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Introduzione
Brucker, attraverso il rinnovamento operato nella storiografia tramite
la sua opera storico-filosofica, è stato un importante interprete della
modernità, se con questo termine ci si propone di indicare il periodo
storico e culturale nato a partire dalla svolta rinascimentale. Questo
lavoro è incentrato sulla sua figura e sul suo lavoro intellettuale e si
propone di mostrare la novità delle tesi bruckeriane, con particolare
attenzione alla filosofia del XV e XVI secolo e alla conseguente
“scoperta” del Rinascimento come periodo filosoficamente
determinante.
Nel primo capitolo viene delineata la condizione degli studi storici al
tempo di Brucker, ne vengono sottolineati i limiti e il loro
superamento da parte dello storico tedesco. La parte centrale, quindi, è
dedicata all‟illustrazione della vita di Brucker, ai suoi maestri
intellettuali, alle sue opere. A partire da queste ultime (Historia
philosophica doctrinae de ideis, Kurtze fragen, Historia critica) viene
analizzato il percorso del suo pensiero e la conseguente costruzione
della personale idea storiografica, culminante nella stesura
dell‟Historia critica. Sono analizzati i concetti chiave di tale
storiografia e illustrate le modalità del loro utilizzo in sede di ricerca.
Tra questi si focalizza l‟attenzione sulla specifica idea di filosofia
elaborata da Brucker, la quale delinea il campo della ricerca storico-
filosofica, ne specifica i contenuti e rappresenta, al contempo, un fine
pratico della stessa indagine storica. La filosofia assume
caratteristiche più specifiche nella declinazione eclettica che Brucker
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le conferisce. L‟eclettismo, infatti, diviene il modello dell‟intera
indagine filosofica, che si esprime nei valori i certezza dei principi e
chiarezza del metodo di indagine. In questo modo risulta più chiaro lo
scopo dell‟intera storiografia bruckeriana: portare la filosofia,
attraverso la ricostruzione delle tappe del suo sviluppo, a rendersi
consapevole delle modalità attraverso cui esplicitarsi, in modo tale da
giungere alla chiara cognizione della verità e al suo utilizzo pratico.
Tutto il progetto storico-filosofico tenta di legittimare l‟approdo
ultimo della filosofia eclettica, rappresentato dalla cultura
settecentesca e dalle svolte teoriche e tecnologiche del secolo XVIII.
Altri elementi presi in esame nel capitolo sono la capacità critica
dell‟impostazione bruckeriana – attraverso la quale lo storico
ricostruisce il passato della filosofia – la sistematicità – necessaria a
qualsiasi processo teorico che voglia dirsi filosofico – il giudizio sui
diversi sistemi – che, seguendo i caratteri dell‟eclettismo, vaglia la
pregnanza filosofica delle diverse teorie.
La prima parte del lavoro si conclude con un paragrafo riguardante la
fortuna dell‟opera di Brucker, le riprese di essa da parte della cultura
settecentesca – in special modo dall‟Encylopédie – e ottocentesca.
Vengono, quindi, forniti degli spunti per verificare l‟importanza della
presenza dello storico tedesco nella tarda modernità.
Con il secondo capitolo si entra nel vivo dell‟Historia critica. Viene
analizzato il testo a partire dalla filosofia del XV secolo fino agli inizi
del XVII, mostrando le specificità teoriche che Brucker sottolinea. Si
procede, quindi, con l‟analisi della filosofia sincretica, se ne offre un
quadro storico e filosofico seguendo la struttura del testo, si imposta
un‟interpretazione circa l‟utilizzo, da parte di Brucker, di tale
categoria storico-filosofica. Viene cioè avanzata l‟ipotesi che il
sincretismo sia una categoria posta ad hoc da Brucker per inquadrare
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sistematicamente e senza salti la storia della filosofia. Esso dovrebbe
svolgere un ruolo di raccordo tra la filosofia delle sette, propria dei
secoli passati, e l‟eclettismo moderno. In generale viene sottolineata
l‟attenzione di Brucker rispetto alla speculazione del periodo
rinascimentale, sottolineandone la novità dal punto di vista storico-
filosofico. Lo studioso tedesco, infatti, è il primo a conferire al
Rinascimento una specificità filosofica. Quest‟ultima si inserisce in un
progetto storiografico decisamente nuovo, che viene messo a
confronto con le proposte teoriche del passato prossimo e della
contemporaneità di Brucker, approfondendo gli spunti su tale
argomento presenti nella prima sezione del lavoro.
La seconda parte del capitolo si occupa nello specifico dell‟eclettismo
e di quegli autori che Brucker considera eclettici. Vengono illustrate le
caratteristiche del filosofo eclettico, i suoi compiti filosofici, la sua
distanza qualitativa rispetto al passato. Quindi si procede all‟analisi di
alcuni autori studiati da Brucker: Bruno, Cardano, Bacone,
Campanella. Per ognuno di questi personaggi si propone una
trattazione che ne illustra le caratteristiche teoriche e la vicinanza
all‟ideale eclettico, che risulta nel suo complesso composto dalle
singole specificità filosofiche dei quattro autori. Infine viene proposta
una panoramica sulla filosofia della natura, sottolineando l‟assenza
all‟interno dell‟Historia critica di personalità quali Copernico, Galilei
e Keplero. Questa omissione viene spiegata a partire dal valore
conferito da Brucker alla sistematicità e alla necessaria universalità
delle teorie per dirsi effettivamente filosofiche. In altre parole, viene
legittimata questa esclusione partendo dallo specifico progetto
bruckeriano, ovvero di scrivere una storia della filosofia all‟interno
della quale non potevano trovare spazio formulazioni teoriche che lo
stesso autore non considerarava squisitamente filosofiche, pena
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l‟allontanarsi dall‟idea di filosofia proposta per delimitare l‟ambito
della ricerca.
Il terzo e ultimo capitolo affronta il tema della ricezione dell‟Historia
critica da parte della cultura illuminista. Nella prima parte si analizza
la presenza di temi e impostazioni bruckeriani all‟interno
dell‟Encyclopédie, con particolare attenzione agli articoli di Diderot,
autore della maggior parte delle voci filosofiche e storico-filosofiche.
Attraverso il confronto del testo enciclopedico con quello del
capolavoro dello storico tedesco si cerca di mostrare come all‟interno
dell‟Encyclopédie sia presente una storia della filosofia che risente
molto del messaggio di Brucker. Si noterà come alcuni passaggi
diderotiani siano ripresi fedelmente dall‟Historia critica e come le tesi
esposte dal philosophe ricalchino fedelmente gli spunti teorici di
Brucker. Questo sarà evidente negli articoli eclettismo e sincretismo,
nei quali, tuttavia, è presente anche il personale punto di vista di
Diderot, che piega il materiale erudito dell‟Historia critica in modo da
far trionfare idee ad esso estranee e, in generale, il proprio ideale
filosofico. La storia della filosofia presente nell‟Encyclopédie, infatti,
risulta fortemente orientata dai valori e dalle teorie care a Diderot,
divenendo uno strumento funzionale all‟affermazione del progetto
illuminista. Dall‟analisi del Prospectus diderotiano risulterà chiara
l‟intenzione di dar vita ad un progetto senza precedenti, che sia in
grado di fornire allo studioso un sussidio generale alla ricerca; che
possa informarlo delle teorie del passato in modo preciso e veloce,
così da fornirgli l‟opportunità di proporre nuove e originali teorie.
Si prosegue con l‟approfondimento del Discours préliminaire di
d‟Alembert, che mette in luce una caratteristica fondamentale
dell‟intero sforzo enciclopedico: ricostruire il passato della filosofia e
le tappe della conoscenza in modo tale da risultare utile al progresso
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della ragione. La precisione storica cede il passo – in vista di una
sistematicità teorica cara d‟altronde anche a Brucker – ad una
riflessione capace di elaborare il proprio oggetto di indagine, così da
renderlo strumento di progresso conoscitivo e elemento di
legittimazione delle specifiche posizioni teoriche dei philosophes.
Questo atteggiamento, già proprio della storiografia di Brucker,
diviene nell‟Encyclopédie la leva di attuazione di un generale
processo di rinnovamento culturale.
Al termine del capitolo vengono affrontati due autori, Voltaire e
Condorcet, e le rispettive interpretazioni del periodo rinascimentale. È
sembrato doveroso affrontare questa analisi, vista l‟importanza che in
Brucker possiedono i secoli XV e XVI.
Di Voltaire viene presentata la generale filosofia della storia (vengono
prese in esame le Considérations sur l’Histoire e l‟Essai sur les
moeurs), imperniata attorno ai macro soggetti storici e, in generale, al
cammino della cultura. Quella di Voltaire è storia non solo di fatti, ma
più che altro di avanzamenti dello spirito, di manifestazioni artistiche,
filosofiche, tecniche. Proprio in merito alla centralità che la cultura
riveste nella storiografia di Voltaire, si inserisce il tema del
Rinascimento. Infatti, i secoli XV e XVI vengono interpretati dal
filosofo francese come la rottura definitiva con la sensibilità e la
cultura del passato, come l‟inaugurazione della modernità filosofica e
civile.
Condorcet chiude idealmente la parabola degli studi storici analizzati
in questo lavoro. All‟indomani della Rivoluzione francese, l‟Esquisse
segna l‟ultimo passo della cultura illuminista. Con Condorcet l‟idea di
progresso, già presente in Voltaire, si svuota di ogni dualismo,
rappresentando la regola del procedere storico. Il Rinascimento,
quindi, viene letto ancora come la tappa che diede inizio al
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rinnovamento dei costumi e del sapere, ma da un punto di vista
totalmente disincantato. La trattazione del passato è informata da
un‟idea di cultura come progressivo e sempre più generale possesso
delle potenzialità della ragione, nel quale la filosofia si configura
come il continuo sforzo, in tutti gli ambiti dell‟esistenza umana, per
l‟affermazione della libertà e della razionalità.
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I
Jakob Brucker e la nascita della storia “filosofica”
della filosofia
1.1. La storiografia nell’età di Brucker: caratteristiche
metodologiche e intenti filosofici
Secolo di svolte storiche epocali – tra tutte la Rivoluzione francese e
l‟attestarsi della borghesia a ruolo di dirigenza non più solo economica
e sociale, ma anche politica – il Settecento ha prodotto un
avanzamento culturale la cui universalità e capillarità sono difficili da
sopravvalutare. Il diverso ruolo delle istituzioni e della politica ormai
piegate in senso liberale, l‟incremento dei diritti civili e l‟allargamento
a più strati della società delle libertà fondamentali, le scoperte
scientifiche e le applicazioni tecnologiche, nonché il generale
progresso morale da cui è stato interessato sono il risultato della nuova
interpretazione della ragione e del suo inedito utilizzo
1
. Ora vista
come puro strumento conoscitivo e quindi come mezzo, volto all‟utile,
per accrescere la conoscenza e migliorare le condizioni di vita, ora
come una preziosa opera da costruire e quindi come fine della ricerca
1
«La trasfigurazione della virtù tolleranza nel diritto libertà (…) matura alla luce della teorizzata
separazione tra Stato e Chiesae, soprattutto, per la proclamata esigenza dell‟uomom moderno di
non essere impedito nel pensiero (…)» in F. Lomonaco, Tolleranza: momenti e percorsi della
modernità fino a Voltaire, Guida, Napoli, 2005. Per una trattazione generale dell‟Illuminismo si
rimanda a E. Tortarolo, L’Illuminismo, ragioni e dubbi della modernità, Carocci, Roma, 1999.
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e dell‟impegno intellettuale e civile, la “ragione” è la grande
protagonista culturale del Settecento. Nel suo aspetto critico la ragione
è stata la fiaccola dello smascheramento di pregiudizi e false credenze
con l‟intento di un‟autoaffermazione di fronte all‟oscurantismo e alle
verità tanto incrollabili quanto infondate della tradizione. Proprio
questo atteggiamento critico si è mosso nella direzione di una sempre
maggiore consapevolezza scientifica, cercando di offrire un
fondamento teorico ed epistemologico alle discipline allora nascenti o
in via di consolidamento. Questo ha portato a una definizione più netta
degli ambiti di ricerca, a una più coerente separazione tra i vari
indirizzi disciplinari e a una conseguente autonomia
2
. Un esempio
importante per ciò che riguarda la lotta della ragione per la propria
affermazione e indipendenza e la nascita di un nuovo campo
scientifico è quello della storiografia e delle sue specificazioni.
Lontano, infatti, dall‟essere un secolo senza storia
3
, il Settecento ha
visto proprio nell‟indagine storica e nella secolarizzazione del passato
uno dei mezzi principali con cui combattere la battaglia in favore della
verità e contro l‟irrazionale, per l‟avanzamento della civiltà e la presa
di coscienza delle potenzialità umane. Se il progresso delle
conoscenze nell‟ottica dell‟Illuminismo avrebbe portato ad un
miglioramento civile e morale delle società umane, lo studio della
storia e la sua laicizzazione, si presentavano come un campo di ricerca
privilegiato che prestava bene il fianco a questo programma di
2
Sull‟argomento viene offerta un‟analisi dettagliata da P. Chaunu in La civiltà dell’Europa dei
lumi, Il Mulino, Bologna, 1987, in cui l‟autore affronta in un intero capitolo (pp. 181-238) i
progressi della razionalità scientifica, partendo dall‟abbandono della metafisica classica fino
all‟accrescersi del numero di discipline autonome di cui il XVIII secolo fu protagonista.
3
Come dimostrano i saggi: W. Dilthey, Il secolo XVIII e il mondo storico, Comunità, Milano,
1967; E. Cassirer, La filosofia dell’Illuminismo, La nuova Italia, Firenze 1952; E. Garin Dal
Rinascimento all’Illuminismo, Nistri-Lischi editori, Pisa, 1970; P. Rossi, L’Illuminismo e il mondo
storico in Nuove questioni di storia moderna, Marzorati, Milano, 1972; Passioni, interessi
convenzioni: discussioni settecentesche su virtù e civiltà, a cura di M. Geuna e M. L. Parente, pp.
199-328; in cui gli autori mostrano, con numerosi esempi testuali e teorici, come l‟interpretazione
che voleva il settecento come secolo privo di dimensione storica sia infondata.
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rinnovamento sociale e politico su base scientifico-culturale. In un
arco temporale di poco meno di un secolo, dal Dictionnaire historique
et critique di Bayle (1697) all‟Esquisse d’un tableau historique des
progrès de l’esprit humaine di Condorcet (1794), si sono avvicendate
numerose opere di carattere storiografico in tutte le declinazioni che la
storia poteva offrire. Ciò che accomuna tutti questi tentativi è la forte
laicità della prospettiva di indagine, la volontà di utilizzare la ragione
in un‟indagine critica, dettagliata e fondata sui fatti, la ricerca di
ragioni comuni dello sviluppo storico che permettano di tracciare delle
linee di interpretazione degli eventi e, come detto in precedenza, una
più o meno intenzionale definizione dell‟ambito di indagine e di
autonomia metodologica. A fare da apri pista a questi lavori troviamo
Bayle e il suo Dictionnaire historique et critique. Quest‟opera, che
aveva il compito di smascherare gli errori e le incongruenze delle
ipotesi e delle posizioni teoriche del passato, segna una novità
fondamentale per lo sviluppo degli studi storici, infatti il metodo di
indagine utilizzato da Bayle è completamente incentrato sui fatti e
sulle testimonianze dirette. Non c‟è spazio per la credenza acritica e la
fede non è più intesa come strumento dogmatico di accertamento della
verità, ma viene anch‟essa sottoposta a critica. Proprio quest‟ultima
appare come la novità fondamentale dell‟opera. I riferimenti culturali
di Bayle furono gli eruditi del quattro e cinquecento
4
, ma la svolta
rinascimentale di concepire una pluralità di teorie, la puntualità
filologica a volte solo formale e la spesso confusa ricognizione delle
fonti cedono il passo ad una ricostruzione che tenta di interpretare e
vagliare, ad una critica appunto, intesa non come erudizione ma come
giudizio fondativo sulla base di verità accertate. Il Dictionnaire si
presenta così come una raccolta di errori in cui la ragione o il suo
4
Cfr. E. Garin, Dal Rinascimento all’Illuminismo, Nistri-Lischi editori, Pisa, 1970.
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mancato utilizzo sono incappati nel corso della storia, dando all‟opera
un‟impostazione teorica di fondo negativa: la ragione non può che
scovare gli errori, ma nulla o quasi può nella costruzione della verità.
D‟altro canto, però, proprio l‟attenzione al dato, ai fatti mostra la
modernità della metodologia di Bayle – un‟impostazione alla quale si
rifaranno tutti gli intellettuali che successivamente si interesseranno a
problemi storici – che riesce a mitigare lo scetticismo nei confronti
del potere positivo della ragione. Il Dictionnaire è importante perché
per la prima volta vengono a convergere l‟esattezza storica e
l‟interpretazione dei fatti alla luce di principi interpretativi, ovvero è
l‟opera che dà inizio a quell‟atteggiamento di fronte alla storia proprio
dell‟Illuminismo in cui sono rintracciabili molte caratteristiche della
moderna storiografia.
Il testimone metodologico e lo spirito di rinnovamento che
accompagnava l‟opera di Bayle vengono raccolti senza dubbio dagli
autori successi. Montesquieu con lo Esprit des lois (1748) e Voltaire
con il Essai sur les moeurs et l’esprit des nations (1756) e altri testi di
carattere storico composti tra il 1737 e il 1763 sono tra gli esempi più
importanti di questa filiazione.
Nell‟Esprit des lois nei fatti storici viene individuato un ordine, non
necessitante, che ha nella legge, nella sua normatività, il fulcro
centrale. Ogni essere ha delle leggi, l‟uomo e il suo mondo hanno le
proprie. In Montesquieu c‟è il tentativo di esplicitare le norme sottese
alla vita associata in culture tra loro diverse al fine di capire il legame
che esiste tra la natura profonda delle civiltà (spirito) e il loro apparato
normativo (leggi). Dalla società attraverso le leggi civili alla
spiritualità con le leggi della religione; scoprire le leggi cui l‟uomo
obbedisce significa non tanto scriverne il destino, ma descrivere
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l‟unico modo con cui costruisce la sua vita.
5
Le leggi rappresentano
quindi il criterio di lettura del passato e la chiave per il miglioramento
della società, l‟erudizione fine a se stessa già superata da Bayle lascia
completamente il campo alla “nouvelle philosophie” e al suo aspetto
critico e interpretativo nella ricostruzione del passato. La storia, che
fino a questo punto era stata letta solo per via teologica, incontra la
filosofia come nuovo strumento interpretativo, capace di sciogliere
contraddizioni e preparare la civiltà al rinnovamento e al progresso.
Anche Voltaire esprime un atteggiamento simile di fronte all‟indagine
del passato
6
e l‟intento è trovare nella storia un ordine che ne renda
comprensibile il procedere. L‟attenzione ai fatti propria di Bayle,
diventa ricerca degli avvenimenti più significativi della storia umana,
con un particolare interesse per i macro soggetti storici, lo spirito dei
popoli, le istituzioni politiche, i sistemi legislativi. In quest‟ambito e
in questa ricerca non solo si trova il vero procedere storico, ma
soprattutto risulta visibile e comprensibile, secondo Voltaire, il
progresso dello spirito umano, il cammino che la ragione compie
verso l‟affrancamento da pregiudizi, che renderà l‟umanità libera e
padrona del proprio destino. La storia in definitiva è progresso della
ragione, rischiaramento e appropriazione delle capacità razionali da
parte dell‟uomo. A simili posizioni giunge nello stesso periodo
Turgot, con il Plan de deux discours sur l’Histoire Universelle
(1751), in cui la libertà viene posta come mezzo necessario al
progresso dello spirito e della civiltà e lo studio delle cause tanto
5
Cfr. S. Cotta, Montesquieu, Laterza, Bari, 1995.
6
«Se si volesse usare la ragione, anziché la memoria, ed esaminare più che trascrivere, non si
moltiplicherebbero all‟infinito i libri e gli errori.» in Voltaire, Scritti filosofici, a cura di P. Serini,
Laterza, Bari, 1962.