“L’influenza dell’arabo sulla lingua spagnola: un’introduzione”
INTRODUZIONE
La dominazione araba nel territorio spagnolo, anche chiamata al-Andaluz, è stata uno
dei periodi più lunghi, ma anche più importanti a livello storico che ha lasciato una forte
impronta nel mondo culturale, linguistico e architettonico locale.
In questo lavoro di ricerca si sono analizzate, in particolare, le influenze che si sono
sono verificate a livello linguistico.
Questa tesi è divisa in 3 capitoli.
Nel primo capitolo viene affrontato un breve excursus storico, per evidenziare i
momenti in cui è avvenuta la fusione tra le due culture e le due lingue.
In particolare si approfondiscono la figura di Abd al Rahman I e la sua dinastia. Essi si
sono insediati nella penisola iberica essenzialmente per due motivi: uno politico, per
porre fine alle guerre visigote e l’altro economico perché all’epoca vi erano varie
leggende sulla grande ricchezza presente in Spagna.
Con Abd al Rahman I, la penisola poté godere di un notevole prestigio, tanto da potersi
affermare a livello europeo.
Nel secondo capitolo si sviluppano l’incontro tra i due mondi arabo e spagnolo a livello
linguistico, ma anche religioso, culturale e architettonico.
Con il tempo l’arabo si impone come lingua dominante.
Paolo Alvaro, religioso spagnolo, scrittore e apologista, fu il vero e proprio testimone
dei cambiamenti che stavano avvenendo a Cordoba.
La comunità musulmana si stava espandendo sempre di più e iniziavano ad esserci i
primi matrimoni misti. I figli nati da queste due culture erano a contatto con entrambe le
culture e con entrambe le lingue.
Molti giovani nel frattempo si stavano avvicinando sempre di più alla lingua araba,
abbandonando il latino, poiché la lingua araba era la lingua della poesia e del sapere.
Nel terzo capitolo invece, si affrontano gli arabismi, ovvero esotismi integratisi al
vocabolario spagnolo presenti in diversi campi semantici.
In quest’ultimo capitolo vengono inseriti anche esempi di alcune parole arabe, entrate
appieno nel vocabolario spagnolo.
L’influenza araba si avverte in particolare nella terminologia delle scienze, della guerra,
delle attività artigianali, commerciali ed agricole, dell'organizzazione civile e della casa.
Questa influenza è essenzialmente lessicale.
Si stima che vi sia un 8% di arabismi, presenti nel dizionario spagnolo.
Si suppone che gli arabismi siano subentrati nel lessico spagnolo in 5 tappe:
PRIMA TAPPA: Dalla conquista musulmana alla metà del XI secolo (711-1050)
SECONDA TAPPA: Dalla metà del XI secolo agli inizi del XIII secolo (1051-1211)
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TERZA TAPPA: Dopo la Battaglia dell’Aquila, dall’inizio del XIII secolo fino alla fine
(1212-1300)
QUARTA TAPPA: Medioevo
QUINTA TAPPA: Dopo la Riconquista di Granada (1493-1700)
Una panoramica di queste fasi aiuta a comprendere che i momenti di maggior influenza
araba avvengono nella seconda e nella terza fase, nel periodo delle grandi riconquiste e
soprattutto nel XIII secolo. Nei periodi immediatamente successivi, invece, l’ingresso
degli arabismi, diminuisce progressivamente.
In questo studio sono stati messi in evidenza alcuni tratti, completamente ignorati e
sconosciuti spesso non solo dall’Occidente, ma anche dalla Spagna in generale.
È importante sottolineare che, l’utilizzo degli arabismi, iniziato tempo fa, dopo aver
vissuto dei momenti di declino e di sostituzione di alcuni termini, tutt’oggi è integrato
nel linguaggio comune di diverse nazioni.
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1.1 Cenni storici
Verso la metà del secolo VIII, Abd al-Rahman, giovane emiro omayyade di al-Andalus ,
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di appena vent'anni, abbandonò Damasco, per avventurarsi nel deserto nordafricano, in
cerca di protezione. Damasco, ormai, per lui e la sua famiglia, gli Omayyadi , era
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diventata troppo pericolosa, poiché gli Abbasidi avevano assunto il pieno controllo del
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grande impero chiamato “Casa dell'Islam”.
Nel 750 gli Abbasidi distrussero completamente la dinastia Omayadde, solo Abd al
Rahman riuscì a sfuggire alla distruzione della sua dinastia, divenendo il pioniere del
cambiamento islamico.
Cinque anni dopo, Abd al-Rahman ricomparve nel Maghreb, quando giunse in questa
terra lontana, dove incontrò nuovamente i suoi parenti berberi, da parte di madre,
sfuggiti anche loro dalle grinfie degli Abbasidi. Questi parenti, in seguito all'espansione
dell'Islam verso occidente, si convertirono alla nuova religione, sebbene non fossero
arabi.
Dal 711 i musulmani si spinsero verso l'Hispania, superando lo stretto di Gibilterra,
guidati dai siriani, che erano spinti, non solo, dal desiderio di conquistare quella parte
del mondo, ma anche dal desiderio di puntare ad una vita migliore.
Il giovane Abd al -Rahman, decidendo di seguire le loro tracce, si ritrovò in Iberia, nella
città chiamata al-Andalus dagli arabi, e sulle sponde del fiume il Grande Wahi
-attualmente chiamato Wadi al-Kabir-, vi trovò un forte stanziamento islamico.
Il governatore della nuova capitale Khordoba, chiamata cosi, dal nome del romano
Corduba, che fu governatore prima della conquista germanica e chiamata poi dagli arabi
“Qurtuba”, non si aspettava di vedere il principe Omayyade, che, essendo sparito anni
prima, si pensava fosse morto.
La caduta degli Omayyadi, agli inizi, non aveva destato alcuna preoccupazione, in
quanto l'unica via di confronto proveniva dal fatto che gli Emiri erano stati loro clienti.
É importante infatti sottolineare il fatto che tra gli Emiri e i Berberi ci fu una lotta
serrata per oltre 500 anni.
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In seguito al ritorno di Abd al-Rahman, gli Omayyadi divennero il fulcro del fervore
politico locale; e lui, essendo un discendente e l'erede dei berberi, incuteva un po' di
Termine che designa la Spagna Islamica. È il nome che diedero gli arabi alla Penisola Iberica
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Dinastia califfale araba che governò l'Impero musulmano dal 661 al 750 d.C
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Dinastia califfale araba che governò l’impero musulmano dal 750 al 1258 d.C
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Maria Rosa Menocal, Principi poeti e visir, Il Saggiatore, 2002, pp. 15-22
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timore, tanto che l'emiro di Al-Andalus, temendo una sorte avversa, offrì al giovane la
mano della figlia e la sua protezione.
Abd-Rahman non si lasciò abbindolare e, nel 756, radunò un esercito contro l'emiro e
quest'ultimo perse la battaglia e lui divenne il nuovo governatore di al-Andalus, dando
inizio così al suo califfato.
Questi avvenimenti influenzarono il corso degli eventi ed ebbero un forte riscontro sulla
situazione europea. In questo contesto, si instaurò una cultura di tolleranza e di
simbiosi, in cui tutte le culture del posto si fusero, creando una situazione, ben lontana
da quella di cui siamo a conoscenza oggi.
Gli ebrei, ormai arabizzati reinventarono l'ebraico. I cristiani, dal canto loro, aderirono
completamente al pensiero arabo in ogni sua forma.
1.2 Gli inizi
Ma cosa avvenne prima del 756? È bene ricordare gli eventi precedenti a quel periodo,
per avere un'idea chiara di quella che fosse la situazione in Al-Andalus.
Nel VIII secolo, dopo la morte di Maometto (profeta dell'Islam), avvenuta nel 632 senza
lasciare indicazioni sul suo successore e su come dovesse essere governata la comunità
che aveva creato, iniziarono le lotte tra gli sciiti e i sunniti, tra i califfi e gli emiri, tra
Omayyadi e Abbasidi.
Il primo successore di Maometto fu Alì suo cugino, che governò solo 5 anni perché
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venne assassinato.
In seguito, salirono al potere gli Omayyadi, che decisero di spostare la capitale da
Medina a Damasco, in Siria, città in cui convivevano più culture. Questo spostamento
creò i primi problemi di distinzione tra le cose arabe e le cose musulmane, motivo di
tanti conflitti seguiti nel tempo.
Nel 711 gli Omayyadi continuarono ad espandere la frontiera islamica, raggiungendo
l'Europa e occupando la sponda meridionale, che in precedenza apparteneva al mondo
romano. Questo spostamento di frontiere andò a ridefinire il Vicino Oriente, fino
all'India nordoccidentale.
Gli Omayyadi avendo sete di conoscenza e desiderio di fondere le varie culture,
arrivarono così a creare un loro modello dell'Islam. Tutto questo, come si può ben
immaginare, creò molto trambusto e fu causa di un conflitto che nel 750 costò agli
Omayyadi di essere completamente rasi al suolo dagli Abbasidi, lasciando un unico
superstite, l'emiro Abd al -Rahman.
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Ali ibn Abi Talib; La Mecca, 17 marzo 599- Kufa, 28 febbraio 661
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Ivi pp.15-22
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Gli Abbasidi spostarono anche, la capitale da Damasco a Baghdad. Essi erano
interessati alla Hispania, così come negli anni precedenti lo erano stati i romani e le
tribù germaniche.
La penisola ispanica, si presentava instabile: dal punto di vista politico, religioso, etnico
e culturale.
Quando Abd al-Rahman arrivò in quella terra, in quanto esiliato politico, si rese conto
che era completamente sotto la dominazione musulmana e decise di rimanere lì, spinto
dal desiderio di volerla trasformare completamente e farla prosperare.
Tutto ciò si realizzò e nei successivi trecento anni, con la successione dei diversi regni,
la penisola poté godere nuovamente di una rinascita a livello culturale, economico e
politico.
La componente musulmana non controllò mai pienamente il territorio e una parte dei
cristiani rimase nelle regioni montuose nordoccidentali e nei Pirenei. Questa situazione
creò una mescolanza etnica e culturale all'interno della popolazione. La lingua araba,
lingua dell'impero e fulcro della cultura andalusa, riuscì ad uscire dallo schema religioso
divenendo lingua di tutti, eccetto dei barbari.
Poco dopo l'arrivo del giovane Abd al-Rahman, anche le comunità ebraica e cristiana si
arabizzarono del tutto e fecero parte pienamente del mondo islamico. Infatti, anche nel
Corano era contemplato, che i dhimmi , ossia i Popoli del Libro, popoli monoteisti,
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fossero tollerati. Con Libro si intende la Bibbia, composta da Antico e Nuovo
Testamento. Tutto iniziò a vacillare nel 929 quando venne divulgato, ad alta voce, che
Abd al-Rahman III fosse il vero Difensore della fede, legittimo capo del mondo
islamico e leader religioso di tutti i musulmani. In questa promulgazione venne anche
dichiarato che Còrdoba fosse il centro del mondo islamico.
Questo proclama scatenò reazioni nel Nord cristiano e nel Sud islamico che sfociarono
in aspre guerre civili, iniziate nel 1009 e conosciute con il nome di fitna , “tempo della
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conflittualità”.
Queste conflittualità portarono alla demolizione del regno, segnando la caduta del
benessere politico islamico, tutto ciò non avvenne, però, per mano dei cristiani, ma
bensì di altri musulmani, feroci berberi, che in qualche modo volevano vendicarsi del
passato.
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Suddito non musulmano, sottomesso alla Legge Islamica
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In arabo: ﺔﻨﺘﻓ, lett. "prova", "tribolazione", ma anche "scandalo, corruzione", si indica il primo violento e
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drammatico scontro civile - teologico ma anche politico - che si sviluppò nel corso del primo Islam,
all'epoca dei cosiddetti "Califfi ortodossi" (rāshidūn ).
Ivi, pp. 26-35
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