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Introduzione
Questo lavoro di tesi è volto alla comprensione del mondo delle start-
up, cioè della nascita di nuove imprese innovative, nuove professioni e nuovi
posti di lavoro. Tale processo coinvolge diversi soggetti, pubblici e privati, i
quali sono vitali per il successo di nuove attività imprenditoriali.
L’obiettivo è quindi quello d’identificare le migliori pratiche, con
particolare riferimento al processo d’incubazione d’impresa, attraverso lo
studio e la comparazione di modelli esteri con il caso italiano.
In particolare, il primo capitolo della tesi espone le diverse fasi di
sviluppo dello start-up d’impresa, dalla fase di seed financing fino a quella
appena precedente all’eventuale quotazione in borsa o di acquisizione da parte
di terzi. Durante queste fasi intervengono diversi soggetti, i quali, in ambito
differente, agiscono sia come finanziatori che come mentor per i futuri
imprenditori. In questa sezione viene definito anche il cosiddetto trasferimento
tecnologico, cioè il processo mediante il quale un’innovazione scientifica
s’inserisce in uno specifico mercato per la sua commercializzazione.
Tra questi soggetti partecipano gli incubatori d’impresa, dei veri e
propri ambienti d’innovazione, dove uno start upper, una volta che ha
superato una prima fase di selezione, può dedicarsi unicamente allo sviluppo
della propria idea imprenditoriale, grazie al supporto dato dai manager
dell’incubatore.
Tutte le considerazioni storiche e teoriche riguardo al processo
d’incubazione sono esposte nel secondo capitolo, nel quale sono definite
anche le diverse tipologie d’incubatori e le migliori pratiche che permettono il
successo di questo processo. A tal riguardo, è usato come modello uno studio
che ha analizzato i servizi offerti e le politiche imposte da alcuni incubatori a
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seconda della performance prodotta, in riferimento al livello di occupazione
generato, alla sostenibilità, al numero d’imprese incubate e al grado di
sopravvivenza dei business incubati.
Per poter comprendere meglio il processo d’incubazione attuato a
livello internazionale, nel terzo capitolo, sono esposti i modelli di maggior
successo. Tra questi vi sono: gli USA, iniziatori del processo d’incubazione,
Israele, come esempio dell’efficacia di politiche volte allo sviluppo d’imprese
innovative e, infine, il caso del Regno Unito, il quale rappresenta la situazione
di riferimento nel contesto europeo.
Una volta definiti gli “ecosistemi” d’innovazione esteri, nel quarto
capitolo, si arriva al caso italiano. In questo capitolo viene descritta l’attuale
situazione del mondo delle start-up in Italia, con riferimento all’importanza
che hanno le Pmi nell’economia e agli operatori finanziari che promuovo lo
start-up d’impresa. Nello stesso capitolo, sono definite le tipologie
d’incubazione attuate nel contesto italiano e la loro evoluzione storica,
considerando sia quelle promosse da operatori privati, sia quelle messe in atto
da enti pubblici e istituzioni accademiche. In particolare, sono esposti i
risultati derivanti dagli spin-off universitari, i quali hanno condotto ad una
maggior considerazione sull’efficacia degli Uffici per il Trasferimento
Tecnologico.
Il capitolo conclusivo analizza l’ecosistema italiano in comparazione
con gli altri casi studiati; espone inoltre i provvedimenti attuati per la
promozione di un ecosistema d’innovazione e quali sono in procinto di essere
attivati. Infine, sono espresse alcune considerazioni personali, assieme ad
alcune proposte che potrebbero dare impulso alla nascita di nuove imprese in
Italia.
A conclusione del progetto di tesi sono riportate le difficoltà riscontrate
durante l’analisi e la possibile evoluzione del sistema d’innovazione italiano,
con riferimento all’attuale coinvolgimento del Governo per cercare di trovare
una soluzione ai problemi generalmente condivisi dagli esperti del settore.
ITALIA START-UP:
ANALISI E CRITICA DEL
PROCESSO D’INCUBAZIONE DI
NUOVE IMPRESE
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1. Il mondo delle start-up: finanziamento e sviluppo di una nuova
impresa
Nell’evoluzione economica attuale lo sviluppo d’idee e di progetti creativi
assume un ruolo sempre più rilevante grazie alla loro capacità di generare
nuova ricchezza e “proprietà intellettuale” (brevetti, diritti d’autore, marchi di
fabbrica, design registrato) e di sostenere, così, anche lo sviluppo economico
di un paese. L’ingresso in un sistema economico-produttivo di nuovi
imprenditori e di nuove idee è, infatti, veicolo d’innovazione di prodotti e di
processi alimentando quell’interazione tra persone, idee e capitali che consente
lo sviluppo e la creazione di spazi occupazionali, l’avvio di circoli virtuosi di
accumulazione di conoscenza tecnologica e organizzativa, nonché la
possibilità di creazione di nuove imprese.
1
Quest’ultime necessitano, però, di
un ecosistema che permetta, attraverso la collaborazione di diversi soggetti, il
loro sviluppo e quindi l’ingresso nel mercato. Per questo motivo da molti anni
gli Stati, le Amministrazioni locali e le università hanno promosso e avviato
iniziative finalizzate ad incentivare la nascita e la crescita di nuove attività
imprenditoriali. La nascita di nuove start-up, in particolare in ambito hi-tech,
ha spinto negli ultimi anni un’evoluzione economica e tecnologica di molti
paesi, i quali hanno incrementato
2
, o mantenuto (come nel caso degli USA), il
proprio ruolo nella new economy.
In Italia, solamente nell’ultimo periodo, si è iniziato a parlare di ecosistema
delle start-up; purtroppo nel “belpaese” persistono diversi limiti che
impediscono la nascita di nuove imprenditorialità. Il salto d’attenzione che si
sta osservando sul tema delle start up italiane potrebbe condurre a rendere più
concreto, più grande e meno apparentemente estemporaneo, oltre che meno
finanziariamente ristretto, l’ecosistema dell’innovazione. La nascita di nuove
1
L.Petretto, Imprenditore e Università nello start up d’impresa, pag. 9
2
Vedi cap.3, il caso d’Israele
imprese è una strada obbligata per fronteggiare la grande trasformazione
economica e culturale che stiamo vivendo.
3
La start up, dunque, non è altro che il passaggio da un’idea imprenditoriale
alla creazione di un nuovo business. Durante questo sviluppo è importante
definire quali attori intervengono nelle diverse fasi, quali figure (istituzionali e
non) sono fondamentali non solo per l’apporto economico, ma anche per
fornire un sostegno di supporto manageriale e di networking. Soggetti come i
business angels e i venture capitalist sono l’humus per favorire la nascita di
una start up.
All’interno di questo capitolo sono approfondite le diverse fasi di sviluppo
di una start up; dalla fase di early stage financing fino a quella d’ingresso nel
mercato azionario. Successivamente vengono presentati i differenti ruoli e le
caratteristiche dei soggetti che intervengono nei cicli di una start up.
Infine, è presentato il processo di trasferimento tecnologico, strumento
fondamentale per inserire un prodotto/servizio, creato in centri di ricerca e
laboratori accademici, in una determinata nicchia di mercato
3
L.De Biase, Le start up all’italiana,14/4/’12, http://blog.debiase.com
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1.1. Le fasi di sviluppo nell’investimento in capitale di rischio
Lo sviluppo di una nuova impresa dipende soprattutto dall’accesso al
capitale per il sostegno e lo sviluppo dell’attività imprenditoriale. Come detto
in precedenza la nascita di una nuova società parte da un’idea che
sviluppandosi si trasforma in un nuovo prodotto/servizio per il mercato.
Durante questo periodo intervengo diversi attori a seconda della fase in cui si
trova la start up, lo schema sottostante sintetizza le diverse fasi e presenta i
diversi scopi che in ogni stadio sono perseguiti.
Fasi nella vita di una start up
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In questa sezione sono approfondite, in particolare, gli stadi iniziali di vita
di un impresa, cioè le diverse operazioni che caratterizzano la fase di early
stage, nella quale i diversi investitori non solo giocano un ruolo importante a
livello finanziario ma intervengono come supporto manageriale e di
networking.
4
P.Busnardo, Il Financing delle Start up, Venezia 2005
Le operazioni di early stage
Con la definizione di early stage si intende il finanziamento effettuato per
supportare lo stadio iniziale dello sviluppo di un’impresa, nella quale l’idea
imprenditoriale iniziale prende vita e arriva ad assumere un chiaro sviluppo
del prodotto/servizio partendo da una fase di ricerca e sperimentazione. Sin dal
primo momento lo start upper necessita di un capitale d’avviamento, cioè una
risorsa finanziare ricavata in modo autonomo (capitale proprio o prestito da
familiari e amici) o anche attraverso altri agenti di natura istituzionale
(università, finanziamento pubblico) e non (business angels e venture
capitalist).
Per individuare le caratteristiche peculiari di tali tipologie di investimenti,
è necessario innanzitutto analizzare, sotto il profilo aziendale, alcune
particolarità del processo di creazione d’impresa
5
. In tal senso, un interessante
contributo è offerto dal “Modello di Vesper”
6
, che, nell’ambito del processo di
creazione di impresa individua alcuni passi fondamentali che la nuova entità
deve realizzare, rappresentati da:
Cogliere l’opportunità che si presenta;
Rifinire l’idea imprenditoriale e affinarla;
Creare meccanismi di protezione dalle imitazioni;
Costruire un team di lavoro motivato e professionale;
Reperire le risorse finanziarie;
Realizzare lo start up d’impresa;
Lanciare il prodotto/servizio sul mercato.
Nelle operazioni di early stage, lo start upper si trova solitamente nella
situazione di pre–business plan, quindi formalmente l’individuo ha in possesso
l’idea imprenditoriale e l’abbozzo di un ipotetico progetto aziendale. È in
5
A.Gervasini e F.L.Sattin, Private Equity e Venture Capital,pag. 102, Guerini Studio, 2008 Milano
6
In relazione a questo cfr. K.H. Vesper, New Ventures Mechanics, Prentice Hall, Englewood Cliffs
1993