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INTRODUZIONE
L‟Europa è un continente nel quale convivono una molteplicità di
popoli e nazioni che, in seguito ad un progressivo processo di integrazione,
hanno dato vita all‟odierna Unione europea.
La comunità (nel senso più ampio del termine) dei popoli europei, pur
condividendo un destino comune all‟interno dei confini del continente che
“va dall‟Atlantico agli Urali” è caratterizzata da profonde diversità sociali,
economiche, culturali, politiche che, nel corso della storia, si sono
convertite, secondo modalità differenti nei diversi Paesi, in sentimenti di
appartenenza ad un territorio o ad una nazione, divenendo ciò che oggi si
conosce come nazionalismo.
La sfida dell‟Europa odierna, più che contrastare le pressioni nazionaliste,
consiste nel garantire il rispetto del principio di pluralità, permettendo una
convivenza democratica, pacifica e costruttiva dei diversi popoli.
In questo elaborato, tenendo conto dell‟attuale contesto storico-politico e
sociologico in cui la “vecchia Europa” è chiamata a sostenere delle prove, si
tratterrà dell‟analisi del catalanismo, ovvero del sentimento di appartenenza
del popolo catalano alla comunità e al territorio della Catalunya.
Tuttavia, prima di passare all‟analisi della genesi e dell‟evoluzione del
catalanismo, ritengo importante fare alcune precisazioni.
Questo lavoro nasce in seguito a osservazioni e riflessioni sulle
motivazioni del cosiddetto, e a mio avviso, mal denominato “nazionalismo
catalano”, durante i mesi trascorsi vivendo a contatto con la società
catalana, e in particolare con quella della capitale della Catalogna,
Barcellona. Precisamente, è stato nel periodo precedente al Referendum sul
“Trattato che istituisce una Costituzione Europea”, durante la campagna
elettorale che si è svolta tra gennaio e febbraio scorsi, che ho potuto
“toccare con mano” la forza e la diversità degli attori del movimento
catalanista, cominciando a capire più a fondo cos‟era l‟autonomismo-
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nazionalismo di cui tanto si discute parlando della Spagna. La confusione
era grande ma anche inevitabile, poiché si tentava di abbordare un
fenomeno molto complesso, servendosi di termini il cui significato, il più
delle volte, pare essere travisato e, di conseguenza, utilizzato in modo
impreciso.
Difatti, parole di uso comune quali patria, stato e nazione; oppure
provincialismo, regionalismo, autonomismo e nazionalismo, sono spesso
utilizzati erroneamente come sinonimi e termini intercambiabili.
Anche Walter Bagehot, parlando del concetto di nazione, osservava che
sappiamo di cosa si tratta se non ci si interroga sul significato preciso del
termine, ma incontriamo una certa difficoltà a illustrarlo e definirlo in
poche parole.
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Si ritiene opportuno, quindi, per quanto riguarda questi termini, cercare di
fornire alcune definizioni che siano prive di qualsiasi connotazione politica
e che aiutino poi nella comprensione dei temi trattati.
A tale proposito, è utile citare le definizioni fornite dal Dizionario
Giuridico
2
. In termini giuridici, si parla di stato come comunità di individui
(popolo) stanziata su un determinato territorio e organizzata secondo un
ordinamento giuridico indipendente ed effettivo; la nazione è, invece, una
realtà politico-sociologica che tende a raggruppare gli individui in base a
fattori di lingua, razza, religione, mentre per patria si intende la terra di un
popolo, alla quale si è legati per ragioni di nascita e per forti vincoli di
carattere storico, politico, morale, religioso, culturale.
Secondo Josep Colomer
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, l‟idea di nazione è un concetto politico già
ampiamente utilizzato dagli antichi Greci, che distinguevano tra terra
natale, ossia lo spazio occupato dalla città politica ed etnos, che indicava il
popolo, la razza o l‟insieme di diverse città.
1
Bagehot W. in Hobsbawm Eric J., Nazioni e Nazionalismi dal 1870,
(programma, mito, realtà), Torino, Einaudi, 1991, pag. 10.
2
Del Giudice F., a cura di, Nuovo Dizionario Giuridico, Napoli, Edizioni
Simone, 1995.
3
Colomer Josep M., Espanyolisme i catalanisme, la idea de naciò en el
pensament politic cátala (1939-1979), Barcelona, L‟Avenç, 1988.
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I Romani, dal canto loro, differenziavano la minor patria o patria propia,
vale a dire il paese natale, dalla patria communis che era Roma.
Durante il Medioevo, con il crollo dell‟Impero e l‟affievolirsi dei legami tra
popoli dominati dai Romani, si sviluppa l‟idea di una comunità naturale che
comprende tutta l‟umanità, caratterizzata dall‟uso di una stessa lingua
derivante dal latino universale, relazioni economiche peculiari e costumi
comuni.
In seguito a questi cambiamenti nell‟assetto politico, la parola patria passa a
designare l‟attaccamento ad una terra, mentre con il termine nazione ci si
riferisce al luogo di provenienza o di nascita di un individuo.
Tuttavia, come sostiene Colomer:
“É dalla fine del XVIII secolo, in particolare dalla Rivoluzione
Francese, che il concetto politico di nazione cambia e passa ad identificare
l‟unità civile dei cittadini che, esercitando la loro volontà collettiva,
costituiscono un‟organizzazione politico-giuridica denominata Stato”.
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In seguito, dagli inizi del XIX secolo, la costruzione degli Stati nazionali
moderni è strettamente vincolata alla creazione di aree economico-
commerciali, quale risultato della Rivoluzione Industriale: in questo periodo
la nazione moderna acquisisce i tratti peculiari che la differenziano da
quella medievale.
Per dirla con Gonzalez Casanova:
“Una cosa è la nazione come realtà storico-sociale naturale di ampi
gruppi umani legati, attraverso dei vincoli, a un paese o ad una terra, altra
cosa è la nazione giuridica o Stato [...], progetto di organizzazione politica
che risponde ad una idea finalista di come si crede debba organizzarsi e
perchè un gruppo umano deve farlo”
5
.
Altrettanto essenziale ai fini della trattazione, è trattare delle
differenze tra provincialismo, regionalismo, autonomismo e nazionalismo.
Con il termine regionalismo si fa solitamente riferimento a due dimensioni,
una sopranazionale e l‟altra interna, o detta anche nazionale. La prima
4
Colomer, Op. Cit., pp. 7-12.
5
González Casanova J., La lucha por la democracia en Catalunya,
Barcelona, Dopesa, 1979, pp.56-60.
6
accezione riguarda le unioni tra gruppi di Stati aventi affinità economiche,
politiche, culturali. La seconda dimensione richiama, invece, l‟orientamento
politico che intende istituire realtà territoriali autonome, ma non sovrane,
dette appunto regioni, le quali si presentano come le rappresentanti degli
interessi delle rispettive comunità, caratterizzate da specificità di varia
natura.
6
L‟espressione provincialismo, in Italia, sta ad indicare l‟ente locale
intermedio tra il Comune e la Regione, ma evidentemente il suo significato,
anche se rimane pressoché inalterato, acquista sfumature diverse a seconda
dell‟epoca storica e della zona geografica in cui viene utilizzato. Nel caso
dello Stato spagnolo, il termine provincia, agli inizi del XX secolo, indicava
quello che oggi si definisce regione o comunità autonoma, in termini di
estensione territoriale e, parzialmente, in termini di competenze
amministrative.
In terzo luogo fondamentale è dare una definizione, anche se minima e
generale, di autonomismo, soprattutto considerato il fatto che il tema
trattato si colloca all‟interno della storia e della tradizione dello Stato
spagnolo e delle sue realtà autonomiste. Generalmente, con l‟espressione
autonomismo si designa la libertà che ha un ente nell‟individuazione e nella
determinazione delle scelte politiche che la comunità sociale, dei cui
interessi l‟ente è portatore, intende perseguire.
Infine, ritengo opportuno tracciare una distinzione a livello terminologico,
ma anche concettuale, tra quella che comunemente denominiamo Spagna e
lo Stato spagnolo. “Spagna” designa, in generale, quella parte di territorio
della Penisola iberica che non comprende lo Stato portoghese, mentre con
l‟espressione Stato spagnolo si è soliti riferirsi alla medesima parte di
territorio, evidenziando però la presenza e la convivenza di diverse
nazionalità al suo interno.
6
Del Giudice F., a cura di, Nuovo Dizionario Giuridico, Napoli, Edizioni
Simone, 1995.
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In tema di chiarimenti concettuali, il nazionalismo merita un
approfondimento speciale, dal momento che sembra essere il termine
maggiormente soggetto a fraintendimenti ed usi inappropriati.
Il nazionalismo, la cui casa natale è l‟Europa, è un fenomeno decisamente
moderno, dato che è proprio in Europa che a partire dal XVIII secolo
nascono e si sviluppano gli Stati-nazione. Tuttavia, è il XX secolo, segnato
dalla nascita della politica di massa, il “periodo aureo” del nazionalismo
quale movimento ed ideologia politica.
Secondo quanto sostiene Hroch, il nazionalismo segue tre fasi di
maturazione: in una “fase A”, che riguarda solo una ristretta cerchia di
persone prevalentemente intellettuali, si assiste alla nascita delle ideologie;
nella “fase B” appaiono attivisti ed agitatori politici dell‟idea nazionale
(nazionalisti militanti), per poi convertirsi nella “fase C” in ideologia di
massa.
Gellner afferma che il nazionalismo è anzitutto un principio politico che
sostiene che l‟unità nazionale e l‟unità politica dovrebbero essere
perfettamente coincidenti.
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Altri storici e scienziati politici sostengono che il nazionalismo sia
un‟ideologia e movimento politico che fa della nazione il soggetto
principale dell‟azione politica e la base di appartenenza ed identità politica;
è altresì un‟espressione politica che nasce dalla consapevolezza circa la
natura non compiuta dell‟identità o circa la minaccia alla sua integrità e
sopravvivenza.
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Tuttavia, è difficile dare ulteriori definizioni di nazionalismo, in quanto i
criteri oggettivi, quali la lingua, l‟etnia, ecc., solitamente utilizzati per
identificare la nazione sono, come sottolinea Grilli di Cortona, carenti ed
insufficienti.
7
Gellner E.,Nazioni e nazionalismo, Roma, Editori Riuniti, 1985 pp.157-
158.
8
Grilli di Cortona P., Stati, nazioni e nazionalismi in Europa, Bologna, Il
Mulino, 2003 pp.23.
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L‟analisi condotta finora ci consente di affermare che i concetti di Stato e
Nazione sono modelli culturali che dipendono da congiunture storiche e
politiche. A tal proposito è conveniente citare la definizione di
nazionalismo che Pompeu Fabra, importante letterato e direttore
dell‟Istituto di Studi Catalani, nel 1905 scriveva sul Diccionari General de
la Llengua catalana. Il nazionalismo era per lui un sentimento di
“devozione alla propria nazione, alla sua unità, alla sua indipendenza” e, di
conseguenza, nazionalista era colui che voleva l‟unità e l‟indipendenza
della propria nazione.
Gellner, interpretando il nazionalismo in chiave funzionalista, spiega la sua
nascita e il suo sviluppo in rapporto all‟industrializzazione e alla struttura
dello stato moderno.
La “invenzione” dello stato moderno, la Rivoluzione francese e quella
industriale sono condizioni necessarie, ma non sufficienti per
l‟affermazione del nazionalismo. Infatti, nonostante sia vero che la
Rivoluzione giacobina rafforza l‟idea dello Stato-nazione e diffonde quella
della sovranità popolare (che poi assumerà il nome di cittadinanza) e che
l‟industrializzazione e la modernizzazione, attraverso i cambiamenti
prodotti a livello sociale, abbiano concorso alla formazione dell‟idea di
nazione, non si può non considerare l‟importanza che gli stessi nazionalismi