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Introduzione
Negli ultimi anni le popolazioni sono sempre più strettamente in contatto e i mezzi di
comunicazione, i social network, le tecnologie avanzate ci hanno messo spesso a
confronto con popolazioni che parlano lingue diverse dalla nostra. Pensiamo in ambito
lavorativo quante volte in sede di riunione con managers e tecnici, ci si deve
confrontare per trovare le soluzioni di produzione che un’azienda deve pianificare. Per
questo ed altri motivi, una lingua su tutte, l’Inglese, è determinante nell’unificare gli
intenti di tutte quelle persone che devono interloquire in differenti ambiti che possono
essere legati a settori quali la didattica, il mondo social, la medicina ecc… L’inglese
funge sempre più spesso da lingua franca di comunicazione al di là di confini
linguistici, nazionali e geografici come tradizionalmente concepiti. Pensiamo solo alle
possibilità offerte dall’espansione di internet: le giovani generazioni soprattutto,
tramite i social network, blog, Skype o forum di discussione hanno la possibilità di
comunicare con persone che parlano lingue diverse, situate in qualsiasi altra parte del
mondo, ed è l’inglese che nella maggior parte dei casi rappresenta l’unico codice
condiviso, fungendo quindi da lingua franca di comunicazione.
Il mio impegno quotidiano con realtà imprenditoriali straniere che “frequento” allo
scopo di costruire una rete commerciale, mi ha portato a riflettere sull’importanza di
una lingua franca che possa rendere la comunicazione il più efficace ed il più neutra
possibile, allo scopo di focalizzare lo scambio principalmente sui bisogni immediati
legati, nel mio ambito, alla costruzione di un business mirato, dove il lessico utilizzato
e le costruzioni morfo-sintattiche coinvolte siano al tempo stesso sobrie e
tecnicamente comprensibili. Lo scopo della mia riflessione è capire come si possa
arrivare alla comunicazione linguistica attraverso una lingua base che sia un punto di
incontro di facile comprensione, costruita su una sintassi che, seppur contaminata
strutturalmente dalla lingua madre di due o più parlanti, si raccorda per semplicità,
immediatezza e specificità al settore di utilizzo. Questo tipo di comunicazione base
non si usa generalmente per uno scambio di tipo personale e quindi, tendenzialmente,
non si avvale di registri confidenziali e “animici”. Vero è che in alcune situazioni, per
esempio in rapporti di partenariato – agenti o distributori locali – il rapporto di lavoro
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si fa più esclusivo fino a trasformare le conversazioni da squisitamente commerciali a
scambi più affettivi, più stretti e amicali, sempre mantenendo un livello di
comunicazione semplice ed essenziale, arricchito da frasi fatte o modi di dire più vicini
al quotidiano ed appartenenti comunque al patrimonio linguistico-culturale di entrambi
i parlanti. Ho comunque verificato sul campo, in questi 18 anni di esperienza
lavorativa, come, anche interlocutori poco portati o interessati all’apprendimento di
una lingua straniera si sono adeguati ad utilizzare la lingua inglese per instaurare
rapporti commerciali tra aziende di nazionalità diversa.
L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare alcuni scambi comunicativi avvenuti
tramite chat WhatsApp, con alcuni interlocutori commerciali, nell’ambito di una
richiesta di collaborazione. La lingua utilizzata per tali discussioni è stata l’inglese,
meglio conosciuto come ELF (english as lingua franca). In particolare l’analisi è
mirata all’osservazione delle strategie linguistiche e pragmatiche nella gestione delle
aperture e chiusure delle varie conversazioni da parte di parlanti provenienti da diverse
aree geografiche.
Il lavoro è suddiviso in tre capitoli, il primo dedicato alla definizione di inglese come
lingua franca e alla descrizione delle sue caratteristiche nella letteratura più recente. Il
secondo capitolo presenta lo studio, proponendo l’analisi di una serie di scambi
comunicativi via WhatsApp. Il terzo capitolo alla luce di quanto osservato nello studio
proposto elabora alcune possibili implicazioni per l’insegnamento, la formazione dei
docenti e la formazione professionale.
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Capitolo 1
L’inglese come lingua franca
1.1. Che cos’è l’inglese come lingua franca
Una definizione generale di cosa sia una lingua franca può essere quella che la
determina come scelta comune di una lingua fra parlanti che provengono da differenti
background linguistico-culturali (Jenkins, 2007). La maggior parte dei ricercatori oggi
specifica inoltre che, a differenza di altre lingue franche nel mondo, la comunicazione
tramite ELF potrebbe includere i parlanti nativi inglesi, sebbene la maggioranza di
scambi avvenga tra bilingue che utilizzano l’Inglese per comunicare (Alessia Cogo,
2010). Nel suo originale significato l’inglese come lingua franca – il termine deriva
dall’arabo lisan al farang – era semplicemente una lingua intermediaria o di contatto
utilizzata da parlanti di lingua araba con viaggiatori dall’Europa dell’Ovest. Il suo
significato è stato poi esteso per descrivere una lingua commerciale, una varietà
piuttosto stabile con piccole “stanze” per variazioni individuali (House, 2009). Questo
significato è chiaramente non applicabile all’attuale Inglese globale, la cui
caratteristica principale è la sua enorme flessibilità funzionale e diffusione attraverso
molte differenti aree linguistiche, geografiche e culturali. Nel suo ruolo di lingua
ausiliare, l’Inglese può essere paragonato al Latino ai tempi dell’ultimo Impero
Romano, o al Francese nel 17^ e 18^ secolo. Quando il denominato mondo
Occidentale nella seconda metà del 20^ secolo iniziò a dipendere da organizzazioni
sovranazionali e da collaborazioni di comunicazione, politica, economica e scientifica
di confine, all’Inglese successe di essere al posto giusto nel momento giusto (Crystal,
1997); l’Inglese era già diffuso in così tante società diverse e aveva già acquisito una
certa neutralità e distanza culturale dalla sua cultura britannica originale. Pertanto
sembrò la scelta naturale per una lingua di comunicazione. Un’altra ragione più
linguistica che spinse l’Inglese ad una posizione di prima scelta come lingua ausiliare,
è che l’Inglese è stata per lungo tempo, specialmente nel suo repertorio lessicale, una
ricca miscela di lingue romanze e germaniche, lingue di importanza sovraregionale nei
loro propri diritti. Ma la domanda è: che cos’è l’ELF ? E’ una lingua per finalità
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specifiche, una sorta di pidgin o creolo, un tipo di parlata straniera o lingua per studenti
? Tutti questi concetti non sono utili per mettersi alle prese con l’ELF. Chiaramente
ELF non è un pidgin o creolo, né una lingua per specifiche finalità, perché
diversamente dal pidgin, non è una lingua limitata, ma un mezzo di comunicazione
che mostra una gamma funzionale e linguistica completa (Kachru, 1997). Una delle
più importanti caratteristiche dell’Inglese come lingua franca è la sua molteplicità di
voci. ELF è una lingua per la comunicazione, un mezzo a cui può essere data una
sostanza con diverse identità culturali, nazionali, regionali, locali. I parlanti non nativi
di lingua inglese in qualunque parte del mondo sviluppano la loro propria strategia
discorsiva, modifiche alla pronuncia, stili e generi comunicativi nel loro utilizzo dell’
ELF. Firth (2009) immagina che ELF sia semplicemente una lingua di contatto fra
persone che non condividono né una lingua nativa comune né una cultura nazionale
comune e per i quali l’Inglese è la comune lingua scelta per comunicare. La principale
funzione di ELF è permettere la comunicazione fra persone che altrimenti non
sarebbero state in grado comunicare tra loro. Questa forza include ovviamente anche i
partecipanti parlanti nativi.
1.2. Perché l’inglese? Ragioni storiche, sociali e culturali
Se oggi l’Inglese è diffuso globalmente, un po’ di merito va attribuito a sir Walter
Raleigh navigatore e poeta, uomo vissuto tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.
Appoggiato da Elizabeth I, le cui spedizioni verso l’America portarono alla fondazione
del primo insediamento inglese sul suolo poi divenuto statunitense. Nel XX secolo,
quando le comunicazioni a livello internazionale si sono notevolmente intensificate,
l’Inglese era presente, attraverso il British Empire negli USA e in tutti e cinque i
continenti, rappresentando un caso unico nella storia dell’espansione coloniale. La
supremazia economica e militare americana, poi, accompagnata da quella
cinematografica, ha giustificato la radicalizzazione della lingua in tutto il mondo.
“In the right place at the right time” (Crystal, 1997; 2003): un Impero che nel XX
secolo era presente in tutti i continenti, seppure in forme diverse: dall’India,
all’Australia, al Sudafrica e al Canada. L’inglese è entrato nelle ex-colonie come
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lingua dell’amministrazione, del commercio e dell’istruzione, specialmente tra i ceti
più abbienti, affiancandosi e/o sovrapponendosi alle lingue locali. D’altra parte,
abbiamo già visto come l’affermazione di una lingua non sia un processo molto
democratico: il più forte vince e impone come idioma del potere il proprio.
Chi vince le guerre impone il proprio linguaggio dicevamo. Fu così che l’idioma di
due paesi vincitori si stabilì come lingua ufficiale – o perlomeno come una delle lingue
ufficiali – di organizzazioni internazionali, quali ONU, NATO e in seguito UE.
La diffusione globale dell’inglese non è stata solo un fatto politico, ma anche
economico e culturale. L’ American way of life, lo stile di vita americano, è stato un
modello per decenni per il mondo occidentale, pubblicizzato peraltro dai film di
Hollywood e dalle serie tv americane, o comunque provenienti proprio dal mondo
anglofono (Daniele Canepa, 2012)
Nel mondo accademico l’eccellenza è rappresentata da università americane e
britanniche come il MIT, Harvard, Yale, Oxford e Cambridge. Sempre nel campo della
conoscenza, le pubblicazioni scientifiche e mediche di rilevanza internazionale sono
scritte in inglese.
Da decenni le canzoni in testa alle hit parade internazionali provengono normalmente
da paesi anglofoni. Che piacciano i Beatles, gli Iron Maiden, i Rolling Stones o
Rihanna, probabilmente molti avranno già familiarizzato con parole e frasi comuni nei
testi delle canzoni, quali love, “amore”, I want you, “ti voglio” e I need you, “ho
bisogno di te”. La lingua madre dei cantanti era apparentemente irrilevante. L’intera
carriera internazionale degli ABBA, il gruppo Svedese con più di vent’anni di hit negli
anni ’70, era in inglese. “Happy birthday to you” è la canzone di compleanno per
bambini più diffusa in molti paesi.
Il boom dell’informatica e di internet ha poi contribuito in modo globale
all’affermazione dell’Inglese. I softwares di aziende principalmente americane, come
Google, Microsoft e Apple, “parlano” inglese, anche se normalmente vengono poi
tradotti in altre lingue.
INGLESE ITALIANO
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