6
A tal proposito possiamo distinguere tre fasi tra loro collegate ma
autonome e gestibili con specifiche dinamiche, cioè: approvvigionamento,
trasformazione economico/tecnica e commercializzazione.
Grazie all’utilizzo di un magazzino si può provvedere agli
approvvigionamenti secondo i ritmi giudicati più opportuni e nei tempi in
cui i prezzi si ritengono più convenienti, indipendentemente dalle
fluttuazioni delle vendite. Ciò offre all’impresa la possibilità di svincolare
gli acquisti dei fattori della produzione dalla necessità di un utilizzo
immediato. Si pensi alla possibilità di acquistare un quantitativo elevato di
materie prime, anche se le necessità del processo produttivo siano ben
inferiori, usufruendo in un dato momento di particolari sconti o prezzi sul
mercato, e depositare l’eccedenza in magazzino. O che in presenza di
un’elevata domanda di mercato, l’impresa decida di non sfruttare al
massimo gli impianti produttivi (evitando così il lavoro straordinario dei
dipendenti) e di soddisfare la maggiore richiesta rispetto alla propria
produzione utilizzando parte della produzione precedentemente
accumulata nei magazzini. La necessità di mantenere determinati
quantitativi di beni in magazzino è una caratteristica che accomuna, anche
se in misura diversa, tutte le imprese: siano esse mercantili, industriali
produttrici di beni (imprese industriali) o industriali produttrici di servizi
(imprese di servizi). A seconda della tipologia di impresa analizzata il
magazzino assume particolari aspetti:
Approvvigiona
mento
Trasformazio
ne economico-
tecnica
Commercializza
zione
Figura n. 1.1- Processo produttivo.
7
1.1.1 Il magazzino delle imprese industriali
In queste imprese a seconda delle diverse fasi di lavorazione dei beni,
distinguiamo:
1. Il magazzino delle materie prime, sussidiarie, semilavorati e
componenti destinate ad essere impiegati nei processi di
trasformazione .
2. Il magazzino dei prodotti finiti che si originano nel
processo
produttivo, in particolare dei semilavorati e dei prodotti in
corso di lavorazione nonché di sottoprodotti.
Tale tipo di impresa generalmente è dotata di una struttura produttiva
rigida, quindi non può essere modificata continuamente nel breve periodo
per rispondere alla variabilità del mercato. Non potendo adattarsi
prontamente a “disturbi” provenienti dal mercato quali ad esempio
l’inflazione, o la carenza di un determinato bene, si può sopperire
mediante le merci conservate in magazzino. Anche il magazzino “prodotti
finiti” svolge un ruolo fondamentale perché consente di mantenere
regolari e costanti i processi produttivi, ad esempio in periodi di calo della
domanda sul mercato il magazzino costituisce un deposito di prodotti. In
MAGAZZINO
MATERIE
LAVORAZIONE MAGAZZINO
PRODOTTI
Fornitori
Clienti
Figura n. 1.2 - Processo produttivo di un’impresa industriale.
8
altre parole il ruolo svolto dal magazzino dei prodotti finiti è quello di
tenere separati i ritmi di produzione dalle oscillazioni della domanda del
mercato finale.
1.1.2 Il magazzino delle imprese mercantili
Un’impostazione ben diversa da quella industriale è richiesta per un’
impresa mercantile. Le imprese mercantili, infatti, non effettuano una
trasformazione tecnica e materiale delle merci bensì una trasformazione
economica nel tempo e nello spazio, limitandosi al più a modificare
l’aspetto esteriore del bene per la presentazione al pubblico. Nelle imprese
mercantili il magazzino è composto principalmente dalle merci e dal
materiale di consumo utile all’attività di distribuzione.
dà la possibilità di:
• Garantire continuità nell’evasione delle richieste di clienti
• Gestire gli acquisti nei momenti più convenienti
• Gestire campagne promozionali utili ad attirare la clientela
e a diffondere il nome dell’impresa.
1.1.3 Il magazzino delle imprese di servizi
Per tali imprese vi è l’impossibilità di immagazzinare in quanto i
servizi devono essere utilizzati nel momento stesso in cui sono prodotti. Al
MAGAZZINO
Fornitori
Clienti
Figura n. 1.3 - Processo produttivo di un’impresa commerciale.
9
massimo l’impresa potrebbe aver bisogno di un magazzino per il materiale
utile a svolgere il proprio servizio.
1.2 LA GESTIONE DEL MAGAZZINO
Nella gestione del magazzino il confine tra potenzialità da sfruttare e
problemi da risolvere è molto sottile. Basta un niente per far diventare
quello che magari in precedenza era un punto di forza, un elemento
portante di tutta la struttura organizzativa, produttiva e gestionale
dell’impresa, in un “settore” generante problemi di ordine economico,
finanziario ed organizzativo. Dietro un efficiente magazzino vi è un
efficiente gestione ed organizzazione. Se questi dovessero venire a
mancare, o presentare lacune, l’inefficienza si estenderebbe
inevitabilmente a tutta l’attività aziendale. La gestione del magazzino
consiste nel razionalizzare le risorse interne aziendali al fine di
implementarne l’efficienza, sinonimo di competitività nei mercati
concorrenziali. La gestione aziendale, ed in particolare quella del
magazzino, una volta era considerata come un elemento puramente interno
all’impresa. Attualmente, invece, le moderne tecniche gestionali, sempre
più orientate alla ricerca della flessibilità, tendono a intrecciare rapporti
talmente profondi con altri attori (fornitori, clienti, altre imprese..), da
rendere impossibile una distinzione interno-esterno. Fino a qualche anno
fa per ottenere efficienza era necessario incentrare la produzione sulla
ricerca della qualità del prodotto. Nel tempo però la domanda dei
consumatori diviene sempre più esigente, non si accontentano più del
prodotto in se per se ed alla qualità del prodotto, ora si richiede la qualità
totale del prodotto. Questo ha influito in maniera consistente sul concetto
10
di “produrre” che a sua volta ha influenzato la gestione del magazzino.
Poiché l’efficienza non si trova più incentrando le forze sulla ricerca di
una produzione di qualità del bene, ma sullo snellimento ed ottimizzazione
della gestione e delle sue procedure è obbligo rivedere ed ottimizzare il
magazzino.
La gestione del magazzino porta a notevoli costi fisici, e a dei ritorni
non quantificabili (aumento dell’efficienza). E’ per tal motivo che in
passato vi è stato dedicato poco interesse. Al giorno d’oggi vi è invece
attribuita maggiore importanza, la quale è dettata da esigenze competitive.
Infatti la competizione sempre più spietata giocata sui mercati
concorrenziali non risparmia chi presenti degli standard di efficienza
inferiori agli altri. Ad esempio, nell’era di internet è quasi del tutto
impensabile una gestione priva di supporto informatico. Gli sviluppi
tecnologici hanno apportato dei vantaggi notevoli, facendo la fortuna di
chi li ha saputi cogliere, decretando il fallimento di chi non ne ha
compreso le potenzialità. Svolta sempre più spesso con tecniche
particolari, facendo ampio uso del supporto informatico, anche in rete con
i fornitori, la gestione del magazzino deve essere considerata prioritaria:
comporta costi elevati ma se attuata in modo adeguato consente risparmi e
incrementi di efficienza. Questa deve essere attuata, però, in modo da non
appesantire la struttura patrimoniale dell’impresa e senza gravare
eccessivamente sul suo equilibrio finanziario. Infatti l’azienda necessita di
un'organizzazione interna razionale e veloce, affiancata da fattori quali:
1) assicurare continuità e tempestività di svolgimento ai processi
tecnici di produzione
2) assicurare una continua e tempestiva alimentazione dei processi di
11
vendita
3) ridurre al minimo i costi connessi al mantenimento delle scorte
4) attitudine dell' impresa nell' approvvigionamento delle materie
prime e delle merci
5) organizzazione logistica e commerciale per l'efficiente
distribuzione del prodotto finito sul mercato
6) predisposizione all’evoluzione.
12
1.3 I COSTI DI GESTIONE
Un magazzino ha costi direttamente inerenti alla sua struttura quali:
costi del personale, costi relativi alle attrezzature, costi relativi ai locali ed
agli spazi di ricevimento delle merci e di smistamento e spedizione delle
stesse.
Costi non trascurabili sono poi quelli relativi alla conservazione in
magazzino delle merci, degli imballaggi e degli altri materiali di consumo.
Detenere scorte porta una serie di vantaggi all’impresa, e la mette al riparo
dagli inconvenienti precedentemente illustrati, però è da tener presente che
le scorte comportano costi.
I costi sono rappresentati in particolare da 2 componenti:
- il primo è relativo all’acquisto delle merci, che rappresenta un
investimento per una durata di tempo che va dal momento del
pagamento dell'acquisto delle materie prime, al momento in cui avviene
l’incasso della vendita dei prodotti finiti ottenuti dalle medesime
materie;
- la seconda dai costi relativi al mantenimento (costi di magazzino).
Questi ultimi vincolano enormi capitali sottraendoli agli investimenti
produttivi. Si stima che oltre il 30 % annuo del capitale aziendale sia
vincolato in magazzino, ovvero un magazzino da 5 milioni di euro costa
solo di capitale 1,5 milioni/anno, escluso i costi di gestione.
13
1.4 LA GESTIONE FINANZIARIA DELLE SCORTE
L'obiettivo principale della gestione finanziaria delle scorte di
magazzino e quello di rendere minimi i costi riguardanti l'acquisizione e
l'utilizzo delle scorte medesime. In rapporto alla loro origine esistono vari
tipi di scorte: le scorte tecniche o funzionali e le scorte speculative. Le
prime sono quelle collegate alla risoluzione del problema di sincronizzare
i vari processi aziendali. Le seconde sono quelle che derivano da
opportunità che l'impresa ha colto nei mercati di acquisto. Al fine di
rendere ottimale il rapporto tra costi e livello di servizio (soddisfazione
della domanda) il management è tenuto a perseguire 3 importanti obiettivi:
un obiettivo produttivo, cioè garantire la continuità e la regolarità nel
flusso dei materiali; un obiettivo finanziario, cioè mantenere bassi i
volumi e i tempi di giacenza (immobilizzi) delle scorte; un obiettivo
economico, cioè impegnare al minimo gli spazi e le risorse addette alla
movimentazione.
Esistono almeno due alternative di gestione che soddisfano in misura
diversa tali obiettivi: la c.d. gestione a scorta
1
, nella quale i livelli di
scorta sono determinati in base ai consumi storici; la c.d. gestione a
fabbisogno
2
, nella quale i livelli di scorta sono determinati in base alle
previsioni d'ordine.
I parametri caratteristici della cosiddetta gestione a scorta sono
sostanzialmente: il lotto economico d'acquisto (LEA), quello di produzione
1
basata sul Look Back (guardare indietro)
2
basata sul Look Ahead (guardare avanti)
14
(LEP), i livelli della scorta di sicurezza (SS) e il punto di riordino (PRM),
oltre naturalmente ai vincoli di capacità del magazzino.
1.5 GLI ACQUISTI: POLITICHE DI
APPROVVIGIONAMENTO
La funzione approvvigionamenti non si limita a procurare
tempestivamente le materie prime necessarie per alimentare gli impianti
produttivi, ma investe anche altri aspetti gestionali più complessi; basti
pensare, ad esempio, alla scelta di una politica di make or buy corretta:
decidere cosa produrre e cosa, invece, convenga acquistare da sub fornitori
non è competenza esclusiva della funzione approvvigionamenti, e anzi
spesso questa responsabilità diretta in merito ricade sulla direzione di
stabilimento, ma essa può fornire informazioni utili alla scelta finale. Il
responsabile degli approvvigionamenti deve pertanto essere coinvolto
quando si prendono tali decisioni.
Per un esame approfondito dei compiti della funzione
approvvigionamenti, bisogna:
- Comprendere i fabbisogni della produzione;
- Valutare costantemente e saper scegliere il/i fornitore/i opportuno/i,
prestando attenzione soprattutto alla qualità delle consegne e alla
serietà del servizio: gli acquisti non debbono trattare solo il prezzo;
- Trattare e definire le condizioni, soprattutto di consegna e qualità;
- Emettere l’ordine;
15
- Sollecitare le consegne e superare eventuali difficoltà nei rapporti
con il fornitore, poiché è raro che vada tutto sempre per il verso
giusto e si possono verificare ritardi nelle consegne o bisogni
tempestivi di materiali da parte dell’azienda prima del previsto.
Molte aziende usano la classificazione ABC dei componenti da
acquistare, in quanto è noto che spesso poche voci rappresentano una larga
percentuale degli acquisti totali; ad esempio: la classe A rappresenta il 5%
delle voci, che sono pari al 75% del valore comprato, mentre la classe C è
costituita dall’ 80% delle voci che però valgono il 10% dell’intero budget.
La classe B rappresenta ovviamente caratteristiche intermedie tra questi due
estremi. L’uso della classifica ABC consente di dare priorità alla gestione
degli approvvigionamenti, dove ognuno si occupa di voci di importanza
omogenea.
16
1.6 IL LOTTO ECONOMICO D’ACQUISTO
L’approccio maggiormente diffuso a livello aziendale inerente
all’individuazione della quantità da acquistare è rappresentato dal “lotto
economico d’acquisto”, anche detto lotto ottimale di approvvigionamento.
Il lotto economico d’acquisto è la quantità di merci o di materiali che ogni
volta è opportuno ordinare per rendere minima la combinazione dei costi
totali che l’impresa deve sostenere per il loro approvvigionamento (costi
di ordinazione) e di quelli che si ricollegano alla conservazione delle
scorte di magazzino (costi di stoccaggio). Analizzando queste due
componenti si può comprendere come dal “semplice” obiettivo di
minimizzare i costi si venga a determinare il “lotto economico
d’acquisto”.
I costi di ordinazione (o costi di gestione degli ordini) sono
tendenzialmente costi fissi poiché non dipendono dall’entità del singolo
ordine. I costi relativi all’emissione dell’ordine e quelli per il successivo
controllo della fattura non cambiano sia che si acquisti una sola unità di
una data merce o che se ne acquisti 1000 unità.
I costi di stoccaggio, anche detti costi di mantenimento delle scorte,
sono dei costi variabili, cioè direttamente correlati ai volumi delle scorte.
E’ da tener conto che maggiori sono i tempi di permanenza delle merci in
magazzino, maggiori sono i costi connessi agli interessi sul capitale
investito, al rischio di eventuali avarie, deperimenti, obsolescenze,… Di
seguito si riporta una tabella nella quale si riassumono i diversi costi di
ordinazione e di stoccaggio.
17
1.7 COSTI DI ORDINAZIONE
I costi di ordinazione sono costituiti da:
- costi amministrativi di ordinazione;
- costi di ricevimento e di controllo qualità;
- costi di trasporto.
I costi di ordinazione e trasporto sono proporzionali al numero di
ordini e di trasporti. Nell'analisi del nostro studio non consideriamo,
almeno inizialmente, in questa categoria: i costi di trasporto proporzionali
COSTI DI ORDINAZIONE COSTI DI STOCCAGGIO
• Costi per la ricerca del
fornitore
• Costi per l’emissione
dell’ordine
• Costi relativi al controllo
delle merci in arrivo e alla
loro immissione in
magazzino
• Costi connessi ai controlli
sui documenti e alle
relative registrazioni
• Oneri finanziari sul capitale
investito in scorte
• Costi di immagazzinamento e
di gestione del magazzino
(es. affitto, ammortamento
attrezzature e locali)
• Costi di assicurazione
Tabella 1.1 – Riepilogo costi di gestione e di
18
ai volumi, né le provvigioni di acquisto proporzionali ai volumi di
acquisto.
La formula dei costi di ordinazione può essere così espressa:
(costo fisso per ogni ordinazione * numero degli ordini)
Nella quale indichiamo con:
C
0
= costo fisso di ogni ordinazione di merce o del materiale
considerato
F = fabbisogno annuo della merce o del materiale considerato
Q
x
= lotto economico o quantità ottimale da acquistare ogni volta
Come si può notare la curva dei costi di ordinazione ha un andamento
decrescente. In quanto tali costi sono rappresentati per lo più da costi fissi
(indipendenti dalla quantità ordinata); quindi il loro totale annuo
diminuisce al diminuire del numero degli ordini.
In definitiva, maggiore è Qx, minore sarà y1.
Figura n. 1.4 – Andamento dei costi di
x
Q
F
Cy ⋅=
01
19
1.8 COSTI DI STOCCAGGIO
I costi di stoccaggio sono costituiti da:
- oneri finanziari ( oppure costi opportunità) sul capitale
investito nelle scorte;
- costi di obsolescenza e di deterioramento fisico;
- costi di magazzinaggio e manipolazione;
- oneri assicurativi.
Nei costi di mantenimento consideriamo soltanto quelli proporzionali
a Q, non quindi le spese generali di magazzino (illuminazione,
movimentazione, amministrazione, ecc.).
La formula dei costi di stoccaggio può essere così espressa:
2
2
x
Q
Pmy ⋅⋅=
(costo unitario di stoccaggio • valore della scorta media)
Nella quale indichiamo con:
m = costo annuo unitario di stoccaggio (costo per ogni euro di merce o
di materiale giacente in magazzino;
P = prezzo unitario di acquisto riferito ad ogni unità fisica di merce o di
materiale (prezzo che si ipotizza non vari al mutare dell’entità
dell’ordinazione);
2
x
Q
= scorta media.
Nel grafico seguente è rappresentata la curva del costo annuo di
stoccaggio.