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Introduzione
La seguente tesi punta ad indagare il significativo peso culturale della carriera artistica di Joseph
Beuys che segnò e influenzò la seconda metà del novecento. Artista tedesco, considerato la figura
più emblematica dell’arte contemporanea, mediante le sue soluzioni condiziona, efficacemente, il
panorama artistico con la sua peculiare visione d’arte in totale simbiosi con la vita quotidiana.
L’anima della tesi risiede nel dimostrare come la funzione pedagogica, mediatore emanativo del suo
pensiero, ricopri, nella sua comprensione, un ruolo fondamentale. Mediante l’arte, egli, attua il
fondamento dell’attività pedagogia. Il fine e strumento, grazie al quale divulgare e produrre un
qualsiasi mutamento. Una trasformazione, non solo nella sfera artistica, ma direttamente all’interno
della società. I mezzi energetici con il quale attua la sua opera, sono la parola, lo scambio di idee e
concetti, trasmessi attraverso il supporto di segni grafici, oggetti ricchi di simbologie e movimenti
corporei. Influenzato dagli studi dell’arte tradizionale, di influssi artistici e l’analisi di diversificate
visioni sulla realtà (scientifici, filosofici e esoterici), l’artista crea nuove soluzioni comunicative e
formali, in particolare, per la scultura. L’operazione svolta da Joseph Beuys causa l’ampliamento del
discorso sull’estetica tradizionale. Il concetto d’arte ampliata verrà illustrato, analizzando nello
specifico l’utilizzo della funzione pedagogica e comunicazionale (figurativa ed emozionale), con i
quali è riuscito a pervadere svariati settori culturali: la politica, l’ecologia e il sociale. Dimostreremo
come le soluzioni edificate dall’artista trovino applicazione concreta grazie al supporto, alla
partecipazione e alla condivisione della sua missione e pensiero da parte di prestigiose figure a
livello mondiale, inoltre dalla persecuzione delle sue impostazione in differenti settori. La tesi si
struttura attraverso un approfondimento conoscitivo delle varie influenze filosofiche e intellettuali
dell’artista dal quale egli costruì il suo pensiero e apprese strumenti ottimali per l’emanazione della
sua visione, specialmente, per quanto riguarda gli insegnamenti di Rudolf Steiner, divulgatore
dell’antroposofia (la scienza dello spirito). Nel successivo capitolo, proporrò un excursus
sull’esperienze vissute e le produzioni artistiche ai quali Beuys diede vita, in contatto con svariate
personalità ed eventi storici- culturali. Nel complesso di quest’ultimo, sottolineerò l’impronta
pedagogia e gli effetti educativi del suo operato, dimostrando l’efficacia del suo processo artistico.
In ultima analisi mi servirò delle teorie citate nel primo capitolo in aggiunta agli schizzi pedagogici di
Paul Klee per svelare in parallelo le caratteristiche formative del lavoro di Beuys per dimostrare, in
seguito, l’applicabilità concreta (non utopica) nella sfera sociale, divenendo strumento antropologico
rilevante perfino nella politica.
Svelando analogie con il passato e rivelando la complessità dei pensieri, derivata da un’amplia
facoltà conoscitiva e padronanza dei mezzi artistici, si evince, in conclusione, l’elevato contributo del
suo operato e l’affascinante metodologia umanitaria nel quale l’individuo si riconosce. Riprendendo
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utopie del passato, nel quale si mostra la via per la libertà dell’essere umano mediante l’azione
creativa, Beuys, prosegue e evolve discorsi universali inserendo realmente l’arte all’interno della
vita, partecipando anch’egli al progresso della società. Egli rintraccerà il fulcro del processo evolutivo
nella pedagogia della comunicazione energetica emanato dallo spirito naturale in coesione con il
pensiero puro nella totalità dell’essere.
Figura 1
Joseph Beuys, foto di Gerd Ludwig
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Capitolo Primo
Come ho introdotto precedentemente, lo scopo di questa tesi è indagare gli strumenti e approfondire
ciò che spinge l’artista Joseph Beuys a espandere il concetto di arte alla conquista dell’interiore
libertà espressiva dell’essere umano. Uno dei fondamenti alla base della filosofia dell’artista è la
comprensione. Quest’ultima è una cognizione sia spirituale che intellettiva, rivolta al Mondo: che ha
come obbiettivo la collaborazione tra uomo e natura. Essa è la chiave per sconfiggere l’inattività
umana; la comprensione è ciò che, nel momento in cui l’uomo si mostra attento, attivando la
percezione, fa’ acquistare alle “cose” vero significato (infondere il divino nelle cose). L’apertura
mentale e spirituale, accoglie esperienze e sensazioni che creano nell’interiorità un’energia incline
a manifestarsi verso l’esterno. Questo calore, investendo l’animo umano, volge a concretizzarsi in
creazione immaginative stimolate da istinti spirituali e pensieri creativi, realizzandosi nell’ “opera
d’arte”.
Il ragionamento preleva i suoi presupposti dalla sfera filosofica dell’estetica, quella che cerca di
indagare i perché dell’esistenza dell’arte, dei cambiamenti e della predisposizione a priori in ogni
essere, tramite istinti e sensazioni. Joseph Beuys procede, agli inizi della sua carriera, con uno
studio forsennato e complessivo delle osservazioni fatte in passato dai più grandi pensatori, dunque,
per capire la metodologia del suo percorso artistico e i motivi insiti nella sua attività, è necessario
riprendere gli insegnamenti e le parole che hanno scolpito la sua persona. Il passaggio fondamentale
si focalizzerà sull’analisi dell’antroposofica di Rudolf Steiner (1861-1925), dai quali, l’artista, apprese
procedimenti e modalità di lavoro innovative e congeniali per l’arte, inseriti nella comunicazione
pedagogica; punta a modellare e muovere non solo la mente della persona ma ad addentrarsi anche
nella sua sostanza spirituale.
Beuys è riuscito a trasportare l’arte a un livello concettuale più alto, considerandola unica potenzialità
umana (universale) con la quale, ogni essere vivente possa partecipare al cambiamento
antropologico e biologico del pianeta, e possa riuscire a riappropriarsi della personale libertà.
Medesima visione sostenuta da Steiner a inizio Novecento, esplicata consistentemente nel libro
“Arte e conoscenza dell’arte. Fondamenti di una nuova estetica” nel quale ritiene personalità quali
Johann Wolfgang von Goethe, Friedrich Schiller, Kant e Novalis i padri fondatori di una nuova
percezione della realtà. Quest’ultimi hanno studiato fenomeni, sapienza e arte per svelare i misteri
della vita, che ancora oggi ci attraggono con la loro enigmaticità. Questo panorama filosofico si
sviluppa nel segno della poetica del Romanticismo (Settecento e Ottocento), che tracciò
significativamente la cultura Tedesca nella sfera politica, economica, filosofica e artistica, con una
impronta d’anima sentimentale.
Vi è stata una vasta diversità di opinioni, nel corso della storia, a proposito di definizione d’arte,
riguardanti l’importanza di quest’ultima nel tessuto sociale e nella vita; dalla Grecia con Platone,
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Socrate e Aristotele “il maestro della logica” fino all’ Ottocento, anni di più alta produzione filosofica.
I pensatori in questioni ebbero intuizioni tra loro comunicanti, ideologie che spesso si influenzavano
a vicenda anche se, raramente, portavano alle medesime conclusioni.
In primo luogo andrò ad analizzare il Maestro, Immanuel Kant (1724-1804), uno dei più grandi
pensatori di fine Settecento, scintilla dal quale scaturirono, successivamente, molte altre
osservazioni e ricerche da parte di altre menti, tra cui la corrente dell’Idealismo e del Romanticismo.
Successivamente mi focalizzerò sulle teorie che ampliarono il concetto inerente all’estetica, ad una
visione assoluta della vita, nel quale lo spirito, come forma concreta dell’essere, diviene chiave
conoscitiva della realtà.
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Visione estetica
L’estetica è la filosofia (a basi scientifiche), che studia i fenomeni per i quali la produzione artistica
si manifesta, indaga i criteri di valore della determinazione del Bello e attraverso la Bellezza spiega
alcune delle predisposizioni insite nell’essere umano. Ufficialmente l’inizio della ricerca estetica si
ha nel 1750 con la pubblicazione del libro di Baumgarden “Aesthetica”, ricerca al quale moltissimo
parteciperanno.
Immanuel Kant, di ispirazione illuminista, ideò basi teoriche adeguate; leggi razionali che definirono
condizioni universali entro le quali circoscrivere tradizioni metafisiche, etiche, estetiche e religiose.
Queste leggi facevano parte di una scienza che studiava tutti i principi a priori della sensibilità con i
quali indicare inequivocabilmente “verità certe”.
La dottrina di Kant è l’estetica trascendentale nel quale egli ricercava punti di contatto tra sentimenti
e condizioni comuni di giudizio e comunicabilità presenti nella coscienza dell’essere, principi basati
esclusivamente sull’oggettività. Questi ultimi, dichiara, sono elementi che ogni uomo possiede e che
non subiscono influenze di pensiero. Le qualità di organizzazione e categorizzazione mentale del
mondo, la costruzione psichica di forme (gestalt) e concetti, è una qualità già presente in noi, è ciò
che realizziamo, indipendentemente, per dare un’armonia al caos. Due dei capisaldi dello studio
scientifico e metafisico, sono lo spazio e il tempo, astrazioni mentali con i quali l’uomo partecipa allo
svolgimento del mondo. L’estrinseco, che si manifesta davanti a noi, è l’insieme di rappresentazioni
che si creano, unicamente, attraverso il nostro sistema sensorio, dunque dentro di noi. Solamente
attraverso questa condizione l’uomo vede il mondo esterno, per questo Kant segue, la filosofia del
limite, che esclude del tutto l’esperienza soggettiva (cosa non certa) a causa delle sue condizioni
mutevoli e suggestionabili. Il limite è stabilito dai confini della percezione sensoria, con il quale si
definiscono leggi assolute seguendo delle razionalità intellettuali. La morale e l’etica, impostazioni
dell’uomo nella vita, sono prodotti dell’uomo e universalmente validi, creazioni della ragione. La
morale segue le leggi dell’imperativo cioè dettate dal dovere, Kant li distingue in: ipotetico, dove
viene presa in considerazione la volontà, ipotesi di un dovere con un fine determinato, e categorico,
che segue un dovere assoluto a prescindere dal fine. L’esperienza empirica dunque non è
contemplata; viene portata ad essere svincolata dai differenti soggetti, influenzata dal giudizio,
capacità dimorata nell’interiorità dell’uomo, differente di persona in persona. Questi concetti sono
necessari per la comprensione della sua considerazione della visione d’estetica. L’esperienza
artistica è un dato di fatto, universalmente sentita e sperimentata ed individualmente provata e
giudicata dall’essere. Il Bello, elemento di studio centrale dell’estetica, è un discorso affrontato da
Kant senza alcuna legge dimostrabile scientificamente. Il Bello non è già presente nelle cose in sé
ma è una qualità, conseguita dall’esperienza provata in relazione con quell’oggetto, presente a priori
nell’interiorità umana. Il giudizio estetico innalza l’oggetto in analisi a prodotto artistico universale.
Una delle manifestazioni più ampliamente definite dall’uomo come “Bello” è in riferimento alla natura.
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Kant dedica parte della sua ricerca al sublime, qualità bipolare di paura e bellezza scaturita in noi
dagli elementi naturali. Il sublime è un concetto oggettivo, perché libera da qualsiasi definizione, la
sua sperimentazione provoca in noi forti emozioni universalmente approvate.
Egli, attraverso le sue osservazione, diede un contributo decisivo agli studi conoscitivi del mondo,
mostrandoci un nuovo approccio che ancora ad oggi viene preso come esempio. I suoi pensieri
affronteranno un discorso sull’estetica e sulla realtà che scaturì numerose ricerche, a questo
proposito, mi soffermerò, sulle argomentazioni in antitesi e in superamento della sua metodologia.
L’altro punto di vista si costituisce da una filosofia che prende in considerazione le osservazioni di
Kant e che contemporaneamente inserisce l’elemento spirituale come qualità imprescindibile
presente nell’uomo. Questa strada istaura nell’individuo una nuova coscienza di sé, dove l’uomo
non è più, per così dire, “vittima della logica”, ma espande il proprio pensiero alle origini della
coscienza, cercando di non seguire un apprendimento materialista e passivo ma totalizzante e
appassionato.
La precedente considerazione verrà portata allo scoperto dai filosofi idealisti quali Goethe (scrittore,
poeta e scienziato che operava attraverso l’esaminazione dei fenomeni con una disposizione
intuitiva), Friedrich Schiller (teoria del gioco), Wilhelm Friedrich Hegel (idealismo assoluto) e
Friedrich Schelling (idealismo estetico, filosofia dell’identità/ assoluto), i quali furono d’ispirazione a
Rudolf Steiner a fine Ottocento.
Il punto in comune, nonostante le loro vacue dissomiglianze, è lo spirito ritenuto entità; quest’ultimo
in collaborazione intrinseca con la ragione, è considerabile organo sensorio alla pari dei cinque
consolidati. La gnoseologia in questione getta le basi per una nuova impostazione di vita dove lo
spirito attua un importante lavoro che concerne stimoli ed esperienze emotive per la comprensione
totale del mondo. Tra l’approccio spirituale e materiale vi sono basi comuni avanzate con differenti
sviluppi. Uno degli esempi che sottolinea questa contraddizione è portato da Goethe, in Teoria dei
Colori (1810, figura 3), nel quale evidenzia rilevanti mancanze nel discosto atomistico della luce di
Isaac Newton. Egli ci espone l’azione percettiva umana manifestata al contatto con la luce, formata
dal prisma dei colori. Quest’azione è allo stesso tempo attiva e passiva, cioè avviene un’attività
psichica nell’individuo che attiva sia l’anima che l’assimilazione celebrale. A contatto con lo spirito, i
colori, producono un’impressione nell’individuo, causando, in lui, sensazioni. La percezione emotiva,
provocata dai fattori esterni, è il fulcro della ricerca estetica, colori e forme artistiche, utilizzate
volontariamente per la stimolazione sensoria, non possono essere considerate esclusivamente
distinzioni concettuale estrinseche. Tutto ciò al di fuori dell’individuo è incessantemente presente
anche al suo interno; il contatto con il mondo fa vivere esperienze grazie al quale muta la sua
persona in continuazione: la cosa in sé agisce su di noi come noi agiamo su di essa.