L’introduzione ed il rapido sviluppo del World Wide Web hanno portato le aziende a
reinterpretare la loro presenza sul mercato e la loro comunicazione per poter sfruttare al
meglio le opportunità offerte da questo medium. I siti web forniscono, oggi, la prima
impressione di un’organizzazione e per molte aziende la presenza in rete diventa un
fattore cruciale di competitività. La home page diventa pertanto un asset aziendale di
grande valore.
E’ stato dimostrato come gli utenti tendano a formarsi un’opinione di un sito sin dai
primi istanti di consultazione. Di conseguenza, si sono iniziate a studiare le relazioni
che intercorrono tra gli elementi estetico-formali di un una home page e le percezioni
soggettive indotte negli utenti. Tra queste, riveste particolare importanza per la
progettazione di un ‘buon sito’ lo studio delle relazioni tra la veste grafica (estetica)
dell’home page e la percezione di credibilità generata nell’utente.
Il presente lavoro di ricerca si propone di rispondere alle seguenti domande:
1) quale è l’impatto del fattore ‘estetico’ nella percezione di credibilità di un sito
web?
2) la credibilità percepita in un sito web influisce positivamente sulla propensione
dell’utente ad interagire con questo?
Il primo capitolo introdurrà il concetto di Ergonomia e la sua evoluzione. In principio la
disciplina si occupava di ottimizzare la prestazione dei ‘sistemi uomo – macchina’
insistendo sull’efficienza e sull’ottimizzazione delle prestazioni. In anni più recenti, con
la diffusione dell’elettronica consumer (interfacce web oppure oggetti di uso
quotidiano), a criteri di prestazione si sostituiscono aspetti più legati alla soggettività
stessa dell’esperienza, mediata dal design e supportata dalla capacità dei media
interattivi di essere persuasivi, credibili e convincenti.
Nel secondo capitolo saranno discussi gli elementi del visual design che rendono la
home page efficace, e verranno presentati gli studi di Donald Norman che propone una
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tassonomia di reazioni viscerali, comportamentali e riflessive al design definito
emozionale.
Nel terzo capitolo si parlerà invece degli effetti persuasivi che la progettazione
ergonomica si propone di generare. Verrà proposto il concetto di Captologia, coniato da
B. J. Fogg, la scienza che studia le modalità persuasive dei media, con una specifica
attenzione sulle dinamiche di interazione uomo – macchina che, sempre di più,
replicano le modalità di interazione uomo – uomo. Inoltre verrà dato spazio al concetto
di credibilità che, come già anticipato, assume un ruolo fondamentale nella formazione
della prima impressione.
Questi presupposti concettuali aprono la strada alla parte sperimentale del presente
lavoro, che illustra uno studio condotto presso il Laboratorio di Attenzione e Percezione
dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sull’impatto estetico nella
percezione di credibilità di un sito web. La ricerca, che ha coinvolto sedici soggetti
sperimentali in setting controllato, si è proposta altresì di indagare eventuali
interdipendenze tra credibilità percepita e spinta comportamentale: ci si è chiesti
pertanto se i siti web giudicati credibili nella prima sessione dell’esperimento
incentivassero la predisposizione dell’utente all’interazione.
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L’Ergonomia è una disciplina relativamente recente. Il termine ‘Ergonomia’ deriva
dalle parole greche érgon (lavoro) e ńomos (regola, legge) ed è stato usato per la prima
volta dal biologo Wojciech Jastrzębowski in un giornale polacco nel 1857, ma solo nel
1949 lo psicologo inglese K.F.H. Murrell diede al termine il significato attuale e fondò
la prima società nazionale di Ergonomia; il suo approccio progettuale coinvolgeva
studiosi di varie discipline (psicologi, fisiologi, ingegneri, medici e antropologi) al fine
di tutelare la sicurezza e la salute e di promuovere il benessere delle persone sul lavoro.
Nel 1961 videro la luce l'Associazione Internazionale di Ergonomia (I.E.A.,
1
International Ergonomics Association) e la S.I.E. (Società Italiana di Ergonomia).
L’I.E.A. ha approvato la seguente definizione di Ergonomia:
L’Ergonomia (o Fattori Umani) è la disciplina scientifica
interessata alla comprensione dell’interazione tra gli elementi di un
sistema (umani e d’altro tipo) e la funzione per cui viene progettato
(nonché la teoria, i principi, i dati e i metodi che vengono applicati
nella progettazione). Ciò allo scopo di ottimizzare la soddisfazione
dell’utente e l’insieme delle prestazioni del sistema.
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L'Ergonomia ha quindi come oggetto l'attività umana in relazione alle condizioni
ambientali, strumentali e organizzative in cui si svolge, e promuove un approccio
olistico che tenga in considerazione fattori fisici, sociali, organizzativi ed ambientali. Il
1
La S.I.E., www.societadiergonomia.it, riunisce e coordina la comunità scientifica degli ergonomi.
2
Negli Stati Uniti questa scienza è stata tradotta con il termine Human Factors.
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fine è migliorare le prestazioni, mediante l'adattamento di tali condizioni alle esigenze
dell'uomo, in rapporto alle sue caratteristiche e alle sue attività.
Anche se questa disciplina esiste formalmente dal 1949, alle sue spalle si possono
individuare esperienze pionieristiche che risalgono molto indietro nel tempo, se si pensa
che esigenze ergonomiche sono state espresse di fatto fin da quando l’uomo ha iniziato
a produrre utensili (Re, 1995). Se negli anni Cinquanta e Sessanta l’attenzione
dell’Ergonomia era soprattutto rivolta ai compiti di controllo dei grandi complessi
industriali (impianti chimici, centrali elettriche, aeroporti) e al progetto dei cruscotti dei
nuovi mezzi di trasporto (aerei, treni, etc), dagli anni Settanta e Ottanta in poi, con la
diffusione dell’elettronica ‘consumer’ e del personal computer, l’ambito dell’Ergonomia
si estende ad una pluralità di domini (software, siti web, cellulari, etc). Si inizia così a
parlare di Ergonomia Cognitiva, che ha come oggetto di studio l’interazione tra il
sistema cognitivo umano e gli strumenti per l’elaborazione di informazione. La nascita
di questa disciplina è strettamente legata ad importanti evoluzioni nel mondo del lavoro
che, nei paesi industrializzati, è cambiato in modo tale che il lavoratore ha visto
progressivamente spostare il fulcro delle proprie attività dagli aspetti ‘hard’, fisici,
verso quelli ‘soft’, cognitivi (concettuali e relazionali). Troppo spesso, inoltre, sono stati
attribuiti al personale aspetti di inerzia e resistenza al cambiamento relativamente a
modi di lavorare e prassi consolidate, mentre si è rivelato che questo fosse l’effetto della
sottovalutazione, spesso grossolana, di veri e propri errori nella progettazione delle
modalità di interazione. Nel caso specifico delle macchine a base informatica, la
sottovalutazione di problemi connessi con l’interazione cognitiva è stata protetta per
molto tempo dalla sostanziale omogeneità culturale fra chi progettava e chi usava le
macchine. La comune base di conoscenze consentiva agli utenti (peraltro poco
numerosi) di superare e, al limite, di non cogliere eventuali discrepanze (Bagnara,
1987).
Dagli anni Settanta si assiste quindi al passaggio dall’intervento ergonomico
tradizionale, sulle condizioni fisiche del lavoro, a quello prevalentemente interessato
alle condizioni cognitive richieste all’operatore nell’interazione con le nuove tecnologie
(Bagnara, 1987). Inizia a prendere piede l’idea che, per progettare una interfaccia,
bisogna partire dalla conoscenza del funzionamento delle attività cognitive (percezione,
attenzione, memoria, pensiero, linguaggio, emozioni). Dall'inizio degli anni Novanta,
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l'Ergonomia Cognitiva ha iniziato ad occuparsi con grande attenzione dell’usabilità del
web, dalla progettazione del software e dei sistemi informativi, all'interazione ed alla
cooperazione tra più attori sociali nei contesti lavorativi.
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Recenti evidenze hanno suggerito che i media elettronici sono entrati a fare parte della
vita quotidiana al punto che gli individui si relazionano con questi in modo analogo a
quello con cui interagiscono con le altre persone (Reeves e Nass, 1996). Le relazioni
con computer, televisione e nuovi media risultano essere fondamentalmente sociali e
naturali, come nella vita reale; l’interazione risulta pertanto spontanea, inventiva ed
immaginativa.
L'interazione uomo – computer (in inglese Human Computer Interaction, HCI) anche
detta interazione uomo – macchina (traduzione di senso più ampio ma oramai
ampiamente utilizzata in letteratura) è lo studio dell'interazione tra le persone (utenti) e
computer per la progettazione e lo sviluppo di sistemi interattivi che siano usabili,
affidabili e che supportino e facilitino le attività umane. E’ possibile dare una
definizione ufficiale di Human Computer Interaction:
Disciplina che si occupa della progettazione, della valutazione e
dell’implementazione di sistemi interattivi computerizzati destinati
all’utilizzo da parte delle persone e dello studio dei principali
fenomeni che li circondano (ACM SIGCHI, 1992).
Più che una vera e propria disciplina, l’HCI costituisce un ambito interdisciplinare di
ricerca. Ne fanno parte l’Ergonomia Cognitiva, la Psicologia, le Scienze Cognitive, la
Semiotica, la Fisiologia, l’Informatica e l’Industrial Design (figura 1.1).
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