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adottata dall’Unione Europea nel Settembre del 2000 (direttiva 2000/53/EC), che impone un
uso più a larga scala di materiali biodegradabili nella produzione delle automobili
(Commissione Europea 2000).
Questi esempi potrebbero significare buone nuove per i Paesi produttori di piante adatte
all’estrazione di fibre: comunque, il mercato automobilistico è dominato da poche grandi
industrie con capitali nei Paesi sviluppati, e questo potrebbe introdurre di nuovo una filosofia di
“cash crop” sostituendo le fibre vegetali a quelle plastiche (Moir 2002). Per di più diverse fibre
sono disponibili e già accertate, o in alcuni casi usate per il rinforzo di materiali: è stata
compilata una lista e riportata in Appendice. Tutto ciò potrebbe portare ad una competizione tra
i Paesi produttori, molti dei quali si trovano nel Terzo Mondo, cosicché le fibre sarebbero
vendute a basso costo e, di conseguenza, il loro mercato porterebbe uno scarso effetto sullo
sviluppo.
Nella complessa situazione del mercato delle fibre vegetali in sostituzione di quelle plastiche, è
stato selezionato il caso del coir in Sri Lanka per tre motivi. Primo, il coir è un sottoprodotto
delle palme da cocco: quest’ultime offrono una serie di prodotti, inclusi alcuni di primaria
importanza (per esempio l’olio di palma, la polpa di cocco) (una lista dettagliata può essere
esaminata nella tabella 1.1). Per questo, la produzione di fibre di coir non significherebbe,
almeno in principio, introdurre un nuovo “cash crop”. Secondo, in Sri Lanka l’utilizzo delle
fibre di coir per la produzione di numerosi articoli (tra cui pupazzi, borse e zerbini) ha una lunga
tradizione. Per cui, questo Paese sembra essere il più indicato per la sostituzione dei materiali in
plastica con le fibre del posto. Comunque per avere un impatto positivo sullo sviluppo dello Sri
Lanka, l’intero ciclo produttivo dei materiali rinforzati con coir (dall’estrazione delle fibre al
prodotto finito) dovrebbe essere sostenuto all’interno dello stesso Paese (Jafferjee 2002). Terzo,
comparandolo con altri Paesi in via di sviluppo, lo Sri Lanka ha una situazione politica
relativamente stabile, la quale potrebbe permettere, almeno in principio, una continuità e una
costante fornitura di fibre per la produzione di materiali (Mason 2003).
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Tabella 1.1 Prodotti derivati dalle noci di cocco
Prodotto Descrizione Maggiori mercati
Noce di cocco essiccata La noce di cocco essiccata
Fatto con la polpa è usata
nell’industria dolciaria.
Unione Europea, Finlandia,
Turchia, Egitto, Emirati
Arabi Uniti e Brasile.
Filo di cocco Fatto con le fibre della
peluria del cocco (fibre
lunghe) o dalle fibre della
peluria unite a fibre omatt
(fibre corte) a seconda delle
richieste dell’acquirente.
USA, Francia, Corea del
Sud e Giappone.
Zerbini
(fatti a mano o in serie)
Gli zerbini sono fatti con
fili di coir o con fili di coir
uniti a fili di juta.
Unione Europea e Bulgaria.
Zerbini
(coir e molle d’acciaio)
Gli zerbini sono fatti do
fibre di coir insieme a
molle d’acciaio, molto
appropriate per l’inverno.
Germania, Paesi Bassi e
Regno Unito.
Mattonelle di carbone Questo prodotto, fatto con
il guscio della noce di
cocco, è particolarmente
adatto per barbecue interni
o esterni e per il
riscaldamento domestico.
Medio Oriente.
Carbone attivo Il materiale adatto per la
produzione di carbone
attivo è la carbonella del
guscio delle noci di cocco.
Quest’ultima, diversamente
dal carbone, non si attiva
USA, Sudafrica, Regno
Unito, Giappone e Canada.
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chimicamente per cui è
particolarmente adatta per
il trattamento di cibo e la
produzione di medicine.
Inoltre può essere usata
dalle industrie per i
processi di purificazione.
Fibre Geo-tessili
Le fibre Geo-tessili, usate
per controllare l’erosione
del suolo, per la
stabilizzazione del terreno e
per la costruzione di
ambienti naturali, sono
materiali amici
dell’ambiente.
Corea del Sud, Giappone,
Paesi Bassi e Germania.
Prodotti gommati del coir
per l’orticultura e
l’industria agricola
Lo strato interno dei vasi da
fiori, i sacchetti della
spazzatura, aste di supporto
per piante e prodotti
gommati di coir sono
ottenuti vaporizzando la
fibra di coir combinata a
lattice.
Corea, Giappone, Paesi
Bassi e Germania.
Materassi di coir gommato Una miscela di fibre di coir
e lattice viene riscaldata a
vapore, compressa e
vulcanizzata per produrre
materassi.
Germania e Giappone.
Prodotti di torba di cocco Nel processo di estrazione
delle fibre dal guscio del
cocco, il residuo, che
consiste principalmente in
Paesi Bassi, Italia,
Giappone, Corea del sud e
Taiwan.
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una miscela di polveri, è
conosciuto come torba di
cocco ed è usato in Europa
come sostituto della torba
di muschio . La torba di
coir si esporta in tavolette,
blocchi, dischi o in
sacchetti e forme.
Crema e Latte di Cocco
100% di puro concentrato
di polpa di cocco senza
aromatizzanti né
conservanti artificiali, viene
usato nella preparazione di
dessert.
Regno Unito, Medio
Oriente, Paesi Bassi,
Australia, Francia e
Germania.
Le suddette considerazioni suggeriscono che una nuova industria di coir potrebbe essere
determinante nello sviluppo dell’economia dello Sri Lanka., portando vantaggi ambientali in
tutto il mondo. Questo è un problema molto attuale, poiché nei prossimi anni potrebbe aver
luogo un sostanziale processo di sostituzione dei materiali plastici con quelli biodegradabili:
perciò, questa tesi proverà a capire come si evolverà la situazione nel prossimo futuro.
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1.2 Problemi di ricerca
In riferimento ai nuovi utilizzi del coir, esiste anche un’altra prospettiva nell’uso di questa fibre,
particolarmente evidente nell’industria automobilistica. Si tratta dell’uso delle fibre vegetali in
sostituzione alle fibre di vetro nella produzione di materiali compositi ad esempio quelli che
usano le fibre come rinforzo della resina plastica, largamente usata nella produzione di
automobili (per i pannelli interni e delle portiere e per i paraurti). Una recente legislazione mira
a rendere la demolizione e il riciclaggio dei veicoli più ecologicamente sostenibile, ponendo
chiari limiti per il riutilizzo, il riciclaggio e il riacquisto dei veicoli e delle loro componenti e
spingendo i produttori a produrre nuovi automezzi anche in visione della loro riciclabilità. Ad
esempio, la direttiva 2000/53/EC prescrive che dal 1 Gennaio 2015, il 95% della concentrazione
di queste macchine dovrà essere riciclata e solo il restante 5% potrà essere bruciata per produrre
energia.
Riguardo a questo aspetto, la biodegradabilità delle fibre vegetali diventerà sempre più
importante nei prossimi dieci anni, anche grazie alla graduale introduzione di componenti
amiche dell’ambiente. Queste ultime sono ottenute inserendo fibre vegetali in uno stampo
biodegradabile (ad esempio a base di cellulosa) che avrà un impatto considerevolmente più
positivo sull’ambiente, sostituendo così gli stampi composti da polimero derivato da petrolio
(Rowell 2002). E’ notevole come qualsiasi sia l’applicazione, un requisito per avere materiali
amici dell’ambiente è la limitazione, o meglio l’assenza, di elementi chimici non biodegradabili
durante l’intero processo, dall’estrazione delle fibre alla produzione delle componenti. In
pratica, le cause più comuni per il trattamento di fibre con prodotti chimici sono: prevenire la
crescita di funghi (Tsuchiya et al., 2003), migliorare la rigidità (Rout et al., 2001) e mascherare
gli odori (Witek et al., 2004). A questo proposito, ci sono state recenti critiche circa lo scarso
uso e diffusione dei risultati degli LCA (Life Cycle Analysis) effettuati sulle componenti
prodotte parzialmente o interamente usando materiali naturali, come le fibre di coir (Clift 2004).
Un largo uso degli LCA permetterebbe di stimare la sostenibilità ecologica dei principali
processi partendo dall’estrazione delle fibre e la criticità delle quantità di sostanze chimiche
introdotte (se ce ne sono).
Comunque, i vantaggi ecologici devono essere addizionati a quelli sociali; ad esempio il grado
in cui la produzione e il mercato di fibre di coir possono contribuire allo sviluppo delle
principali regioni produttrici: lo Sri Lanka e alcuni Stati dell’India come il Kerala (Rammohan
2003). In pratica, perché il guadagno ecologico sia evidente anche in queste regioni, non è
sufficiente invertire la tendenza attuale dell’aumento dell’uso di materiali plastici nei Paesi in
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via di sviluppo, ritornando al tradizionale uso smodato delle fibre di coir. Al contrario, bisogna
necessariamente porre un limite al numero di piantagioni di palme da cocco per evitare le
monocolture e anche lo sfruttamento eccessivo delle palme già esistenti (Jafferjee 2002).
All’interno di questo processo è possibile incontrare difficoltà non solo per effetto delle strutture
centralizzate dell’industria automobilistica, come già detto, ma anche come conseguenza delle
strutture politiche locali, le quali potrebbero non essere in grado di far fronte alle pressioni
imposte dalle multinazionali. Il lato negativo è che i popoli e le istituzioni Sud-Asiatiche
potrebbero trovare la loro propria strada all’interno dell’attuale sistema economico, provocando
una disuguaglianza nella distribuzione delle risorse. In questo modo, le persone povere
continueranno a portare il peso dell’intera degradazione ambientale e saranno intrappolate tra
problemi, processi e politiche, come lo sfruttamento dei raccolti di fibre destinate alla vendita e,
di conseguenza, scivoleranno sempre più in fondo nella povertà (Gopalakrishnan et al., 2004).
In più, un ulteriore sfruttamento delle fibre vegetali con insufficienti misure di sicurezza, come
nel caso del “cash crop”, potrebbe peggiorare alcuni problemi tipici dei Paesi in via di sviluppo,
ad esempio lo Sri Lanka, come l’insorgere di malattie causate da parassiti. Per esempio la
filariasi, una malattia dovuta a parassiti linfatici delle zanzare anopheline (Nair 1961), collegata
al raccolto di coir, trova più che altro causa nell’inquinamento dell’acqua dovuto alla
macerazione (estrazione e pulizia delle fibre) nell’India meridionale e in Sri Lanka (vedi
Nelliyat 2003).