5
Il rispetto della legalità e della correttezza negli affari, in particolar modo per
le istituzioni bancarie/finanziarie, è da sempre elemento indispensabile
dell’attività di impresa, che è fondata sulla fiducia.
La trasparenza dei rapporti con i clienti non è solo un obbligo giuridico, ma
è anche presidio di stabilità per tutto il sistema.
“L’opinione pubblica, i clienti, le associazioni dei consumatori si aspettano
standard sempre più elevati di comportamento”
2
da parte degli istituti
finanziari.
In questi ultimi anni diversi episodi hanno messo in discussione tali principi,
evidenziando “l’emergere di rischi legali e di reputazione, potenzialmente in
grado di mettere a repentaglio la stabilità degli intermediari e di
compromettere il legame fiduciario con la clientela”
3
.
Abbiamo assistito al collocamento, da parte di alcune banche, di titoli di
stato argentini e di obbligazioni Cirio e Parmalat poco prima del loro default.
Nel corso del 2008 abbiamo visto fallire negli Stati Uniti 23 banche
commerciali
4
, ossia quasi due al mese. Sempre negli Stati Uniti abbiamo
assistito al fallimento di un colosso della finanza, Lehman Brothers, e al
cambio di status di Goldman Sachs e Morgan Stanley in banche
commerciali decretando, di fatto, la fine delle banche d’investimento.
Abbiamo ancora assistito alla nazionalizzazione di alcune banche: Fannie
Mae e Freddie Mac negli Usa, le britanniche Northern Rock e Bradford &
Bingley (e la semi-nazionalizzazione dei primi otto gruppi creditizi inglesi),
delle islandesi Glitinir Bank e Kaupthing Bank, l’irlandese Anglo Irish Bank,
le tedesche Ikb e West Ib, e Olanda e Belgio hanno fatto fronte al crollo di
Fortis Bank e Dexia.
2
DRAGHI M., Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, Roma, 31 Maggio
2008.
3
TARANTOLA A.M., La funzione di compliance nei sistemi di governo e controllo delle
imprese bancarie e finanziarie, Milano, 4 Ottobre 2007.
4
Dato pubblicato dalla Federal Deposit Insurance Corporation, l’azienda federale
statunitense per l’assicurazione dei depositi bancari, aggiornato all’ 11 Dicembre 2008.
6
I risparmiatori di tutto il mondo sono stati vittime di clamorose opacità che
permettevano di riconoscere rating elevatissimi sino al giorno prima del
fallimento.
Le gravi turbolenze che stanno affliggendo i mercati finanziari mondiali in
questi ultimi mesi danno la sensazione di una crisi molto profonda e
radicata, spesso paragonata a quella tristemente nota del 1929.
La crisi attuale però è differente: quella del 1929 era una crisi economica
caratterizzata da una crescita a dismisura della disoccupazione industriale,
l’attuale è principalmente una crisi di fiducia, sia tra le banche stesse, sia
dei clienti verso le banche.
Le banche non sono più percepite come partners d’affari, ma come
avversari da cui difendersi.
“Nel mutato contesto è necessario, da un lato, promuovere una cultura
aziendale improntata a principi di onestà, correttezza e rispetto non solo
della lettera, ma anche dello spirito, delle norme; dall’altro approntare
specifici presidi organizzativi volti ad assicurare il rigoroso rispetto delle
prescrizioni normative e di autoregolamentazione”
5
.
A fronte di tale bisogno abbiamo assistito e tuttora assistiamo ad una
reazione da parte delle Autorità di Vigilanza sia sul fronte della
regolamentazione sia su quello dell’azione di supervisione.
Le autorità sono ricorse a meccanismi regolamentari di
incentivazione/disincentivazione, che rendono conveniente per gli
intermediari l’adozione di comportamenti corretti e responsabilizzano i
soggetti vigilati.
In risposta a quanto rappresentato sino ad ora si inserisce la disciplina in
materia di Compliance.
5
BANCA D’ITALIA, Disposizione di Vigilanza n. 688006 del 10-07-2007 in materia di
conformità (compliance).
7
“La funzione di conformità svolge un ruolo di rilievo nella creazione di valore
aziendale, attraverso il rafforzamento e la preservazione del buon nome
della banca e della fiducia del pubblico nella sua correttezza operativa e
gestionale”
6
.
Tale funzione dovrà sempre più assumere una posizione primaria
nell’ambito dell’organizzazione aziendale trasformandosi da funzione di
controllo del rispetto delle norme a un ruolo di tipo preventivo nella gestione
del rischio anche in chiave di governance societaria.
Questo studio si prefigge di sintetizzare e richiamare i tratti essenziali della
regolamentazione sulla nuova disciplina in materia di gestione del rischio di
non conformità, e sul contributo della Funzione di Compliance alla
creazione di valore, focalizzandosi sull’impatto e interazione con le altre
strutture aziendali.
6
BANCA D’ITALIA, Disposizione di Vigilanza n. 688006 del 10-07-2007 in materia di
conformità (compliance).
8
Capitolo 1 - Teorie dell’organizzazione e rischio Compliance
1. Potere e controllo nelle organizzazioni
L’organizzazione è un concetto astratto, e si basa sulla cooperazione di
diversi individui, ciascuno con un compito determinato, che hanno un
obiettivo comune. In definitiva unendo gli sforzi di più persone è possibile
conseguire risultati maggiori della somma dei risultati ottenibili da ciascun
individuo. L’organizzazione non si basa però solo sulla cooperazione di più
individui, ma anche sull’utilizzo di beni materiali ed immateriali, strumentali
per il conseguimento dello scopo comune. Altro elemento distintivo
dell’organizzazione è la presenza di regole che disciplinano i rapporti tra i
membri dell’organizzazione stessa e la modalità di utilizzo dei beni. Il
rispetto delle regole di comportamento assume una rilevanza notevole. Il
concetto di organizzazione aziendale nasce con la rivoluzione industriale,
verso la fine del ‘700, ma si sviluppa nell’800 con l’avvio della produzione di
massa. Oggi l’Organizzazione è una delle principali discipline che investono
l’amministrazione e la gestione di un'azienda, le decisioni organizzative
determinano il complessivo assetto aziendale e la conseguente
distribuzione di compiti e responsabilità. Il problema di fondo delle
organizzazioni è la loro efficienza e la loro efficacia nel conseguire
l’obiettivo ad esse assegnato. Con il termine “efficienza” intendiamo la
capacità di raggiungere i risultati impiegando la quantità minima possibile di
risorse e per “efficacia” intendiamo la capacità di raggiungere i risultati
indipendentemente dalla quantità di risorse impiegate. Un problema
importante è la reale condivisione dell’obiettivo tra i componenti
dell’organizzazione, in mancanza della quale si può arrivare all’insuccesso
dell’organizzazione e nei casi più gravi all’insuccesso dell’azienda.
Ovviamente in una azienda di dimensioni notevoli tali problematiche
saranno accentuate e la moltiplicazione dei compiti, la loro sovrapposizione
9
possono portare a confusione, “sacche” di inefficienza e differenziazione
degli obiettivi dei membri. Ecco quindi che le regole di progettazione e di
funzionamento delle organizzazioni costituiscono una disciplina importante,
e al tempo stesso indispensabile per mantenere l’efficienza/efficacia
dell’organizzazione.
I primi studiosi dell’organizzazione furono Taylor, teorico
dell’organizzazione scientifica del lavoro, e Weber, propugnatore del
modello burocratico. Entrambi proponevano la standardizzazione dei
metodi di lavoro, con l’obiettivo di assicurare la massima razionalità dei
comportamenti organizzativi, trascurando completamente l’elemento
umano. Sono entrambi i principali esponenti della scuola classica
dell’organizzazione, e della concezione dell’organizzazione come “sistema
razionale chiuso”.
Le teorie di Taylor, relative all’organizzazione scientifica del lavoro, erano
centrate su:
ξ standardizzazione dei tempi e dei metodi di lavoro, eliminando così
le perdite di tempo e gli sprechi di energia;
ξ utilizzo di metodi scientifici per l’individuazione dei metodi di lavoro
più efficienti;
ξ progettazione e pianificazione della mansione dell’addetto;
ξ selezione rigorosa del personale idoneo;
ξ addestramento continuo delle risorse umane;
ξ controllo continuo del lavoro per far rispettare le procedure.
Queste teorie furono adottate agli inizi del ‘900 dalla Ford, che raggiunse
elevati livelli di produttività basandosi sulla parcellizzazione del lavoro e
grazie alle catene di montaggio.
10
Weber sosteneva che l’organizzazione burocratica “routinizza” i processi
amministrativi così come la macchina “routinizza” la produzione. Egli
suggeriva:
ξ l’elaborazione di uno schema rigido di divisione dei compiti;
ξ l’attivazione di un sistema di supervisione;
ξ la definizione di un sistema di regole dettagliate.
In Weber l’analisi della burocrazia è sviluppata in connessione con quella
del potere legittimo e dei suoi tre tipi “puri” di potere:
ξ Potere carismatico
ξ Potere tradizionale
ξ Potere legale-razionale
Per Weber il potere legittimo è “la possibilità per specifici comandi di trovare
obbedienza presso un determinato gruppo di uomini (….) inteso in questo
senso, il potere (autorità) può fondarsi, nel caso singolo, sui più diversi
motivi di disposizione ad ubbidire cominciando dalla cieca abitudine fino a
considerazioni razionali rispetto allo scopo”
7
.
Legittimo significa quindi che trova accettazione e giustificazione presso chi
è destinatario del potere stesso.
I tre tipi di potere legittimo si differenziano in base al criterio sui cui si fonda
la loro pretesa di legittimità. La validità di legittimità può essere:
ξ di carattere carismatico: quando si basa sulla credenza nelle doti
straordinarie ed il carisma personale di chi detiene il potere. È il
leader che fonda le regole e a lui si obbedisce in virtù della fiducia
7
WEBER M., Economia e società (1922), Comunità, Milano, 1961.
11
personale, del suo eroismo e della sua esemplarità di capo
carismatico. Tale potere è instabile ed effimero.
ξ di carattere tradizionale: si basa sulla credenza nel carattere sacro,
nella tradizione, e nella legittimità di coloro che sono chiamati ad
esercitare il potere e rivestire un’autorità nel nome di quella
tradizione. Si obbedisce alla persona del signore designata dalla
tradizione e ad essa vincolata.
ξ di carattere legale-razionale: si basa sulla credenza nella legalità di
un sistema di ordinamenti impersonali statuiti legalmente (norme,
regole, procedure) e nel diritto di comando di coloro che sono
chiamati ad esercitare il potere in base a quelle leggi e regole. Tutti
sono sottoposti alle leggi e regole che lo legittimano, sia il detentore
del potere che i destinatari. Nessuno è al di sopra della legge,
nemmeno il detentore e trae il potere dalla legge stessa.
Nel modello burocratico le posizioni di potere legittimo di comando e i
doveri di obbedienza sono ben chiare e permettono l’esercizio del potere
cui si associa la massimizzazione dell’efficienza del controllo. Tale
approccio valorizza quindi l’importanza della gerarchia e della struttura
formale, riducendo il lavoro impiegatizio ed operaio a mero esecutore di
doveri.
Nel corso della redazione di questo lavoro andremo a verificare se tali
teorie siano applicabili o meno alla Funzione di Compliance.