democratiche e socialiste. Il progetto sembrava aver successo: con il
senato–consulto del 21 maggio 1870
3
veniva data alla Costituzione
dell’impero una struttura adeguata a questo tentativo di larvata
democrazia, il cui vero obiettivo era invece quello di far accettare ai
francesi il paternalismo ed il cesarismo napoleonici. Ma le erronee
valutazioni che portarono alla guerra franco-prussiana, culminata con
la drammatica giornata di Sédan, e la conseguente caduta del
Secondo Impero vanificarono questi sforzi. Nacque così la Terza
Repubblica che vedrà Léon attore e protagonista delle vicende culturali
e politiche francesi.
Il padre di Léon
4
era originario della Bassa Linguadoca: era
infatti nato a Nîmes. L’ambiente e la cultura meridionali resteranno nel
suo cuore per tutta la vita e daranno un’impronta luminosa, sensuale e
delicata a molte sue opere: questo amore per la terra, la cultura e in
particolare per i poeti meridionali segneranno profondamente anche
tutta la vita di Léon. Alphonse, venuto per tempo a Parigi a cercar
fortuna, si abbandonerà inizialmente alla vie de boh�me, che lascerà,
purtroppo, un segno indelebile anche sulla sua salute, particolare
questo che influenzerà profondamente le scelte giovanili di Léon, molto
affezionato a suo padre. I primi tentativi letterari non dettero ad
Alphonse grandi risultati; ma alla fine degli anni sessanta, proprio in
concomitanza del suo matrimonio con Julia e della nascita del suo
3
Cfr. A. Saitta, Costituenti e costituzioni della Francia rivoluzionaria e liberale (1789-1875),
Milano, Giuffré, 1975, pp. 719-756.
4
Per la biografia di Léon e per la ricostruzione del suo ambiente familiare vedi: F. Broche,
L�on Daudet, Paris, Robert Laffont, 1992; J. N. Marque, L�on Daudet, Paris, Fayard, 1971.
primogenito, la pubblicazione delle Lettres de mon moulin e di Le petit
chose daranno l’avvio alla sua inarrestabile ascesa verso il successo,
la notorietà ed anche il benessere economico. Quindi, se gli anni che
vanno dal 1867 al 1871, anche per le conseguenze delle vicende
politiche, furono difficili, negli anni settanta la famiglia Daudet godrà di
una situazione che assicurerà a Léon felicità e fiducia.
La madre di Léon, Julia Allard, veniva da una famiglia di
industriali del Marais, amante della pittura e delle lettere: anche Julia
ebbe interessi letterari e, se non ottenne un successo personale, certo
fu un’utile ed ascoltata “segretaria” del marito che sempre incoraggiò e
sostenne.
Ambedue i genitori furono amorevolmente impegnati nella
educazione di Léon. Il suo primo maestro fu appunto il padre, che
dedicò alla sua educazione affettuosa cura: il gusto per les humanit�s
classiques, la conoscenza del latino e del greco, la lettura e la
comprensione dei grandi della Rinascenza francese, quali Rabelais e
Montaigne, Léon li dovrà ad Alphonse
5
. Pur in tempi di Revanche,
l’attenta cura dei genitori per l’educazione del loro bichon non farà
mancare a Léon la possibilità di studiare il tedesco, non certo come
mezzo per avvicinarsi alla cultura dell’odiato nemico, ma come
strumento per “vincere la Germania che aveva da poco umiliato la
Francia”
6
. Se il padre lo iniziava alla vita intellettuale, ambedue i
genitori ne curavano la vita affettiva.
5
Cfr. J. N. Marque, cit., p. 14.
6
Ivi, p. 15.
Dopo i suoi genitori il suo primo maestro fu Gustave Richet che,
pur non affrontando mai direttamente con il suo discepolo i problemi
della politica, gli instillò, con il suo solo comportamento, un grande
amore per la repubblica.
Per quanto riguarda le posizioni politiche la famiglia dei Daudet
era, fin dai tempi dei nonni, monarchica e cattolica, mentre gli Allard
erano repubblicani, già impegnati in questo senso fin dai tempi dei moti
di Lione. Alphonse, monarchico dapprima, con la caduta del secondo
impero si era convertito alla repubblica più per opportunità che per
convinzione. Egli scriveva infatti al suo amico e cugino Timoléon
Ambroy, in occasione della sconfitta di Sédan: “Conoscete i nostri
disastri. [….] In questo momento tutta Parigi è per la strada. La
repubblica, si dice, è proclamata. Ebbene? Sia! Viva la repubblica! Io
non so che cosa sia, ma fa lo stesso, evviva! Se ciò deve salvare la
Francia”
7
. E così, fino agli anni novanta, anche Léon sarà
repubblicano.
Certo i primi passi della giovane repubblica furono molto incerti,
tanto che, giustamente, i suoi storici parlano di una “repubblica
filomonarchica”
8
, almeno ai suoi inizi. Pur quando, con la Costituzione
del febbraio 1875
9
, la repubblica sembrò aver partita vinta sulla
monarchia, anche per le divisioni all’interno della componente
7
Lucien Daudet, Lettres familiales d�Alphonse Daudet, Paris, 1944, p. 104 (s.d. septembre
1870).
8
Cfr. W.L. Shirer, La caduta della Francia, Torino, Einaudi, 1971, pp. 21-35.
9
Cfr. A. Saitta, cit., pp. 778-784.
monarchica
10
, i pericoli di una restaurazione autoritaria furono sempre
alle porte, come dimostrano gli sforzi del suo presidente Mac-Mahon
per imporre un primo ministro di fede monarchica e, più tardi, le due
famose crisi legate ai nomi di Boulanger e di Dreyfus. In ogni caso la
repubblica, pur fra tanti nemici, riuscì a sopravvivere ed il modello
democratico-parlamentare ad imporsi.
La carriera scolastica di Léon cominciò nel 1887 au lyc�e
Charlemagne, continuò, a partire dal 1879, au lyc�e Louis-le-Grand e
gli consentì di conseguire nel 1884 il baccalaur�at avec mention.
Impegno costante nello studio ed intelligenza vivace assicurarono al
giovane studente i primi successi, così che, con orgoglio, il padre
poteva scrivere a suo cugino Timoléon: “Oggi è un gran ragazzo, molto
bimbo ma molto serio; al liceo Louis-le-Grand ha conseguito tutti i
premi. Pensate se noi ne siamo stati fieri”
11
. Ernest Renan, mentre gli
consegnava il primo premio, gli soffiava nell’orecchio: “Nous ferons de
vous quelque chose”. La profezia veniva poco più tardi ripetuta da
Léon Gambetta ed accompagnata dalle bonarie e continue esortazioni
di Emile Zola, che Léon particolarmente gradiva: egli era ormai da
considerare, come dicono i suoi biografi “le dauphin de la r�publique”
12
o “un benjamin de la r�publique”
13
.
In quegli anni nei licei parigini dominavano l’attesa e la speranza
della Revanche; né si rinunciava, sottobanco, alla lettura delle Fleurs
10
Cfr. W.L. Shirer, cit., pp. 22-23.
11
Lucien Daudet, cit., p. 139.
12
F. Broche, cit., p. 20.
13
J.N. Marque, cit., p. 13.
du mal di Charles Baudelaire, quale simbolo di una diffusa tendenza
giovanile ad andare controcorrente rispetto alla cultura ufficiale ed alle
tendenze autoritarie in politica.
Ma l’impronta più profonda nella formazione letteraria e politica
di Léon la lasciarono sicuramente l’entourage e le frequentazioni dei
Daudet. Nella vita pubblica francese, fin dall’epoca dei Lumi, grande
importanza avevano acquisito, sia dal punto di vista delle arti che della
politica, i salotti. A Parigi, intorno agli anni settanta, essi erano tutti
repubblicani
14
: i più famosi, circondati da grande seguito, erano quelli
di Juliette Adam, del dottor Charcot, di Victor Hugo; intorno al 1880 se
ne aggiunsero altri, più brillanti, come quello dell’editore Georges
Charpentier e quello di M.me Paul Ménard-Dorian. Ognuno di questi
luoghi d’incontro culturale fu importante per la formazione di Léon:
infatti i Daudet, vista la crescente fama di Alphonse nella vita letteraria
parigina, vi avevano gradito accesso insieme al loro dauphin.
Anche chez les Daudet si tenevano riunioni nelle quali si
discuteva di letteratura, si parlava di politica e, nell’occasione, si
leggevano in anteprima le opere di Alphonse o di qualche importante
frequentatore del loro salon. Gli incontri presso Alphonse e Julia erano
più intimi e riservati rispetto ai salotti più ufficiali, ma non per questo
meno importanti per le persone che li frequentavano e certamente
decisivi per l’educazione di Léon e per il suo precoce e fortunato
inserimento nella vita intellettuale della Francia. Basta “aprire i primi
14
F. Broche, cit., p. 58.
volumi dei Souvenirs di Léon Daudet per veder sfilare presso i suoi
genitori i più grandi nomi delle lettere, delle arti, della politica di questa
terza repubblica nascente. Sarebbe troppo lungo enumerarli tutti”
15
.
Ma, come goccia nell’oceano, qualche nome lo vogliamo fare: Zola,
Goncourt, Drumont, Coppée, Tourguéniev, Flaubert, Charcot,
Gambetta. Si poteva così affermare che “il salotto della signora Daudet
è uno dei più celebri e dei più frequentati di Parigi”
16
.
Nel 1868 Alphonse acquistò una residenza secondaria a
Champrosay ai margini della foresta di Sénart dove la famiglia passerà
numerose estati e dove non mancheranno occasioni per ospitare
importanti nomi della vita culturale francese. Durante i periodi estivi,
dunque, le salon Daudet si trasferiva in quest’amena località dell’Ile de
France e assicurava a Léon altre occasioni d’incontro e di maturazione.
Alphonse, nativo di Nîmes, non dimenticò mai le sue origini
meridionali. Periodicamente egli sentiva un pressante bisogno di
tornare ai suoi luoghi nativi per rinvigorire lo spirito e trovare nuovi
motivi d’ispirazione. In tali circostanze il punto di riferimento per questi
viaggi nel Sud della Francia, alla ricerca dei luoghi e degli amici
d’infanzia, era la dimora di Fontvieille del cugino Timoléon Ambroy,
affettuosamente chiamato Tim. Nel settembre del 1875 così egli
annunciava il suo arrivo insieme alla famiglia: “io ho appena terminato
o sto per teminare un enorme lavoro, spiega. Sono spossato, gonfio di
15
J.N. Marque, cit., pp. 15-16. Per quanto riguarda i ricordi di Léon su questi fatti vedi L.
Daudet, Souvenirs e pol�miques, cit., in particolare Fant�mes et vivants, pp. 72 e segg.
16
J.N. Marque, cit., p. 16.
adipe, svuotato interiormente. Ho bisogno di aria, di spazio, di silenzio,
di riposo. [….] Potete ospitarci una settimana, Julia, il bimbo ed io?”
17
.
Questo messaggio al cugino è emblematico dello stato d’animo e delle
attese legate a questi viaggi nel meridione. Questa volta, come altre, fu
un viaggio ristoratore: i Daudet si fermarono ad Arles, a Marsiglia, si
incontrarono ad Avignone con Mistral, il più grande poeta del
movimento del f�librige
18
. Proprio in questi suoi viaggi nel meridione,
Léon conobbe per la prima volta gli esponenti di questo movimento
letterario
19
, innamorandosi della visione esistenziale, pulita, schietta e
gioiosa des paysans de chez nous: il suo pensiero ne sarà
profondamente segnato.
Ma i Daudet frequentavano anche dei salotti esterni al loro
ambiente familiare. Così essi si recavano spesso da Victor Hugo. Nella
piena maturità Léon avrà parole dure per il grande scrittore che
coinvolgerà nella “stupidità” del XIX secolo
20
. Ma nella sua fanciullezza
ed adolescenza egli aveva concepito per Victor Hugo una grande
ammirazione che d’altronde gli proveniva dall’atteggiamento dei suoi
genitori e del loro entourage. Nei suoi Souvenirs egli ci comunica
l’emozione che le visite al grande vecchio suscitavano in lui: “ La prima
volta che mi condussero ai piedi del vecchio maestro [….] io osservai
17
Citato in Lucien Daudet, cit., p. 129.
18
Cfr. il cap. II di Fant�mes et vivants, cit., pp. 35-48. Davvero bellissimi e pieni di nostalgia i
suoi ricordi di Provenza.
19
Come precisa J.N. Marque, cit.: “Suo padre gli fa conoscere il f�librige e i suoi autori,
Mistral, Roumanille, Arène” (ivi, p. 17).
20
Cfr. L. Daudet, Le stupide XIXe si�cle, in Souvenirs et pol�miques, cit., pp. 1177-1331,
pubblicato per la prima volta nel 1922.
con vera emozione questo oracolo tozzo, dagli occhi blu, dalla barba
bianca. Egli articolò distintamente queste parole: ‘La terra mi chiama’
che mi sembrarono avere una grande portata, un senso misterioso.
[….] C’era nel suo atteggiamento, una nobiltà molto commovente,
unita, non so ancora perché, a qualcosa di burlesco, che ho ritrovato in
seguito nella sua opera e che derivava forse dalla troppo alta
considerazione che aveva del suo ruolo quaggiù”
21
. Nel salotto di
Victor Hugo dominava la politica repubblicana sotto la guida di
Edouard Lockroy, suo genero, che sedeva come deputato � la gauche
de la chambre, sostenuto in questo da Léon Gambetta, da Jules
Simon, da Victor Schoelcher e da tanti altri
22
. Nella vicina casa dei
Ménard-Dorian la padrona, M.me Aline, teneva un salotto frequentato
dagli stessi habitu�s du salon Hugo, le cui idee erano fedelmente
repubblicane ma più vicine alla religione protestante: qui Léon poteva
incontrare Georges Clemenceau e tutti i più bei nomi della letteratura,
dell’arte e della politica repubblicana
23
. Dai genitori e dalle loro
frequentazioni dunque il piccolo Léon aveva assimilato un amore
viscerale per la Terza Repubblica, così che nulla avrebbe fatto
sospettare in lui il futuro polemista antidemocratico e monarchico.
La nuova generazione, quella dei romanzieri chiamati realisti,
aveva il suo punto di riferimento in rue de Grenelle presso l’editore
Georges Charpentier
24
. Il rapporto fra l’editore ed i suoi autori non
21
L. Daudet, Fant�mes et vivants, cit., pp. 12-13.
22
Ivi, pp. 15 e segg.
23
Cfr. Un salon r�publicain protestant, in Fant�mes et vivants, cit., pp. 20-24.
24
Cfr. ivi, pp. 24-30.
assumeva mai un carattere vilmente commerciale: essi erano per lui
anzitutto degli amici. Le riunioni presso Charpentier avevano infatti un
carattere simile a quello dei salons litt�raires: in esse dominavano
scrittori ed artisti, rispetto ai quali i politici si trovavano in una situazione
di dipendenza e di deferenza. L’ambiente era comunque repubblicano.
Come ricorda Léon, alle riunioni presso Charpentier si trovavano in
molti: “Mio padre e Zola, al culmine del successo, Edmond de
Goncourt, in una nuova stagione di celebrità, i collaboratori delle
Soir�es de M�dan, Huysmans, Maupassant, Hennique, Céard,
Gustave Flaubert [….] e quanti altri costituivano l’elemento
fondamentale di queste riunioni, eccezionalmente gaie e rumorose”
25
.
Accanto agli scrittori che aderivano al realismo ed al naturalismo si
trovavano i più grandi pittori impressionisti, quali Monet, Manet,
Cézanne, Renoir e altri
26
ai quali la rivista illustrata edita da
Charpentier La vie moderne, forniva un importante veicolo di
diffusione. Né mancava in questo salotto la presenza di autori di teatro
quali Henry Becque o Victorien Sardou, di scrittori-attori come Jean
Richepin e la “grandissima Sarah Bernhard” quando non recitava
veniva anch’ella in rue de Grenelle
27
. Anche i musicisti vi erano
rappresentati: Jules Massenet, tanto per citare un esempio illustre, era
un habitu� di quelle riunioni
28
. Léon vi accompagnava suo padre che in
quegli anni pubblicava con successo le sue opere presso
25
Ivi, p. 25.
26
Ibidem.
27
Ivi, p. 28.
28
Cfr. ibidem.
quell’editore
29
: ebbe così modo di effettuare altre esperienze e
conoscenze, non solo letterarie ma anche artistiche, entrando a
contatto anche con il mondo delle arti figurative, del teatro e della
musica. Sarà per lui un’utile esperienza per la sua futura attività di
critico.
Alcune opere in versi del padre venivano invece pubblicate
dall’editore Alphonse Lemerre
30
. I rapporti del padre con questo
intelligente ed audace editore consentivano a Léon di entrare a
contatto con un altro mondo della cultura parigina, quello dei poeti
parnassiani, come Coppée, Sully Proudhomme, Lecomte de Lisle, e
soprattutto José Maria de Heredia. Di questi poeti e del loro editore
Léon mantenne un caro e commosso ricordo. “Per la strada, ci
fermavamo generalmente al passage Choiseul, alla libreria di Alphonse
Lemerre. Che affascinanti ricordi ho serbato di questo rumoroso amico
del Parnaso, del suo robusto viso barbuto, del suo largo riso dai grandi
denti e dalle conversazioni o discussioni che si svolgevano intorno a
lui, in quella vasta stanza piena di libri”
31
. Così Léon ebbe modo di
conoscere ed amare la poesia nella veste a quel tempo più
all’avanguardia.
Nel 1880 Léon passò numerosi week-end con suo padre a
Médan, in una casa di campagna di Emile Zola: anche questa fu per lui
un’esperienza importante, perché gli consentì di assistere alla nascita
29
Cfr. F. Broche, cit., pp. 33-35.
30
Cfr. ivi, pp. 24-28.
31
L. Daudet, Fant�mes et vivants, cit., p. 48.
del manifesto del naturalismo sotto la forma di una raccolta di novelle,
appunto con il titolo Soir�es de M�dan
32
.
Intanto, fra tante importanti conoscenze e sollecitazioni culturali,
la carriera scolastica di Léon progrediva piena di successi: ottenuto,
come si è visto, il baccalaur�at alla fine dell’anno scolastico 1883-84,
nell’autunno egli si iscrisse al “famoso” corso di filosofia di Auguste
Burdeau presso il liceo Louis-le-Grand
33
. Qui, come lo stesso Léon
precisa, il fatto più importante fu l’incontro con la metafisica tedesca.
Stuart Mill e Spencer gli sembrarono superficiali ed indigesti, mentre
grande turbamento suscitò in lui la visione pessimistica di
Schopenhauer, al punto che Alphonse dovette intervenire a
rassicurarlo sul senso positivo dell’esistenza
34
. Tuttavia questo incontro
sconvolgente ebbe un positivo effetto su Léon, fece nascere in lui il
bisogno della metafisica. Verso la fine del corso, Burdeau fece quella
che egli riteneva la grande rivelazione, cioè la lettura delle pagine più
significative della Critica della ragion pura e, soprattutto, l’enunciazione
della distinzione fra fenomeno e noumeno. Se Schopenhauer ne turbò
le certezze esistenziali, Kant gli aprì un mondo meraviglioso fino ad
allora per lui sconosciuto, quello delle profondità dello spirito umano
nel quale il filosofo gli insegnò a viaggiare. L’insegnamento di Burdeau
lo colpì anche per un altro motivo: in lui la filosofia si legava
intimamente con la politica ed aveva il compito di giustificare la
32
Ivi, pp. 30-34.
33
Cfr. F. Broche, cit., pp. 67-69; e L. Daudet, Fant�mes et vivants, cit., pp. 60-66.
34
Cfr. F. Broche, cit., p. 65.
democrazia. Anche se più tardi il suo atteggiamento nei riguardi della
filosofia tedesca si farà ostile, l’esigenza per l’umanità di una “vera”
metafisica resterà un suo insopprimibile bisogno: Burdeau
rappresenterà sempre per lui un grande maestro perché, iniziandolo
alla metafisica, lo aveva spinto a cercare le misteriose radici della vita.
Peccato che quei filosofi fossero tedeschi e quindi, come vedremo,
colpevoli di stazionare solo al livello della “pseudometafisica”. Alla fine
dell’anno scolastico 1884-85 Léon otteneva il baccalaur�at in filosofia,
sempre con grande successo. Era ora arrivato il momento di fare una
scelta per la vita. Il padre avrebbe gradito che egli si dedicasse
all’insegnamento e Burdeau gli offriva allettanti prospettive: ma le cose
andarono diversamente.
Il 1885, infatti, sarà un anno importante per Léon, soprattutto per
altri motivi: la morte di Victor Hugo, il 5 di giugno, e l’aggravarsi della
malattia di suo padre con la conseguente decisione, come vedremo, di
iniziare gli studi di medicina. Presso gli Hugo Léon era praticamente di
casa per la sua amicizia con Georges e Jeanne, nipoti di Victor: così
egli poté assistere agli ultimi giorni del grande vecchio con i sentimenti
e la partecipazione di un familiare. Dopo gli imponenti e suggestivi
funerali la famiglia dei Daudet si trasferì a Champrosay per le vacanze
estive. Léon invece fu invitato dall’amico Georges a fare un viaggio a
Guernesey per inventariare e riordinare le carte del grande poeta nella
sua antica prigione di esule in mezzo all’oceano. Partì il 10 agosto, da
un lato con piacere e curiosità, dall’altro con inquietudine per le
condizioni di salute del padre.
Disordini della vita sessuale negli anni giovanili della boh�me
avevano procurato ad Alphonse la tabe dorsale, una malattia che
induce atassia progressiva. Questa malattia, di origine sifilitica, è di
solito silente per lungo tempo, poì all’improvviso si rivela procurando
insopportabili dolori. Il suo andamento è progressivo e fatale: lo si
poteva rallentare, ma non lo si sapeva guarire. Alphonse aveva
cominciato ad avvertire i primi disturbi fin dal 1870, ma non gli era stata
ancora diagnosticata la gravità della cosa. Fu Charcot, nel 1885, a
diagnosticarla e a consigliare un soggiorno alla stazione termale di
Lamelou-les-Bains, dove si curavano gli ammalati di nervi e soprattutto
gli atassici. Tornato da Guernesey Léon raggiunse i genitori che si
erano appunto trasferiti alla stazione termale. La località era amena e
ottima per passarvi un periodo di vacanza, se non fosse stato per lo
spettacolo impietoso dei malati e per le atroci sofferenze del padre. Le
cure non sortirono, né sortiranno in seguito, apprezzabili risultati e solo
il cloralio e la morfina assicuravano tregue provvisorie. La pietosa
visione di quei malati e l’amore per il padre fecero maturare in Léon la
decisione di iscriversi alla facoltà di medicina, nell’intento di risolvere i
problemi della malattia paterna
35
.
Il soggiorno a Lamelou-les-Bains risultò positivo anche per un
altro motivo. Léon fino ad allora non aveva ricevuto alcuna educazione
35
Ivi, pp. 75-79.
politica: nei salotti che aveva frequentato aveva ascoltato solo
perorazioni oratorie ed elogiative sulla Terza Repubblica. A Lamelou
egli incontrò il filologo e storico Auguste Brachet che lo iniziò alla teoria
politica: gli insegnò i principi della psicologia dei popoli, gli fece
scoprire l’importanza di Commynes in storiografia e soprattutto di
Machiavelli nella politica. In questa stazione termale, mentre assisteva
impotente alle atroci e degradanti sofferenze dei malati e soprattutto
del padre, Léon si incontrò per la prima volta con il fondatore della
politica come scienza e ne restò fortemente impressionato. Machiavelli
gli venne presentato da Auguste Brachet come “il capo e la guida
intellettuale del popolo più politico d’Europa e che possiede il criterio di
giudizio più disincantato per quanto riguarda l’interesse nazionale”
36
.
Intanto egli decideva di iscriversi alla facoltà di medicina: si apriva così
davanti a lui un nuovo mondo che egli battezzerà più tardi con il
satirico soprannome di “Les pays des Morticoles�.
36
Ivi, p. 79.