UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE LINGUISTICA E
MULTIMEDIALE
Curriculum in Comunicazione culturale, pubblicità e linguaggi multimediali
iTesi
“Il Tempo della mela”
RELATORE
Alessandro Moscadi
CANDIDATO
Stefano Pintus
Anno accademico 2008/2009
Prefazione
“Non voglio che pensiate sia solo un film. Un
processo di conversione di elettroni e impulsi
magnetici in forme, figure e suoni. No. E’ ben altro.
Siamo qui per cambiare l’universo. Altrimenti
perché saremmo qui?! Stiamo creando una
coscienza completamente nuova, come fanno gli
artisti o i poeti.
Così dovete vedere la cosa.
Noi stiamo riscrivendo la storia del pensiero
umano.”
Così inizia uno dei più celebri film sulla storia di Apple. Così Martin Burke, il
regista e sceneggiatore, ci introduce quella che sarebbe stata la filosofia di Apple
dal momento della sua fondazione ai giorni nostri.
E’ ormai nota la grande influenza che l’azienda di Cupertino, in California negli
States, riesce ad avere sui propri clienti. A tal punto che si possono non definire
più clienti, bensì adepti. Adepti di un culto che ormai ha preso piede in tutto il
mondo, con le sue numerosissime sfaccettature, estrosità, innovazioni e contributi
al genere umano. Ogni utente Apple sarà pronto a ribadire la sua fedeltà in quello
che a questo punto non può più essere considerato un prodotto, uno strumento, ma
uno stile di vita. Il nuovo stile di vita.
Apple riesce in qualche modo a trasmettere questo ai suoi clienti.
E’ curioso e allo stesso tempo inquietante vedere come sia stato possibile riuscire
a portare il pensiero di tre ragazzi da un piccolo garage della Silicon Valley, al
mondo intero in poco meno di quattro anni. Già, quattro anni. Altrettanto notevole
è vedere come tutt’oggi questi ideali, uniti a strumenti di marketing e strategie
aziendali di grande efficacia, si mantengano vivi e vigorosi all’interno di questa
comunità di utenti. Basti pensare a come questi rispondano alle più minime
sollecitazioni dell’azienda: c’è chi “ama” il Mac (uno dei modelli tra i molti
computer Apple) e addirittura c’è chi lo odia! Ci sono persone che si tatuano i
nomi dei modelli o i loro logotipi, altri che creano grafiche nelle loro macchine
ispirandosi a elementi grafici particolari del sistema operativo, alcuni fanno del
loro computer un semplice oggetto di arredamento, certi ne fanno un acquario,
altri dei bong per fumare marijuana ed uscire dall’ordinario, ce ne sono alcuni che
si tingono la mela morsicata (il marchio Apple) nei capelli, c’è addirittura chi si è
costruito un piccolo mausoleo in casa per lodare il “dio Mac” offrendogli viveri e
bevande in segno di adorazione e sudditanza.
IV
Per rendere idea della vastità del fenomeno basti pensare al fatto che esistono dei
libri che in vari modi affrontano il tema, e già di per se questo è incredibile, si
faccia riferimento a Cult of Mac cui è seguito Cult of iPod e attualmente in stesura
Cult of iPhone di Leander Kahney, per dirne alcuni. E’ incredibile perchè non si
affronta il problema dell’utilizzo di un computer o un iPod, manualistica tecnica
su come fare cosa, storie e biografie degli attori dell’azienda, o comunque temi
che possano essere legati a semplici prodotti. Niente di tutto questo. Si documenta
la grande varietà delle risposte, delle manie, delle appartenenze al culto generato
da una gamma di prodotti.
La variegata partecipazione dei componenti di una comunità accomunata da valori
e simboli procreati da una società.
Ciò che da subito si intuisce quindi è che la Apple non sia più considerata come
una semplice azienda di computer ma come una produttrice di sentimenti, di
emozioni, di stili di vita e di design nuovi, futuri, accattivanti, estetica non di
prodotti-strumento ma di possibilità-occasioni e semplicità per il soddisfacimento
dei bisogni di milioni di persone. Bisogni che con grande maestria vengono da
prima soddisfatti, poi subito ricreati e segmentati fino a raggiungere ed
accontentare i più esigenti, i più scettici, i professionisti. Strategia in linea con la
cultura del nuovo capitalismo teorizzata e ben esplicata da uno dei più noti
sociologi contemporanei, Richard Sennett
1
.
Vedremo nel corso di questo elaborato quali sono le varie strategie. Affronteremo
la storia di alcuni ragazzi che un pò per gioco, un pò per passione hanno
rivoluzionato l’umanità con le loro invenzioni. Più nello specifico come,
attraverso la loro comunicazione e strategie di mercato molto particolari, siano
riusciti in qualche modo a trasmettere ai loro attuali e futuri clienti un credo, una
filosofia, uno stile di vita.
Il percorso di studio che vado a presentare parte dall’analisi delle isotopie presenti
nei materiali pubblicitari delle tre più famose campagne pubblicitarie Apple. Si
analizzeranno i vari testi pubblicitari e si cercherà di dedurre il posizionamento
strategico secondo gli schemi semiotici di Floch, Semprini e Ferraro. Questo in un
inquadramento storico-economico, al fine di poter effettivamente constatare
l’assiologia di marketing seguita dall’azienda nelle varie circostanze in cui le
singole campagne pubblicitarie hanno avuto luogo. Per motivi di spazio e di
tempo ho dovuto tralasciare lo studio degli slogan presenti nelle piccole pubblicità
che ruotano attorno a queste campagne.
Vedremo quali fu il tempo delle mele di questa società e di come sia divenuta,
esattamente come accadde a Sophie Marceau, oggetto di un vero e proprio culto.
V
1
Richard Sennett, “La cultura del nuovo capitalismo” - cap.3 “La passione consuma se
stessa” p.103
iTesi
“Il Tempo della mela”
Apple Computer Inc. - Da un garage al mondo
intero
Per comprendere a pieno il fenomeno Apple si rende necessaria una piccola
introduzione a quella che può essere considerata una storia straordinaria, ricca di
aneddoti e scompigli, in cui due ragazzi semplici passano da una vita tranquilla
nella Silicon Valley ad uno dei successi più famosi della storia del secolo scorso.
La domanda sorge spontanea: come hanno fatto due ragazzi a trasformare, in soli
quattro anni, un piccolo progetto nato e prodotto in un garage, in una società la cui
quotazione in borsa nel 1980 è stata seconda solo a quella della Ford avvenuta un
quarto di secolo prima?
La Apple viene fondata il 1° Aprile
1976 in California da due ragazzi di
nome Steve Paul Jobs e Stephan Gary
Wozniak insieme ad una terza persona,
che quasi subito abbandonerà tutto,
Ronald Wayne, l’allora capo progetto
della Atari (nota ditta che proprio in
quel momento grazie a degli
investimenti da parte di grandi società
stava inventando il mercato dei
videogiochi). La Apple nasce intorno
ad un unico progetto, l’Apple I, uno dei
primi personal computer della storia. Questo computer aveva delle caratteristiche
innovative che fecero scalpore al tempo: innanzitutto si poteva collegare ad una
televisione, cosa che non era possibile in tutti gli altri computer visto che
nemmeno prevedevano l’utilizzo del video; in secondo luogo era caratterizzata da
una ROM (piccolo circuito integrato) che permetteva alla macchina di accendersi
molto più velocemente rispetto alle altre. L’Apple I venne presentato per la prima
volta all’Homebrew Computer Club, un circolo di hobbisti e amatori di
elettronica, dopo che la Motorola mise in commercio il processore 6502
all’irrisoria somma di 25$, questo prezzo diede modo a Wozniak di poter lavorare
su Apple I dato che gli altri processori erano troppo costosi. Durante la
presentazione, il computer dei due Steve, riscosse molto successo e tramite i The
Byte Shop di Paul Jay Terrel, una nota catena di negozi del settore, iniziarono a
vendere i nuovi prototipi. Ci fu da subito una richiesta di cinquanta pezzi ed i
ragazzi non avevano soldi per poter sostenere l’anticipo dei componenti, tant’è
che dovettero vendere prima la calcolatrice scientifica HP di Wozniak e poi il
furgoncino V olkswagen di Jobs. I ragazzi per far fronte alla domanda
improvvisarono una piccola produzione, prima in camera di Jobs, dai suoi
genitori, poi si spostarono nel garage e con l’aiuto della sorella di Jobs, Patty, ed
un loro amico, Daniel, allargarono il “comparto” produttivo.
3
Steve Paul Jobs
e Stephan Gary Wozniak
Questa produzione prevedeva il solo
assemblaggio della scheda madre, difatti
il computer non veniva fornito ne con il
case, ne con la tastiera. E’ per questo che
oggi si trovano fotografie dell’epoca di
computer inscatolati in strutture di legno
in tutte le forme immaginabili.
Wayne, il terzo socio, nonché
disegnatore del primo logo di Apple,
lasciò il gruppo vendendo la sua quota
societaria per 800$
1
subito dopo la
costruzione dei cinquanta computer,
questo perchè non poteva investire e
permettersi un ulteriore fallimento oltre a
quello già successogli con la Siand, una
sua precedente attività di Las Vegas.
Wozniak e Jobs iniziarono dunque la
loro attività di produzione di computer,
dapprima nel garage di Jobs, subito dopo
in uno spazio per uffici a Cupertino e
l’anno dopo, nel 1977, fecero costruire il
loro primo edificio di proprietà, il
Brendley One. Questo balzo avvenne
grazie al lavoro di Jobs nella ricerca di
finanziamenti che subito trovò riscontro
da parte di Mike Markkula, un ingegnere di 34 anni, andato in pensione un paio
d’anni prima l’incontro con la Apple grazie a numerosi investimenti fruttuosi: tra
questi Intel e Fairchild.
E’ interessante notare come l’intero mercato informatico nacque nel giro di pochi
chilometri, nella Silicon Valley; abbiamo visto Atari, Intel, Fairchild, i The Byte
Shop, stiamo vedendo Apple per non parlare della Xerox, che vedremo tra poco.
L’intera valle era destinata a rivoluzionare il mondo e questo avveniva anche
grazie ad Apple.
Tornando a noi Markkula accettò di investire nella Apple con 92.000$ di tasca
propria e garantendo un credito di 250.000$
2
presso la Bank of America di San
Francisco. Questa fiducia, da parte di Markkula, rese possibile la quotazione, nel
1977, della Apple Computer Inc. come società per azioni.
4
1
http://phx.corporate-ir.net/phoenix.zhtml?c=107357&p=irol-faq#corpinfo1
2
"Apple Chronology". Fortune. CNN. 1998-01-06.
Il garage al 2066 di Crist Drive a Los
Altos è oggigiorno meta (o mecca)
turistica di molti dei più fanatici
Machisti di oggi.
Apple I
Intanto Wozniak iniziò a lavorare su Apple II, computer che secondo Jobs doveva
avere un case, una propria tastiera e che soprattutto dovesse essere, una volta
scartato, pronto all’uso. Da subito ci si rende conto della capacità di Steve Jobs
nel promuovere e progettare prodotti che avessero linea estetica ed usabilità tale
da portarci in anni più recenti a quello che oggi conosciamo come Macintosh.
L'Apple II fu presentato al pubblico il 16 aprile del 1977
3
durante il primo West
Coast Computer Faire. Con la sua presentazione generalmente si ritiene sia nata
l'era del personal computer. Negli anni successivi vennero venduti milioni di
computer. Quando Apple si quotò in borsa generò più ricchezza di quanta ne
avesse generata l'IPO della Ford nel 1956 e creò il maggior numero di milionari
per compagnia che la storia ricordi
4
.
In questo contesto, a questi ritmi di crescita,
l’amministrazione Apple vide alcuni
passaggi di ruolo. Steve Jobs aveva assunto
il ruolo di presidente del consiglio di
amministrazione e a Markkula, come CEO
dell’azienda, subentrò John Sculley, ex
vicepresidente della Pepsi Cola e creatore
della nota campagna di marketing - una tra
le più riuscite della storia - “Pepsi
Challenge”, campagna che permise alla Pepsi di esautorare il monopolio di Coca
Cola nel mercato delle bevande analcoliche. Famoso il colloquio tra Jobs e
Sculley in cui Steve chiese a John se voleva continuare a vendere acqua
zuccherata per il resto della sua vita o se, invece, voleva cambiare il mondo
5
.
Nel 1978 Apple si trovò di fronte ad un’opportunità unica. Molti dei giovani
ricercatori e studenti della Silicon Valley furono assoldati dalla Xerox, il colosso
delle fotocopiatrici, mettendo a loro disposizione, insieme alle Stanford
University, il Palo Alto Research Center (come avrete certo capito un centro di
ricerca) con lo scopo di mettere insieme le menti più brillanti della valle e dare
fiato alle idee emergenti del momento. Il centro, meglio conosciuto come PARC,
fu uno dei più grandi incubatori di nuove tecnologie del settore elettronico, qui
vennero ideati molti dei componenti più innovativi dell’informatica moderna, per
fare alcuni esempi: il mouse, l’interfaccia grafica nei sistemi operativi (GUI -
Grafic Uman Interface), le stampanti laser, il computer da tavolo e molto altro
ancora. L’errore più grosso della Xerox fu proprio quello di non riuscire a
comprendere le vere potenzialità di molte di queste invenzioni, e fece anche di
peggio. Il consiglio di amministrazione autorizzò una visita al PARC a favore di
Steve Jobs ed il suo team di sviluppatori, dietro una ovvia e onerosa ricompensa
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.
5
3
Steven Weyhrich (April 21, 2002). "Apple II History Chapter 4
4
http://it.wikipedia.org/wiki/Apple
5
Emozione Apple - Fabbricare sogni nel XXI secolo, Antonio Dini, P.37
6
Fool.com: How Xerox Forfeited the PC War [Fool on the Hill] September 18, 2000