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eterogeneo di organizzazioni che viene raggruppato sotto il nome di Terzo Settore. All’interno di
questo vasto e variegato mondo si ritrovano, accanto alle organizzazioni di natura strettamente
filantropica in cui si nega ogni finalità di lucro, quelle in cui è permesso il conseguimento di
eventuali utili di gestione, la cui distribuzione è concessa pur nel rispetto di determinati vincoli. È
questa la realtà in cui il fenomeno della cooperazione sociale trova le sue radici: l’azione economica
è ispirata al primato della persona e guidata dai valori della mutualità (tra i soci della cooperativa) e
della solidarietà (tra i soci e i soggetti esterni alla cooperativa).
Negli ultimi decenni la crescita della domanda di servizi di utilità sociale e la crisi fiscale dei
sistemi di welfare, hanno aperto spazi crescenti per lo sviluppo di organizzazioni nonprofit orientate
alla produzione di attività per finalità sociali. Per sottolinearne la specificità rispetto alle altre
organizzazioni, si è diffuso l’utilizzo dei concetti di “impresa sociale” ed “economia sociale”
(Memo, Panozzo, 2005). Come cerca di definire la recente legge delega n. 118/2005, il primo
termine comprende le “organizzazioni private senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e
principale un’attività economica di produzione o scambio di beni o servizi di utilità sociale, diretta a
realizzare finalità di interesse generale”. L’impresa sociale è un modello a interessi multipli
(multistakeholders): assume la connotazione di “impresa di comunità” data la varietà di portatori di
interesse cui fa riferimento in un ambito territoriale ben definito (Zamagni, 2002).
Quanto al secondo concetto, economia e solidarietà, crescita economica e benessere sociale, sono
elementi apparentemente divergenti, che tuttavia convergono nella logica della cosiddetta economia
sociale: da una parte l’economia, che si fonda su fattori competitivi, dall’altra la solidarietà, che per
la sua natura “disinteressata” sembra rifuggire le logiche proprie delle scienze economiche (Murer,
2005). Preso atto dell’intensità che gli aspetti antisociali del comportamento economico hanno
raggiunto, l’interrogativo che numerose personalità si sono poste è se sia possibile introdurre un
modello di mercato che possa funzionare come struttura di civilizzazione della società, al fine di
“umanizzare” l’economia (Zamagni, 2002). Si tratta secondo questa accezione, di dare dignità non
solo al prodotto dell’attività economica, ma anche al processo produttivo che conduce al prodotto
stesso.
Fermo restando che ogni attività d’impresa, inclusa quella capitalistica, possieda un intrinseco
elemento di socialità (Zamagni, 2002), le imprese sociali si differenziano per i processi di
socializzazione orizzontale basati su criteri di reciprocità, equità e fiducia (Borzaga, Tortia, 2004).
Le relazioni orizzontali e partecipative infatti favoriscono ulteriormente i rapporti sociali: tali
imprese hanno strutture di governo più democratiche rispetto alle imprese tradizionali e
incoraggiano la creazione di un clima collaborativo caratterizzato da una maggiore partecipazione e
migliore circolazione delle informazioni.
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Essere cooperativa sociale è proprio questo; come previsto dalla legge n. 381/1991, esse si
prefiggono lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e
l’integrazione sociale dei cittadini. Ciò può avvenire attraverso la gestione di servizi socio- sanitari
ed educativi, ed è il caso delle cooperative sociali di tipo A (dal nome della sezione in cui sono
iscritte), oppure con lo svolgimento di attività diverse (agricole, industriali, commerciali o di
servizi), finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, obiettivo delle cooperative di
tipo B. Nella sezione C invece, in base alla suddetta legge, vengono registrati i consorzi sociali, i
quali a differenza delle cooperative non sono costituiti da persone fisiche ma da persone giuridiche;
hanno l’obbligo di essere composti per almeno il 70% da cooperative sociali.
In questo elaborato si focalizza l’attenzione sulla cooperazione sociale di tipo B e la sua capacità di
“fare rete” aggregandosi nella forma di consorzio. Tali cooperative mostrano delle caratteristiche
strutturali uniche che non trovano riscontro nelle cooperative di tipo A e nelle altre imprese presenti
nella realtà attuale. Esse presentano in un certo senso due “cicli” di attività: il primo è connesso alla
produzione del bene o servizio, il secondo è legato al processo di reinserimento del soggetto
svantaggiato (Minto, 1996). I soci svantaggiati non sono perciò degli utenti della cooperativa, bensì
dei soci lavoratori a tutti gli effetti, che devono costituire per legge almeno il 30% della base
sociale. Proprio per la natura intrinseca di queste cooperative si pone una importante sfida: riuscire
a stare sul mercato con persone che normalmente il mercato rifiuta. Non è un caso che per queste
ragioni le cooperative di tipo B presentino maggiori difficoltà di quelle A nel garantirsi la
sopravvivenza; si è avvertita perciò negli anni l’esigenza e la necessità di organizzarsi in rete perché
in gruppo ci si coordina meglio e si collabora insieme per la realizzazione degli obiettivi comuni. Il
ruolo del consorzio assume una doppia valenza: proteggere le sue associate dall’aggressività del
libero mercato, e al tempo stesso permettere loro di crescere e di rafforzarsi ponendosi da
interfaccia tra le cooperative e i soggetti con cui le stesse operano. La figura del consorzio svolge
l’importante funzione di “ricettacolo” delle idee e delle sinergie che nascono dall’aggregazione di
più soggetti tra loro; esso permette di sperimentare forme innovative di rapporti tra i diversi
interlocutori sociali. Da tali processi scaturisce il valore aggiunto che un gruppo è in grado di creare
per il benessere della sua comunità di riferimento dal momento che lavorando da soli il medesimo
risultato spesso è più difficile, se non impossibile, da ottenere.
Obiettivi
Grazie allo svolgimento di un periodo di tirocinio presso il Consorzio G. Zorzetto di Marghera
nell’anno del decennale della sua nascita, è stato possibile conoscere e studiare il fenomeno della
cooperazione così come si presenta realmente: le radici su cui si fonda, la sua azione passata e
presente, la propensione al rinnovamento continuo. Come funziona un consorzio? Qual è il
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contributo che riesce a dare alla sua comunità di riferimento? Su quale rete di relazioni poggia e
soprattutto, a che nuovi legami e progetti ha saputo dar vita? Sono alcune delle domande su cui si è
focalizzata l’attenzione e che hanno permesso l’articolazione dell’analisi sviluppata.
Il lavoro svolto vuole approfondire il mondo della cooperazione sociale di tipo B nel territorio della
Provincia di Venezia attraverso lo studio di un caso specifico. La cooperazione all’interno del
territorio è infatti un fenomeno molto più vasto e articolato, tuttavia essendo il Consorzio G.
Zorzetto una delle forme al momento più rappresentative su scala locale, l’analisi del suo operato
dalla sua costituzione ad oggi si rivela interessante per chi scrive al fine di conoscere e comprendere
la realtà locale. L’approfondimento parte da una panoramica generale sulla nascita dei consorzi, le
diverse tipologie definite in letteratura, il quadro normativo attuale, al fine di giungere a fotografare
la realtà del Consorzio e delle sue Socie attraverso il confronto nel tempo di dati quantitativi
(fatturato, entità delle commesse con i vari committenti, situazione economico- finanziaria, ecc.) e
qualitativi (natura degli inserimenti lavorativi, partecipazione ad altre forme di collaborazione su
scala nazionale o locale, certificazioni di qualità e stesura del bilancio sociale), con lo scopo di
tracciare l’evoluzione compiuta dal 1996 ad oggi e tuttora in atto.
Attraverso lo studio del Consorzio Sociale Unitario G. Zorzetto (di seguito C.S.U.) e delle
cooperative associate, con la loro analisi in ambito organizzativo, economico e di inserimento
sociale durante i dieci anni di vita del consorzio, si vuole evidenziare il rilievo che la cooperazione
ha acquisito nel territorio in cui questi soggetti operano ed il valore che essi hanno generato nel
tempo grazie alla spinta all’innovazione e alla qualità tipiche del mondo cooperativo e che il
Consorzio è riuscito a tradurre in molteplici progetti concreti.
Metodologia e articolazione del lavoro
La possibilità di disporre di un contesto generale di riferimento è stata realizzabile grazie alle
ricerche sulla cooperazione sociale nella Provincia di Venezia relative al 1996 e al 2006; per quanto
riguarda i dati approfonditi sul Consorzio ci si è avvalsi dei bilanci d’esercizio dal 1996 al 2005 e
del bilancio sociale del 2003. I bilanci d’esercizio sono stati riclassificati nel conto economico a
ricavi e costo del venduto e nello stato patrimoniale in forma finanziaria al fine di analizzare più
agevolmente il contributo delle varie aree gestionali e poter svolgere l’analisi degli indici di
bilancio. Alle cooperative consorziate e a quelle che hanno fatto parte in passato del Consorzio è
stato invece somministrato un questionario nel periodo compreso tra giugno e settembre 2006. Il
questionario, riportato nell’appendice, è stato strutturato in due parti; una relativa all’aspetto sociale
dell’attività delle cooperative, l’altra di matrice strettamente economico- finanziaria. Le domande
presentate sono state circa una trentina, sia in forma chiusa, sia aperta. A causa della vasta mole dei
dati raccolti, alcuni aspetti richiesti nel questionario non hanno trovato una adeguata trattazione in
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questa analisi; si è preferito focalizzare l’attenzione sugli aspetti economici e sociali sopra citati. In
merito alle cooperative, per la frammentarietà dei documenti disponibili, è stata possibile la
riclassificazione di un bilancio unico consolidato solamente a partire dal 2002, la cui analisi verrà
affiancata a quella del C.S.U. per rendere lo studio più completo.
Il lavoro è strutturato in quattro capitoli. Il primo cerca di fornire una breve descrizione, attraverso
le fonti presenti in letteratura, della figura del consorzio, le attività e l’evoluzione del suo ruolo nel
territorio. I capitoli centrali sono i capitoli in cui si è svolta l’analisi operativa del Consorzio e delle
sue Socie, si è cercato di trasformare in pratica i concetti del capitolo precedente. Il quarto capitolo
focalizza l’attenzione sul tema dello sviluppo nell’innovazione, dal momento che, come si spiegherà
nel corso dell’elaborato, il Consorzio Zorzetto e le cooperative consorziate hanno assunto nel tempo
un ruolo attivo nella partecipazione ai tavoli di concertazione con i soggetti pubblici locali e ai
progetti finanziati dalla Comunità Europea, ponendosi come partner nelle iniziative intraprese dal
Comune di Venezia e dalla Provincia di Venezia.
Per quanto concerne nello specifico il capitolo sul Consorzio Zorzetto, in seguito alla descrizione
delle attività, dei servizi e della struttura organizzativa, si è proceduto con l’analisi dei bilanci
riclassificati, da cui si sono estrapolati gli indici necessari e si sono confrontati con i valori standard
di riferimento aziendali (Sostero, Buttignon, 2002) e quelli medi cooperativi (Camanzi, Masi,
Travaglini, 2002).
Per il capitolo sull’evoluzione delle cooperative associate invece sono state utilizzate
prevalentemente le informazioni ottenute dai questionari attraverso le quali si sono costruiti i
grafici; il quadro generale che ne deriva è stato possibile soprattutto grazie al confronto con i dati
della ricerca del 1996.
Il primo e l’ultimo capitolo presentano un impianto più teorico, ragione per cui lo studio si è
avvalso delle numerose fonti esistenti nella letteratura economica. Inoltre, in merito alla stesura
dell’intero lavoro, un più intenso approfondimento è stato possibile grazie al materiale relativo alle
imprese sociali, e in particolare al mondo cooperativo, fornito dalla Prof. Cinzia Brunello, oltre al
contributo sia degli studi svolti dal Consorzio Zorzetto in materia di cooperazione sociale a livello
provinciale, sia delle preziose notizie e dei dati concessi dalla sede di Mestre di Legacoop Veneto;
senza i quali tale elaborato sarebbe stato di difficile realizzazione.