volgarizzamento dell'Orazione in difesa di Milone di Cicerone e li pubblicò nel
1756 introducendole con un saggio sulla vita del Bonfadio e poi in una seconda
edizione più completa nel 1758. Lo studio del Mazzuchelli e la voce sul
Bonfadio della Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi sono
ancora la base fondamentale per avvicinarsi al Bonfadio, nonostante alcune
imprecisioni nella ricostruzione biografica e i limiti di quella del contesto
storico e culturale4.
Tra il Settecento e l'Ottocento si occuparono del Bonfadio soprattutto storici
locali, quelli del Lago di Garda che non potevano ignorare
“incontestabilmente il più illustre tra gli scrittori benacensi”5 e quelli
genovesi, che si occuparono soprattutto della sua morte e si dedicarono alla
ricerca negli Archivi dei documenti che potessero dare qualche notizia in più a
proposito, con qualche successo6.
Nel Novecento l'umanista benacense è stato quasi del tutto dimenticato dagli
storici e dai critici letterari, nonostante il Croce abbia dato un giudizio molto
positivo della sua figura e della sua opera7:
“Ora il Bonfadio è, anzitutto, uno dei più belli scrittori di lettere, sobrio,
succoso, nervoso, che avesse il Cinquecento; compositore di pochi ma
4
TROVATO P., Intorno al testo, cit., p. 29
5
BETTONI F., Storia della Riviera di Salò, Malaguzzi, Brescia, 1880, p. 204
6
ROSI M., La morte di Iacopo Bonfadio, in Atti della Società ligure di Storia Patria,
XXVII, 1905, pp. 208 e ss.
7
CROCE B., Scrittori del pieno e tardo Rinascimento, in La critica, Anno XLI, fasc. III,
1943, p. 113
2
eleganti versi italiani e latini; in agile prosa latina continuatore degli
Annali di Genova; ma è anche un temperamento e un carattere che si
leva sul comune così per delicato sentimento così come per giudizio.”
Coloro che si sono occupati del Bonfadio l'hanno fatto in quanto “comparsa”
nelle storie di altri personaggi molto più illustri di lui. Delio Cantimori8 e
Massimo Firpo9 l'hanno incontrato tra gli ammiratori del Valdès a Napoli tra il
1539 e 1541; Vittorio Cian10 l'ha scoperto precettore nella casa di Pietro
Bembo a Padova; Silvana Seidel Menchi11 l'ha incontrato tra gli amici degli
erasmiani Fortunato Martinengo e Stefano Penello; Antony Hobson12, infine,
l'ha trovato a fianco del giovane Giambattista Grimaldi come compagno e
guida agli studi letterari.
I contributi fondamentali degli ultimi anni dedicati specificamente al Bonfadio
sono l'edizione critica delle Lettere e una scrittura burlesca curata da Aulo
Greco nel 1978 e l'articolo di Paolo Trovato del 1980 che imposta una più
8
CANTIMORI D., Umanesimo e religione nel Rinascimento, Torino, Einaudi, 1980
9
FIRPO M., Riforma protestante ed eresie nell'Italia del Cinquecento, Roma-Bari,
Laterza, 1993, p.118
10
CIAN V., Un medaglione del Rinascimento. Cola Bruno messinese e le sue relazioni
con Pietro Bembo, Firenze, Sansoni, 1901
11
SEIDEL MENCHI S., Passione civile e aneliti erasmiani di Riforma nel patriziato
genovese del primo Cinquecento: Lodovico Spinola, in Rinascimento, II serie, XVIII,
1978, pp. 87-134
12
HOBSON A., Apollo and Pegasus. An enquiry into the formation of a Renaissance
library, Amsterdam, Gèrard Th. Van Heusden, 1975
3
corretta revisione filologica delle lettere pubblicate dal Greco, la cui edizione
critica ha molti limiti, sicuramente dovuti, almeno in parte, all'isolamento
quasi totale in cui si è trovato a lavorare l'autore13.
Lo scopo di questo studio è mettere in relazione tutti i contribuiti di questi
studiosi per tracciare un ritratto complessivo del Bonfadio e per cercare di
indicare in quali direzioni sarà necessario indagare più approfonditamente per
comprenderne appieno la figura di uomo e di letterato. Come primo passo per
riprendere il filo delle ricerche sul Bonfadio si è deciso dunque di ricostruire il
suo percorso di vita, senza fornire una chiave di lettura unica per
comprendere il suo ruolo nelle varie vicende che l'hanno visto coinvolto. In
seguito sono stati scelti tre episodi che per diverse ragioni sono stati
considerati un punto di partenza adatto a inquadrare l'esperienza individuale
nel suo contesto storico: la scrittura dell'operetta burlesca Delle lodi della
furfanteria, perché non è mai stata studiata approfonditamente e ci permette
di collocare il Bonfadio in un mondo culturale e in una rete di relazioni
specifica; la frequentazione del circolo napoletano del Valdès, perché diversi
storici l'hanno messa in luce, ma senza mai soffermarsi su quale potesse
essere il ruolo effettivo del Bonfadio nel movimento riformatore; e infine la
condanna a morte per sodomia. Per quest'ultimo episodio è stato scelto un
approccio leggermente differente: non essendo possibile dire niente di nuovo
e definitivo fino a che non verrano ritrovati nuovi documenti sul processo, ma
essendo invece uno dei momenti che più ha attirato l'attenzione degli storici
13
TROVATO P., Intorno al testo, cit., p.32
4
fin dagli anni immediatamente successivi, abbiamo cercato di fare chiarezza
nei dibattiti che si sono susseguiti sulla sua colpevolezza.
Seguendo il Bonfadio ci siamo ritrovati in luoghi e ambienti molto diversi
dell'Italia degli anni '30 e '40 del Cinquecento, ognuno con la propria
specificità culturale e storica: il pigro intellettualismo provinciale del Lago di
Garda, l'operosa Venezia, le affollate e spietate corti romane, l'accogliente e
vivace Napoli, l'ambigua repubblica genovese del Doria. Avvicinarsi a queste
realtà con la prospettiva ristretta dell'esperienza di un singolo individuo non
consente di coglierne a fondo le caratteristiche e le dinamiche specifiche, ma
ci ha permesso di rilevare un tema di fondo che ha caratterizzato fortemente
la vicenda del Bonfadio: il nodo problematico del rapporto tra potere e
intellettuali negli anni di crisi e transizione a metà del Cinquecento. Il Rosa
infatti ha sottolineato come “pur nella differenza di aree e condizioni
specifiche, e quindi in momenti diversi, con la trasformazione non solo del
clima generale, ma anche delle funzioni e degli orizzonti operativi degli
intellettuali, mutano le loro condizioni di lavoro e di prestigio”14. Il “mutar
servizio” non è più determinato dalle preferenze personali o dalle condizioni
esistenziali dell'individuo “ma esprime la più complessa e defatigante ricerca
di una «collocazione» in un contesto in cui le antiche certezze spesso si sono
14
ROSA M., La Chiesa e gli stati regionali nell'età dell'assolutismo, in Letteratura
italiana. Il letterato e le istituzioni, vol. I, a cura di Alberto Asor Rosa, Torino,
Einaudi, 1982, p. 266
5
annullate, e dove la labilità dei destini individuali si raffronta alla luce di
nuove motivazioni di ordine culturale, politico e religioso”15.
Per ricostruire la vita del Bonfadio è stata fondamentale una rilettura attenta
del suo epistolario, cioè le cinquantacinque16 lettere pubblicate dal Greco,
prestando attenzione ai limiti che hanno le lettere cinquecentesche come
fonti storiche17. È noto infatti che gli epistolari facevano parte integrante
della produzione letteraria di un intellettuale, che spesso era ben cosciente
che le lettere che scriveva sarebbero state pubblicate, se non le scriveva
addirittura a questo scopo. Anche le missive “reali”, cioè davvero inviate al
destinatario e con un proprio fine pratico indipendente dalla pubblicazione,
spesso venivano rimaneggiate dallo stesso autore o dall'editore prima di
essere incluse in una raccolta.
Le lettere inoltre costituiscono una fonte inevitabilmente parziale,
innanzitutto perché quasi mai abbiamo l'intera produzione epistolare di
qualcuno, che ci permetta di seguirlo durante tutto l'arco della sua vita e
avere un quadro di tutte le sue relazioni. Inoltre nelle lettere, soprattutto
15
ROSA M., La chiesa e gli stati regionali, cit., p. 265
16
Anche se sarebbe più corretto dire cinquantaquattro: i dubbi sull’autenticità della
lettera 30, A ... in BONFADIO J., Le lettere, cit., pp. 126-128, che aveva già espresso il
Greco sono confermati dalla breve ma calzante nota della Scarpa, vedi SCARPA E.,
Volpe e leone machiavelliani in una presunta lettera di Jacopo Bonfadio, in Filologia
e Critica, anno 13, fasc. III, 1988, pp. 272-274
17
PASTORE A., Introduzione, in FLAMINIO M., Lettere, a cura di Alessandro Pastore, Roma,
Ateneo & Bizzarri, 1978, pp. 4-6
6
quando sono “reali”, si tace o si sottintende l'insieme di relazioni personali e
fatti che ne sono l'antecedente e spesso, semplicemente, si mente.
È vero anche che le lettere, pure nella loro estrema frammentarietà,
permettono spesso di mettere in luce i più diversi aspetti della vita di una una
persona, aprono degli squarci che, se completati correttamente con le altre
informazioni in nostro possesso, ci permettono di avere un quadro forse non
completo ma vario e amplio degli interessi, delle relazioni personali, dei
pensieri, dei momenti di difficoltà dell'autore.
Alle lettere si affiancano le informazioni che si ricavano dalle altre opere
letterarie del Bonfadio: le elegie latine, la scrittura burlesca Delle lodi della
furfanteria al furfante re della furfantissima furfanteria eletto18, il
volgarizzamento dell'Orazione in difesa di Milone di Cicerone19 e gli Annali di
Genova20 dal 1528 al 1550. Le testimonianze dei contemporanei, le poche
lettere a lui rivolte che ci sono rimaste, gli scarsi documenti a Genova e Roma
che testimoniano il suo passaggio ci permettono di mettere in relazione la sua
vita e il suo pensiero con le realtà concrete e le persone con cui si è dovuto
confrontare.
18
Incluse in BONFADIO J., Le lettere e una scrittura burlesca, edizione critica con
introduzione e commento di Aulo Greco, Roma, Bonacci, 1978, p. 31
19
Oratione di Cicerone, in difesa di Milone, tradotta di latino in uolgare da Giacomo
Bonfadio, In Vinegia, in casa de' figliuoli di Aldo, 1554
20
Annalium Genuensium J. B. libri quinque ab anno MDXXVIII Recuperatae libertatis
usq(ue) ad annum MDL. Nunc primun in lucem editi... A Bartolomaeo Paschetto,
Pavia, Geronimo Bartolo, 1586
7
Il fine ultimo non sarà individuare a quale categoria storica o letteraria si
possa ascrivere il Bonfadio ma individuare nel suo percorso individuale i
riflessi di quei modi di sentire e concepire il mondo che si concretizzarono nei
diversi gruppi e nelle diverse correnti tipiche del periodo storico in cui è
vissuto21, tenendo sempre presente che "le direzioni di maturazione del
mondo rinascimentale sono tutt'altro che univoche e che quel mondo va
percepito costantemente nelle diverse tensioni che comprende e che danno
luogo a determinazioni poetiche e letterarie di qualità e dimensioni diverse”22
e che in generale il pensiero di un individuo non è riconducibile totalmente a
una corrente letteraria e la sua storia personale non è mai interamente
spiegabile con i grandi movimenti storici che hanno caratterizzato la sua
epoca.
21
SCRIVANO R., La norma e lo scarto. Proposte per il Cinquecento letterario italiano,
Roma, Bonacci, 1980, p. 70
22
SCRIVANO R., La norma e lo scarto, cit., p.78
8