7
Le sue pubblicazioni spaziano dall’etica alla politica,
all’ecologia, alla ferma condanna della guerra e della corsa agli
armamenti; l’impressione che si trae dalla lettura dei suoi
saggi è che Boulding fu un articolato intellettuale, dotato di
una visione globale dei fenomeni economici e sociali. Il suo
interesse nei confronti dell’evoluzione del pensiero scientifico,
da cui trasse il “nuovo paradigma” cui uniformò il suo
metodo di ricerca e di studio, gli consentì di proporre un
nucleo teoretico ed analitico diverso, non solo agli economisti,
ma anche a tutti gli studiosi di scienze sociali.
Dopo aver sottoposto a una critica stringente l’apparato
speculativo degli economisti ortodossi, basato sull’economia
matematica, newtoniana rigida e differenziabile, un’economia
determinista,
2
Boulding elaborò uno schema integrato e
alternativo modellato su quello della fisica quantistica e della
nascente teoria della complessità, il cui supporto tecnico-
matematico, frattali e funzioni non lineari, consente un esame
più ampio dei fenomeni sociali, riuscendo ad abbracciare la
totalità delle loro manifestazioni.
2
“Prevedere il futuro è possibile unicamente in sistemi che si fondano su parametri stabili come
la meccanica celeste. Il solo motivo per cui nella meccanica celeste è possibile fare previsioni è
che essa è fondata su parametri stabili perché il sistema stesso lo è.” K. E. Boulding
Evolutionary Economics, Sage, Beverly Hills, 1981 p.44
8
Il sistema totale di Boulding pone l’analisi dei fenomeni
economici al centro di un più articolato modello, di cui fanno
parte la sociologia, la politica, l’ecologia, la psicanalisi e la
religione, fino alla paletnologia e alla letteratura.
Fondamentale è poi la scelta di inserire nel modello la
variabile tempo che permette di seguire l’evoluzione dinamica
dei fenomeni.
La scelta della complessità,
3
della necessità di
inquadrare ogni elemento all’interno di una più vasta rete che
comprende molte più variabili di quelle tradizionali, fa di
Boulding un precorritore dell’applicazione del nuovo
paradigma scientifico allo studio dei fenomeni economici. Una
strada questa che altri economisti dopo di lui hanno scelto di
percorrere.
La dimostrazione di quanto questo itinerario si sia
dimostrato fecondo è data infatti dalle conferme che le teorie
di Boulding hanno ricevuto in anni recenti sia da studiosi di
economia, sia da studiosi di discipline affini.
Se è vero che la scienza del XX secolo sarà ricordata
fondamentalmente per tre scoperte, la relatività, la meccanica
3
“La crescita della complessità è inerente ai sistemi che costruiscono se stessi salendo
progressivamente a livelli di organizzazione sempre più alti.”
Stuart Kauffman Anticaos ed evoluzione biologica su Le Scienze n.278, Milano 1991 p.82
9
quantistica e il caos, allora si può affermare con sicurezza che
Boulding è stato uno scienziato del suo tempo perché proprio
su queste tre scoperte ha imperniato il suo metodo
speculativo.
Tutte e tre queste teorie rappresentano critiche
profonde ai dogmi della fisica newtoniana e al determinismo
applicato alle scienze sociali: la relatività elimina l’illusione
dello spazio e del tempo assoluti, la teoria quantistica elimina
l’illusione della perfetta misurabilità e la complessità elimina
l’illusione della predicibilità dei comportamenti.
L’economia neoclassica, ortodossa, forgiata sulla
falsariga del determinismo sociale, sulla preferenza per la
matematizzazione del comportamento degli agenti economici,
sulla prevedibilità delle loro scelte: questo è il nucleo che
teorico che Boulding decise di attaccare, dopo aver dimostrato
al mondo accademico che lui, l’economista ortodosso, era
perfettamente in grado di farlo.
Prima di procedere all’analisi del pensiero di Boulding
è forse opportuna una veloce rassegna delle correnti di
pensiero su cui si è modellata l’economia neoclassica, fino ad
arrivare al recente dibattito sulla complessità e sui sistemi
interconnessi su cui è invece incardinato il nuovo paradigma.
10
CAPITOLO I
ECONOMIA NEOCLASSICA
E PARADIGMA NEWTONIANO
11
IL TRIONFO DELL’ORDINE UNIVERSALE
Il secolo XVII è stato chiamato il secolo dell’ordine e
della genialità e non a caso: è infatti il secolo che ha visto
l’affermazione di alcune tra le più brillanti intelligenze che sia
dato ricordare.
Galilei, Bacone, Descartes e Newton sono i padri della
rivoluzione scientifica che rovesciò la concezione aristotelica e
mistica del mondo che fino ad allora aveva dominato il
sistema della conoscenza. La concezione medievale del mondo
come un tutto armonico, organico e indivisibile, vivente e
spirituale, viene sostituita da quella del mondo come
macchina perfetta.
4
A partire dal Seicento, la fisica è stata presa a modello
da tutte le altre scienze e per i due secoli successivi i fisici
hanno adoperato una concezione meccanicistica del mondo
per sviluppare e affinare lo schema concettuale noto come
fisica classica. Essi hanno fondato le loro idee sulla teoria
matematica di Isaac Newton e più tardi su quella di Leibnitz e
Laplace, sulla filosofia di René Descartes e sulla metodologia
scientifica di Bacone e Galilei, così che per i tre secoli seguenti
4
L’idea della terra come entità vivente, spirituale, continuò per tutto il Medioevo e fino al
Rinascimento, in pratica fino a quando si preferì la visione cartesiana di uomo come macchina.
12
la concezione generale della realtà dominante fu quella delle
“scienze esatte”.
La materia era considerata la base di ogni forma di esistenza e
il mondo materiale era visto come una moltitudine di parti
separate assemblate in quella grande macchina che era
l’universo. Come le macchine create dall’uomo, si pensava che
anche la macchina cosmica fosse composta da parti
elementari, così che i fenomeni complessi si potevano
comprendere riducendoli ai loro componenti elementari e
ricercando poi i meccanismi che li portavano a interagire.
L’atteggiamento determinista ha permeato profondamente la
cultura occidentale così che tutte le altre scienze hanno
accettato le concezioni meccaniciste e riduzioniste della fisica
classica come descrizione corretta della realtà e sul suo
paradigma hanno modellato le loro teorie.
Biologi, sociologi, psicologi ed economisti hanno seguito
la lezione galileiana e ogni volta che hanno enunciato una
teoria ambivano alla scientificià della fisica e ai metodi della
fisica hanno uniformato le loro indagini e le loro analisi.
Con Galilei la fisica bandì la qualità dalle scienze, “ciò
che si guadagna in profondità, si perde in estensione”
5
riducendole allo studio dei fenomeni che potevano essere
5
Marcello Cini Un paradiso perduto Feltrinelli, Milano, 1999 p.19
13
misurati e quantificati e, alla fine, costretti entro la gabbia
della formula matematica.
Il ruolo di Galilei nella rivoluzione scientifica del XVII
secolo non è dovuto unicamente ai risultati che ottenne in
astronomia: la sua importanza è nell’avere creato un nuovo
metodo di approccio alla conoscenza, unendo
sperimentazione scientifica e linguaggio matematico.
“La filosofia – afferma Galilei – è scritta in questo
grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a
gli occhi (io dico l’universo ) ma non si può intendere se prima
non si impara a intender la lingua e conoscer i caratteri ne’
quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica e i caratteri
son triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali
mezzi è impossibile intenderne umanamente parola “.
6
Limitandosi allo studio delle proprietà essenziali dei
fenomeni naturali, più precisamente allo studio di tutte quelle
manifestazioni che potevano essere misurate, ripetute e
quantificate, si riusciva a dedurre dall’esperimento una
conclusione generale, una legge, la cui validità poteva essere
verificata attraverso altri esperimenti che avrebbero
dimostrato come, anche variando i parametri, la legge
conservava la sua potenza chiarificatrice e ordinatrice .
6
Galileo Galilei Opere di Galileo Il Saggiatore, Mondadori , Milano, Vol VI p.232
14
La caduta dei gravi, studiata adoperando piani inclinati
di angolazioni diverse e gravi di massa diversa, consentì a
Galileo di enunciare una legge universale che si poteva
applicare alla caduta di tutti i corpi; lo stesso avvenne per lo
studio del moto oscillatorio del pendolo e per il moto dei corpi
celesti.
L’ossessione per la quantificazione e la misura ha però
comportato anche il pagamento di un pesante tributo, come
sottolinea con enfasi lo psichiatra Ronald Laing: “Il
programma di Galileo ci offre un mondo morto: vista, udito,
tatto, gusto e odorato perdono ogni attendibilità e, insieme
con loro, vengono meno da allora sensibilità estetica ed etica,
valori, qualità, anima, coscienza, spirito. L’esperienza in
quanto tale viene esclusa dall’ambito del discorso scientifico.
Negli ultimi quattrocento anni non è accaduto nulla che abbia
cambiato il nostro mondo più dell’audace programma di
Galileo”.
7
Mentre in Italia Galilei escogitava ingegnosi esperimenti
che suffragassero la validità delle sue teorie, in Inghilterra
Francesco Bacone formulava esplicitamente quello che sarebbe
diventato il metodo empirico della scienza.
7
Ronald Laing La politica dell’esperienza e L’Uccello del Paradiso , Feltrinelli, Milano, 1968
p.99
15
Bacone è stato il primo chiaro teorizzatore del
procedimento induttivo, nella sua concezione la natura
doveva essere resa schiava dallo scienziato, allo scopo di
scoprire il segreto delle leggi alle quali obbediva. Lo spirito
baconiano modificò profondamente il metodo e i fini della
ricerca scientifica. Dopo Bacone il fine della scienza è stato
quello di studiare la natura per poterla usare e dominare.
La fede nella certezza che deriva dalla conoscenza
scientifica è al centro del pensiero di una altro filosofo e
matematica del Seicento: René Descartes , la cui visione del
mondo ha influenzato la comunità scientifica con forza
analoga a quella di Galilei e Bacone.
Egli gettò le fondamenta di “una mirabile scienza
completamente nuova, in grado di poter risolvere in generale
tutte le questioni della quantità, continua o discontinua. Noi
rifiutiamo ogni conoscenza che sia soltanto probabile,
giudichiamo che si dovrebbe creder solo quelle cose che sono
perfettamente note e sulle quali non può sussister alcun
dubbio” .
8
La certezza cartesiana è matematica nella sua natura
essenziale. Come Galileo, anche Descartes credeva che il
linguaggio della natura fosse la matematica e, correlando
8
René Descartes Discours de la methode pour bien conduire sa raison et cercher la verité dans
les sciences cit. in Jack R.Vrooman René Descartes, Putnam, New York , 1970
16
algebra e geometria, fondò quella branca della matematica che
è la geometria analitica, consentendo così di rappresentare le
curve attraverso le equazioni algebriche di cui egli stesso
studiò la soluzione in modo sistematico.
Il metodo cartesiano permise al suo creatore di applicare
un tipo di analisi matematica, sia pur molto generale, allo
studio dei corpi in movimento, in funzione del suo grande
progetto di ridurre tutti i fenomeni fisici a rapporti matematici
esatti.
Grazie al metodo analitico l’universo materiale diventa
una macchina scomponibile in parti elementari semplici,
frammenti da studiare isolatamente in modo da dedurre
l’ordine logico che li governa.
17
IL PARADIGMA NEWTONIANO
Lo scienziato che però realizzò appieno il sogno di
Bacone, Galilei e Descartes fu Isaac Newton, la cui figura
rappresenta l’espressione più alta della rivoluzione scientifica
che trasformò l’immagine della natura da organismo a
macchina.
Newton sviluppo una completa formulazione
matematica dei fenomeni naturali che riguardavano il moto
dei corpi, riuscì in questo titanico intento anche grazie all’
invenzione di un metodo matematico molto più raffinato di
quello su cui si basarono gli studi di Galilei e Descartes: il
calcolo differenziale e integrale.
9
Prima di Newton nella scienza seicentesca c’erano state
due opposte tendenze; il metodo empirico e induttivo
rappresentato da Bacone e il metodo deduttivo rappresentato
da Galilei e Descartes.
Newton combinò i due metodi, teorizzando che né
esperimenti senza una interpretazione sistematica, né una
deduzione di principi senza prove sperimentali avrebbero
portato a leggi certe; solo un metodo che li unificasse poteva
9
“Lunga e non ancora sopita è la polemica tra tedeschi e inglesi per decidere se il merito della
scoperta del calcolo infinitesimale sia di Newton o di Leibnitz. Leibnitz ebbe rispetto a Newton
il vantaggio di una visione astratta più limpida e generale, Newton lo sopravanzò in forza
creatrice e abilità tecnica”. in M. Picone e G.Fichera Lezioni di analisi matematica , Veschi
editore , Roma, 1972 p.574
18
consentire la comprensione dei fenomeni e da allora la
metodologia scientifica si attenne a questi principi.
L’universo newtoniano è un grandioso sistema
meccanico, governato interamente da leggi matematiche, in
questo universo tutti i fenomeni fisici si riducono al moto di
particelle materiali a causa della reciproca attrazione. Questa
visione meccanicistica risponde a un determinismo totale, la
macchina cosmica è governata dal principio della causalità
assoluta, tutto ciò che avviene ha una causa precisa e origina
effetti precisi, e il futuro diviene prevedibile con certezza.
Newton descrisse la sua interpretazione del mondo nel
“Philosophiae naturali principia mathematica” che sono un
sistema generale di definizioni, proposizioni e dimostrazioni
riguardo al comportamento dei fenomeni fisici, che per più di
duecento anni ha fornito la spiegazione del moto dei pianeti,
del movimento dei fluidi e dei gas, fino alle leggi dell’acustica.
10
e alla teoria atomica della fisica classica.
Come scrive Alexandre Koyrè: “Newton è teso a
concretizzare l’ideale della scienza moderna, progressista,
trionfante, consapevole dei propri limiti, costantemente fedele
ai dati dell’esperimento e dell’osservazione, sottoposti a una
esatta misurazione matematica. Con lui la scienza moderna
10
Nonché alla teoria atomica della meccanica classica.
19
abbattè le barriere che separavano cielo e terra unificando
l’universo.
Ma la scienza moderna realizzò tale unificazione
sostituendo al nostro mondo delle qualità e delle percezioni
sensibili, al mondo che è il teatro della nostra vita, delle nostre
passioni e della nostra morte, un altro mondo, il mondo delle
quantità, della geometria deificata nel quale, sebbene vi sia
posto per ogni cosa, non vi è posto per l’uomo.
Così il mondo della scienza, il mondo reale divenne
estraneo e si differenziò profondamente da quello della vita,
che la scienza non era stata capace di spiegare, neppure
definendolo soggettivo. Si può obiettare che questi due mondi
sono ogni giorno e sempre di più connessi dalla praxis.
Tuttavia, teoricamente, essi rimangono divisi da un abisso”.
11
Una critica totale e inappellabile, ma si deve riconoscere
che i pilastri della meccanica razionale sono freddi come il
marmo.
Il programma di ricerca newtoniano basato sulle due
fondamentali convinzioni: l’universo è omogeneo e
rigorosamente ordinato e il cammino verso la comprensione
delle sue leggi è in realtà il cammino verso la volontà globale e
segreta della natura, raggiungono, attraverso il dialogo
11
Alexandre Koyré Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione, Einaudi, Torino,
1967 p.26
20
sperimentale, la piena affermazione, riuscendo a isolare il
fenomeno studiato in modo che esso assomigli sempre più a
quello ideale, fisicamente irrealizzabile, ma intelleggibile per
eccellenza.
In questa ottica la legge di gravitazione universale
rappresenta la sintesi più raffinata del dialogo sperimentale
tra studioso e natura; questa infatti si presenta come una legge
universale, totalmente deterministica, scevra da ogni
riferimento qualitativo, applicabile sia al movimento delle
galassie, sia alla caduta delle mele.
E’ un unico e identico insieme di leggi a regolare tutti i
movimenti che avvengono nell’universo, come se la natura
avesse deciso di svelare all’uomo la sua verità in maniera
totale:il mito dell’onniscienza si è definitivamente affermato.
Il cosmo diventa un meraviglioso meccanismo, un
orologio perfetto e indistruttibile che,una volta creato può
benissimo fare a meno del suo creatore. Questo splendido
automa inizia a funzionare in maniera armoniosa al momento
della sua nascita e da allora continua a funzionare, come dice
lo stesso Newton, in un “ tempo assoluto, vero, matematico, in
sé e per sua natura senza relazione con alcunché di esterno,