a
quello avviato con l’unificazione amministrativa del 1865. Molte delle
scelte normative ed organizzative allora compiute, si riflettono ancora
sull’attuale sistema (Sanità, Sindaci, Presidenti delle Province, Opere Pie).
La sovranità dello Stato, in quanto autorità assoluta, accompagnata da
un governo forte ed autoritario, nell’ambito degli equilibri politici assicurati
dalla monarchia parlamentare garante dell’unità e la ―subordinazione
incondizionata‖ di ogni interesse particolare agli interessi della collettività
sembrano costituire le premesse, se non le componenti essenziali,
dell’azione riformatrice di Crispi.
1
Nella mia tesi ho voluto analizzare una delle fasi dell’attività
legislativa e politica posta in essere da Francesco Crispi durante il suo
primo ministero (1887-1891) e in modo particolare la riforma dei cosiddetti
Enti Locali cioè i Comuni e le Province.
Tale riforma, intervenuta a disciplinare ulteriormente l’attività
amministrativa, rappresenta, a mio parere, una tappa importante nella storia
delle istituzioni amministrative italiane. Essa, infatti, ha sostanzialmente
inteso coniugare l’allargamento della partecipazione politica, introducendo
alcuni principi democratici e autonomistici (ad esempio l’estensione
dell’elettorato amministrativo e l’elettività dei sindaci), con l’aumento dei
controlli sull’attività degli enti locali mediante l’istituzione della Giunta
provinciale
1
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 239.
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amministrativa (GPA)
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, tale riforma è inoltre intervenuta in un momento
fondamentale dell’unificazione dello stato italiano e del consolidamento del
regime a seguito all’unificazione avvenuta quasi un ventennio prima
(1860).
3
Quando, nel Novembre del 1889, a seguito della nuova legge, sono
indette le prime elezioni amministrative a suffragio allargato, si procede a
una revisione generale delle liste elettorali. La nuova normativa, infatti,
vede nella «capacità», identificata sostanzialmente nell’alfabetismo, un
requisito cruciale e determinante.
Con la Legge n° 2248, la prima Legge che affronta il tema del
decentramento amministrativo che riguarda il neo stato italiano, è attuata
l'unificazione e la centralizzazione amministrativa del Regno.
Essa con i cinque allegati (A, B, C, D, E) ridefinisce, l'ordinamento
su: prefetture, comuni e province, pubblica sicurezza, sanità e lavori
pubblici. L’allegato che ha disciplinato la materia elettorale è l’allegato A.
Ma ad alcuni legislatori e in particolare a Crispi, tale ordinamento
appariva vistosamente accentrato. Infatti erano argomenti di critiche e
discussioni varie la ristrettezza numerica dell’elettorato, la nomina regia del
sindaco, la presidenza della deputazione provinciale riservata al prefetto, le
difficoltà poste alle convocazioni straordinarie dei consigli, la durata
limitata dello loro sessioni, la scarsa pubblicità dei lavori, ―favoritismo di
pratiche trasformiste‖, varie norme che intralciavano l’attività dei consigli.
4
Con l’approvazione della Legge la legge 30 Dicembre 1888 n° 5865 e con
il relativo T.U. n° 5921 del 10 Febbraio 1889, si è proceduto quindi ad
applicare un tradizionale sistema di ―pesi e contrappesi‖ tra libertà e
2
G. Astuto, L’amministrazione italiana. Dal centralismo napoleonico al federalismo amministrativo,
Carocci, Roma, 2009, p. 115.
3
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, cit., p. 207.
4
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, cit., pp.253-254.
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controlli che era stato sperimentato, in connessione con il processo di
allargamento del suffragio, in altri contesti nazionali.
La Legge frena, per qualche tempo, il dibattito sul decentramento
amministrativo cominciato prima della formazione dello Stato (cioè prima
del 1860) e considerato impossibile a causa di una diffusa sfiducia nelle
capacità degli enti locali, soprattutto del Mezzogiorno.
Infatti in più di vent’anni, il sistema in vigore sin dal 1865 era stato
criticato in tutte le sedi e in tutti i modi possibili.
5
La ―codificazione crispina‖ fornisce, inoltre, la struttura
amministrativa non più seriamente messa in discussione, entro la quale si
svolgeranno sino al fascismo ed anche oltre, i rapporti sociali e politici del
paese. Il vasto dibattito storiografico, che ha animato gli anni
dell’unificazione, non ha coinvolto il periodo successivo e risulta
completamente assente durante ―il periodo crispino‖. Infatti, ―Il Mancato
approfondimento di temi di storia delle istituzioni – spesso confinati nel
settore delle <<storie speciali>> - per gli ultimi decenni del secolo riflette
quindi anche la mancanza – a livello di storia generale – di ipotesi
convincenti sull’intero periodo.‖
6
Altresì, è importante riconoscere che nella storia delle istituzioni
amministrative italiane, le varie leggi crispine chiudono il ventennale
dibattito storiografico sulle forme, i modi ed i significati dell’unificazione
amministrativa e costituiscono, in alcuni casi, la conclusione di un percorso,
iniziato con l’unificazione del Regno e la nascita dello Stato italiano, a
seguito dei tanti discussi allegati alla Legge comunale e provinciale del 20
marzo 1865.
7
5
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, cit., p. 252.
6
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, cit., p. 208.
7
R. Romanelli, Il Comando Impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, cit., p. 207.
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Certo il successo delle azioni riformatrici di Crispi fu reso possibile
soprattutto dalla sostanziale compattezza della classe dirigente, che
momentaneamente si realizzò attorno a Crispi stesso. Egli con il suo
autoritarismo garantì una direzione energica ed efficiente della cosa
pubblica, essendosi posto come modello la Germania di Bismarck, per la
quale Crispi mostrava un’ammirazione più volte ostentata.
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8
F. Della Peruta, Storia dell’Ottocento – “Dalla Restaurazione alla “Belle Epoque”, Le Monnier, Firenze
1992, pp. 450-451.
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1° CAPITOLO: FRANCESCO CRISPI
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1.1 CRISPI – L’uomo e lo statista
1818 - Il 4 ottobre nasce in Ribera (detta allora Girgenti) in provincia di
Agrigento da Tommaso e Giuseppina Genova. Il padre, la cui famiglia è di
origine greco-albanese, aveva barattato gli studi, per i quali era negato, col
commercio, specialmente di generi alimentari ed era riuscito a procacciarsi
una notevole agiatezza bastevole alle esigenze della famiglia.
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1828 - Entra nel seminario Greco-albanese dì Palermo retto dal congiunto
monsignor Giuseppe Crispi, per essere avviato al sacerdozio. Ma Crispi ha
vita difficile fino a quando viene escluso per un anno dagli esercizi
spirituali. La risposta ―Perché le immagini sono stupide superstizioni‖ è
quella che diede al suo rifiuto di piegare la testa davanti ad un’immagine
sacra.
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1933 - Entra all’Università di Palermo presso la facoltà di Giurisprudenza.
La scelta non è casuale, ma corrisponde perfettamente alla sua indole
nativa, alle sue qualità intellettive e alla sua vera vocazione.
11
Prende
alloggio presso la famiglia D’Angelo e si innamora di Rosina, una delle due
figlie.
1836 - Questa è la data che alcuni storici collocano il conseguimento della
laurea da parte di Crispi che in realtà avverrà soltanto nel 1843.
12
1840 - In Estate sposa Rosina D’Angelo dalla quale ha una figlia, ma il suo
è un matrimonio sfortunato. Dopo qualche anno rimane vedovo e dopo
poco gli muore anche la figlia.
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9
A. Gustarelli Francesco Crispi, Vallardi Milano 1944, p. 1.
10
S. Romano. Crispi,Bompiani Milano 1986, p. 21.
11
A. Gustarelli Francesco Crispi, cit., p. 2.
12
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, Editori La terza, Roma 2000, p. 36.
13
Romano S. Crispi, cit., p. 24.
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1843-1844 - Entra in magistratura, ma si pone in contrasto con il suo diretto
superiore Filippo Craxi, procuratore generale presso la Corte di Cassazione
di Palermo e dà le dimissioni. Crispi si trasferisce a Napoli per darsi
all’avvocatura riscuotendo molto successo. Diventa cospiratore. Prende
parte alla sommossa calabrese e aderisce a un ―Comitato siculo-napoletano‖
di cui tra i fondatori vi è Carlo Poerio assieme ad altri che vogliono la
cacciata dei Borboni. Dovendo viaggiare frequentemente per i suoi impegni
professionali, Crispi prende contatto con la dura realtà del governo
borbonico. Si sente ormai un convinto mazziniano. Gli aderenti al comitato
antiborbonico finiscono in gran parte arrestati, ma Crispi riesce
romanzescamente a fuggire.
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1848 - Annunciata dal malcontento e da manifestazioni che chiamano i
cittadini alla rivolta, il 12 Gennaio esplode a Palermo l’insurrezione. La
mattina del 14 Crispi, che si trovava a Napoli sbarca in città. Viene subito
chiamato, come addetto alla difesa con il compito di provvedere soprattutto
alla preparazione e alla costruzione delle barricate,
15
a far parte del
Comitato generale rivoluzionario, dove è presente La Masa. Nello stesso
mese l’esercito borbonico sì arrende. Palermo è libera. Il 25 marzo si
inaugurano i lavori del Parlamento siciliano. Crispi siede alla Camera dei
Comuni come deputato eletto dal suo paese nativo (l’altra Camera è quella
dei Pari, per metà ereditaria, dove siede, come Vescovo, il suo congiunto
Monsignor Crispi).
16
Collaborato da Paolo Morello, Leonardo Vico, Filippo
Cordova, Salvatore Chindemi e Giuseppe Silvestri, fonda a Palermo
―L’Apostolato‖, definito uno dei giornali più coraggiosi e rivoluzionari
dell’epoca. Crispi scrive‖Il nostro scopo è quello di segnare il cammino
da seguire nel grande movimento della civiltà con l’idea di diffondere la
14
Romano S. Crispi, cit., pp.23-26.
15
Duggan C. Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 61.
16
Duggan C. Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 67.
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luce della redenzione; predicare la fratellanza evangelica degli uomini e dei
popoli, fondata sulla Libertà, sull’eguaglianza, sulla giustizia.
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Nello stesso anno il re Carlo Alberto concede lo Statuto al Regno di
Sardegna, cioè la Legge fondamentale del Regno che lo diventerà anche per
l’Italia sino al 1948.
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1849 - Dopo aver sottoposto Messina ad un terribile bombardamento e
dopo averla conquistata, Ferdinando che ha inviato nell’isola un esercito
con a capo il generale Carlo Filangeri, si appresta a riconquistare le altre
città siciliane. Alla proposta di armistizio il Parlamento siciliano risponde
con un netto rifiuto, ma anche con una difesa disordinata. Nei giorni dettati
dalla massima confusione, il Presidente Ruggero Settimo rinuncia al
potere. Crispi, non sempre ascoltato, si batte tenacemente per cercare di
organizzare un ultimo tentativo di difesa con un’adeguata organizzazione
militare. Il popolo non si arrende e combatte per le strade di Palermo. Il
15 Maggio il generale Filangeri entra in una città silenziosa.
Crispi, considerato anche da Filangeri ―un tremendo
rivoluzionario‖
19
è costretto all’esilio. Vaga fra Marsiglia e Nizza e si
sposta a Torino dove collabora con Carlo Cattaneo e Lorenzo Valerio.
Conduce una vita grama facendo il pubblicista e stampando fra l’altro ―Gli
ultimi casi della rivoluzione siciliana‖, un volumetto dove egli si occupa
particolarmente, della parte riguardante le vicende siciliane. Ma l’iniziativa
non ha fortuna, anzi peggiora la sua situazione finanziaria. Si parla anche
di una sua probabile moglie o convivente: Felicita Vella.
20
17
T. Mirabella, Il giornalismo siciliano dell’Otto Novecento. Storia della Sicilia, S.E.Storia di Napoli e
del Mezzogiorno Continentale, 1977, p. 303.
18
D. Mack Smith, Storia d’Italia , vol. I, Universale La Terza, Roma-Bari 1979, p. 49.
19
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 128.
20
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 84.
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1850 - Crispi si allontana dalle idee separatiste a favore di quelle unitarie, e
sposa sempre più le idee di Giuseppe Mazzini a proposito di uno stato
unitario e federale. Purtroppo, a causa di un suo errore che non accetterà
mai, fa arrestare Francesco D’Onofrio, un avvocato palermitano membro di
un comitato segreto antiborbonico.
21
1852 - E’ l’anno dove Crispi soffre molto la sua condizione di miseria.
Conosce Don Giovanni Bosco e, a volte, si reca, all’oratorio a mangiare con
lui. Cerca di trovare lavoro come Segretario comunale, ma non vi riesce.
Con Don Bosco si rincontrerà quando Crispi diventerà Ministro
dell’Interno.
22
1853 - Il 6 Febbraio a Milano i cospiratori mazziniani fanno scoppiare dei
moti, ma l’Austria li soffoca con durezza. Cavour, che non vuole
complicazioni, decide di porre sotto duro controllo gli emigrati politici
rifugiatisi a Torino, procedendo a molti arresti. Il 7 marzo viene portato in
prigione anche l’incolpevole Crispi.
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Espulso dal Piemonte, il 14 marzo
insieme ad altri patrioti viene prima estradato nelle carceri di Genova e
quindi consegnato al comandante della nave ―Oronte‖ che lo porterà a
Malta.
24
1854-58 - Gli anni dell’esilio durante i quali Crispi si rifugia a La Valletta,
dove fonda il giornale ―Staffetta‖. Qui con il solo rito religioso sposa
Rosalia Montmasson una stiratrice che ha conosciuto a Torino. Testimone
al matrimonio Giorgio Tamajo che diverrà in seguito eroe garibaldino e
senatore.
Rosalia Montmasson è una bella ragazza, di umili origini, ma gli sarà per
21
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 99.
22
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., pp. 114-115.
23
C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, cit., p. 117
24
S. Romano, Crispi, cit., p. 34.
Tesi di Laurea ―L’Italia di Francesco Crispi . La riforma dei Comuni e delle Province‖ – Laureando Domenico La Barbera
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molti anni compagna di esilio e di attività rivoluzionaria. Ma anche a Malta,
dove giunge preceduto da un dispaccio del governo di Napoli che lo dipinge
come un ―incendiario‖, Crispi non ha vita facile. Qui conosce anche Nicola
Fabrizzi, con il quale intratterrà, come con Tamajo, duraturi rapporti
d’amicizia.
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Attraverso il suo giornale segue attentamente le vicende della
vicina Italia e quelle europee, ma le frequenti feroci critiche contro il Regno
delle due Sicilie e contro il clero maltese gli provocano l’irritazione del
Governatore inglese dell’isola che, a Dicembre, firma il decreto della sua
espulsione. S’imbarca per l’Inghilterra e a Londra cerca e incontra Mazzini
che prende a cuore la sua causa aiutandolo tra l’altro, a trovare lavoro e a
procuragli, l’anno dopo, un passaporto per la Francia con destinazione
Parigi. Ma Crispi, dopo l’attentato di Orsini contro Napoleone III e
l’incontro tra l’Imperatore e Cavour, viene espulso anche dal territorio
francese. Si rifugia dunque a Londra e in seguito si trasferisce a Parigi.
1859 - In treno e con un passaporto falso intestato a Manuel Pareda, torna
in Sicilia. Gira tra Messina, Catania e Palermo, cercando di organizzare la
rivolta. Prende contatti, studia la situazione e si accerta che l’insurrezione
siciliana potrebbe essere aiutata anche da altri. Porta con sé un modello di
―bomba all’Orsini‖ che viene fatto fondere in ferro.
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Temendo di essere
stato scoperto s’imbarca per Malta, da dove riparte per Marsiglia e poi per
Genova. La guerra è alle porte. Incontra Mazzini a Firenze e gli comunica
che ―in Sicilia gli animi sono pronti al movimento―. A Londra si munisce di
un adeguato lasciapassare. S’imbarca di nuovo per la Sicilia, ma non
trovando contatti, si sposta in Grecia e poi nuovamente a Malta. Cerca dì
rincuorare quanti indugiano o hanno paura. Girovaga tra la Spagna, la
Francia e l’Italia. Propone una spedizione nell’isola e ispira a Rosolino Pilo
25
S. Romano, Crispi, cit., pag. 36.
26
A Gori, Storia Politica d’Italia, Vallardi Milano 1904, p. 301.