II
b) l’originalità con la quale l’azienda ha trattato il tema. La
campagna si basa sul concetto che per sentirsi belle non è
necessario apparire perfette: la bellezza autentica si
manifesta in forme, peso, taglie ed età diverse;
c) la modalità di comunicazione on line. Dove ha creato un
sito ad hoc per fornire informazioni sulle attività previste
dalla campagna e ha catturato l’attenzione degli utenti, dei
media e degli esperti del settore facendo circolare in Rete
una serie di video promozionali.
L’analisi del caso si svolgerà a partire dalla descrizione dei
cambiamenti più rilevanti avvenuti nel marketing grazie alle
tecnologie di rete. Il Web infatti costituisce un terreno in cui
le aziende hanno la possibilità di confrontarsi con il mercato
in modo diverso dal passato: da un rapporto basato sulle
transazioni, in cui l’impegno è rivolto prevalentemente a
moltiplicare il numero e il volume degli ordini di vendita, si è
passati a un rapporto rivolto alla costruzione di relazioni
durevoli con i clienti e con gli altri soggetti che partecipano
al sistema del valore dell’impresa.
Il concetto di relazione consentirà di ripensare anche il ruolo
del consumatore. Da un lato, si metterà in evidenza come in
Rete gli individui abbiamo più potere nella capacità di
generare, controllare e condividere le informazioni.
Dall’altro lato, si vedrà come la Rete abbia accelerato la
revisione dell’immagine passiva e del comportamento
razionale del consumatore, portando alla rivalutazione degli
aspetti simbolici, emotivi ed edonistici del consumo. In
particolare, sarà evidenziato come l’attenzione delle imprese
ora sia mirata non più soltanto alla valorizzazione dei
benefici funzionali dei prodotti, ma all’offerta di
“esperienze” rivolte a gratificare l’individuo più che
l’acquirente. Poiché la marca gioca un ruolo fondamentale
nella creazione di esperienza, saranno descritte le
dimensioni che in Rete influenzano la costruzione di una
brand experience favorevole.
III
Nel dettaglio, si vedrà sotto quali aspetti il sito rappresenti il
punto di contatto principale tra il marchio e il consumatore,
costituendo l’elemento cardine sul quale avviene
l’esperienza on line. Si illustrerà quindi come la generazione
di una brand experience positiva sia il risultato
dell’interazione dell’utente con i contenuti, il linguaggio, la
struttura e le funzionalità del sito (interaction with the
medium) e dagli scambi che l’utente è in grado di stabilire
con altri soggetti attraverso di esso (interaction through the
medium).
Facendo riferimento al sistema di identità di marca di Aaker
e Joachimsthaler (2000), si procederà a confrontare la brand
identity e l’esperienza offerta dal sito Dove con quella suoi
principali concorrenti: Olay, Nivea e Neutrogena. Per
svolgere la comparazione saranno esaminati, nel dettaglio, la
navigabilità del sito, l’utilità attesa, la completezza dei
contenuti, la comprensibilità delle informazioni e la strategia
di comunicazione adottata
Successivamente, dopo aver definito il posizionamento on
line di Dove, saranno prese in considerazione le motivazioni,
gli obiettivi e le fasi di sviluppo della campagna mondiale di
comunicazione “Per la bellezza autentica”. Lo studio della
campagna punterà a far emergere i valori e le linee portanti
della strategia che Dove ha utilizzato per differenziarsi dai
concorrenti in modo da farsi percepire come un brand
qualificato, che si è distinto per aver rivalutato i concetti di
autenticità, diversità e partecipazione. Poi saranno esaminati
gli ambienti e le funzionalità della versione italiana del sito
dedicato alla promozione della campagna “Per la bellezza
autentica”. L’analisi punterà a indagare il tipo di relazione
che il sito instaura con gli utenti e a verificare la pertinenza
dei contenuti disponibili rispetto al profilo del sito e alla
strategia di comunicazione perseguita. Su questa base
saranno evidenziati gli scostamenti tra i valori e gli obiettivi
della campagna e l’esperienza di navigazione offerta. Infine,
saranno descritti gli elementi caratterizzanti un intervento di
IV
“edutising” rivolto a migliorare e ad estendere le finalità
educative della campagna.
1
1. IL MARKETING DIGITALE
La Rete costituisce un ambiente in cui le aziende
hanno la possibilità di confrontarsi con il mercato in modo
diverso dal passato. Da una parte consente una produzione
sistematica e diversificata dei contenuti, in grado di
soddisfare le differenti esigenze dei segmenti di mercato.
Dall’altra rappresenta un luogo relazionale, in grado di
aggiungere un piano di interattività alla connessione
unidirezionale che ha caratterizzato tradizionalmente il
rapporto tra aziende e consumatori (Prandelli, Verona,
2002). In questo capitolo si vedrà come le nuove tecnologie
offrano alle imprese la possibilità concreta di passare da un
rapporto con il mercato basato sulle transazioni, in cui
l’impegno è rivolto prevalentemente a moltiplicare il numero
e il volume degli ordini di vendita, a un rapporto rivolto alla
costruzione di relazioni durevoli con i clienti e con gli altri
soggetti, interni ed esterni, che partecipano al sistema del
valore dell’impresa.
1.1 Evoluzione del marketing concept
Il marketing tradizionale pone il cliente alla base della
creazione e del mantenimento del vantaggio competitivo e
ha richiesto lo sviluppo di strategie finalizzate alla
comprensione dei suoi bisogni e alla realizzazione di un
sistema di offerta coerente con i bisogni stessi (Prandelli,
Verona, 2002). In altre parole, questa visione considera
centrale la comprensione dei bisogni del cliente per la
definizione della strategia. La Rete e le tecnologie digitali,
2
tuttavia, hanno introdotto un set di principi che hanno
accelerato la revisione della disciplina di marketing (Wind,
Mahajan, 2001).
Lambin sostiene che “come per l’orientamento al prodotto e
alla vendita, anche l’orientamento al cliente presenta dei
limiti che bisogna conoscere” (2002: 25) e ritiene che il
marketing debba evolvere tenendo conto, nelle proprie
analisi, di “tutti gli operatori e partecipanti che,
direttamente o indirettamente, influenzano la decisione
d’acquisto del cliente e fanno perciò parte del ‘mercato’
inteso in senso ampio” (2002: 27).
In modo simile anche Ziliani nota che “l’approccio di
marketing management […] è diventato insoddisfacente: il
marketing deve ricominciare a considerare rilevanti tutte le
problematiche legate alla collaborazione e alle relazioni
dell’impresa con altri soggetti. […] In particolare, si riscopre
la rilevanza della ‘relazione’ tra soggetti economici –
fornitore e cliente, fornitore e distributore, e così via – per
contrasto con la visuale del marketing management,
incentrata sulla singola transazione” (2001: 6-7).
La riscoperta del concetto di relazione passa quindi
attraverso una nuova raffigurazione del mercato. Pastore e
Vernuccio (2004) propongono una definizione di quest’ultimo
come “sistema connettivo”, costituito da un “insieme di
relazioni tendenzialmente stabili che l’impresa attiva con
una molteplicità di soggetti appartenenti a categorie di
stakeholder: clienti, concorrenti, fornitori, distributori,
finanziatori, istituzioni di varia natura, ecc. In tale sistema
coordinato di scambi, i soggetti agiscono consapevolmente ed
in modo organizzato per gestire in maniera appropriata e
sinergica le interdipendenze che caratterizzano i rapporti
con gli altri operatori” (2004: 122-123).
3
1.2 Relationship marketing
La concezione del mercato come sistema coordinato di
relazioni è a fondamento del relationship marketing
(Castellett, 2003). Il marketing relazionale infatti
rappresenta una reazione alla teoria incentrata sulla classica
definizione del marketing come processo di pianificazione ed
esecuzione di decisioni relative al prodotto, al prezzo, alla
comunicazione e alla distribuzione
1
; non focalizza
l’attenzione esclusivamente sul rapporto tra venditore
cliente, ma estende il concetto di relazione a tutti gli
stakeholder
2
dell’impresa (comprendendo i fornitori, i
dipendenti, i soggetti istituzionali, la comunità in cui opera,
e così via).
Mandelli (1998), assumendo la prospettiva di analisi di
Hoffman e Novak (1996), ritiene che la Rete sia la condizione
necessaria per la diffusione dell’approccio di marketing
relazionale anche nel mercato dei consumatori. I motivi che
spingono l’autrice a sostenere la precedente affermazione
riguardano le caratteristiche possedute dall’ambiente
1
Nel 1985 il comitato direttivo dell’AMA (American Marketing Association) definì il
marketing come “the process of planning and executing the conception, pricing,
promotion and distribution of ideas, goods and services to create exchanges and
satisfy individual and organizational objectives”
(http://it.wikipedia.org/wiki/Marketing). Il passaggio dalla logica della transazione
a quella delle relazioni è ben esemplificato dall’adozione, nel 2007, di nuova
definizione nella quale il “marketing is the activity, set of institutions, and
processes for creating, communicating, delivering, and exchanging offerings that
have value for customers, clients, partners, and society at large”
(http://www.marketingpower.com/content4620.php).
2
A questo proposito Toni Muzi Falconi scrive: “per quanto riguarda il concetto di
‘stakeholder’, letteralmente, to hold a stake significa possedere o portare un
interesse, un titolo, inteso (quasi) nel senso di ‘diritto’. In sostanza, lo stakeholder,
è un soggetto (una persona, un’organizzazione o un gruppo di persone) che ritiene di
detenere un titolo per entrare in relazione con una determinata organizzazione, un
soggetto le cui opinioni o decisioni, i cui atteggiamenti o comportamenti possono
oggettivamente favorire o ostacolare il raggiungimento di uno specifico obiettivo
dell’organizzazione” (2002: 56).
4
ipermediale
3
. In Rete, infatti, è possibile costruire rapporti
all’interno dell’impresa e tra l’impresa e il mercato,
sfruttando sia le opportunità della comunicazione di massa
sia quelle delle comunicazione interpersonale.
L’elemento che caratterizza questo approccio, quindi, è lo
spostamento dalla gestione del rapporto col mercato in
un’ottica transazionale e di massimizzazione del profitto alla
gestione di relazioni durevoli con i clienti e con gli altri
soggetti che partecipano al sistema del valore dell’impresa.
A questo proposito Valdani, Busacca e Pellegrini (2001)
sostengono che il valore generato dall’impresa per i suoi
clienti è correlato all’ampiezza e alla qualità del network di
relazioni di mercato che l’azienda possiede. Gli autori
ritengono che la fonte del vantaggio competitivo risieda
proprio nella capacità di curare le relazioni con gli
stakeholder, nella capacità di interagire con i clienti e
nell’abilità di integrare questi ultimi nei processi di ricerca,
sviluppo, produzione e comunicazione.
Questo tipo di visione richiede quindi di rivisitare l’approccio
adottato per gestire le relazioni con i clienti, operando un
intervento lungo due strade principali:
- in primo luogo l’impresa deve sviluppare “un
intervento attivo […] finalizzato all’interiorizzazione
del sistema cognitivo del cliente nei processi aziendali
e alla sua trasformazione in co-producer” (Valdani,
Busacca, Pellegrini, 2001: 20);
- in secondo luogo l’impresa deve impegnarsi nel
realizzare reti digitali di valore che possano dare vita
a comunità nelle quali imprese e clienti interagiscono,
stimolando da un lato, le competenze e le capacità
3
Secondo Mandelli (1998), gli ambienti digitali sono caratterizzati da: a)
integrazione dei modelli comunicativi: one-to-one (interpersonale), one-to-many
(broadcasting), one-to-a-few (narrowcasting), many-to-many (network); b) da
un’interattività ipertestuale combinata con un’interattività interpersonale; c) da un
utilizzo in grado di soddisfare sia il desiderio di stabilire relazioni (uso ludico) sia
quello rivolto alla ricerca di informazioni (uso funzionale).
5
dell’azienda, dall’altro la generazione di valore per i
consumatori.
In sintesi, mentre nell’orientamento di marketing
tradizionale l’attenzione dell’impresa si concentrava sulle
esigenze dei clienti, ora con l’approccio di marketing
relazionale o market-driven management (Lambin, 2002),
assume sempre più importanza saper ascoltare e rispondere
alle richieste dei differenti stakeholder – non solo clienti ma
anche fornitori, prescrittori, partner commerciali,
dipendenti, comunità locale, ecc. – i quali, a vario titolo,
condizionano direttamente o indirettamente il
raggiungimento della customer satisfaction.
1.3 Reverse marketing
Questa impostazione ha avuto senza dubbio il merito di
introdurre novità nei modelli interpretativi tradizionali.
Infatti, oltre a mettere in luce la centralità delle attività di
relazione, ha consentito:
- di evidenziare il ruolo attivo svolto dal polo emittente
e ricevente nel processo di scambio, riconoscendo che
le interazioni non sempre partono dall’impresa;
- di svolgere una riflessione sulla dimensione sia
materiale che simbolica del rapporto tra il fornitore di
un prodotto/servizio e il cliente.
Per quanto riguarda il primo punto, l’accesso alle
informazioni garantito dalla Rete e le caratteristiche
dell’ambiente digitale hanno richiesto di leggere il
comportamento del consumatore sotto una nuova ottica. Le
nuove tecnologie hanno operato uno spostamento del potere
di selezione e di scelta da chi trasmette a chi riceve.
Nell’ultimo decennio in particolare, il fruitore ha assunto un
6
ruolo attivo sia nella fase di valutazione e di ricezione, sia in
quella di personalizzazione o di manipolazione dei prodotti.
Sempre più spesso nel rapporto tra azienda e consumatore
“non è più l’azienda a dire al consumatore cosa comprare,
dove viaggiare, in cosa investire, ma è quest’ultimo a dettare
con autorità le nuove regole” (Arnesano, 2007: 24). Grazie
alle nuove tecnologie il consumatore ha la possibilità di
partecipare direttamente alla definizione dell’offerta,
giocando un ruolo che in passato gli era precluso.
Questa situazione conduce al cosiddetto reverse marketing
(Kotler, Sawhney, 1999). Sawhney ricorre a una metafora per
descrivere lo spostamento di potere avvenuto tra azienda e
consumatore: “pensare di continuare a rincorrere i clienti
come ‘prede da cacciare’, creare per loro trappole
attraverso la differenziazione di prodotto e distribuirle
opportunamente mediante strategie di comunicazione,
diviene una soluzione non più percorribile. Gestire i rapporti
con il mercato oggi significa piuttosto svolgere una sorta di
attività di ‘giardinaggio’, seminare il terreno e coltivarlo
affinché la relazione possa svilupparsi” (Prandelli, 2000: 44).
Il tradizionale marketing off line, infatti, ha spesso
considerato il consumatore alla stregua di “preda” e il
mercato è stato concepito come una “giungla” che uomini e
donne di marketing pattugliano per identificare il target da
“cacciare” (Prandelli, Verona, 2002). Nell’era
dell’information democracy il ragionamento si inverte. I
clienti, armati delle informazioni, vanno a caccia delle
imprese. Il reverse marketing si configura così come un
processo che parte dai clienti, “i quali possono iniziare i
processi di acquisto, costruirsi i prodotti e servizi che
preferiscono, fino ad offrire un prezzo per tali prodotti e
servizi. In tale nuova concezione, il marketing dell’impresa,
sempre nella metafora, cambia il suo ruolo da cacciatore a
giardiniere. Compito del marketing è coltivare relazioni con i
propri clienti, creare il giusto ambiente e fornire gli elementi