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CAPITOLO UNO:
Il sistema
vincoli/obiettivi/strumenti della
funzione HR
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a definizione del sistema vincoli/obiettivi/strumenti della funzione HR risponde alla
necessità fotografarne il lato più innovativo e strategico.
Innanzitutto strutturare un sistema come quello accennato (vincoli/obiettivi/strumenti)
richiede la definizione di cosa ognuna delle variabili toccate rappresenti nella realtà della funzione e
delle interazioni esistenti tra di esse, in modo tale da delineare un quadro statico-dinamico del ruolo
della funzione all’interno dell’organizzazione.
Il sistema vincoli/obiettivi/strumenti delinea il campo statico delle responsabilità(obiettivi)
organizzative a cui la funzione è posta a capo ponendole in relazione con le necessità di
movimento(vincoli) proprie dell’organizzazione.
Per potere affrontare le problematiche del rapporto vincoli/obiettivi/strumenti è necessario chiarire
quale sia l’ambito di azione naturale della funzione HR; la funzione HR è la funzione responsabile
dello HRM cioè di tutte attività associate alla gestione delle relazioni occupazionali (Boxall e
Purcell, 2003), ovvero delle relazioni tra i membri dell’organizzazione, nonché delle relazioni tra
l’organizzazione e i suoi collaboratori effettivi e potenziali.
Il ruolo qui definito risulta di importanza centrale all’interno dell’organizzazione, considerata anche
la particolare attenzione che la letteratura dà alle problematiche riguardanti il capitale umano e la
sua valorizzazione; è importante sottolineare come lo HRM sia imperniato sulle relazioni
occupazionali e come queste relazioni abbiano molteplici vettori di sviluppo
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all’interno del sistema
di riferimento organizzazione.
Il problema strategico della funzione HR è quello di andare ad agire sui vettori di sviluppo
relazionali che il disegno degli obiettivi strategici ha individuato come critico per fronteggiare le
problematiche strategiche del contesto di riferimento.
Quindi, in un ambito di responsabilità teoricamente predefinibile rispetto all’operato della funzione
HR, il vincolo organizzativo andrà ad agire richiedendo una particolare attenzione su alcuni
problemi, inerenti tali responsabilità, e individuando carenze relative ai requirements necessari per
la permanenza nel contesto di riferimento e che, se non debitamente affrontate, minerebbero la
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In fisica e in geometria un sistema di riferimento è uno schema geometrico rappresentatane un ente al quale si debba
riferire un altro ente o fenomeno; più precisamente, insieme di elementi (assi coordinati, unità di misura, ecc.) che
permettono di associare a ogni ente geometrico (punto,retta,ecc.) uno o più enti analitici
(coordinate,equazioni,ecc.).(Cfr.Halliday,Resnick,Fondamenti di fisica 1 (50) ,1989)
E’ chiaro come l’organizzazione rappresenti il sistema di riferimento per il collaboratore e come quindi in tale sistema
sia possibile studiare il comportamento del collaboratore e quindi il rapporto intercorrente tra di esso e l’organizzazione
attraverso una scomposizione per vettori.La variabilità della complessità del sistema di riferimento determina il numero
di vettori rilevanti al fine di descrivere l’ente collaboratore e il relativo sistema di collaborazione.
L
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vitalità organizzativa (D’Egidio, 1999)
2
.
L’attività di HRM non può quindi essere svolta a prescindere dalla strategia organizzativa,ovvero
deve offrire soluzioni rispondenti alle necessità organizzative, senza tuttavia trascurare l’efficacia
relativa delle soluzioni(strumenti) implementate.
La scelta delle soluzioni(strumenti) da implementare si configura come una scelta di secondo
momento in riferimento alla definizione degli obiettivi funzionali, poiché, sebbene una quota
dell’efficacia relativa della soluzione risieda, a prescindere dal suo scopo, nella sua interazione con
l’organizzazione, è possibile dire che la quota maggiore di efficacia relativa è attribuibile al match
tra obiettivo e soluzione
3
.
Con match tra obiettivo e soluzione si intende sottolineare che tra tutti i tools disponibili per
l’implementazione delle pratiche di HRM alcuni possono dimostrarsi più efficaci di altri nel
rispondere a determinate richieste organizzative.
L’interazione tra vincoli, obiettivi e strumenti si configura su due fasi, una prima di determinazione
degli obiettivi funzionali, ovvero riguardante l’azione dei vincoli strategici organizzativi sulle
responsabilità della funzione HR,una seconda riguardante la ricerca del match tra obiettivi
funzionali e tools disponibili.
Nel contesto così delineato il sistema vincoli/obiettivi/strumenti è in grado di offrire una
rappresentazione del legame esistente tra la funzione HR e l’organizzazione evidenziando in
particolare quello che è la responsabilità strategica (allineamento strategico delle responsabilità
funzionali) propria della funzione.
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D’Egidio:Il bilancio dell’intangibile,Franco Angeli 1999.D’Egidio parla di vitalità d’impresa come dell’unica forza in
grado di garantire il non-declino all’organizzazione;in questi termini la qualità delle risorse e la loro strutturazione
hanno un ruolo principale nel determinare questa caratteristica dell’organizzazione. Boxall e Purcell parlano di viability
che letteralmente tradotto dall’inglese significa profittabilità o sostenibilità. Tuttavia nella loro trattazione è possibile
notare come questa problematica venga affrontata nell’ambito della ricerca di soluzioni in grado di garantire
all’organizzazione una vita medio-lunga,cosa che è sicuramente in comune con il concetto espresso da D’Egidio.
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Sembra ormai acquisito che il concetto di “best practice” di HRM sia inadatto a guidare le scelte dei responsabili
della funzione HR i quali,una volta identificati i propri obiettivi in relazione alla strategia organizzativa,devono sapere
scegliere le attività che siano effettivamente in grado di raggiungere quegli obiettivi.
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A. I vincoli
Una volta chiarito l’ambito di responsabilità della funzione HR,identificandolo
nell’implementazione delle attività di HRM, vogliamo identificare quali siano le variabili
organizzative che sono qualificabili come vincolo rispetto a tale attività.
In particolare sembra giusto affermare che la necessità di allineamento della funzione rispetto agli
obiettivi organizzativi rappresenti il legame che intercorre tra funzione e organizzazione, ovvero
che è in grado di guidare la determinazione dei risultati attesi della funzione in modo tale da farli
contribuire al raggiungimento di quelli organizzativi.
L’azione del vincolo sulla funzione agisce sulla determinazione del risultato atteso e sulla
configurazione del suo profilo di contribuzione ai risultati organizzativi desiderati.
Il legame che intercorre tra funzione HR e organizzazione pone quindi l’accento sulla necessità
della determinazione degli obiettivi organizzativi quale guida per la successiva identificazione degli
obiettivi funzionali in modo tale da consentire una loro efficace contribuzione al risultato
organizzativo complessivo.
Il sistema degli obiettivi organizzativi non è altro che l’espressione del processo di pianificazione
strategica che si configura come l’analisi organizzativa delle variabili di contesto portata avanti con
l’obiettivo di fare fronte a due grandi macro problemi :
1. La ricerca della vitalità organizzativa
2. La ricerca di un vantaggio competitivo sostenuto (Boxall e Purcell, 2003)
Sembra dunque rilevante prima di soffermarsi sulla configurazione degli obiettivi specifici, capire
quale sia la strutturazione del sistema strategico con il quale l’organizzazione vuole affrontare
queste problematiche.
Come sopra accennato la strategia nient’altro è che la lettura che il management dell’organizzazione
da delle variabili di contesto con l’obiettivo di ricercare una soluzione ai due problemi sopra esposti
(H.I. Ansoff, 1974; Mintzberg, 1987); è possibile dunque dire che la pianificazione strategica si
configura come la necessità organizzativa di formalizzare la propria reazione e adattamento agli
stimoli ambientali in un’ottica di sopravvivenza prima e di ricerca di vantaggio poi.
Il processo di pianificazione strategica si caratterizza per il suo tentativo di analisi e comprensione
delle variabili di contesto e per la configurazione conseguente delle azioni di risposta con
riferimento alle variabili organizzative; esiste quindi un primo momento di analisi e un secondo di
decisione,ma entrambi fanno riferimento al problema dell’accoppiamento tra variabili di contesto e
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variabili organizzative, ovvero il pattern di risorse di cui l’organizzazione è dotata o di cui potrebbe
dotarsi.
Queste analisi e queste decisioni si prefiggono, in prima istanza, il problema di trovare una ipotetica
combinazione di risorse in grado di garantire all’organizzazione la vita.
Il problema strategico fondamentale, per l’organizzazione, si dimostra dunque quello della
vitalità,infatti essa deve essere in grado di sopravvivere al suo contesto se vuole continuare ad
operarvi e per fare questo deve essere in grado di stabilire un percorso di cambiamento(cioè un set
di obiettivi coerenti) sostenibile che tragga forza dalla dotazione di risorse dell’organizzazione
stessa e dalla modalità della loro combinazione.
Con il termine ricerca della vitalità organizzativa si voleva indicare questa ricerca delle modalità per
sopravvivere ovvero della ricerca di quell’architettura organizzativa in grado di garantire
all’organizzazione un’energia interna che le permetta di affrontare il problema delle decisioni
riguardo gli stimoli ambientali in una maniera attiva e non passiva.
Affrontare il problema della sopravvivenza non significa assolutamente vivere alla giornata,quanto
al contrario impostare un sistema strategico basato sul monitoraggio delle variabili di contesto da
una parte e organizzative dall’altra, per poi potere definire una serie di obiettivi e azioni
conseguenti.
La problematica riguardante la ricerca di un vantaggio competitivo sostenuto viene affrontata
solamente in un secondo momento rispetto a quella della vitalità poiché altro non rappresenta che
una distinzione in positivo rispetto alla base degli stakes (table stakes) necessaria per garantire
all’organizzazione la sopravvivenza all’interno del proprio contesto di riferimento.
L’affrontare il problema della vitalità organizzativa quindi pone la necessità di configurare un set di
obiettivi coerente e un set di decisioni riguardo la dotazione e l’organizzazione delle risorse
necessarie per potere raggiungere gli obiettivi.(fig. 1)
Il sistema strategico quindi si fonda proprio su questi elementi:gli obiettivi, le risorse e la loro
organizzazione.
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Figura 1: Il sistema strategico organizzativo
In un’ottica di risoluzione del problema della “viabilità”, sembra corretto riferirsi al sistema
strategico così configurato definendolo come insieme dei table stakes necessari all’organizzazione;
il concetto di talble stake trova una sua spiegazione nella qualificazione dei tre elementi del sistema
strategico, essi devono infatti presentare la caratteristica dell’appropriatezza nei confronti del
contesto.
Sebbene sia pedissequo affermare che se le decisioni organizzative sono appropriate al contesto
permettono anche un agire corretto, è da notare che riconoscere l’esistenza di requisiti minimi di
Processo strategico
Problemi strategici:
1. viabilità
2. vantaggio comp.
Problemi relativi alla gestione delle risorse umane :
Risorse NON-
umane
Risorse umane :
1.abili
2.motivate
3.organizzate
4.fidate e corrette
Cond. mercato lavoro
Obiettivi di business:
soluzione dei problemi
strategici
Interazione
1.produttività del lavoro
2.flessbilità organizz.
3.legittimazione sociale
Responsabilità della
funzione HR
Performance
richiesta ed
effettiva
Performance
richiesta ed
effettiva
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contesto significa affermare che la possibilità di competere(e quindi la soluzione del problema della
viability)trova una sua origine nell’identificazione e nel monitoraggio di tali requisiti.
Il significato di table stake può essere meglio compreso richiamando il concetto di “enabling
capabilities” (Leonard,1998) ovvero di quell’insieme di capacità necessarie per la partecipazione al
business; esse non danno diritto a nessun tipo di premio sebbene costituiscano la base minima
necessaria per potere mirare alla costruzione di una posizione distintiva un table stake dunque
rappresenta un asset dal quale l’organizzazione dipende per la sua sopravvivenza,ma dal quale non
può ottenere nessun premio.
Affrontare il problema della vitalità organizzativa si configura tuttavia come un processo continuo,
ovvero un processo che propone una costante evoluzione sia per quanto riguarda il sistema degli
obiettivi sia per quanto riguarda le risorse organizzative; con questo tipo di continuità del processo
strategico si intende sottolineare come le organizzazioni siano da intendersi come entità in costante
cambiamento.
La difficoltà di definizione degli scenari futuribili si affianca dunque a quella di gestione del
cambiamento da un sistema di obiettivi/risorse/struttura (combinazione delle risorse) ad un altro.
Una volta poste le basi per potere parlare della problematica strategica organizzativa è possibile
legarla al ruolo della funzione della funzione HR; in particolare considerando i contesti attuali
caratterizzati da forte incertezza dove le capacità di previsione e di controllo si riducono o si
annullano e al contrario dove le necessità di fine tuning delle reazioni organizzative (e quindi del
decision making) aumenta spaventosamente, emerge come primario il ruolo delle persone di talento,
ovvero di quelle persone che sono in grado di gestire i punti chiave dell’organizzazione in modo
tale da offrire un’efficace risoluzione dei problemi.
In realtà limitare ai soli talenti il ruolo centrale che le risorse umane hanno riconquistato negli ultimi
dieci anni non è del tutto corretto, poiché in questo periodo si è assistito ad una vera e propria
riscoperta di quello che poteva essere il valore potenziale del rapporto tra l’organizzazione e i suoi
collaboratori.
La crisi dei paradigmi organizzativi meccanicistici,causata appunto dal contrasto tra la loro rigidità
e la reattività richiesta dal contesto, ha posto l’accento sulla necessità di trovare modelli diversi di
strutturazione organizzativa; il meccanicismo organizzativo non si è più dimostrato efficace quale
forma di strutturazione della competenza organizzativa, in quanto tendente alla trasformazione delle
core competences in core rigidities routinarie.
Se quindi l’organizzazione in un modello meccanico era adattata ad offrire soluzioni standard,
l’incertezza contestuale ha imposto una revisione di questo principio che si è trovato sostituito dalla
necessità di una risposta per eccezioni.
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La riscoperta del ruolo dei collaboratori organizzativi va letta in quest’ottica; l’eccezione non può
essere governata attraverso una regola, ma richiede una soluzione diversa che un meccanismo
preimpostato su diversi parametri non è in grado di dare, mentre una persona dotata di sufficienti
mezzi sì.
Anche nel fronteggiare i problemi strategici della ricerca della vitalità e del vantaggio sostenuto
quindi la capacità risolutiva delle persone ha assunto un peso rilevante poiché in grado di sopperire
alle carenze meccaniche organizzative.
L’importanza strategica della funzione HR quindi non è altro che un riflesso della necessità
organizzativa di disporre di persone capaci (knowledge workers) di prendere decisioni appropriate
al momento appropriato in un contesto di over-information.
Quanto detto fin d’ora vuole sottolineare la centralità del table stake risorse umane che deriva dall’
approccio improntato sulla non indifferenza che l’organizzazione ha nei suoi confronti.
L’organizzazione non è indifferente nei confronti dei suoi collaboratori poiché attraverso di essi
passa la sua possibilità di raggiungimento degli obiettivi,ovvero essendo essi“portatori di
conoscenza”risulta chiaro come siano altresì in grado di placare la sete di conoscenza. Ogni
organizzazione nell’implementazione delle attività di HRM non può comportarsi in modo
indifferente nei confronti del pubblico dei suoi potenziali collaboratori, così allo stesso modo non
può comportarsi in maniera indifferente nei confronti dei suoi attuali collaboratori; la non
indifferenza è dettata dalla necessità organizzativa di dovere raggiungere determinati obiettivi di
sopravvivenza facendo forte affidamento sulle capacità dei propri collaboratori; oltre a questo va
aggiunto tuttavia che il problema del sourcing organizzativo non si limita alle sole risorse umane,
ma deve contemplare anche la loro interazione con quelle definibili come risorse non umane.
La funzione HR, dunque, inevitabilmente si troverà a dovere prendere in considerazione le
rimanenti parti del sistema strategico di cui non è responsabile, dovendo ad esse relazionarsi per
contribuire alla sopravvivenza organizzativa; in particolare modo è possibile dire che assumendo
come data la dotazione organizzativa di risorse non umane, la funzione HR si trovi a dovere
codificare un profilo di interazione umano/non umano adatto a garantire la performance
organizzativa desiderata.
In questo modo sembra evidente come sussista un vincolo nei confronti della funzione HR per
quanto riguarda la comprensione dei requirements comportamentali necessari ai collaboratori
organizzativi per potere contribuire alla performance.
Per comprendere quale sia il problema relativo all’interazione tra obiettivi e funzione HR in chiave
strategica è necessario scendere più in dettaglio rispetto a quella che è l’effettiva strutturazione del
sistema degli obiettivi.
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I. Il sistema degli obiettivi di business
La definizione del rapporto tra funzione HR e il sistema degli obiettivi strategici è di difficile
comprensione solamente se si considerano quali obiettivi i risultati finanziari o altri tipi di indicatori
economici che con le attività della funzione hanno poco a che fare.
Il problema fondamentale da capire per studiare questa interrelazione è comprendere non tanto cosa
rappresentino in ottica organizzativa gli obiettivi(la quantificazione della performance), quanto
quale tipo di logica l’organizzazione segua per potere raggiungere tali obiettivi o quantomeno per
disegnare il percorso di intervento che dovrebbe portare al loro raggiungimento; la differenza di
approccio è evidente, in quanto se con la definizione di cosa gli obiettivi rappresentano è possibile
spiegare il loro ruolo di quantificazione della performance attesa, è evidente come parlare di
percorso di intervento e logica organizzativa ha ben più rilevanza per potere poi parlare
dell’inquadramento delle diverse attività organizzative in un ambito di contribuzione alla
performance totale.
Un sistema di gestione basato sul controllo dei risultati finanziari attraverso complessi strumenti di
budget si rivela poco idoneo, o per meglio dire insufficientemente idoneo,a indirizzare
l’implementazione della strategia,soprattutto se si pensa che attualmente il valore principale
presente all’interno delle organizzazioni è quello legato all’interazione delle risorse; il passaggio ad
un sistema di gestione strategica improntato sulla valutazione non solo finanziaria dei risultati delle
interazioni tra le risorse è stato necessario quale strumento in grado di garantire all’organizzazione
movimenti realmente rispondenti alla strategia.
Il problema fondamentale che va colto è che il fattore immateriale è divenuto centrale in qual si
voglia tipo di organizzazione e che per sua natura esso è difficilmente misurabile con grandezze
economiche e finanziarie.
Le risorse immateriali quali,per fare un esempio riguardante la funzione HR, le conoscenze per la
loro natura presentano alcune caratteristiche che rendono difficili calcoli economici di tipo costi
benefici; l’impatto che le risorse immateriali hanno sul risultato organizzativo è di tipo indiretto,
ovvero non si traduce direttamente in una performance finanziaria, ma è attraverso catene di
rapporti causa-effetto, che possono comportare due o tre stadi,che arriva a manifestarsi in termini
quantificabili attraverso indicatori di tipo finanziario.
Il significato di quanto detto vuole spiegare come le risorse immateriali si tramutino in risultati nel
momento in cui integrate in un contesto di riferimento, ciò significa che non è possibile misurare
correttamente il valore di tali risorse separandole dai processi attraverso i quali si integrano con
l’organizzazione.
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La problematica che si delinea non è di poco conto, visto che comunque l’organizzazione ha la
necessità di quantificare e di prevedere i possibili ROI.
Il problema della definizione degli obiettivi è sì quindi quello della quantificazione della
performance richiesta all’organizzazione per potere sopravvivere,ma non deve focalizzarsi
unicamente sul momento della quantificazione, in quanto la quantificazione della strategia che
l’organizzazione intende perseguire non è in grado di fornire supporto alcuno alla sua
implementazione.
Per una corretta valorizzazione delle risorse organizzative quindi si è reso necessario un nuovo
approccio gestionale all’implementazione della strategia basato sulla focalizzazione sulle
interrelazioni causa-effetto esistenti all’interno dell’organizzazione.
Ogni organizzazione deve sapere individuare la propria mappa strategica ovvero il proprio schema
causa effetto che rappresenti la trasformazione delle risorse immateriali in risultati materiali nella
prospettiva economica finanziaria e del cliente (Norton e Kaplan, 1996)
4
; sebbene dunque la
mappatura della strategia non risolva il fondamentale problema della quantificazione dei contributi
delle rispettive risorse ai risultati organizzativi è da riconoscere che pone le basi per potere definire
almeno quali risorse-attività si qualifichino come driver dei risultati attesi.
Un approccio agli obiettivi di questo tipo pone l’accento sul fatto che il singolo obiettivo non può
essere più considerato fine a se stesso, ma deve essere considerato come la sintesi di un percorso di
“eccellenza relativa” dell’organizzazione in quanto capace di implementare la propria strategia
attraverso la combinazione di risorse materiali e non per lo svolgimento di tutta una serie di attività.
Se si considera questo tipo di approccio agli obiettivi risulta chiaro come nel volere chiarire il
legame esistente tra la funzione HR e il sistema così creato la via è segnata dal fatto che la funzione
HR si occupa dell’implementazione di attività a stretto contatto con alcune delle risorse immateriali
driver principali per l’organizzazione ovvero quelle inerenti i collaboratori organizzativi.
Sebbene dunque non sia possibile parlare di rilevanza strategica per tutte le attività sottostanti la
responsabilità della funzione HR è possibile affermare che esistono tutta una serie di attività che
vanno ad incidere sulla dotazione di risorse immateriali legate ai collaboratori organizzativi e che
devono essere considerate strategicamente rilevanti.
Sebbene quindi la mappa strategica non sia in grado di fornire il metro in grado di misurare in che
modo un investimento in attività di HRM sia collegato ai risultati è da notare che essa individua le
risorse immateriali driver che necessariamente avranno delle implicazioni per quanto riguarda la
scelta e l’implementazione di talune piuttosto che altre attività di HRM.
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Norton,Kaplan:The balanced scorecard:Translating strategy in action,HBSP 1996
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Il vero cuore strategico della funzione HR risiede in quelle attività volte ad andare a garantire la
presenza all’interno dell’organizzazione di quelle risorse umane e immateriali ad esse collegate che
vengono riconosciute all’interno della mappa strategica come necessarie per il raggiungimento degli
obiettivi strategici.
Importante a questo punto è dire che la mappa strategica definisce un impianto logico,cioè chiarisce
l’ipotesi strategica organizzativa che si sostanzia nelle ipotesi di interazione causa-effetto, cioè che
è solamente in grado di mostrare la via attraverso la quale è possibile strutturare in maniera coerente
le attività organizzative; il vantaggio di disegnare una mappa strategica è quello di chiarire quali
sono le condizioni necessarie e quelle sufficienti che devono poi essere il risultato del
coordinamento di diverse attività.
Il problema fondamentale trattando di mappa strategica è quello di ricordare che i rapporti di causa
effetto presi in considerazione riguardano le risorse immateriali organizzative, ovvero la loro
trasformazione in obiettivi tangibili dal punto di vista finanziario; è necessaria dunque una coerenza
logica (dettata dalla mappa) nell’organizzazione e l’implementazione delle attività organizzative va
vista come la traduzione in termini operativi di questa logica causa effetto.
La traduzione operativa della mappa strategica introduce tutta una nuova serie di problemi relativi
alla misurazione della performance delle singole attività organizzative in un’ottica di contribuzione
al risultato finanziario finale; la differenza di unità di misura in particolare rende difficile
determinare quale sia la contribuzione effettiva alla performance finanziaria organizzativa.
Il problema dunque della traduzione della mappa strategica in una struttura di attività pone in risalto
il problema della conciliazione delle misurazioni relative alle diverse attività organizzative; con
conciliazione si intende la necessità organizzativa di dovere creare un sistema di valutazione basato
sulle diverse misure fornite dalle diverse attività, ma in grado di fornire un effettivo supporto alla
valutazione del cammino organizzativo verso la completa implementazione della propria strategia.
L’ipotesi strategica che dunque viene rappresentata attraverso la mappa strategica serve a guidare
verso una corretta strutturazione delle attività nonché su di una corretta ponderazione delle
grandezze utilizzate per misurare le performance delle diverse attività o dei diversi comparti
organizzativi.
La misurazione della performance si sostanzia in una serie di indicatori di natura finanziaria e non
la cui rilevanza strategica dipende tuttavia dagli obiettivi prefissati; un tale approccio, chiaramente,
fa risaltare quello che è il ruolo della mappa strategica in quanto elencazione strutturata di obiettivi-
risorse necessarie all’organizzazione per potere raggiungere la propria performance strategica.
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La mappa strategica quindi lascia solamente aperto in parte il problema della misurazione delle
performance operative, in quanto definisce un chiaro schema attraverso il quale è possibile
interpretare in chiave univoca e strategica le misure rappresentanti le performance delle diverse
attività organizzative; è possibile dire dunque che un dato di una misurazione di performance non è
buono di per sé, ma in quanto rappresentante il reale raggiungimento di un obiettivo prefissato quale
tappa per la corretta implementazione della strategia organizzativa.
In particolare una corretta formulazione del piano di obiettivi relativo alla mappa strategica
dovrebbe essere in grado di evidenziare le misure driver, ovvero quelle misure che sono in grado di
segnalare il reale raggiungimento di uno degli obiettivi presenti nella catena causa-effetto.
Se si considera il sistema strategico così, è evidente come la chiarificazione dell’ipotesi strategica e
della proposta di valore che l’organizzazione fa funga da guida anche per la strutturazione delle
attività, per la concentrazione degli sforzi dove realmente necessario e per una loro valutazione in
chiave strategica, soprattutto se si pensa che in un contesto complesso come quello attuale
l’affinamento tecnologico e gestionale ha permesso di sviluppare una molteplicità di modalità di
misurazione in grado di rilevare le più piccole sfaccettature della performance organizzativa.
L’identificazione della causa-effetto che porta alla trasformazione di risorse immateriali in risultati
economici e finanziari, il piano di obiettivi (primari e intermedi) ad essa relativo e la strutturazione
delle attività secondo tale logica chiariscono l’inquadramento della funzione HR in chiave
strategica,in quanto fornitrice, attrattrice o sviluppatrice di beni immateriali.
La misurazione,in particolare per le attività di staff, sebbene possa avvenire attraverso indicatori di
natura non economico-finanziaria non può completamente prescindere da questo aspetto
importantissimo; l’allocazione delle risorse tra le diverse attività è un processo importantissimo per
l’equilibrio finanziario organizzativo, ma non deve rimanere una cosa a sé, cioè dovrebbe trovare
una sua integrazione con il processo strategico.
Logicamente non è possibile parlare di pianificazione strategica nei termini in cui se ne è parlato
fino adesso e poi ammettere che effettivamente il processo di budgeting e di controllo di gestione
siano gli unici realmente in grado di quantificare lo scostamento dal tracciato previsto.
Strategia e allocazione delle risorse non possono andare avanti su due binari distinti, devono sapersi
integrare in un sistema di allocazione delle risorse che sia in grado di rispettare le priorità
strategiche evidenziate dalla mappa strategica e che sia in grado di basare il processo feed-back non
solo sui report di carattere finanziario, ma anche sui report riguardanti gli obiettivi strategici, per il
cui raggiungimento, è sempre bene ricordare, le risorse vengono allocate.
Dopo questa breve chiarificazione dell’ottica secondo la quale è necessario parlare degli obiettivi
strategici, ovvero considerandoli parte culminante di un sistema complesso causa effetto formato da
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sub-obiettivi, attività e sistemi di valutazione, cerchiamo di meglio chiarire in che termini tutto ciò
si qualifichi come vincolo per la funzione HR.
Un sistema degli obiettivi strategici così concepito definisce dei chiari focus di azione da cui
discendono allocazione delle risorse e misurazione dei risultati; la funzione HR così come gli altri
comparti organizzativi si trova a dovere garantire attività che producano risultati allineati con il
focus strategico nel rispetto delle risorse assegnate.
Il compito di selezione delle attività di HRM da implementare da parte della funzione HR si
sostanzia nella ricerca di quelle attività il cui risultato previsto sembra più in linea con quello
organizzativo desiderato.
Il problema fondamentale da comprendere è che essendo la funzione HR una funzione che pervade
con il proprio operato l’intera organizzazione essa si trovi a dovere garantire il risultato
organizzativo richiesto componendo tutta una serie di tensioni eterogenee nel tentativo di porre le
condizioni base poiché tutti gli altri comparti organizzativi siano in grado di operare nel rispetto
della logica strategica chiarificata dalla mappa strategica.
Le risorse immateriali legate ai collaboratori organizzativi sono da considerarsi la risorsa bottom-
driver della mappa strategica e per questa loro posizione estrema hanno potere di vita e di morte sul
resto della strategia organizzativa; quindi sebbene questo sia un vincolo meno esplicito la funzione
HR non può permettersi di sbagliare e sebbene sia stata sempre considerata come una funzione
prevalentemente orientata al controllo a tutt’oggi si trova a dovere interpretare una parte principale
sulla scena strategica organizzativa.