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PREMESSA
La moneta, per ogni nazione, è forse l’elemento più rappresentativo della
propria sovranità nazionale. Rinunciare a una moneta propria, per metterla in
comune con tanti altri Paesi è stato forse il segno più evidente di una precisa
volontà, di costituire non solo un sistema monetario transnazionale che offrisse, in
qualche modo, criteri di certezza in merito ai cambi tra un paese e l’altro, ma di
edificare un soggetto politico internazionale che puntasse a un’unica sovranità, di
ordine monetario prima, e successivamente di ordine politico.
Si tratta di una situazione nuova nel suo genere e unica a livello mondiale,
che per questo è costantemente sotto i riflettori e che continua a generare dibattiti,
interventi, confronti e discussioni tra gli studiosi e gli economisti di tutto il
mondo. Una questione certo non semplice ma articolata, complessa, sicuramente
ingenerata da una necessità storica reale, e ancora in progress, che noi cercheremo
di descrivere nel pieno della sua evoluzione.
Il presente lavoro, pertanto, si articola in cinque parti: quattro capitoli e
una conclusione. Esse sono strutturate in modo che possa essere ripercorsa la
strada che ha portato i Paesi Europei all’Unione Economica e Monetaria,
coronamento indispensabile del Mercato Unico, all’analisi dello stato di fatto e
alle prospettive future che questo nuovo soggetto politico-monetario lascia
intravedere.
L’analisi, poi, di Jean-Paul Fitoussi, uno degli studiosi più eminenti del
7
panorama mondiale, che traspare in filigrana lungo tutto il percorso ma che solo
nella seconda parte si svilupperà in tutta la sua portata, porrà l’accento sulla
direzione sbagliata che l’Unione Europea rischia di imboccare, in quanto ancora
ancorata a modelli teorici e a strumenti di analisi non più in grado di leggere la
complessità di ciò che stiamo vivendo.
E la crisi che negli ultimi anni ha flagellato la nostra economia, secondo lo
studioso, è il corollario degli errori e delle incertezze che stiamo a nostre spese
sperimentando, in quanto orfani di una programmazione politico-economica che
possa avvalersi di strumenti appropriati di analisi e di progettazione.
Il Capitolo I traccia sinteticamente l’evoluzione dei meccanismi che hanno
governato le relazioni monetarie tra le nazioni del mondo e quelle europee, dal
sistema cosiddetto Gold standard, fino agli accordi di Bretton Woods e alla crisi
successiva di questo stesso sistema.
Il Capitolo II presenta la nascita della Cee, la nascita del Sistema
monetario europeo, il Trattato di Maastricht e finalmente la moneta unica, lette
come una risposta originale e tutta europea alla crisi mondiale.
Il Capitolo III, invece, cerca di fotografare l’Europa così come oggi si
articola e si delinea, il delicatissimo ruolo della Banca Centrale Europea e il
Sistema Europeo delle Banche Centrali, cercando di inquadrare i limiti
dell’autonomia di questo istituto e le ragioni profonde di una politica monetaria
che paradossalmente potrebbero acuire la sofferenza monetaria dei Paesi membri,
piuttosto che tutelare la stabilità della moneta stessa.
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Il Capitolo IV indaga quello che socondo Fitoussi è il peccato originale
dell’Unione europea: da un lato il metro sbagliato con il quale si misura il
benessere; dall’altro lato il vuoto di sovranità che minaccia questo soggetto
internazionale.
Le Conclusioni fanno il punto della questione e cercano una soluzione che
diviene strutturale, essenziale e che rileva nell’architettura politica stessa
dell’Unione il punto debole, in quanto è la politica a fare l’economia, non
l’economia la politica.
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1. L’ESIGENZA DI UN SISTEMA MONETARIO.
1.1 La prima regolamentazione monetaria: il gold
standard.
Il buon funzionamento di un sistema economico ha bisogno di regole capaci
di consentire ai soggetti economici di operare al meglio, sia nell’ambito di un
singolo paese che nel contesto di economie aperte alle relazioni con l’estero. Di
conseguenza la costruzione di un sistema monetario internazionale che fissi le
regole del gioco diventa, nell’economia contemporanea, una condizione
indispensabile alla possibilità del commercio
1
.
Così, storicamente, in seguito all’espansione del commercio internazionale, è
cresciuta l’esigenza di una regolamentazione monetaria che in qualche modo
offrisse degli standard di certezza in merito ai cambi tra una moneta e l’altra.
Un’urgenza, questa, cresciuta proporzionalmente all’incipiente sviluppo
industriale del diciannovesimo secolo e al conseguente sviluppo degli scambi
commerciali internazionali.
Possiamo affermare che il cosiddetto gold standard, o sistema aureo
1
DELBONO F., La crisi. Di chi è la colpa?, Padova, libreriauniversitaria.it, 2012, p. 23.
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internazionale
2
, abbia rappresentato un primo sistema di regolamentazione
monetaria internazionale.
Dobbiamo ricordare, a questo punto, che durante il XIX secolo la sovrana
d’oro era la punta di diamante della valuta britannica
3
. Si trattava di una moneta
d’oro perché già dal 1816 la Gran Bretagna aveva ufficialmente adottato il sistema
aureo, e fu l’ultima moneta a circolare come valuta internazionale, prima che le
monete metalliche lasciassero il posto al denaro cartaceo, “molto più flessibile, in
grado di espandersi e di contrarsi a seconda delle necessità del mercato”
4
.
Il sistema aureo, infatti, ha mosso i suoi primi passi nei primi anni del
diciannovesimo secolo e si è affermato nella tarda metà della seconda parte di
quel secolo stesso.
Non nacque, tuttavia, come il risultato di uno specifico accordo internazionale
tra i paesi interessati, ma semplicemente come effetto di eventi indipendenti
eppure nello stesso tempo coevi tra i diversi sistemi monetari nazionali
5
.
Nell’ambito di questo regime monetario, nato quasi per generazione
spontanea, la quantità di moneta in circolazione era legata alla quantità di oro in
2
Il Gold standard, o sistema aureo internazionale è un sistema monetario in cui l’oro rappresenta
lo standard monetario in ambito internazionale e all’interno dei paesi aderenti a tale sistema. In
tale sistema le monete sono convertibili in oro, e godono di un rapporto di cambio fisso. Il valore
dell’unità monetaria, quindi, è riferito al valore di una merce (metallo prezioso come ad esempio
l’oro). SPAZIANI S., Compendio di politica economica, Santarcangelo di Romagna, Maggioli,
2012, p. 276.
3
ALLEN L., Il sistema finanziario globale. Dal 1750 ad oggi, Milano, Bruno Mondadori, 2002, p.
117.
4
Ibidem.
5
CAVALIERI D., Teoria economica. Un’introduzione critica, Milano, Giuffrè, 2009, p. 471.
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possesso della banca d’emissione, che doveva garantire la convertibilità della
moneta cartacea in oro. In tal modo la quantità di moneta che poteva essere
emessa trovava un limite invalicabile nell’entità delle riserve auree possedute
dalla stessa banca che le emetteva
6
.
Il principale vantaggio nell’adozione di questo sistema viene immediatamente
riconosciuto nella sua capacità di mantenere stabili i cambi. Nell’ambito di questo
regime, infatti, il valore delle monete non dipendeva dalla domanda e dall’offerta
delle monete stesse, ma dalla quantità di oro in possesso delle banche, che
determina direttamente la quantità di moneta in circolazione.
Ciò costringeva le Banche centrali, che operavano in regime di gold standard,
a mantenere un rapporto costante fra quantità di oro posseduto e quantità di
moneta emessa.
Ogni aumento o diminuzione dell’oro posseduto, infatti, avrebbe prodotto
proporzionalmente un incremento o, al contrario, una diminuzione della liquidità
interna. In tal modo un paese che avesse contrastato un eventuale disavanzo della
bilancia dei pagamenti mediante incrementi dell’offerta di moneta,
indipendentemente dalla quantità di oro posseduto, avrebbe generato un vero e
proprio problema di credibilità dello stesso paese, soprattutto in merito
all’impegno di garantire la convertibilità in oro della valuta nazionale.
Gli operatori economici, e in modo particolare le Banche centrali degli altri
Paesi, avrebbero così incominciato a dubitare della capacità della Banca Centrale
6
Ibidem.
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di assicurare la convertibilità della propria moneta, e si sarebbero affrettati ad
esercitare il diritto di conversione, nella speranza di anticipare una possibile
svalutazione di quella moneta. Tutto ciò, a mo di una profezia che si auto-avvera,
avrebbe costretto il paese in deficit a svalutare, di fatto, la propria moneta, magari
rinunciando alla sua convertibilità in oro, e a uscire definitivamente dal regime
aureo.
La permanenza nel sistema monetario aureo comportava un’ulteriore
conseguenza: i residenti dei paesi in regime di gold standard potevano disporre di
una valuta nazionale liberamente convertibile in oro e perciò tranquillamente e
liberamente convertibile nelle valute degli altri paesi che facevano parte dello
stesso regime. La conseguenza era che ogni singola valuta nazionale svolgeva un
ruolo di liquidità internazionale: in sostanza era liberamente accettata proprio in
forza della fiducia derivante dalle norme che regolamentavano gli scambi fra i
residenti di Paesi diversi. Nei fatti il regolamento delle transazioni commerciali
internazionali non prevedeva il passaggio attraverso il mercato dell’oro, ma
semplicemente la conversione diretta fra le diverse valute
7
.
La funzione di questo sistema, dunque, era quella di salvaguardare la stabilità
del potere d’acquisto della moneta all’interno del singolo sistema economico e di
assicurare, inoltre, la stabilità del cambio tra le diverse monete dei sistemi
economici integrati nel mercato internazionale
8
.
7
GABRAITH J. K., Storia dell’Economia, Milano, Rizzoli, 1998, p. 163.
8
SABBATINI G., Moneta e finanziamento del sistema economico, Milano, FrancoAngeli, 2007, p.
40.