7
lavoro, l’utilizzo personalissimo dello spazio e della musica, il
conseguente rapporto con la danza, infine, uno dei temi più cari: il
rapporto conflittuale, dissoluto e mai risolto tra uomo e donna.
Nell’ultimo capitolo si descriverà l’opera in sé, Kontakthof, partendo
dalla descrizione del significato, dei temi, dello spazio scenico e dei
personaggi, delle specifiche domande un tempo poste dalla stessa
Bausch alla sua compagnia e da cui è in seguito nato lo stesso
spettacolo.
Si giungerà così all’analisi critica dello spettacolo, e al confronto delle
immagini di entrambe le rappresentazioni con le rispettive
somiglianze e differenze.
Si concluderà con uno spazio dedicato allo spettatore, una delle
componenti essenziali per il lavoro della Bausch: lei stessa si pone
come tale durante la costituzione dei suoi spettacoli in cui ama
rappresentare l’essere umano e in cui richiama continuamente
l’attenzione del pubblico (si pensi a come sia funzionale a tale scopo
la presenza delle luci in sala) .
Il lavoro potrebbe essere riassunto in poche, semplici e brevi domande:
“Kontakthof nelle sue due versioni: che cos’è?”
Uno spettacolo di Tanztheater.
Che cos’è e da dove viene il Tanztheater? (primo capitolo).
Chi è la coreografa-regista di Kontakthof?
Pina Bausch (secondo capitolo)
Che tipo di spettacolo è Kontakthof? Di cosa parla? Quali sono le
somiglianze e le differenze tra le due versioni? Com’era? Com’è?
(terzo capitolo).
8
La presente ricerca si è servita dei testi sulla storia della danza libera e
sul Tanztheater, di quelli sul teatro di Pina Bausch (alcuni reperiti
presso il Centro Studi del Teatro Morlacchi, altri ottenuti attraverso
prestiti interbibliotecari tramite la Biblioteca Augusta di Perugia), e
dell’analisi del video del 1978. Il video è introvabile al di fuori della
compagnia: non ne esiste alcuna copia al di fuori di essa, per tale
motivo nonostante le ricerche in tutte le videoteche dei Teatri Stabili
Italiani, è stato necessario recarsi al Wuppertal Tanztheater dove è
stato possibile visionare il video, vedere gli uffici in cui lavora la
stessa Bausch e conoscere Grigori Chakov, responsabile
dell’Archivio video del Wuppertal Tanztheater. Michele Magione,
invece, curatore della mediateca dell’ASAC- Fondazione la Biennale
di Venezia ha fornito il film: Pina Bausch e i ballerini del Wuppertal
Tanztheater: ritratto, da un’idea di Alain Plagne e diretto da Chantal
Akerman, una ricostruzione del lavoro della Bausch tramite le
immagini dei suoi spettacoli più famosi.
Per poter compiere un’analisi critica sono state analizzate e
confrontate tutte le recensioni sul pezzo che uscirono in occasione
della Prima a Venezia, nel 1981, e poi a Milano alla Scala, nel 1983.
Per l’analisi della nuova versione si è visionato lo spettacolo a Genova
il 21 novembre del 2004 quando è stato proposto nell’ambito del
Festival Teatri d’Europa organizzato dal Teatro Stabile di Genova in
collaborazione con Genova 2004; sono state confrontate ed analizzate
su Internet le nuove recensioni apparse in seguito a tale evento e alla
Prima in Italia nel 2003 al Teatro Comunale di Ferrara; le immagini
dello spettacolo disponibili sul sito della compagnia, immagini che
coglievano gli stessi momenti dello spettacolo in entrambe le versioni
9
hanno permesso di confrontare somiglianze e differenze. In ultimo le
ricerche sul video del 1978 hanno condotto al Goethe Institut di
Napoli dove Elena Catuogno, responsabile dell’archivio video, ha
fornito il dvd Damen und Herren ab’65, il film di Lilo Mangelsdorff
in cui vengono riportate le prove dello spettacolo, i suggerimenti delle
due insegnanti, la Libonati e la Endicott, e le interviste fatte ai nuovi
protagonisti (tutti questi elementi sono stati riportati in appendice).
10
Capitolo primo
Contesto storico-artistico
I.1 Riferimenti storici
La danza classico-accademica occidentale è nata nel 1661, per volontà
del Re Sole, Luigi XIV, con la costituzione dell’Académie Royale de
la Danse. Il linguaggio altamente codificato non consentiva di
esprimersi in modo originale, significativo, per tale motivo, giunti a
fine Ottocento al totale inaridimento della materia, si decise di
riorganizzarla ex novo: su questo terreno sono nate la danza libera
europea e la modern dance americana.
All’unilateralità e uniformità del balletto classico si sono affiancate
dimensioni nuove: da una parte lo stesso balletto classico è travolto
dal ciclone del ventennio dei Ballets Ruses di Diaghilev, dall’altra si
intravede una rivoluzione globale della danza che sfocerà in due
versanti e due sedi differenti: quello americano, che costituirà la
“danza moderna”, e quello centroeuropeo dell’Ausdruckstanz (“danza
espressiva”) che è stato tanto sottovalutato e riscoperto alla luce del
Tanztheater di oggi.
Per arrivare a queste radicali innovazioni tecniche, espressive,
tematiche e strutturali, occorre ripercorrere, anche se in maniera
sintetica, le generazioni di “pionieri” che si sono opposti ai dogmi del
tradizionalismo accademico per fare così ripartire la danza da una
sorta di “anno zero”.
11
Il precursore è stato Francois Delsarte
1
, il primo a scoprire una
stretta relazione tra gesto e parola: ogni gesto sottende un significato.
Delsarte costituisce un’estetica del movimento partendo
dall’individuazione di tre parti del corpo: quella fisica, quella
intellettuale e quella emotiva, a cui corrispondono i tre principi del
nostro essere: vita, spirito e anima (principio di corrispondenza).
Delsarte distingue i movimenti grazie alla tripartizione in: forme di
opposizione, forme di parallelismo, forme di successione; queste
forme verranno riprese dai teorici della danza moderna che affermano
la legge del flusso e del riflusso dell’energia proiettata nel corpo del
danzatore: contraction e release, anspannung e abspannung, la forza si
concentra per poi diffondersi, l’energia si raccoglie per poi espandersi.
E’il ritmo della vita che si esprime in tale concezione: battito cardiaco,
ritmo del respiro; per Delsarte il torso è considerato il centro
dell’espressione da cui partono le vibrazioni dinamiche in tutto il
corpo.
La tendenza motoria della danza moderna è, a differenza della
tendenza simmetrica del balletto, asimmetrica; come già detto, la
danza moderna è nata in contrapposizione all’artificiosità del balletto
classico, la sua esistenza si basa su quattro capisaldi fondamentali: la
scoperta del movimento fisico, della metacinetica (corrispondente
psichico dell’intenzione mentale), del dinamismo (ogni movimento ha
di per sè forza e intensità), la ricettazione dei requisiti formali
tradizionali e la relativa costituzione di un principio in base al quale
ciascuna danza crea la sua forma.
1
Francois Delsarte, 1811-1871, francese, non si è occupato mai direttamente di danza, ha studiato
canto e lirica al Conservatorio di Parigi. Dopo aver perso la voce accusò il sistema didattico che,
secondo lui, si basava su abitudini artificiose. La sua opera Every Little Moviment racchiude il
suo grande contributo alla futura danza libera.
12
Ritornando al nostro excursus storico, ricordiamo la più grande delle
“poetesse” : Isadora Duncan
2
. La Duncan colpisce per la sua totale
rottura dei canoni accademici, per la sua rivendicazione di un’assoluta
libertà e naturalità del movimento: il suo utilizzo della musica classica
come ispiratrice della danza e dei suo contenuti emotivi, la sua
immagine di “grecità” vivente, rimarranno sempre un fondamentale
punto di riferimento per la discussione teorica e pratica dei decenni
successivi
3
. Isadora Duncan è la prima a parlare del corpo come di
una totalità espressiva in un contesto in cui la funzione della danza è
oggettivare in termini del movimento del corpo la vita interna
dell’essere umano che sorge dall’anima (intesa come sede di
emozioni). In questa ricerca espressiva libera il corpo dalle stecche e
dai tutù, privilegiando le tuniche leggere e soavi dell’antica Grecia che
esaltano la grazia e l’armonia della danza; e mette in atto una grande
rivoluzione eliminando le scarpette con la punta, danzando scalza e
riprendendo contatto con il suolo.
Negli stessi anni Madeleine G.
4
si esibisce in danze e pantomime di
straordinaria grazia ed intensità espressiva, in stato d’ipnosi; gli
innumerevoli studi artistici, filosofici e scientifici effettuati sul suo
caso hanno portato al riconoscimento delle grandi capacità estetiche
del corpo umano liberato dai condizionamenti della ragione e della
2
Isadora Duncan, nata a san Francisco nel 1878, segue malvolentieri gli studi accademici fino a
giungere ad insegnare un metodo d’improvvisazione basato sull’interpretazione dei contenuti
poetici. Per anni danza a New York, Chicago, Londra, Parigi, fino ad effettuare una tournèe in
Germania nel 1902-3 suscitando ovunque scandalo, turbamento, entusiasmo.
3
Cfr., I. Duncan, La danza del futuro (ora in Lettere dalla danza, La Casa Usher, Firenze, 1980).
4
Madeleine G., il cui cognome rimane sconosciuto, francese di origine caucasica, , è una trentenne,
madre di una famiglia borghese, incontra Magnin per cercare di guarire attraverso l’ipnosi da
ricorrenti dolori alla testa, scopre di possedere grandi capacità artistiche che emergono solo in
stato ipnotico.
13
società e all’esaltazione del sentire profondo attraverso l’espressione
esteriore
5
.
Ricordiamo inoltre Loïe Fuller
6
per la sua “danza della luce”, per gli
ampi drappeggi di stoffa colorata, per i bastoni messi alle braccia per
simularne l’estensione, per gli innumerevoli contributi dati
all’illuminotecnica, grazie all’utilizzo delle luci teatrali e agli effetti di
illusionismo provocati dagli accessori applicati al corpo che
intervengono sulle forme naturali. La Fuller muove i suoi ampi vestiti
e veli al ritmo della musica ed introduce l’idea del movimento come
creatore-animatore dello spazio e fonte di inedita bellezza ed
emozione.
In questo contesto di graduale innovazione si delinea il fenomeno del
Körperkultur, la cultura del corpo che porterà ad una rivoluzione della
mentalità, dell’impiego del tempo libero e degli usi; un fenomeno che
si diffonde soprattutto grazie alla grande influenza di fine secolo del
Jugendbewegung, il Movimento giovanile tedesco nato dai movimenti
di rivolta dei giovani studenti borghesi che sono ormai stanchi dei
modi di vita stereotipati imposti dai loro padri. Animato da una
profonda ispirazione nazionalista, esso focalizza l’attenzione sulla
natura, sulla bellezza e sulla purezza originarie, conseguenza diretta
ne sono le attività all’aria aperta che sfociano in una nuova
consapevolezza e familiarità verso il proprio corpo e in un nuova
libertà nell’abbigliamento. Ad un tratto la Körperkultur si incontra con
il movimento per la Lebensreform, che cerca di riportare l’uomo al
suo stato primordiale, compiendo una vera e propria rigenerazione
5
Cfr., E. Casini Ropa, La danza e l’agitprop, Il Mulino, Bologna, 1988, pp. 9-23.
6
Loïe Fuller, americana trapiantata in Europa, non è stata una vera danzatrice, ha ottenuto enormi
consensi nelle music-hall.
14
dell’uomo stesso e della società attraverso la repulsione per
l’alcolismo e la metropoli con l’intento di creare una riforma agraria e
di proteggere le città-giardino.
In simile clima di innovazioni la Germania si arricchisce degli studi di
psicologia e della nascente psicoanalisi con Charcot e Freud in testa.
Ne derivano enormi contribuiti soprattutto per ciò che concerne gli
studi sull’isteria, che mostrano come la liberazione dell’inconscio sia
una vera forma terapeutica che ridona un grande equilibrio interiore.
La donna è individuata come il soggetto isterico per eccellenza, colei
che più di tutti manifesta emozioni e sentimenti (la donna diventa così
il soggetto privilegiato del Körperkultur mentre l’uomo viene relegato
agli aspetti legati allo sport).
In questa ricerca il movimento risulta il modo più adeguato per
trasmettere energia e bellezza al corpo mentre il ritmo diventa l’anello
portante di qualsiasi attività fisica organizzata. Contemporaneamente
il gesto si carica di “espressività”, rivelando l’armonia che finalmente
l’individuo ritrova in congiunzione con se stesso e col proprio cosmo.
Elemento caratteristico della Körperkultur è lo scambio continuo e
reciproco tra ricerca pedagogica e ricerca teatrale, tra tecniche
formative dell’attore-danzatore e tecniche formative dell’individuo;
diviene così abbastanza arduo riuscire a distinguere in questi anni tra
le scuole, i metodi e i laboratori di ginnastica e quelli di danza. Nel
1926 Böhme al riguardo individua un criterio fondamentale: le scuole
di ginnastica sono finalizzate ad una formazione puramente organica
dell’allievo e sono caratterizzate da esercizi statici maggiormente
formalizzati ed in misura minore interessati agli elementi estetico-
espressivi.
15
In questo contesto è opportuno ricordare due importanti personalità
che avranno un peso determinante nel teatro della loro epoca: Jaques
Dalcroze
7
e Rudolf von Laban.
Jaques Dalcroze afferma l’idea di “ritmica” come disciplina
pedagogica che coinvolge non più soltanto l’udito, ma l’intero corpo
dell’allievo. Il corpo diventa lo strumento primario, il collaboratore
dello spirito; il senso ritmico è muscolare ed è costituito dai rapporti
esistenti tra il dinamismo dei movimenti e la situazione del corpo
nello spazio. Colui che lavora con la ritmica si trova così a contatto
con lo spazio, il tempo e l’energia; il senso muscolare deve potere a
sua volta essere colto nell’intelletto, deve esserci cioè coscienza del
ritmo (la capacità di delineare le relazioni esistenti tra elementi fisici e
intellettuali).
Udito interiore, presa di coscienza del ritmo e senso ritmico muscolare
creano il cosiddetto “sentimento estetico”, vero e proprio generatore di
emozioni.
Dalcroze elabora così un sistema pedagogico complessivo, l’
“euritmica”, in base alla quale partendo dal ritmo e dalla metrica
musicale elabora un sentimento musicale, crea il senso dell’ordine e
dell’equilibrio, sviluppa facoltà immaginative. Nonostante sia seguito
e conosciuto in tutto il mondo, il maestro incontrerà le aspre critiche
dei maggiori critici di danza dal momento che le sue teorie sono per
molti opposte ed inconciliabili rispetto ad un’arte così grande e
sublime.
7
Jaques Dalcroze, nasce a Vienna nel 1865, di nazionalità svizzera, nasce come musicista e
compositore; ben presto rivela spiccate predisposizioni pedagogiche e si interessa allo sviluppo
del senso del ritmo e della musicalità nei ragazzi del Conservatorio di Ginevra. Il suo centro, ad
Hellerau, sarà conosciuto in tutto il mondo e sarà chiuso durante la guerra; ritornerà
definitivamente a Ginevra dopo la guerra.
16
In questi anni sta nascendo una nuova danza grazie all’attività di
Rudolf von Laban e di Monte Verità, una realtà esterna all’ambito
teatrale: senza di essa, infatti, non si sarebbe mai giunti al nostro
moderno Tanztheater.
I.2 Monte Verità e la danza libera di Rudolf von Laban
Durante la prima guerra mondiale, nel cuore dell’Europa straziata dal
conflitto, alle pendici delle Alpi sulle colline di Ascona, in Svizzera,
alcuni pensatori si riuniscono su iniziativa di una coppia ex malati e di
pochi amici entusiasti. Profetizzando e concretizzando il fenomeno
precedentemente menzionato del Lebensreform, essi desiderano
liberarsi dai condizionamenti sociali e dal progresso tecnologico,
ritornando alla natura attraverso le manifestazioni immediatamente
visibili del vegetarianismo e del nudismo, interrelate a ben più
profondi pensieri filosofici, ideologici e psicologici.
Le lunghe barbe, le capigliature incolte ed i modi di vita paragonabili
al periodo neolitico sono presto adottate dai gruppi che giungono in
quei luoghi spinti dai propositi più vari e disparati.
Anarchici (Bakunin), comunisti (Mühsam), teosofi, psicologi, massoni,
artisti (Jawlensky e Klee), vegetariani, poeti e scrittori (Rilke, Joyce,
Hugo Ball) si fermano in quei luoghi a volte solo per organizzare un
convegno, a volte per qualche mese, altre volte per qualche anno: tutti
sono ben accettati grazie alla grande e sconfinata tolleranza sociale,
etica, politica e religiosa della colonia, che permette un naturale
inserimento senza fare intervenire necessariamente l’assimilazione.
17
Si delinea così una grande società pluricellulare conosciuta presto in
tutto il mondo, un rifugio dagli orrori della Prima Guerra Mondiale,
un luogo sicuro, caldo e confortevole, un paradiso fatto di tolleranza
ed amore dove alle prime ondate anarchiche di inizio secolo si è
affiancato il Lebensreform ispirato alla riscoperta e liberazione
dell’uomo e delle sue, sinora ignorate e represse, capacità fisiche,
intellettuali e psichiche: al centro il corpo, esaltato e sottomesso ad un
rigido regime vegetariano, un corpo di cui è esaltata la bellezza anche
grazie alla diffusione di immagini di corpi nudi e idealizzati; in tal
modo è teorizzata la più completa libertà sessuale con l’intento di
portare a compimento le illimitate pulsioni sentimentali e fisiche
dell’individuo.
L’arte è esaltata a Monte Verità, l’arte del corpo, in particolare, e la
danza, in primis, ne diviene l’espressione ideale; in questo contesto è
fondamentale l’opera compiuta da Rudolf von Laban
8
, maestro di
danza libera che decise di trasferire a Monte Verità la sua scuola di
Monaco per l’intero periodo estivo con l’intento di accordare le
singole individualità in una danza corale: per fare ciò era necessaria
una prolungata esperienza di vita e di lavoro comunitaria.
L’attenzione all’arte del corpo e dello spirito aveva già provocato la
curiosità dei coloni di Monte Verità contemporaneamente alla venuta
8
Rudolf von Loban nasce a Pozsony nel 1879. Fin da ragazzo rivela spiccate attitudini per il teatro
ed organizza piccoli spettacoli teatrali di folklore. Nel 1897 crea un “mistero coreografico”
intitolato Die Erde, accompagnato da cori parlati e cantati e ideato su musiche atonali di sua
invenzione. Nel 1898 realizza Bewegunsstudie in öl, che precede i primi tentativi di pittura
astratta di Kandiskij. Per volere del padre, entra nell’accademia di Wiener-Neustadt ma la
abbandona successivamente spinto dal desiderio di tornare ai suoi studi artistici. Dal 1900 fino
al 1910, non trovando basi metodologiche significative nella danza libera, si dedica allo studio
della danza accademica: la sua unilateralità e artificiosità non lo soddisfano, decide così di
rivolgersi ad una visione universalistica della danza, cercando di realizzare ex novo la materia.
Nell’intento di analizzarne i valori metafisici e fisici si reca a St.Maurice presso Parigi per
iniziare le prime sperimentazioni. Qui inventa un metodo di notazione di qualsiasi movimento
coreico e di intere composizioni coreografiche.
18
di due celebri personalità: Jaques Dalcroze (ospite a Monte Verità nel
1909) ed Isadora Duncan (che soggiornò brevemente nella colonia
nel 1913).
Il credo labaniano comincia così a diffondersi grazie ai suoi discepoli
e ad una serie di manifestazioni, i Bewegungschöre (cori in
movimento) , feste coreiche celebrate da gruppi non professionisti
partendo dai gesti e dai ritmi del lavoro di ognuno.
In questa dépendance estiva si professa una rigenerazione vitale
dell’individuo per renderlo armonico con se stesso e la natura e per
eliminare le degenerazioni provocate dalla civiltà; si ricercano nuove
forme di vita, alla scoperta del proprio essere e in relazione allo spazio
circostante. Adottando il vegetarianismo vigente nella colonia, i
danzatori coltivano loro stessi un proprio orto, imparano a cucirsi
tuniche leggere per danzare liberamente e creano sandali di cuoio, si
occupano personalmente dei lavori di cucina, di pulizia e di
manutenzione; trascorrono lunghe ore in esercizi all’aria aperta,
studiando danza a piedi nudi, in tuniche, in perizomi o in completa
nudità.
La nascente “danza libera”, prima matrice della danza moderna
europea, obbedisce soltanto a proprie leggi semiotiche e dinamiche, è
una nuova forma di espressione che non ha bisogno di essere guidata
dalla musica perché si serve direttamente dei ritmi corporei del
danzatore. Per realizzare ciò occorre una buona conoscenza della
propria anima, del proprio corpo e delle sue leggi: la mente deve
sapere guidare l’energia nello spazio circostante. Il corpo è così
educato ad un training quotidiano caratterizzato da alcuni esercizi ed
improvvisazioni: tensione e rilassamento; equilibrio, disequilibrio e
19
successione; impulso, tensione e slancio. In questo processo di
effettivo addestramento psico-fisico, l’uomo e l’intera umanità
imparano a comunicare attraverso il solo movimento poiché per von
Laban “ognuno è un danzatore”.
Risultano funzionali a questo pensiero le danze religiose ed i rituali
dei popoli primitivi e orientali che divengono il campo preferito per lo
studio attento del gesto quotidiano: da tali studi si ricavano degli
elementi che sono assimilabili ai magici rituali paganeggianti.
Sopraggiunge la necessità di creare una danza come arte “assoluta”
(“absoluter Tanz”), indipendente dalla musica, dalla parola e da
qualsiasi significato concreto.
Nella pratica delle sue sperimentazioni dettate dalla triade dei
coefficienti forza, spazio, tempo trova le basi per la creazione di una
vera scuola: la stessa ginnastica ritmica usata per l’addestramento dei
suoi danzatori (che richiama il sistema ritmico di Dalcroze) acquisisce
caratteri espressivi. Von Laban definisce l’articolazione delle tendenze
espressive in senso drammaturgico, caratterologico e strutturale
9
. I tre
generi espressivi del teatro, la danza, il suono e la parola, sono da
intendersi secondo un’unità coreica, poiché il suono e la parola sono
prodotti dalla danza.
Durante la prima guerra mondiale Laban si reca a Zurigo, in paese
neutrale, dove lo possono seguire solo alcuni collaboratori, fra cui la
celebre Mary Wigman
10
, che successivamente sarà la sua principale
9
Cfr., L. Bentivoglio, La danza contemporanea, Longanesi, Milano, 1985, p. 56.
10
Mary Wigman nasce ad Hannover nel 1886, studia presso la scuola di Dalcroze a Hellerau,
insoddisfatta da tali teorie si reca alla scuola di Laban a Monaco di Baviera, lo segue a Zurigo e
ne diviene sua assistente fino al 1919. Nel 1914 compone “Hexentanz” ( la danza della strega ),
opera di grande forza drammaturgica e di forte potenza demoniaca. Il suo primo recital, nel 1918,
si nutre dell’oscura decadenza di una Germania distrutta dalla guerra.
Dal 1919 comincia ad esibirsi in varie città, nel 1920 apre una scuola a Dresda dove nascono
grandi talenti che diffonderanno il “credo” espressionista: Yvonne Georgi, Gret Palucca, Vera
Skoronel, Margareth Wallmann, Hanya Holm, Harald Kreutzberg, Dore Hoyer.
20
assistente. A Zurigo Laban getta le basi per la sua Coreologia (arte del
movimento); in questi anni elabora le sue più importanti teorie
scientifiche: l’Eucinetica (la teoria dell’espressione) e la Coreutica (la
teoria dello spazio). Secondo Laban la direzione spaziale è l’elemento
più importante del movimento del corpo e può essere ridotta alle tre
dimensioni di altezza, larghezza e profondità; fissando il centro del
corpo come centro di gravità, da cui riparte l’orientamento direzionale,
distingue tra spazio in generale (spazio infinito) e spazio intorno al
nostro corpo (cinesfera). Nell’elaborazione di questo orientamento
spaziale si allontana dalle pose e dagli atteggiamenti statici del balletto
classico per avvicinarsi ad una teoria dinamica del corpo nel suo
movimento nello spazio. Con la codificazione delle dodici direzioni
del moto rivoluziona la concezione estetica del balletto secondo la
quale il corpo è solo un mezzo atto a riprodurre una forma prestabilita
a priori. Per chiarire tale codificazione si serve di una forma
geometrica esemplificativa: l’icosaedro, che racchiude le tre
dimensioni spaziali e permette al corpo di muoversi in tre direzioni.
Alla disciplina delle posizioni contrappone la danza libera, disciplina
del movimento, ed in ciò sono evidenti alcuni principi essenziali delle
varie tecniche di danza moderna; al riguardo sarebbe sufficiente la
classificazione labaniana tra i movimenti principali, quelli centripeti
(che accumulano energia), e i movimenti centrifughi (che vanno dal
centro del corpo all’esterno in un’esplosione controllata). Il
movimento potrà essere descritto grazie alla parte usata,
Nel 1923-24 si esibisce a Berlino, Amburgo ed in Italia. Nel frattempo a Dresda approfondisce il
suo interesse per le danze orientali (danze di Giava, Nō giapponese).
Nel 1926 attua la nuova versione della sua danza della strega “Hexentanz II”. Nel 1928, a
Londra, si esibisce in una serie di recital solistici e nel 1930 affronta la prima tournèe americana.
Nel 1942 si trasferisce da Dresda a Lipsia dove insegna all’Accademia di Musica fino al 1944.
In seguito si reca a Berlino dove rimane fino alla sua morte.