principale esponente, Alcide De Gasperi. I governi finirono per essere
imperniati sulla formula del centrismo, scelta fatta da De Gasperi nel ’48 e
che garantì pur se con difficoltà e contrasti la governabilità del paese per
oltre un decennio. In ambito economico dovettero affrontarsi i difficili
problemi legati alla ricostruzione e proprio in questo clima furono fatte
scelte rilevanti destinate a favorire la ripresa e lo sviluppo economico del
paese. La decisione più importante fu di sicuro l’adozione di una politica
commerciale liberista e la conseguente adesione al Piano Marshall. In
politica estera si passò invece dalla firma del trattato di pace nel ’47, che
impose al nostro paese pesanti condizioni, all’inserimento a pieno titolo
dell’Italia nelle più importanti organizzazioni internazionali ed europee.
Un quadro organico delle vicende politiche ed economiche della
Germania dall’occupazione alleata alla fine degli anni cinquanta è delineato
nel secondo capitolo. La Germania fu lo Stato che dopo la seconda guerra
mondiale perse in misura maggiore il suo ruolo da protagonista. Le
dimensioni della sconfitta subita, la divisione del paese, la sua occupazione
e la successiva creazione di due stati furono segni evidenti della perdita
della stessa identità nazionale. L’iniziale diffidenza nutrita dagli alleati
verso la Repubblica federale venne superata nel giro di poco tempo, in
coincidenza con l’accentuarsi dei contrasti tra le due superpotenze. La
congiuntura della “guerra fredda” portò ad una completa revisione della
politica concordata a Potsdam dalle potenze vincitrici nei confronti della
Germania sconfitta. Cosicché a dieci anni dalla disfatta lo Stato federale
aveva raggiunto non solo la piena sovranità, ma anche la completa
integrazione politica, militare ed economica nel sistema occidentale. La
Germania dell’Est, zona d’occupazione dell’URSS nell’immediato
dopoguerra, finì invece per essere integrata all’interno delle strutture militari
ed economiche del blocco sovietico. Sistema militarmente e
ideologicamente opposto a quello occidentale che finì per legare i membri
della comunità socialista allo Stato-guida, senza offrire possibilità di scelte
autonome.
5
L’ultimo capitolo è infine dedicato al riavvicinamento tra il nostro paese
e la Germania dell’Ovest, avvenuto già prima della costituzione della
Repubblica federale, anche se sotto controllo delle potenze vincitrici. Dai
primi contatti, avvenuti nel ’45 con l’invio di una missione militare italiana
in Germania, se pur dai poteri limitati, si giunse nel ’47 all’istituzione della
rappresentanza italiana a Francoforte, missione che costituì il nucleo della
futura ambasciata d’Italia a Bonn. Con la creazione dello stato federale,
oltre alla riorganizzazione della rete consolare italiana e alla ripresa dei
rapporti diplomatici con l’Italia, i contatti diretti tra i due stati si
intensificarono e dai primi incontri ufficiosi tra i governanti delle due
nazioni si passò alle visite di stato. Questo periodo fu caratterizzato da un
sempre maggior impegno delle due Repubbliche al fine di reinserirsi nella
comunità internazionale. Gli anni più intensi di rapporti tra i due stati si
ebbero tra il ’51 e il ’53, periodo che coincise con l’avvio del processo di
costruzione dell’integrazione economica e politica europea; e che come
conseguenza dell’aumento della tensione fra i due blocchi portò alla ribalta
la questione del riarmo tedesco. Dopo un periodo di allentamento, le
relazioni italo-tedesche dal ’55 al ’57 si intensificarono nuovamente,
soprattutto nel settore economico e in quello dell’integrazione. Vi fu infatti
in tutti i settori un considerevole aumento degli scambi e nel 1957 i due stati
entrarono a far parte del MEC e dell’EURATOM.
Per quanto riguarda i rapporti tra Roma e Berlino Est, questi furono del tutto
inesistenti, in quanto la fitta collaborazione italiana con i tedeschi
occidentali non lasciò spazio per alcuna iniziativa in tal senso. La pretesa di
rappresentanza esclusiva della Germania da parte della Bundesrepublik
venne fatta propria anche dall’Italia.
6
Capitolo I
L’Italia tra il 1945 e il 1957.
1. 1. L’attività politica del secondo dopoguerra (1945-
1957).
1. 1. 1. Dalla fine della guerra alle elezioni del ’48.
La fine della guerra segnò l’inizio di una nuova fase nella storia d’Italia,
caratterizzata non solo dalla ricostruzione del paese, ma anche dalla lotta fra
i diversi partiti politici per la conquista del potere. L’attività politica si
concentrò su tre questioni fondamentali: la scelta tra la monarchia e la
repubblica, l’elaborazione di una nuova costituzione e la ricostruzione
economica del paese. Il rinnovamento della società e delle istituzioni
costituirono l’obiettivo comune di tutti i partiti antifascisti, anche se poi
ciascuna forza politica ebbe proprie soluzioni e quindi da queste differenze
finirono per scaturire una vasta gamma di posizioni politiche.
In questi anni, la lotta per il potere si caratterizzò dallo scontro tra i due
principali schieramenti politici dell’epoca. Da un lato vi erano i
socialcomunisti che contavano sull’appoggio di vaste masse di popolo e la
cui alleanza faceva preludere alla riunificazione tra i due partiti, visto che
traevano origine dallo stesso ceppo storico e ideologico
1
. Dall’altro lato vi
erano i democristiani e i liberali che, nonostante avessero diverse tradizioni
storiche e ideologiche, finirono per contare sull’appoggio della chiesa, delle
classi medie e dei proprietari.
Liberato il paese e finita la guerra arrivò il momento di dover affrontare i
difficili problemi della ricostruzione. Dopo un breve governo presieduto da
Ferruccio Parri, il 10 dicembre 1945 il leader democristiano Alcide De
Gasperi divenne capo del governo
2
. Era la prima volta, nel nostro paese, che
un leader di un partito d’ispirazione cristiana assumeva la guida del
1
G. Mammarella, L’Italia contemporanea (1943-1985), Il Mulino, Bologna, 1995, p. 56.
2
La carica di vicepresidente fu affidata al leader socialista Pietro Nenni, quella di ministro
di Grazia e Giustizia al comunista Palmiro Togliatti, mentre ministro degli Interni venne
designato il socialista Romita. P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi,
Einaudi, Torino 1989, p. 117.
7
governo. Ministero che fu costituito da tutti e sei i partiti della coalizione
antifascista.
Soprattutto in campo internazionale l’avvento di De Gasperi segnò
l’inizio di una fase di notevole ripresa. Furono intensificati gli aiuti
economici americani, mentre il 31 dicembre 1945, finalmente, l’Italia
riacquistò la giurisdizione delle ultime province rimaste ancora sotto
controllo Alleato.
La designazione di De Gasperi era stata sostenuta anche dalla sinistra, lo
stesso Togliatti riteneva che la sua nomina rappresentasse l’incontro tra le
grandi formazioni politiche e di massa
3
. Tuttavia, il Premièr finì per
deludere le aspettative dei partiti di sinistra, soprattutto con riferimento alla
questione istituzionale, cioè la scelta tra la monarchia e la repubblica. De
Gasperi riteneva che la scelta dovesse avvenire mediante referendum
popolare, mentre i socialcomunisti volevano demandare la decisione
all’Assemblea Costituente, perchè speravano di poterla influenzare e magari
anche controllare
4
. Il leader della DC propose il referendum con l’intento di
nascondere la divisione esistente in seno all’elettorato democristiano, ma ne
comprese anche il suo grande significato democratico. Infatti, dichiarò: “
Per me il referendum ha un grande valore morale perché dà il senso
democratico e pacifico di una suprema decisione popolare e di un consenso
esplicito della maggioranza alla nuova formula dello stato”
5
.
Contrasti all’interno della compagine governativa sorsero anche con
riferimento ai poteri da attribuire all’Assemblea Costituente; i due partiti di
sinistra volevano affidarle ampi poteri legislativi, al contrario di liberali e
democristiani, che ritenevano che le sue funzioni dovessero essere limitate
alla stesura della nuova carta costituzionale. PCI e PSI pur se contrariati,
nella paura di una crisi ministeriale, alla fine lasciarono correre su entrambe
le questioni
6
.
3
F. Malgeri, La stagione del centrismo: politica e società nell’Italia del secondo
dopoguerra 1945-1960, Soveria Manelli, Rubettino, 2002, p. 21-22.
4
P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi………………op. cit. p. 116.
5
F. Malgeri, La stagione del centrismo……………op. cit. p. 24.
6
G. Mammarella, L’Italia contemporanea……………….op. cit. p. 74
8
Il 3 gennaio 1946 venne varata la nuova legge elettorale amministrativa.
Essa finì per combinare il sistema proporzionale con quello maggioritario e
quest ultimo venne applicato nei comuni con meno di 30.000 abitanti. Fu
fissata anche la data delle elezioni amministrative, che si sarebbero svolte in
primavera, mentre la data di quelle politiche fu rinviata.
A partire dal 10 marzo 1946 si tennero le elezioni amministrative in un
primo turno di cinque domeniche consecutive. I risultati finirono per
confermare le aspettative. Ad affermarsi fu la Democrazia cristiana, seguita
dai socialcomunisti che si erano presentati quasi ovunque collegati.
Ad essere contese erano 5722 amministrazioni comunali, che furono così
conquistate
7
:
FORMAZIONI POLITICHE AMMINISTRAZIONI
DC 2534
Socialcomunisti 2289
Liberali 100
Democrazia del lavoro 69
Repubblicani 38
L’Uomo Qualunque 23
Partito d’azione 9
Nei due mesi successivi si svolse la campagna elettorale per la
Costituente e quella per il referendum istituzionale. I fautori della repubblica
(repubblicani, comunisti, socialisti e azionisti) condussero la loro campagna
elettorale attaccando la monarchia e soprattutto un re, Vittorio Emanuele,
che si era troppo compromesso con il fascismo. Mentre i sostenitori della
monarchia (monarchici, liberali e qualunquisti) presentarono l’istituto
monarchico come l’unico rimedio contro il dilagare del comunismo e
secondo lo slogan “salto nel buio”, da loro utilizzato in quei giorni, la
repubblica era una soluzione carica di incertezze e pericoli
8
. Con riferimento
ai democristiani la questione fu complessa. In quanto, pur se il Congresso di
Roma della DC si era pronunciato a favore della repubblica, non si poteva
trascurare il fatto che la maggior parte dei democristiani meridionali era
7
G. Mammarella, L’Italia contemporanea……………….op. cit. p. 73.
8
F. Malgeri, La stagione del centrismo……………op. cit. p. 29.
9
filo-monarchica. Proprio per questo De Gasperi, temendo di perdere al sud
nelle elezioni per la Costituente consensi, assunse di fronte al referendum un
atteggiamento di prudenza.
Il re Vittorio Emanuele III, che con il compromesso del ’44 era stato
privato dei suoi poteri ed era stato costretto a ritirarsi dalla vita pubblica,
decise sotto le pressioni dei monarchici di abdicare in favore del figlio
Umberto II. Nella speranza che un nuovo re, non coinvolto col passato
regime riscontrasse maggior consenso. L’abdicazione fatta meno di un mese
prima del referendum, fu l’ultimo disperato tentativo di un sovrano che
voleva salvare la sua dinastia, ma come sappiamo non fu sufficiente.
Il 2 giugno 1946, 28 milioni di elettori si recarono alle urne per scegliere
tra la monarchia e la repubblica, e per eleggere i loro rappresentanti in seno
all’Assemblea Costituente. E’ necessario ricordare, che era la prima volta
nella storia d’Italia, che anche le donne venivano ammesse alle votazioni.
Con 12.717.923 voti contro i 10.719.284 e quindi con uno scarto di circa 2
milioni di voti, l’Italia divenne una repubblica
9
:
Voti per la Voti per la
repubblica monarchia
in % in %
Nord Italia 64,8 35,2
Italia centrale 63,5 36,5
Mezzogiorno 32,6 67,4
Sicilia 35,3 64,7
Sardegna 39,9 60,9
Media nazionale 54,3 45,7
Il referendum mostrò quanto fosse profonda la spaccatura tra il nord e il sud
ed infatti, mentre il centro e il nord Italia votarono in maniera compatta per
la repubblica, il sud fece lo stesso, ma a favore della monarchia. Questo
attaccamento, soprattutto dei ceti popolari meridionali, alla monarchia fu
giustificato dal fatto, che il sud non visse così come il centro-nord le
tragedie e gli orrori dell’occupazione nazista.
9
Santarelli Enzo, Storia critica della Repubblica: l’Italia dal 1945 al 1994, Milano,
Giangiacomo Feltrinelli, 1996, p. 13.
10
Al giovane Umberto non restò altro che accettare la decisione degli
italiani e, nonostante i monarchici contestassero il sistema procedurale, il 13
giugno partì da Roma, ritirandosi in Portogallo
10
. Quindici giorni dopo il
giurista liberale Enrico De Nicola venne eletto capo provvisorio dello Stato.
I risultati delle elezioni per l’Assemblea costituente videro vittoriosa la
Democrazia cristiana con il 35,2% dei voti, il PCI con il suo 19% divenne
un grande partito di massa, mentre il PSI con il suo 20% subì un calo dei
consensi rispetto al 24,7% conquistato nelle elezioni del 1921
11
. Il Partito
liberale con 6,8% di voti divenne un partito di minoranza, sconfitto fu anche
il Partito d’azione con l’1,5%, il 4,4% andò ai repubblicani, mentre
un’inattesa vittoria venne riportata dal Fronte dell’Uomo Qualunque,
soprattutto al sud, con 30 deputati eletti e più di un milione di voti
12
.
Presidente dell’Assemblea Costituente fu eletto il leader socialista
Giuseppe Saragat. La prima riunione dell’Assemblea si tenne il 25 giugno
del 1946 ed essa nei mesi successivi si dedicò alla stesura della nostra
Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio del 1948.
Il 12 luglio 1946 De Gasperi assunse la guida di un secondo governo, in
quanto leader del partito che aveva ottenuto il maggior numero di voti. Vi
parteciparono i comunisti, il PSIUP e i repubblicani, mentre azionisti e
liberali furono esclusi. Il programma del nuovo governo si basò su due punti
fondamentali: la continuazione della ricostruzione dell’economia del paese e
soprattutto la restaurazione dell’ordine pubblico.
In questo periodo le manifestazioni di protesta e le agitazioni popolari, a
causa del disagio economico e della carenza di generi alimentari, si
intensificarono. E nonostante fossero espressione di un reale disagio sociale,
i democristiani sospettarono di una loro strumentalizzazione da parte delle
sinistre, finendo per accusare Togliatti e il PCI di doppiezza e di alimentare
la protesta popolare al fine di creare un clima favorevole ad un soluzione
rivoluzionaria. Nel frattempo De Gasperi allo scopo di combattere la
delinquenza, il mercato nero, il contrabbando e la violenza di tutti coloro
10
P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi………………op. cit. p. 129.
11
G. Mammarella, L’Italia contemporanea……………….op. cit. p. 79.
12
P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi………………op. cit. p. 130.
11