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INTRODUZIONE
La finalità di questo lavoro è stata quello di approfondire da vicino la figura di
Irene Brin. Questa donna fu una scrittrice, viaggiatrice, mercante d‟arte,
signora di grandissima cultura e stile, ma soprattutto la prima giornalista di
costume in Italia.
Attraverso i suoi scritti è possibile individuare l‟evoluzione della società
italiana tra le due guerre mondiali, in quanto lei è veramente una testimone
del tempo.
A causa del complesso momento che attraversò l‟Italia durante il conflitto è
stato veramente complicato recuperare delle fonti che abbiano potuto
riguardarla per ricostruire la sua vita in quanto una parte di materiale
potrebbero essere stato perso e quello che è stato ritrovato è lacunoso.
Esiste una fondazione, a suo nome, dotata di un sito internet, ma per ora non
è possibile visionare i suoi scritti, in particolare la corrispondenza, per cui ci si
è concentrati sugli articoli dei giornali e delle riviste con cui lei ha collaborato
e su alcune opere, in particolare quelle che riguardano i mutamenti del
costume.
Spesso l‟attribuzione degli articoli alla Brin è stata fatta attraverso il confronto
con lo stile e le argomentazioni da lei usate nelle sue opere firmate; in questo
modo si è riuscito a delineare il tipo di persona che fu, l‟ambiente che
frequentò e i rapporti che intrattenne.
Tra le fonti utilizzate vi sono anche i diari personali di coloro che l‟hanno
conosciuta.
Si è volutamente tralasciato il suo contributo nel campo dell‟arte perché ciò
avrebbe condotto verso altre piste di ricerca che richiederebbero competenze
più specialistiche.
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LA SECONDA GUERRA MONDIALE E IL
DOPOGUERRA
1.1 La seconda guerra mondiale e le sue conseguenze
Benito Mussolini fece entrare in guerra l‟Italia, il 10 giugno 1940, senza
un‟adeguata preparazione militare ed economica, ritenendo ormai scontata la
vittoria della Germania. L‟entrata in guerra ebbe scarsi appoggi nell‟opinione
pubblica e, quando i calcoli di Mussolini risultarono sbagliati, si rivelò
pienamente l‟inadeguatezza della preparazione militare. Per ragioni di
prestigio, un corpo di spedizione italiano fu inviato in Russia, dove poi fu
decimato.
1
Nel Nord Africa l‟Afrika Korps italo – tedesca non riuscì a
occupare interamente l‟Egitto e, dopo che fu sconfitto dagli inglesi a El –
Alamein, ebbe i giorni contati. L‟invasione anglo – americana dell‟Africa
settentrionale francese, nel novembre del 1942, minacciò alle spalle le forze
comandate dal generale Erwin Rommel. Nel maggio del 1943 l‟impero
italiano in Africa fu completamente perduto. Le speranze degli italiani di
ritirarsi dal conflitto con il beneplacito sia della Germania che degli Alleati
(Inglesi e Americani) furono deluse quando le truppe tedesche cominciarono
a penetrare nella penisola. In agosto, mentre fu ancora in vigore l‟alleanza
con la Germania, il governo italiano inviò emissari per prendere contatto con
gli Alleati sui termini di un accordo. L‟Italia sperò di poter effettuare un
rovesciamento di alleanze senza dover giungere ad una resa, e facendo
causa comune con il nemico di ieri, in modo da poter salvare il salvabile della
sconfitta. Così il governo italiano accettò le condizioni degli Alleati e il 3
settembre in Sicilia il generale Castellano firmò l‟armistizio. L‟8 settembre, in
1
Per la redazione di questi paragrafi mi sono avvalsa dei seguenti testi:
ELENA AGA ROSSI, L’Italia nella sconfitta: politica interna e situazione internazionale durante
la seconda guerra mondiale, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985
VALERIO CASTRONOVO, RENZO DE FELICE, PIETRO SCOPPOLA, L’Italia nella seconda guerra
mondiale 1939 – 1946, 4 voll., Roma, Editalia, 1997
SILVIO LANARO, Storia dell’Italia Repubblicana, Venezia Marsilio Editore S.P. A., 1992
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coincidenza con lo sbarco americano a Salerno, il governo italiano annunciò
la resa. Dopo un iniziale disorientamento, i tedeschi reagirono prontamente e
in pochi giorni disarmarono moltissime divisioni italiane che furono provate
dalla guerra. Il 9 settembre i tedeschi marciarono su Roma. Pochi giorni
dopo, i tedeschi liberarono Mussolini, si mise in salvo dietro le linee tedesche
e fondò la Repubblica Sociale Italiana. Le speranze degli Alleati in una rapida
ritirata tedesca non si realizzò e alla fine del 1943 la guerra si arenò nell‟Italia
meridionale. Gli sforzi italiani per organizzare una ripresa e per contribuire
alla guerra contro i nazisti, da cui dipesero le speranze di un miglioramento
alle condizioni dell‟armistizio e di un accordo di pace generoso, furono
bloccati da due difficoltà. La ripresa, sia civile che militare, dipese da
contributi Alleati in approvvigionamenti ed equipaggiamenti, ma per ragioni
economiche e politiche gli Alleati non furono disposti a fare molto. In
particolare, gli inglesi, non furono disposti dopo tre anni di guerra nel
Mediterraneo, a favorire una ripresa italiana, e si augurarono un futuro
postbellico in cui l‟Italia fosse mantenuta in una posizione debole e innocua.
Da parte italiana, la ripresa dipese dalla capacità di riorganizzare un governo
e di unirsi nella lotta contro i nazisti. L‟unità e la riorganizzazione furono
tuttavia impedite dal rifiuto opposto dai partiti antifascisti e una collaborazione
con il Re (Vittorio Emanuele III) e con Badoglio, poiché identificarono
entrambi con il fascismo e la rovina dell‟Italia. Alla fine del 1944 ci fu un
annuncio pubblico delle concessioni anglo – americane che consolidarono il
regime politico italiano e si ristabilì una certa armonia. Questi risultati furono
tuttavia solo temporanei; infatti, l‟aiuto per la ricostruzione civile non poté
giungere se non dopo la fine della guerra. Nella primavera del 1945 vi fu
l‟ultima grande offensiva militare in Italia, come del resto d‟Europa; e
successivamente crollò la resistenza della Germania. Mussolini fu catturato
dalla brigata “Garibaldi” e fu fucilato insieme con alcuni dei suoi più fedeli
seguaci. L‟esultanza che seguì alla fine della guerra si dileguò ben presto e il
popolo italiano dovette considerare le conseguenze del conflitto. A causa
dell‟ottusa politica estera di Mussolini, molti italiani morirono in Italia, Francia,
Germania, nei Balcani, in Russia e nell‟Africa settentrionale e orientale; gran
9
parte della marina militare e la maggior parte della marina mercantile furono
distrutte e immense ricchezze furono state sperperate in sogni di gloria
imperiale. All‟interno del paese scarseggiarono il cibo e le materie prime
fondamentali, gran parte della rete dei trasporti e delle comunicazioni fu
distrutta, le abitazioni, gli ospedali e i servizi pubblici richiesero grosse
somme di denaro per essere ricostruite. Le stesse linee che ebbero diviso
militarmente il paese lo ebbero diviso politicamente. Il Sud, per tradizione
politicamente inerte, fu liberato rapidamente ed evitò la dura esperienza
dell‟occupazione tedesca e della contemporanea guerra civile. Il Centro e il
Nord, caratterizzati tradizionalmente da una più viva coscienza politica,
soffrirono non solo l‟occupazione nazista e le rappresaglie fasciste, ma
anche i bombardamenti degli Alleati e dei tedeschi, e le rispettive ritirate.
Queste opposte esperienze della guerra generarono un‟atmosfera di ostilità,
apprensione e timore fra le due parti del paese; una nuova eredità di divisioni
da aggiungere a differenze storiche più remote.
Per far fronte a questa triste situazione vi furono alcune importanti risorse
potenziali: una fu la capacità degli italiani di lavorare duramente; un‟altra la
relativa conservazione degli impianti industriali del paese, localizzati
soprattutto a Nord. Le risorse politiche furono reperite nei gruppi dirigenti dei
partiti politici che vennero ora alla ribalta. Nell‟immediato dopoguerra,
tuttavia, riuscirono a realizzare un‟unità sufficiente a porre le basi della
ricostruzione. Le premesse non furono sufficienti: fu necessario un massiccio
aiuto straniero. Sebbene l‟Italia fosse circondata da paesi ostili, vittime
dell‟aggressione fascista, essa ebbe l‟importante risorsa dell‟amicizia e
dell‟appoggio americano.
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1.2 Post res perditas
2
Il secondo dopoguerra fu contraddistinto da una differenza fra la perdita di
beni materiali, che fu contenuta, e la perdita di beni immateriali, cioè
ricchezze simboliche, affettive, spirituali, che fu più elevata. In tal senso, il
capitolo della guerra si volle chiudere al più presto: la sconfitta militare, oltre
a comportare il mutamento della forma politica dello Stato, fu stata costellata
da saccheggi, rappresaglie, requisizioni, sfollamenti che inflissero alla
popolazione ferite esistenziali e patrimoniali. La forte volontà di voler
dimenticare la guerra si tradusse in comportamenti di massa, delle volte
addirittura paradossali. Il più sorprendente fu la freddezza o il fastidio nei
confronti dei reduci: soldati che rientrarono dai campi di concentramento,
anziché ricevere un‟accoglienza calorosa incontrarono la diffidenza e il
rancore di chi sembra quasi attribuire a loro la responsabilità delle proprie
disgrazie; “ i reduci vennero interrogati sulle circostanze della resa e non
sulle vicende della prigionia, e le loro magre spettanze furono decurtate da
quote per il vitto e alloggio di cui avevano fruito in terra nemica.”
3
La guerra si abbatté di riflesso sui civili, attendendo di continuo la loro
incolumità fisica, comprimendo il loro tenore di vita, isterilendo i loro
sentimenti. Il dramma della guerra con la diversità delle esperienze compiute
e vissute si trasformò in un‟occasione di incomunicabilità e di risentimento,
mai di fraternizzazione e solidarietà.
4
Sta di fatto che durante il lunghissimo
periodo della Resistenza, la popolazione venne sottoposta a fortissime prove
al di là dell‟immaginario umano che ne sconvolsero le abitudini quotidiane, ne
acuirono l‟ostilità verso qualsiasi uniforme e tesero a sfaldare il tessuto
sociale allentando anche i legami dei rapporti fiduciari più elementari. Questo
fu determinato dalla ricerca dell‟identificazione del nemico di questo
massacro che portò tante pene e lutti. Di sicuro i primi responsabili furono gli
2
SILVIO LANARO, Storia dell’Italia Repubblicana, cit., p. 5
3
Ivi p. 8
4
Per la redazione di questi paragrafi mi sono avvalsa dei seguenti testi:
FRANCO DE FELICE, L’Italia repubblicana: nazione e sviluppo, nazione e crisi, a cura di LUIGI
MASE, Torino, Einaudi, 2003
FRANCESCO BARBAGALLO, GIUSEPPE BARONE, Storia dell’Italia Repubblicana, progetto e
direzione di FRANCESCO BARBAGALLO 4 voll., Torino, Einaudi, 1994 – 1997
11
inglesi e gli americani, ma anche le autorità civili e militari italiane, che non
seppero apprestare una difesa all‟altezza del bisogno; e soprattutto
Mussolini, che nella furia di concentrare tutto il potere nelle sue mani ebbe
deresponsabilizzato le diverse autorità.
1.3 La nascita della Repubblica
La fine della Seconda Guerra Mondiale portò il 2 giugno 1946 la nascita della
Repubblica e l‟approvazione della Costituzione presa nel suo complesso
rappresentò in linea di diritto l‟unica rottura con il passato fascista e configurò
un modello di democrazia più liberale ed esclusiva di quella vigente fino alla
crisi del dopoguerra.
5
La vittoria della Repubblica costituì un‟indicazione
fondamentale per l‟Assemblea Costituente, eletta in concomitanza con lo
svolgimento del referendum. La stesura della legge fondamentale fu
demandata a rappresentanti scelti direttamente da tutti i cittadini, uomini e
donne che ebbero compiuto ventuno anni; si realizzò anche in Italia la
democrazia elettorale. Nel periodo costituzionale provvisorio, compreso fra la
caduta della dittatura e l‟elezione dell‟Assemblea Costituente, si procedé
nell‟affermazione del principio democratico, realizzando sotto il profilo
giuridico – istituzionale un progressivo cambiamento della vecchia legalità
costituzionale. I giovani antifascisti introdussero elementi di discontinuità
rispetto non soltanto alla dittatura, ma anche all‟Italia liberale e prefascista
sia nella regolazione dei rapporti tra i poteri dello Stato e la loro
organizzazione sia nel riconoscimento dell‟esercizio dei diritti di libertà e dei
diritti civili. Queste trasformazioni costituirono, quantomeno da un punto di
vista formale di affermazioni di principio, un punto di non ritorno, dal quale
l‟Assemblea Costituente non poté più prescindere. Rispetto ai diritti di libertà,
il ripensamento avviato specificatamente nei confronti delle libertà personali,
d‟espressione, d‟insegnamento e d‟associazione, condusse una piccola e
5
Per la redazione di questo paragrafo mi sono avvalsa del seguente testo:
PAOLO SODDU, L’Italia del dopoguerra 1947-1953 Una democrazia precaria, Roma, Editori
Riuniti, 1998
12
frammentaria rettifica della tradizione unitaria, senza tuttavia intaccare il
complesso dell‟impianto autoritario, che il fascismo ebbe su quelle
fondamenta costruito. Il quadro in cui dovette inserirsi la Costituzione della
Repubblica democratica e gli obiettivi che dovette riconoscere e consacrare:
lo sgretolamento dell‟impianto ereditato dal fascismo e l‟assicurazione al
paese di tre beni fondamentali “il primo è la libertà e il rispetto della sovranità
popolare; il secondo è l’unità politica e morale della Nazione e il terzo è il
progresso sociale, legato all’avvento di una nuova classe dirigente.”
6
Attraverso l‟affermazione dei principi della Costituzione, s‟intese da un lato
porre la sanzione formale alla sconfitta della dittatura, che in Italia assunse il
volto del fascismo, dall‟altra promuovere il definitivo superamento.
L‟antifascismo racchiuse la sintesi dei valori posti a fondamento della
Costituzione democratica, con la forte proposizione delle “libertà garantite”
7
sia dei singoli che dei gruppi. La costruzione di un sistema democratico
fondato sul pieno riconoscimento delle libertà “la seconda guerra mondiale
che portò alla definitiva perdita di libertà”
8
e dei diritti fu un compito inedito,
tanto che i problemi sorsero sui modi attraverso cui raggiungere questi
obiettivi. Riguardo ai diritti di libertà vi furono ostacoli da rimuovere, come le
norme e gli aspetti più autoritari che furono palesemente incompatibili con il
progetto della Costituzione. Il 1° gennaio 1948, entrò in vigore la
Costituzione; il modello delineato della Costituzione, sebbene formalmente
operante, fu progressivamente sostituito da una versione che, tenendo fermo
l‟impianto della democrazia parlamentare, recuperò leggi e istituti precedenti
che furono fortemente in contrasto. Questi elementi furono ritenuti
indispensabili per governare con efficacia i pericoli dai quali si ritenne che sia
stata afflitta la giovane democrazia italiana. Quel modello fu ritenuto
suscettibile di favorire coloro ai quali se ne addebitò una capacità di
utilizzazione per fini che ne ebbero determinato il rovesciamento. Il problema
fu già avvertito dall‟Assemblea Costituente, per le profonde divisioni che
6
PAOLO SODDU, L’Italia del dopoguerra 1947-1953 Una democrazia precaria, cit., p. 30
7
Ivi p.34
8
MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Milano, Adelphi Edizioni, 2008, p.
227
13
attraversarono la società italiana, e di conseguenza le forze politiche.
L‟accantonamento di molte parti della Costituzione fu quindi una scelta
consapevole. Agli inizi della prima legislatura, si avvertì l‟esigenza di
modificare alcune parti della legge ordinaria, specie le norme più visivamente
illiberali. Alla fine dell‟autunno del 1948, fu predisposta la revisione del
maggior ostacolo all‟esercizio delle libertà secondo Costituzione, cioè il Testo
unico di pubblica sicurezza del 1931.
1.4 La ripresa economica dell’Italia e la ricostruzione del
Mezzogiorno
L‟aspetto più importante fu la ricostruzione economica del paese, che si
concentrò sul risanamento della finanza pubblica, la lotta all‟inflazione e
l‟interscambio commerciale. Infatti, fino al 1947, le difficoltà di
approvvigionamento, la svalutazione monetaria fino a effetti di vera e propria
iperinflazione e la forte crescita del debito pubblico offrirono un‟immagine
dell‟Italia alquanto desolante e sofferente. In tutti i modi, l‟Italia cercò di
risollevarsi da questa difficile situazione, in primis fece una riforma agraria e
successivamente con l‟espansione del settore industriale e dei servizi per
superare il divario fra Nord e Sud.
9
Comunque, le distruzioni belliche non
ebbero intaccato le capacità produttive dell‟Italia industriale; infatti, le
industrie furono pronte a riparare rapidamente i loro danni e a riprendere le
loro attività produttive. Le difficoltà principali di questa ripresa vennero dalle
estese distruzioni di comunicazioni e dei trasporti; ci furono anche delle
difficoltà politiche di riorganizzazione di un paese uscito da una dittatura e da
una guerra civile. Per risollevarsi, l‟Italia entrò a far parte dei governi di
solidarietà nazionale, cioè si collocò all‟interno del mondo capitalistico
occidentale egemonizzato dagli Stati Uniti. Non molte furono le misure di
politica economica varate dai governi di solidarietà nazionale, da un lato
9
Per la redazione di questo paragrafo mi sono avvalsa del seguente testo:
PAOLO SODDU, L’Italia del dopoguerra 1947-1953 Una democrazia precaria, Roma, Editori
Riuniti, 1998
14
troppo impegnati nel fronteggiare l‟emergenza e i seri problemi politici e
dall‟altro troppo disomogenei per riuscire a concordare una linea coerente. Si
costituì un Consiglio Industriale Alta Italia, i cui compiti si ridussero alla
raccolta dei dati informativi sulla situazione e sulle necessità dell‟industria
settentrionale; si produssero “piani di primo aiuto” per chiedere agli
americani di assicurare almeno le importazioni più urgenti. Si arrivò ad una
parziale liberalizzazione del cambio per gli esportatori, ma si scatenarono
anche fenomeni speculativi, fughe di capitali e spinte inflazionistiche.
Le condizioni di vita degli italiani continuarono ad essere precarie; il reddito
pro – capite fu dimezzato, la razione alimentare diminuì, al mercato nero i
prezzi furono in libera ascesa. Il biennio 1945 – 1946 fu di massima
sofferenza. La miseria dell‟Italia della ricostruzione non fu dovuta tutta alla
guerra, alle distruzioni e alle spese belliche e da queste vicende partì tutto. Il
13 dicembre 1947, il giorno in cui gli Stati Uniti richiamarono le truppe
dall‟Italia che il presidente Harry Truman rilasciò una dichiarazione che
assunse il valore di un solenne impegno di assistenza politica, diplomatica,
militare ed economica “benché stiamo ritirando le truppe dall’Italia, in
osservanza degli obblighi loro derivanti dal Trattato di pace, gli Stati Uniti
continueranno ad interessarsi all’esistenza e alla difesa di un’Italia libera e
indipendente.”
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Ci fu un aiuto intenso dagli Stati Uniti, grazie al “Piano
Marshall”, la filosofia fu quella di: forzare gli investimenti produttivi, specie
nel campo delle infrastrutture e dei beni capitali, aumentare le esportazioni,
così da poter risollevare e riequilibrare in modo duraturo la bilancia dei
pagamenti e fronteggiare la concorrenza dei mercati internazionali.
Il raggiungimento dei livelli economici prebellici fu un obiettivo che
difficilmente poté appagare il popolo e i suoi rappresentanti politici; il sollievo
dall‟estrema miseria provocò ulteriori richieste. Ciò avvenne soprattutto nel
settore dell‟agricoltura, nel quale la bassa produttività media e le forme
arretrate di proprietà caratteristiche del Mezzogiorno, alimentarono nuove
agitazioni contadine. Spinti da movimenti politici, e sinceramente interessati
ad alleviare la secolare miseria e ad utilizzare lo scontento dei ceti rurali
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Ivi p. 139