indubbiamente raccolto il più alto consenso morale mai conosciuto
ma, allo stesso tempo, sono stati e continuano ad essere al centro del
più alto numero di violazioni da parte di ogni Stato del mondo.
Ancora oggi il loro carattere universale rimane quindi, purtroppo, più
formale che reale: al di là delle affermazioni di principio nel mondo
contemporaneo sembra mancare una reale cultura dei Diritti
dell’Uomo.
La contraddizione sopra delineata porta a chiedersi in primo luogo
se l’azione educativa sia chiamata in causa e, in tal caso, in che
misura emerga una domanda educativa. Porta a chiedersi, in altre
parole, se esista realmente un’urgenza educativa su questi temi nella
società contemporanea.
Sin dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la via
maestra per rendere gli esseri umani consapevoli dei propri diritti e
rispettosi di quelli altrui è stata considerata l’Educazione. Ma cosa
intendiamo quando parliamo di Educazione ai Diritti? E come si può
concretizzare tale finalità all’interno delle diverse agenzie educative,
in primis la scuola? Come riuscire a far sì che questa azione educativa
divenga una pratica fondamentale e continuativa della vita scolastica,
in grado di formare persone capaci di riconoscere e rispettare
efficacemente ed effettivamente i Diritti Umani?
4
Questi gli interrogativi di partenza che hanno motivato e sollecitato
la ricerca e ai quali si è cercato di dare una risposta tramite il presente
lavoro.
Nell’inquadrare l’argomento trattato, è stato necessario
innanzitutto definire il concetto stesso di Diritti Umani e la sua
evoluzione storica, esaminando brevemente i principali documenti che
hanno segnato le tappe di un percorso non ancora concluso.
Si è cercato di capire se la rilevanza giuridica dei Diritti Umani
anche a livello internazionale è praticamente recepita nella nostra
società odierna e il se e il come di una eventuale domanda educativa
in questo senso. Tale analisi è stata condotta tramite una lettura critica
della società con l’ausilio della letteratura esistente in materia.
Avendo evidenziato le motivazioni che sottendono all’Educazione
ai Diritti Umani si è passati a vedere come importanti organismi,
internazionali e non, si sono in numerose occasioni espressi a sostegno
della stessa. Nella conclusione del primo capitolo vengono trattati ed
esaminati gli elementi distintivi e caratterizzanti l’Educazione ai
Diritti Umani.
Nel secondo capitolo si tracciano le linee caratteristiche di una
Pedagogia dei Diritti Umani all’interno del contesto scolastico,
5
facendo riferimento innanzi tutto alla “lezione” di J. Dewey e in
particolare alla nozione che egli diede di esperienza ed educazione.
Partendo da queste premesse, si è cercato di individuare sia i
paradigmi teorici e gli approcci metodologico-didattici, sia alcune
specifiche tecniche didattiche a cui è possibile far riferimento nel
lavoro in classe sui Diritti Umani, per una pedagogia che ne sostenga
il percorso di conoscenza, comprensione, riflessione, consapevolezza
e azione. Nel suddetto capitolo vengono suggeriti possibili percorsi
anche per quanto riguarda l’inserimento dei Diritti Umani nel
curriculum di scuole di vario ordine e grado.
Il terzo capitolo, infine, presenta una breve panoramica di alcune
esperienze e progetti significativi di Educazione ai Diritti Umani, già
realizzati o in itinere nel contesto scolastico nazionale ed i principali
soggetti, associazioni e istituzioni che ne sono promotori.
6
CAPITOLO 1
DIRITTI UMANI E EDUCAZIONE
1.1 Cosa sono i Diritti Umani. Un profilo storico.
«I Diritti Umani sono l’elemento fondamentale che consente ad
ogni persona di vivere con dignità in quanto essere umano»
1
.
Con il termine si indicano una serie di caratteristiche costitutive e
bisogni essenziali della persona che devono essere soddisfatti affinché
essa possa realizzarsi dignitosamente nella integralità delle sue
componenti materiali e spirituali.
I Diritti Umani spettano a ciascun individuo in quanto essere
umano: non dipendono dalla razza, dalla religione, dalla lingua, dalla
provenienza geografica, dall’età, dal sesso o altri status; tutte le
persone nascono libere e uguali in dignità e diritti, quindi caratteristica
fondante dei Diritti Umani è quella di essere universali. Non devono
essere acquistati, guadagnati o ereditati perché appartengono ad ogni
individuo sin dalla nascita, sono dunque naturali ed anche inalienabili
in quanto non possono essere sottratti perché connessi all’esistenza
1
AMNESTY INTERNATIONAL, Primi passi. Manuale di base per l’Educazione ai diritti
umani, EGA Editore, Torino, 2004, cit. , p. 7.
7
umana. Fa parte della loro natura l’essere indivisibili, interdipendenti
e correlati, intrinsecamente connessi tra loro; ciò significa che non
possono essere considerati isolatamente gli uni dagli altri,
concorrendo tutti assieme alla costruzione della libertà, della sicurezza
e di un dignitoso tenore di vita per ogni individuo.
Gli studiosi che si occupano di Diritti Umani hanno individuato
delle vere e proprie generazioni degli stessi, divise a seconda del
contesto storico in cui si sono sviluppate:
1. La prima generazione (detta dei diritti civili e politici), viene
fatta risalire al 1789, quindi alla fine della Rivoluzione francese,
con l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino. I diritti che appartengono ad essa nascono dalla
rivendicazione di una serie di libertà fondamentali che erano
precluse ad ampi strati della popolazione. Si tratta in particolare
del diritto alla vita, all’identità personale, alla riservatezza, alla
libertà di pensiero, di coscienza e di religione, al voto, alla
libertà associativa, alle cosiddette garanzie processuali. Questi
sono denominati anche “diritti negativi” in quanto fanno divieto
all’autorità pubblica di ingerirsi nell’ambito di libertà della
persona.
8
2. La seconda generazione ha origine con la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 e comprende diritti di
natura economica, sociale e culturale, come il diritto
all'alimentazione, alla casa, all'educazione, al lavoro, alla salute,
all'assistenza, ecc.. L’esercizio effettivo di questi diritti
dovrebbe contribuire al miglioramento delle condizioni di vita
del cittadino. Sono anche chiamati “diritti positivi” in quanto
l’autorità pubblica è tenuta a porre in essere interventi specifici
per la loro realizzazione.
3. La terza generazione (diritti di solidarietà), comprende diritti di
tipo collettivo, i cui destinatari non sono i singoli individui, ma i
popoli. Ne fanno parte il diritto alla pace,
all’autodeterminazione dei popoli, allo sviluppo, all’equilibrio
ecologico, al controllo delle risorse nazionali, alla difesa
ambientale. Vengono inoltre inseriti in questo gruppo anche
quei diritti che hanno lo scopo di tutelare specifiche categorie di
individui, ritenute particolarmente deboli ed esposte a pericoli
di violazioni dei loro diritti, ad esempio i diritti dell’infanzia e i
diritti della donna.
4. I diritti di quarta generazione, infine, sono quelli relativi al
campo delle manipolazioni genetiche, della bioetica e delle
9
nuove tecnologie di comunicazione. La nascita e la
rivendicazione di questi nuovi diritti è la conseguenza del
processo di sviluppo delle nuove tecnologie e dalle minacce alla
persona causate da quest’ultime. Riferendosi ad un fenomeno
molto recente, questa generazione di diritti non è stata ancora
elaborata con precisione.
La definizione dei “Diritti Umani” è stata dunque, ed è, in continua
evoluzione. I Diritti Umani non possono essere considerati come
categorie o concetti statici, ma sono il frutto di un lungo percorso
storico che ne ha portato all’affermazione percorrendo periodi diversi
dell'evoluzione culturale, politica e sociale.
Volendo riassumerne sinteticamente le tappe fondamentali, è
possibile individuare i documenti “progenitori” di tutela dei diritti
dell’uomo nella Magna Charta Libertatum e nell’ Habeas Corpus Act.
La Magna Charta fu concessa dal re Giovanni d’Inghilterra nel 1215
ai baroni inglesi che si erano ribellati al suo tentativo di imporre tasse
onerose, essa limitava il potere del re e concedeva (ai soli baroni
feudali) di godere liberamente dei propri beni e delle libertà personali.
Stabiliva inoltre i principi del giusto processo e dell’uguaglianza di
fronte alla legge.
10
L’Habeas Corpus, emanato nel 1679 sempre in Inghilterra,
riconosceva a ogni detenuto di essere portato dinanzi a un tribunale e
processato nel più breve tempo possibile. In pratica si stabiliva che
nessuno potesse essere arrestato e quindi privato della sua libertà
personale in modo arbitrario, senza, cioè, delle prove concrete sulla
sua colpevolezza. Sulla scia di questo documento nel 1689 viene
approvato anche il cosiddetto Bill of Rights (la Carta dei diritti) in cui
si affermano, in particolare, la libertà di religione, di parola e di
stampa.
È soltanto nel 1776, tuttavia, con la Dichiarazione d’indipendenza
delle colonie americane e nel 1789 in Francia con la Dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del cittadino, che diritti definiti come
fondamentali, naturali, inalienabili ed imprescrittibili per l’uomo, si
svincolano dall’appartenenza a una qualsivoglia realtà politica e si
approssimano a prefigurarsi come universali.
Il concetto di Diritti Umani universali, riconosciuti cioè a tutti gli
uomini, viene definito infine ufficialmente e per la prima volta dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 10 dicembre del 1948
quasi all’unanimità, con la sola astensione di otto Paesi. La comunità
internazionale proclamò dunque quello che sarebbe stato da allora
11
sempre considerato il documento principe in questo campo,
documento di portata storica per l’umanità che ha ispirato la maggior
parte della successiva legislazione internazionale e nazionale in
materia. «Alla fine della seconda guerra mondiale ci si guardò indietro
con orrore: più grave ancora delle rovine materiali, era il disastro
morale, la violenza fatta ai diritti dei singoli e dei popoli interi, causa
della perdita di tante vite umane. Lo sterminio degli ebrei (e di altre
minoranze come gli zingari), le esplosioni atomiche costituivano,
ciascuno a modo suo, terrificanti dimostrazioni di un inaudito
potenziale distruttivo presente nell’umanità. "Mai più" era allora la
consegna: si cercava il massimo di garanzia che la pace e i diritti dei
popoli sarebbero stati d’ora innanzi rispettati»
2
. «[…]la causa
scatenante del conflitto mondiale era stata il disprezzo del nazismo per
i diritti, la dignità e la vita degli individui; perciò era evidente ormai
che esisteva un legame indissolubile tra il rispetto dei Diritti Umani e
la sopravvivenza dell’umanità»
3
.
La Dichiarazione Universale, insistendo sulla dignità della persona,
afferma i diritti fondamentali, senza i quali non possiamo vivere come
esseri umani. Con i suoi 30 articoli, essa doveva costituire "un comune
2
http://www.forumdellalegalita.it , ultima consultazione 10 ottobre 2008.
3
AA.VV. ( UCODEP – CDD Città di Arezzo), Diritti umani. Riflessioni ed esperienze di
educazione ai diritti umani in ambito scolastico, Editrice Missionaria Italiana, Bologna,
2004, cit. ,p. 18.
12