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Tra le competenze principali esercitate dagli Enti Locali facenti parte
dell’UE figurano principalmente l’istruzione (manutenzione degli edifici
scolastici e, in molti Paesi, la remunerazione del personale docente),
l’azione sociale, l’ambiente (acqua potabile, acque reflue, gestione dei
rifiuti solidi urbani), la sanità, la rete viaria minore, le case popolari, la
cultura, il turismo e l’assetto del territorio. Il ventaglio delle competenze
continua a crescere. Essi sono accompagnati dall’attribuzione di risorse
aggiuntive, definite nell’ambito di un nuovo sistema di finanziamento,
che prevede anche l’attribuzione di risorse “proprie” agli Enti locali. In
Spagna, ad esempio, la legge 51/2002 del 27 dicembre 2002 istituisce
per province e comuni spagnoli un nuovo sistema di finanziamento che
comprende nel contempo una riforma del fisco a livello locale, entrato in
vigore nel 2003. Attualmente, in Belgio gli Enti Locali beneficiano di una
addizionale sull’imposta delle persone fisiche, mentre in Francia i
Dipartimenti hanno di recente avuto una quota fissa sulla tassa sui
prodotti petroliferi e la possibilità di manovrare l’aliquota della tassa
sulle convenzioni assicurative, oltre che la tradizionale imposta locale
sulle imprese.
In Italia, nell’attuale momento, la manovra dei tributi propri rimane
sostanzialmente bloccata ed il complesso dell’entrata dipende
prevalentemente dal volume di trasferimenti e compartecipazioni a
determinati tributi, disposti dallo Stato. La legge finanziaria 2003 ha
disposto il congelamento per lo stesso anno delle aliquote dell’IRAP (di
competenza delle Regioni), nonché dell’addizionale comunale e regionale
sull’IRPEF. Tale misura è stata rinnovata per il 2004 e il 2005. A ciò si
aggiunga la scarsa manovrabilità delle aliquote per le restanti imposte;
ad esempio l’ICI, di competenza comunale, aveva nel 2003 una aliquota
media del 6 per mille, a fronte del massimo possibile fissato a 7.
Anche per questo la funzione finanziaria all’interno dell’ente locale ha
assunto con la recente evoluzione del contesto normativo e istituzionale
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una rilevanza strategica che solo 10 anni fa non era immaginabile.
Innovazione non significa invenzione; il riassetto delle funzioni
organizzative degli Enti, la richiesta di maggiore partecipazione al
processo decisionale, unito alla scarsità di risorse hanno fatto si che si
cercasse di adattare uno strumento già utilizzato in un altro contesto a
questo.
Il punto di partenza del processo di rinnovamento finora descritto è
stato il 1994, anno in cui è stata introdotta per gli enti locali la
possibilità del ricorso allo strumento obbligazionario, evento che, grazie
al progressivo ampliarsi del novero delle operazioni e di interlocutori, ha
portato ricadute positive sullo sviluppo di competenze interne agli enti.
La conoscenza delle tematiche finanziarie si è andata approfondendo nel
tempo, grazie ad esperienze di asset & liability management (operazioni
di impiego delle risorse derivanti dalle emissioni - fuori tesoreria unica
- e di ristrutturazione del debito con strumenti derivati), mentre un
contributo molto più marginale è venuto dalle operazioni di project
finance (Finanza di progetto), strumento che in Italia sta avendo solo da
poco una notevole diffusione.
Una nuova sensibilità si è sviluppata su queste tematiche, e la nascita e
lo sviluppo della funzione finanziaria negli Enti è vista oramai come
un’esigenza prioritaria nella gestione delle amministrazioni,
indispensabile per rispondere adeguatamente alla crescente incertezza
finanziaria rilevata a livello macroeconomico. La gestione integrata ed
ottimizzante degli attivi e dei passivi potrebbe condurre a valorizzare i
beni tangibili e intangibili degli Enti Locali, assoggettandoli al loro
migliore uso; dai beni demaniali al debito, dalle opere di interesse
artistico alle partecipazioni in s.p.a. miste, alle operazioni così dette
“fuori bilancio” quali cartolarizzazioni, swap, leasing, ecc., sono
strumenti in grado di ammodernare i meccanismi di allocazione della
ricchezza finanziaria.
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L’apertura ai mercati finanziari offre agli enti nuove opportunità di
accesso a fonti alternative per il finanziamento degli investimenti, ma,
nell’ottica di una gestione ottimale delle risorse pubbliche, la
valutazione e la selezione della forma di finanziamento è diventato un
processo complesso.
Fo
Fattori strettamente economici vanno temperati da valutazioni
strategiche; e una buon livello di collaborazione fra gli organi tecnici
tenuti a valutare i costi e quelli politici che elaborano le linee guida della
strategia finanziaria dell’ente, diventa l’elemento chiave di scelte di
successo.
FINANZIAMENTO
DEGLI
INVESTIMENTI
TRADIZIONALE INNOVATIVO
FONTI INTERNE
ξ Entrate correnti
ξ Trasferimenti
ξ Avanzo
economico
ξ Avanzo di
amministrazione
ξ Alienazione del
patrimonio
FONTI ESTERNE
ξ Mutui con la
Cassa Depositi e
Prestiti
ξ Mutui con la BEI
ξ Mutui con istituti
creditizi privati
CAPITALI
PRIVATI
ξ Project
Finance
ξ Sponsoriz-
zazioni
STRUMENTI
INNOVATIVI
ξ Obbligazioni
ξ Cartolarizza-
zioni
ξ Leasing
ξ Swap
ξ Derivati
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Il progressivo realizzarsi di un reale federalismo fiscale fa emergere
l’importanza di un’efficace gestione delle entrate proprie, oltre
all’opportunità di individuare nuove fonti per il reperimento di risorse
finanziarie, come le sponsorizzazioni, la partnership tra pubblico e
privato per il finanziamento delle opere, la gestione attiva della liquidità.
Il modificarsi delle condizioni strutturali dell’economia ha condotto a
una situazione del debito a lungo termine degli enti non più in linea con
i tassi di mercato, spingendo verso interventi di gestione attiva del
debito, tramite operazioni di ristrutturazione o estinzione anticipata dei
mutui e attraverso l’utilizzo degli strumenti finanziari derivati.
La progressiva fuoriuscita degli enti pubblici dal sistema di Tesoreria
Unica, da un lato consente agli enti in tesoreria mista di gestire in
maniera attiva eventuali eccedenze di liquidità; dall’altro pone l’accento
sull’importanza di una buona programmazione dei flussi di cassa, oltre
che di un adeguato livello di integrazione e di collaborazione con il
Tesoriere.
Le norme sul patto di stabilità interno spingono con crescente
attenzione a creare meccanismi efficaci e flessibili per la
programmazione e il monitoraggio dei flussi finanziari, che permettano
di correggere eventuali sforamenti con tempestività ed efficacia.
Infine non bisogna dimenticare che tutte le scelte non possono
prescindere anche in quest’ambito da una corretta analisi,
interpretazione e applicazione delle norme di riferimento, che,
continuamente in evoluzione, ricalcano tecniche di gestione tipiche del
mondo aziendale privato, adattandole alla specificità dei soggetti gestori
del denaro pubblico.
Impulsi al cambiamento, come è evidente, sono giunti da più direzioni
agendo su differenti campi d’azione dell’area economico finanziaria e
facendo emergere, oltre all’esigenza di un continuo rinnovamento
organizzativo, un reale bisogno di integrazione e coordinamento fra gli
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interventi, che rappresenta la vera sfida per gli enti che in questi anni si
sono confrontati in maniera attiva con le nuove opportunità del settore.
Le linee guida che ispirano la gestione finanziaria dell’Ente Locale
partono dall’affermazione di pochi semplici principi:
apertura verso i mercati finanziari domestici e internazionali (per le
operazioni maggiori);
massima trasparenza e pubblicità alle azioni dell’ente;
concorrenza fra i potenziali contraenti;
audit finanziario;
In occasione del programma connesso all’emissione, l’Ente viene
valutato annualmente da una delle agenzie di rating (Standard & Poors,
Fitch, Moody’s) che analizza la gestione e la solidità finanziaria e
patrimoniale dell’ente sotto l’aspetto specifico della capacità di rimborso
dei debiti.
Il panorama delle fonti di finanziamento che oggi si offre agli enti Locali
non è più limitato al tradizionale mutuo con Cassa Depositi e Prestiti,
ma comprende la possibilità di ricorrere ai mercati finanziari domestici
ed esteri, tramite le emissioni di titoli obbligazionari; di spuntare con
istituti bancari privati condizioni vantaggiose per i mutui, anche grazie
all’affidabilità creditizia certificata dall’agenzia di rating; di ricorrere a
forme alternative di finanziamento, come il leasing, la finanza di
progetto, le cartolarizzazioni.
Delineandosi una tendenza alla riduzione delle risorse proprie dell’ente
destinabili ad investimenti e una spinta al ricorso a nuovo
indebitamento, diventa cruciale la presenza di professionalità nell’Ente
in grado di valutare le alternative finanziarie offerte da intermediari e
mercati, anche senza il ricorso a consulenti esterni, e costituisce il
momento di raccordo fra le decisioni operative e le scelte strategiche
degli organi di governo in materia.
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L’indebitamento dell’Ente richiede di essere gestito in un’ottica più
dinamica che in passato, grazie alle nuove opportunità offerte all’Ente
dalla recente evoluzione dei mercati e dell’ambiente normativo di
riferimento.
Rientrano in questo capitolo sia il ricorso a strumenti derivati, come lo
Swap, per la ristrutturazione del debito pregresso, sia la rimodulazione
dei flussi di pagamento a seguito di operazioni di rinegoziazione dei
mutui in essere.
La valutazione di proposte di rinegoziazione delle posizioni debitorie in
essere ha interessato sia il sul fronte privato, che quello pubblico, grazie
a una serie di interventi normativi che hanno offerto agli enti locali la
possibilità di trasformare il debito, riarticolando a vario titolo la
struttura del flussi di pagamento per capitale e interessi, a condizioni
più o meno vantaggiose.
In un primo momento (2000-2001) l’incerto quadro normativo di
riferimento ha richiesto un lavoro di analisi delle fonti normative e di
contestuale valutazione delle esperienze degli altri enti cd “pionieri”, allo
scopo di verificare in concreto i margini di manovra e le opportunità.
Anche se l’affidamento di questi specifici servizi non è soggetto alla
normativa in materia di appalti pubblici, la mia idea è che occorra
adottare una procedura a evidenza pubblica tramite confronto
concorrenziale fra gli operatori più qualificati del settore, sulla base di
strutture ritenute idonee al perseguimento degli obiettivi dell’ente.
Per un corretto funzionamento della procedura di selezione delle offerte
più vantaggiose, vista la peculiarità delle operazioni e allo scopo di
stipulare a condizioni il più possibile prossime al mercato, si richiedono
tempi per la selezione della controparte brevissimi.
Un elemento chiave per la celerità della stipula dei contratti nel settore
privato è la standardizzazione dello schema contrattuale, con l’adozione
generalizzata del modello ISDA, schema contrattuale di diritto
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anglosassone per l’operatività in derivati degli intermediari finanziari,
basato sulla condivisione di un Accordo Quadro Standard (Master
Agreement) e sullo scambio di lettere commerciali per la definizione
delle clausole economiche, di dettaglio o di deroga all’accordo.
A partire dal marzo 2001 le Province e i Comuni fino a 10.000 abitanti
sono stati sottratti all’obbligo della Tesoreria Unica per le entrate
proprie, che possono confluire sul conto corrente di tesoreria
intrattenuto direttamente con il Tesoriere.
La situazione di cassa degli Enti è articolata quindi su più fronti: le
contabilità speciali in tesoreria Provinciale presso Banca d’Italia; i fondi
detenuti a vario titolo presso il Tesoriere e le somme vincolate nei vari
conti presso gli istituti mutuanti, presso il Tesoriere, presso la Banca
d’Italia.
Si è aperta l’opportunità e la necessità di una gestione integrata dei
flussi finanziari con le metodologie della gestione di tesoreria di una
azienda privata, indirizzata verso l’utilizzo prioritario, ove consentito
dalla normativa, dei fondi meno redditizi, e volta all’ottimizzazione del
rendimento delle giacenze fruttifere.
Indispensabile, per una corretta gestione di tesoreria, una buona
pianificazione dei flussi, basata sui dati storici, nonché la costruzione di
un buon rapporto di collaborazione con il Tesoriere.
Una buona attività di pianificazione dei flussi di cassa è anche il punto
di partenza per la gestione attiva delle eccedenze di liquidità in
operazioni che, garantendo l’integrità del patrimonio, offrano un
rendimento superiore a quello del rapporto di tesoreria.
La ottimizzazione della gestione delle giacenze favorisce la creazione di
cospicue nuove risorse utilizzabili per le attività istituzionali dell’ente e
in questo caso le somme provenienti dall’emissione di prestiti
obbligazionari, nelle more della realizzazione delle opere alla quali tali
fondi sono destinati, sono impegnate in operazioni di reinvestimento in
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pronti contro termine da principio, o con una nuova formula di gestione
patrimoniale personalizzata, semplificando notevolmente la gestione.
Sono al vaglio ipotesi di estensione dell’attività di investimento della
liquidità anche alle giacenze di tesoreria, dovuta anche all’introduzione
del regime di tesoreria mista.
Il mutato panorama più volte richiamato non poteva non avere effetti
sul rapporto con l’interlocutore principale dell’ente nell’ambito della
gestione finanziarie, che è il Tesoriere.
Esigenze di rinnovamento del servizio si sono manifestate da più parti, e
le istanze dei vari utenti interni ed esterni sono state trasfuse nella
nuova normativa.
Oltre al parametro del tasso attivo sulle giacenze, che, dato il regime di
tesoreria mista, ha il peso maggiore, particolarmente rilevanti sono
considerati i parametri cosi detti “tecnici” dell’offerta: le caratteristiche
dal collegamento telematico, e l’offerta di servizi aggiuntivi, valutati
anche con l’ausilio di relazioni illustrative.
Garantita un’azione di miglioramento del tasso attivo, si è inteso
velocizzare la confluenza nel conto di tesoreria di tutte le disponibilità
dell’Ente come i depositi per spese contrattuali e le giacenze dei conti
correnti postali, riversati in tesoreria con cadenza settimanale con
l’ausilio di una proceduta telematica (Banco Posta On Line), in modo da
massimizzare la giacenza e favorire la creazione di maggiori interessi
attivi.
Le singole scelte di progettazione e realizzazione della funzione Finanza
negli enti non possono che basarsi sulle realtà locali, ma il senso è
quello di offrire degli spunti tramite la condivisione di quelli che sono
fattori critici di successo nella strategia finanziaria.
Fondamentale è la consapevolezza diffusa a livello politico della
rilevanza della funzione Finanza e del ruolo di ciascun organo nel
rispetto delle proprie prerogative, nella definizione delle strategie, nelle
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scelte organizzative, nella definizione degli obiettivi, nelle scelte
operative, nel controllo.
Nella struttura organizzativa è indispensabile individuare un presidio
riconoscibile per la funzione Finanza, che risponda alle esigenze di
competenza e professionalità specifiche, il cui ruolo sia chiaramente
delimitato rispetto alle altre attività dell’area economico finanziaria.
Un fattore da non trascurare è il continuo confronto all’interno della
pubblica amministrazione locale, basato sulla condivisione di
esperienze e delle prassi operative con l’ausilio di soluzioni quali i tavoli
di lavoro tecnici, le comunità tematiche (Cantieri), le reti (Me.fin.), gli
eventi promossi dalle Associazioni, i rapporti con le Università ecc.
Anche la collaborazione con gli intermediari finanziari crea un valore
comune, nel reciproco interesse di definire il contesto delle norme di
riferimento, spesso poco chiaro e in continua evoluzione.
Da ultimo, ma non meno importante, e fondato in larga parte su alcuni
dei fattori citati finora, la creazione di un solido background di
conoscenze sugli strumenti della finanza, sia a livello tecnico-finanziario
che giuridico-contrattuale.
Obiettivo di questo studio è quindi considerare l’intera gamma di
soluzioni “innovative” utilizzabili dagli Enti locali, al fine di favorirne
appieno lo sviluppo sostenibile. Contestualmente saranno considerate le
differenze e i criteri di scelta tra le diverse opportunità considerate,
commentando l’evoluzione, anche normativa, di cui i diversi metodi
necessitano.