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Roosevelt e dal Segretario di Stato Hull, come soluzione alla conflittualità
endemica interna ed esterna agli stati del sistema internazionale.
I successi registrati dall’equilibrio tra il rispetto del diritto e l’uso della
forza in Kuwait nel 1991 e nel nord dell’Iraq, con l’operazione Provide
confort1 a sostegno dei rifugiati curdi in Turchia, hanno sollevato la
questione dell’intervento umanitario e creato le condizioni per l’avvio di
iniziative impegnative dell’ONU in Somalia, Haïti, Ruanda, Bosnia, Timor
Est e Sierra Leone.
Nel 2001 con l’elezione del presidente George Walker Bush ed a seguito
degli attentati dell’11 settembre, è stata posta fine alla costruzione di
questo new order introducendone uno nuovo : il Project for the New
American Century ovvero il progetto per un nuovo secolo americano.
Il P.N.A.C.2 è un istituto di ricerca senza profitto fondato da Dick Cheney
(Vicepresidente USA), Donald Rumsfeld (Segretario di Stato USA) e dalla
nuova destra neoconservatrice. L’obiettivo ultimo dell’istituto era ed è la
1 17 aprile 1991, diciassettemila soldati francesi, tedeschi, italiani, olandesi, britannici e statunitensi
prendono parte alla creazione di cosiddetti Safe Havens in Iraq, con la operazione Provide Comfort.
E', almeno nella prima fase, un intervento coercitivo realizzato dalla società disorganizzata, cioè
dagli Stati a titolo individuale, che utilizzano forze già presenti nella zona dalla guerra del golfo.
2 Project for the New American Century , http://www.kelebekler.com/occ/pnac.pdf
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«leadership globale degli Stati Uniti d'America»3 all’insegna dell’interesse
della sicurezza nazionale, del proprio territorio, del proprio popolo.
Questo nuovo progetto ha previsto forti investimenti per la difesa
unitamente ad un piano strategico-militare, nell’area mediorientale, atto a
far crollare uno ad uno, sulla scia di un effetto-domino, i regimi
considerati più pericolosi per i valori democratici occidentali e per
l’America4, quali l’Afghanistan dei Talebani, l’ Iraq di Saddam Hussein,
l’Iran degli ayatollah, la Siria e il Libano dei fondamentalisti islamici e
degli Hezbollah e sostituirli con un modello di società libera e
democratica, ispirato ai valori occidentali.
L’innovazione più profonda di questo approccio al “nuovo ordine”
consiste nella forte fiducia - quasi una vera e propria fede da parte dei
neoconservatori – che il modello democratico occidentale possa essere
esportato con successo e convinzione nelle società arabe e musulmane.
Un altro dei temi più discussi all’approccio neoconservatore, e forse anche
il più contestato, riguarda il metodo unilateralista. Per i neoconservatori
3 Vedi nota 2.
4 Il termine “asse del male” o “Axil of evil” ovvero l’insieme dei “rogue state” o stati canaglia, è
stato introdotto per la prima volta il 29 gennaio del 2002 dal presidente George Walker Bush
durante l’annuale discorso al parlamento americano a camere riunite.
http://www.whitehouse.gov/news/releases/2002/01/20020129-11.html.
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l’America può fare da sola, e deve essere in grado di poter fare da sola e
da qui il ricorso costante all’aumento dei budgets militari.
Il presidente Bush ha sviluppato pragmaticamente una nuova strategia
globale identificando nel terrorismo, nemico invisibile senza confini di
tempo e di luogo, il male principale del mondo; ha delineato le linee di
azione da attuarsi con lo strumento militare allo scopo di identificare e
sconfiggere i nemici degli interessi americani nel mondo.
Dopo l’Afghanistan dei talebani, gli Stati Uniti hanno invaso un altro stato:
l’ Iraq di Saddam Hussein assurgendo a pretesto la presenza di armi di
distruzione di massa in quel territorio, successivamente smentito. Il vero
motivo, a parere di molti analisti, è stata la necessità di esercitare un
controllo politico e commerciale nell’area mediorientale, con particolare ed
interessato riferimento al petrolio.
Nel presente lavoro si cercherà di esaminare, attraverso un breve excursus
storico, come questo travagliato Stato sia ancora diviso e sia ancora in
guerra per volontà dell’Occidente che dal caos iracheno cerca di trarne i
maggiori benefici economici e politici.
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Capitolo I
Dalla nascita del feroce paladino alla prima guerra del golfo
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1.1. La nascita dell’Iraq moderno.
Nella lingua araba il nome Iraq ha il significato di "Terra nella
depressione” o “Terra bassa". Tale nome fu dato, a questo territorio,
proprio perché esso occupa buona parte della depressione mesopotamica5
compresa tra il Tigri e l’Eufrate. Il suo nome ufficiale è Al-Jumhuriya al-
Iraqiya ad-Dimuqratiya ash-Sha'abiya (Repubblica Popolare Democratica
Irachena).
La sua posizione strategica e il fatto di non essere delimitato, se non in
qualche misura a Nord da confini naturali, ha fatto sì che l’Iraq sia stato,
innumerevoli volte, terra di conquista ed abbia ospitato le più antiche
civiltà quali i sumeri6, gli assiri 7ed i babilonesi8.
5 Il termine Mesopotamia significa “Terra fra i due fiumi”.
6 I Sumèri (3000-2350 circa) furono un popolo di origine ignota, forse proveniente dall'India, che si
era stabilito, fin da tempi remotissimi, nella parte meridionale della Caldea, da esso fu detta
Sumèr, e che aveva come città principali, sul basso Eufrate: Lagash, Umma, Uruk, Ur.
7 Gli Assiri furono una popolazione semita del gruppo degli amorriti, giunta in mesopotamia
settentrionale intorno al 25° secolo a.c. .Presero questo nome dalla loro più importante città-stato,
Assur. Famosi come spietati guerrieri si imposero, battaglia dopo battaglia, su tutta la babilonia,
sconfiggendo sumeri, caldei e aramei, dai quali ne adottarono le civiltà e ne ufficializzarono la
lingua aramaica come lingua diplomatica nell'impero assiro ( 1115-606 a.c.), che nella sua
massima estensione comprese le coste del mar nero, la Siria, la mesopotamia, la media, la fenicia,
la Palestina e l'Egitto.
8 I Babilonesi erano gli abitanti della Babilonia (chiamata Caldea dai Greci dal nome della tribù che
diede inizio al secondo impero babilonese), regione che si estendeva a sud dal golfo Persico fino
al punto di massimo restringimento del Tigri e dell’Eufrate. La città più importante era Babilonia.
I babilonesi ebbero 2 imperi: il primo dal 1700-1100 a.C. circa e il secondo dal 612-539 a.C..
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È proprio su questa regione, così densa di eventi storici, nella quale hanno
convissuto imperi, etnie, religioni e culture diverse che nasce l’Iraq
moderno.
Gli eventi della storia contemporanea che hanno coinvolto questa regione
nell’ultimo secolo hanno visto un continuo susseguirsi di colpi di stato, di
insurrezioni, di scontri tribali e di imponenti conflitti che hanno
richiamato l’attenzione della comunità internazionale. Uno dei
protagonisti principali, se non il più autorevole, è stato certamente Saddam
Hussein Abd Al-Majid al-Tikriti, più correttamente Saddam Husayn al-Tikrītī,
meglio noto come Saddam Hussein.
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1.2 Gli ottomilanovecentodiciassette giorni di potere del
saladino ed il ruolo del partito Baath.
Saddam nasce il 28 aprile del 1937 a Al Auja, piccolo villaggio vicino a
Tikrit, a circa 150 chilometri da Baghdad. Di famiglia modesta, non ha mai
conosciuto il padre, che lo abbandonerà quando è ancora in fasce. La
madre sposò in seconde nozze un uomo gretto e violento, che gli impedirà
di frequentare la scuola e lo costringerà a lavorare nei campi e a badare al
gregge sin da piccolissimo.
«Vi è una famosa citazione all’interno dei diciannove tomi di The long days
che descrive sinteticamente i penosi particolari del difficile rapporto con il
patrigno (la frase è testuale) “ Tirati su, dannato figlio di puttana. Vai a
badare alle pecore”» 9. Il difficile e duro rapporto con il patrigno lo porta,
all’età di nove anni, a vivere a Baghdad dove, grazie allo zio Khairallah
Tulfah, potrà finalmente studiare.
9 Candido Mimmo, L’apocalisse Saddam - La vera storia della Guerra di Bush -, Baldini&Castoldi 2002,
pag. 14
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Il giovane Saddam, in quegli anni, si avvicinò al partito Baath o Ba'th (in
arabo "Resurrezione"). Questo partito, cosi importante per la vita politica
del futuro dittatore, si vuole sia stato costituito nel secondo dopoguerra
dal siriano Michel ‘Aflaq10 e dal suo conterraneo Salāh al-Dīn Bītār.
Michel ‘Aflaq
Quando si formò, il partito Baath si presentò sulla scena politica come un
partito di carattere prettamente nazionalista con l’obiettivo di far rinascere
lo splendore della nazione araba ed in particolare quell'unità araba in cui
speravano tutte le masse.
Allo scopo di ricucire le spaccature religiose tra le diverse componenti dei
popoli arabi, il baath si propose come partito laico, tanto che nelle sue file ,
inizialmente, non militarono persone con spiccate attitudini religiose.
L’orientamento laico del partito fu ribadito più volte dallo stesso Saddam,
10 Michel 'Aflaq (Damasco, 1910 - 23 giugno, 1989) fu il fondatore ideologico del partito Ba‘th che
rappresentò nel secondo dopoguerra una delle forme più diffuse e organizzate del nazionalismo
arabo. 'Aflaq nacque a Damasco da una famiglia di religione greco-ortodossa appartenente alla
classe media. Brillante studente presso alcune scuole occidentali nella Siria occupata dai Francesi,
frequentò poi la Sorbona a Parigi. In Europa 'Aflaq sviluppò le sue idee basate sulla commistione
tra socialismo e panarabismo. Sostenitore dell'unità araba, si proclamò a favore della liberazione
del Vicino Oriente arabo dal colonialismo europeo. Rientrato in patria, lavorò come insegnante e
cominciò a frequentare alcuni circoli politici. Nel settembre 1940, dopo il crollo della Francia di
fronte all'avanzata delle truppe naziste, Michel 'Aflaq e Salah al-Din al-Bitar crearono il primo
nucleo di quello che sarebbe poi diventato il partito Ba'th. La prima conferenza del Ba'th (nome
completo: "Partito Arabo Socialista della Resurrezione” si tenne nel 1947.
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dopo che questi ebbe notato che alcuni militanti avevano cominciato a
esercitare pratiche religiose in maniera evidente.
Egli, più volte e in più circostanze, confermò e specificò che il partito
Baath non era contro la religione ma non era neanche un partito religioso e
chi desiderava professare la propria fede doveva cercarsi un altro partito
di cui far parte. Uno dei motivi che spinsero questo raggruppamento ad
assumere un orientamento laico potrebbe risiedere nel fatto che i suoi
fondatori e il suo primo organico erano costituiti da arabi non musulmani.
A partire dai suoi esordi in Iraq, il partito Baath avrà una leadership
formata da membri provenienti delle più svariate religioni dell'Iraq, fra cui
sia i sunniti11 che gli sciiti12. Nonostante tali premesse, il laicismo del
11 I Sunniti sono coloro che seguono la Sunnah, ovvero la tradizione musulmana e si presentano
come i depositari dell'ortodossia islamica perché sono rimasti fedeli alla "tradizione” del Profeta.
Attualmente i sunniti che si oppongono, con maggiore o minore violenza, a tutte le "dissidenze"
dall’Islam rappresentano la maggioranza dei musulmani.
12 Così si chiamò per antonomasia il partito (shi'a) dei sostenitori di Ali ibn Abi Talib, genero di
Maometto, nella lotta per il califfato. Sostenevano che il compito di guidare la comunità islamica
fosse un diritto esclusivo della famiglia del Profeta e dei suoi discendenti diretti contro il
principio elettivo sostenuto dalla maggioranza. Per loro i primi tre califfi, che detenevano la
guida dell’Islam, furono assegnati in modo errato. L'esito negativo per Ali dell'arbitrato
successivo alla battaglia di Siffin (657 d.C.) e le varie sconfitte subite condannarono gli sciiti a
rimanere una minoranza considerata dai musulmani sunniti un complesso eterogeneo di sette
ereticali. Questa e altre circostanze li indussero a ripiegare su sé stessi e ad accentuare il carattere
esoterico della loro suprema autorità religiosa, l'imam, che venne incarnando il principio stesso
della divinità. Minoritari nel mondo musulmano, costituiscono però la confessione nettamente
maggioritaria in Iran. E’ proprio per questa grande differenza che si sentono diversi dai Sunniti
poiché considerano l’unica legittimata a regnare la Famiglia del profeta Muhammad (Ahl al-
Bayt), mentre per i loro avversari qualsiasi fedele di media capacità religiosa, non
necessariamente discendente del Profeta, può guidare a pieno titolo un governo islamico.
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baath si rivelò in maniera inversamente proporzionale all’ascesa di
Saddam.
Infatti, il partito assunse sempre più un impronta sunnita e, con il passare
degli anni, la cerchia del potere non comprese più solo i sunniti, ma si
restrinse sempre di più alla famiglia presidenziale.13
Comunque questo partito, sia che lo si consideri laico o religioso,
panarabista o nazionalista iracheno, fu determinante per l’affermazione
della leadership di Saddam.
Nel 1979, quando il Presidente della Repubblica Ahmed Hasan Al Bakr
annunciò il suo ritiro dalla scena politica, Saddam Hussein lo sostituì
nella carica.
Saddam Hussein (a destra) e Ahmed Hasan Al Bakr (a sinistra).
Salito al potere il 16 luglio di quello stesso anno, dopo aver acquisto fin dal
1963 sempre più potere all’interno del partito Baath, Hussein instaura un
regime personalistico e dittatoriale.
13 Zaki Mohammad , Il partito baath e il vestito della religione, www.arabiliberali.it.
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Sul versante interno, fin da subito, il rais si mostrò brutalmente repressivo
sia verso i curdi sia verso le minoranze religiose sciite.
Sul versante esterno, invece, si preparò e si adoperò alla realizzazione di
un progetto tendente a portare l’Iraq alla guida degli stati arabi. In
particolare, le relazioni con la Siria andarono sempre più deteriorandosi
fino ad arrivare all'espulsione dall’Iraq del personale diplomatico, per il
sospetto di un complotto siriano contro il nuovo Presidente. Il problema
della delimitazione delle frontiere fra Iraq e Iran ben presto prese
drammaticamente il sopravvento. Nel settembre del 1980 l'Iraq dichiarò
decaduto con l’Iran «l'accordo di Algeri del 6 marzo 1975 che aveva
stabilizzato la contesa tra i due paesi, imponendo una reciproca non
ingerenza negli affari interni e una sovranità condivisa sulle acque dello
Shat al-Arab.»14. Di conseguenza, gli scontri fra le frontiere dei due Paesi
si trasformarono ben presto in un conflitto aperto, che s'inasprì sempre più
con ingenti perdite da entrambe le parti.
Appoggiato dagli Stati Uniti, che vedevano nell’ Iraq l’ultimo baluardo
contro l'espansione dell'integralismo islamico, il cui maggiore esponente
14 Di Motoli Paolo , La rivista del manifesto, L’Iraq prima di Saddam – Una storia coloniale, Numero 40
giugno 2003.
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era in Iran l’ayatollah Khomeini15, e rafforzata la propria posizione sia fra
gli Stati arabi del Golfo sia all'interno del Paese, Saddam non ebbe alcuna
remora a bombardare le città iraniane, gli insediamenti petroliferi e le navi
cisterna nel Golfo Persico. Nel contempo, pose in atto una dura
repressione al nord del paese contro i Curdi (bombardamenti, nel 1988,
con ordigni chimici, della città di Halabjah, che provocarono circa 5000
vittime civili), all’epoca sostenitori del regime degli ayatollah iraniani.
Raffigurazione dell’ayatollah Khomeini.
Dopo sette anni di duri scontri, costati alle due parti circa un milione di
vittime, nel 1988, per effetto di pressanti pressioni internazionali, si giunse
15 Capo religioso. Nasce in Iran nel 1902 (la data non è certa) nel piccolo villaggio di Khomein, da
cui prende il nome. Il padre era un ayatollah ("segno di Dio"), cioè un'autorità religiosa degli sciiti,
che venne assassinato, quando il figlio aveva pochi mesi, perché si era opposto alla dinastia dei
Qajar, allora al potere. Allevato da parenti, Khomeini studia nella prestigiosa scuola coranica di
Qom e già nel 1941 è autore di un volume di teologia. All'inizio degli anni '60 è anch'egli un
ayatollah, fra i più seguiti in Iran, e figura fra i principali oppositori della cosiddetta "rivoluzione
bianca" con cui lo shah Reza Pahlavi tenta un processo di modernizzazione e di
occidentalizzazione del paese. Il suo arresto, a Qom, nel giugno del 1963, provoca violenti
tumulti, a Teheran e in altre città, nel corso dei quali almeno 100 persone rimangono uccise. Nel
1964 organizza una protesta contro la legge che concede un'immunità di tipo diplomatico a tutto
il personale militare statunitense di stanza in Iran. Per questo viene esiliato dallo shah ad Ankara,
in Turchia, e da lì, più tardi, si rifugiò in Iraq dove vi era una folta comunità sciita e da dove non
gli fu difficile mantenere i contatti con il suo paese natale. Il movimento religioso rivoluzionario
che alla fine degli anni '70 provoca la caduta dello shah riconosce subito in Khomeini un imam,
ovvero una guida illuminata da Dio. Khomeini muore il 3 giugno 1989 per un attacco cardiaco
sopravvenuto a seguito di un intervento operatorio cui era stato sottoposto qualche giorno prima
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finalmente alla conclusione della guerra, che ristabilì i confini del 1975 ed
aprì un breve periodo di ripresa per i martoriati popoli in conflitto. Il 20
agosto 1988, grazie alla mediazione dell’Onu16, viene raggiunto l’accordo
per la cessazione delle ostilità.
16 Security Council Resolution 598 (July 20, 2002), www.un.org.
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1.3. La prima guerra del golfo.
Nonostante le tensioni economiche e politiche, le prospettive di sviluppo
dell’Iraq (e del Golfo) sembrarono molto favorevoli, soprattutto al termine
della lunga guerra che per otto anni vide i due Stati su fronti contrapposti.
Questa situazione di relativa calma durò fino al 16 luglio del 1990 quando
l'Iraq, minacciando un’ azione militare, con una lettera inviata al
Segretario Generale della Lega Araba, accusò il Kuwait di aver superato la
sua quota17 OPEC18 e di aver sottratto petrolio al settore iracheno del
settore petrolifero di Rumaylah situato a ridosso del confine.
Era un evidente pretesto per invadere il Kuwait ed annetterlo quale
“diciannovesima provincia” allo scopo di diminuire l’enorme debito
contratto con i paesi che avevano finanziato la campagna di guerra
contro l’Iran.
17La quota OPEC è l’indice di produzione ufficiale di petrolio.
18L'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC - Organization of the Petroleum Exporting
Countries) comprende paesi che si sono associati per negoziare con le compagnie petrolifere
aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. L’OPEC si è costituita a Baghdad
nel settembre 1960 tra Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela. Gli stati membri, che
hanno circa il 75% delle riserve ed il 40% delle forniture mondiali, costituiscono un cartello in
grado di controllare i prezzi sulla base della produzione e dell'esportazione di materia prima.
Nei primi cinque anni, il quartier generale dell'OPEC fu a Ginevra, in Svizzera; dal 1 settembre
1965 la sua sede è stata spostata a Vienna.