un’enciclopedia su cd-rom quanto un sito web. Quando parlo di ipertesto
intendo qui limitarmi al semplice atto/prodotto della scrittura e lettura
ipertestuale. È alla luce delle riflessioni filosofiche sulla scrittura e dei contributi
dei teorici dell’ipertesto che si indagherà quanto l’ipertestualitá-ipermedialitá ha
da offrire di interessante se viene analizzata non solo dal punto di vista
informatico ma anche da quello linguistico, ermeneutico e psicologico.
La metafora è figura basilare nella storia del pensiero occidentale: essa
attraversa tempi e discipline senza perdere il suo peso specifico: quello dello
spostare l’attenzione, dello sfondare gli orizzonti, dell’aprire pertugi, del
camminare sull’orlo del senso
2
. Anche quando veniva screditata come
strumento propriamente scientifico, essa risorgeva di lì a poco come strumento
euristico e gnoseologico. Analizzeremo in proposito alcuni contributi della
riflessione filosofica del secolo scorso, in quanto da questa indagine la
metafora – e le metafore della memoria in particolare – emerge come
strumento ideale per una storia delle idee.
Sigmund Freud fece in ogni periodo della sua opera ampio uso di
metafore: questo il motivo dell’incedere di tutta la presente ricerca fra alcuni
accenni al pensiero psicoanalitico. Con questo non si intende accreditare alla
psicanalisi meriti o funzioni definitorie che essa non ha. Non si intende cioè
dire che il pensiero è il pensiero psicoanalitico. Si vuole piuttosto proiettare su
alcune espressioni del pensiero filosofico e psicologico lo sguardo della
psicanalisi stessa.
Ipertesto, metafora e pensiero. Ciascuno di questi ambiti di ricerca verrà
pertanto combinato e scomposto da un caleidoscopio
3
il cui prisma specchiato
2
“In prospettiva retorica ed ermeneutica, il tema della metafora assume una posizione emblematica: la
metafora è vista in altre parole come luogo di formazione di senso che fa incontrare e dialogare generi e
linguaggi”. (Borutti S., L’Invenzione della metafora. Una nota su metafora e filosofia in Aut Aut, 220-221, lug.-
ott.1987, p.58)
3
“Ho sempre pensato che una visione caleidoscopica sarebbe un’interessante eresia. Scuoti il tubo e guarda
cosa salta fuori. La cronologia mi irrita. Non c’è cronologia nella mia testa. Il mazzo di carte che mi porto
2
è costituito dalle adiacenti facce di informatica, linguistica e psicologia. Ed è nel
gioco di trasparenze e reciproche riflessioni che si cercherà di rispondere ad
una semplice domanda e ai suoi corollari: l’ipertestualitá può essere
considerata una metafora del modo in cui pensiamo? In che senso l’ipertesto è
metafora? E di quale pensiero è metafora?
“As we may think”: cosí Vannevar Bush, consigliere scientifico del
presidente Roosevelt, intitolava nel 1945 l’articolo di presentazione del
Memex, il prototipo della tecnologia ipertestuale:
“la mente umana non funziona in questo modo. Essa opera per
associazioni. Una volta che abbia un elemento a disposizione, salta
istantaneamente all’elemento successivo suggerito, in base ad un intrico
di piste registrate nelle cellule del cervello, dall’associazione dei pensieri.
Naturalmente, la mente ha anche altre caratteristiche. Piste che non
vengono frequentemente percorse tendono a svanire, gli elementi non
sono permanenti, la memoria è transitoria. Eppure, più di ogni altra cosa
in natura, la velocità di reazione, la complessità delle interrelazioni, il
dettaglio delle immagini mentali, incutono meraviglia”
4
Come possiamo pensare; ovvero come potremmo pensare grazie a una
“psicotecnologia” che esalti alcune potenzialità intrinseche al pensiero stesso.
Come possiamo pensare; ovvero grazie a quali trame, reti, strutture e
meccanismi il nostro pensiero da sempre operi di fronte al “grande libro del
mondo” in un processo dove ogni lettura si fa scrittura.
SVILUPPO DELLA RICERCA
Nel primo capitolo della ricerca si esaminerà la nota freudiana del 1925
sul Notes Magico, e con essa il particolare valore che Freud dà alla metafora in
generale e a quella tecnologica della scrittura in particolare. Il testo di Freud si
è prestato a diverse letture, da quella decostruzionista di Derrida a quella
dentro si mischia e rimischia in ogni occasione; non c’è ordine, tutto avviene contemporaneamente”.
(Lively P., Una spirale di cenere, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1989, p.6)
4
Bush V., “Come possiamo pensare” in Nelson T.H., Literary Machines 90.1, Padova, Muzzio, 1992, p. 1/49
3
cognitivista di Erdelyi, oltre che a quella di numerosi teorici della scrittura
elettronica. A noi premerà notare come lo stesso Freud evidenzi il carattere
aperto e provvisorio di questa metafora, e come essa si presti ad
attualizzazioni ad opera di ben diverse tecnologie.
Nel secondo capitolo ci soffermeremo su un carattere particolare del
Notes Magico freudiano che è il suo valore euristico. Sulla scorta delle letture
di Richards, Black, e Boyd
5
analizzeremo il migrare della metafora da una
funzione puramente sostitutiva e connotativa, dominio della retorica e quindi
della metafisica tradizionale, ad una concezione interattiva della metafora,
volta ad evidenziare il valore euristico e costitutivo di nuove teorie. Sarà la
necessaria premessa alla rilettura della Nota sul Wunderblock e altre metafore
della memoria nell’analisi che ne fa lo psicologo olandese D.Draaisma.
Il terzo capitolo tornerà infatti ad inquadrare la metafora freudiana nel
panorama di una storia delle modalità di scrittura come metafore della
memoria, per coglierla come anello intermedio tra le remote e recenti
tecnologie testuali. Lo studio della memoria e delle sue metafore è in questa
sede significativo, proprio a causa dello spostamento da una concezione della
memoria come deposito ad una di meccanismo (in cui essenziale è la
disposizione) o di organismo (cha ha una sua evoluzione)
6
. La riflessione
mirerà pertanto a cogliere quanto, in particolar modo nelle più recenti tra le
metafore usate, sia riferito non solo al pensiero pensato, ma al divenire stesso
della conoscenza. Il tema della reticolarità della memoria e del pensiero,
rintracciabile in ogni tecnologia di scrittura, preluderà al confronto proposto nel
capitolo successivo.
5
Quanto verrà citato dei diversi autori presi in esame indubbiamente avrà i limiti propri della tecnologia di
scrittura testuale. Come afferma Landow “quando si introducono altri autori nel testo, essi appaiono come
ombre attenuate, e spesso altamente distorte, di loro stessi. Questo è in parte inevitabile, dato che non
possiamo riprodurre nel nostro articolo lo scritto completo di un altro autore, o magari un suo libro…
Tale attenuazione è parte integrante del messaggio della stampa, ed è inevitabile, O perlomeno, è stata
inevitabile fino all’avvento dell’ipertesto”. (Landow G., Ipertesto. Tecnologie digitali e critica letteraria, Milano,
Bruno Mondadori, 1998, p.122
4
La scrittura, il suo inconscio, e il suo strutturarsi nella memoria saranno
infatti analizzate nel quarto capitolo come metafora del pensiero stesso, ma
questa stessa metafora del testo come pensiero mostrerá il suo carattere
transitorio all’affacciarsi dell’ipertesto. La scrittura elettronica apparirá in
particolare da un lato come la realizzazione delle utopie di Barthes e dei dettati
di Derrida, dall’altro come metafora, non solo della memoria, ma anche del
pensiero pensante. Saranno qui analizzate le peculiaritá e differenze tra testo e
ipertesto, cosí come si sono andate sviluppando nel corso della sua evoluzione
teorica e tecnologica: si evidenzierá come l’ipertesto da un lato non faccia che
approfondire ed esplicitare delle tendenze e delle caratteristiche che ogni
tecnologia (e metafora) testuale aveva in sé, e dall’altro ponga le premesse
tecnologiche e metodologiche per una ri-lettura delle opere testuali.
A conforto della validità della metafora proposta tra ipertesto e pensiero il
quinto capitolo cercherá di rintracciare le esplicite analogie tra ipertesto e
pensiero offerte non solo dai suoi teorici, da Bush e Nelson, da Landow a
Bolter fino a De Kerckhove e Lévy, ma anche dal particolare riscontro trovato
da molti studiosi tra la prassi ipertestuale e l’impostazione teoretica di
Wittgenstein da un lato e il modello rizomatico di Deleuze e Guattari dall’altro.
Nel sesto capitolo verranno invece passati al vaglio quegli interventi che
rileggono la nota freudiana sul notes magico immaginandovi un computer al
posto del giochino di celluloide e cera; ma sarà pure l’occasione per
considerare i limiti dell’ipertesto e della sua equiparazione al pensiero. Se
alcune delle caratteristiche del pensiero multilineare, stratificato e
multimediale, presenti nell’ipertesto, sembrano infatti richiamare analoghe
strutture mentali, non verranno trascurati – proprio al fine di valorizzare la
metafora – i punti di mancata sovrapposizione. Si considererà quindi la
6
Entrambe caratteristiche essenziali della scrittura in rete
5
possibilità di un corretto impiego metaforico dell’ipertesto come strumento
euristico in diversi campi di indagine.
Nell’ultimo capitolo, a partire da alcune considerazioni sul testo come
scrittura dell’inconscio, si allargherá tale riflessione focalizzandone una
metafora subordinata, quella della lettura-scrittura ipertestuale. In quest’ottica
si vorranno coniugare sull’ipertesto le fasi dell’esperienza di lettura sintomale.
L’ipertesto verrà così proposto più puntualmente come metafora tecnologica
della lettura seconda althusseriana, oltre che del lavoro analitico freudiano sul
“testo”, e più in generale come strumento di elaborazione filosofico teoretica.
6
Capitolo I
FREUD , IL NOTES MAGICO E LE SUE RILETTURE
IL WUNDERBLOCK, METAFORA DELLA MEMORIA
Nel 1925 Freud pubblicava un breve scritto – Nota sul Notes magico - col
quale intendeva proporre ai suoi lettori un ulteriore strumento interpretativo
delle sue precedenti ricerche sulla struttura sottostante al sistema Percezione-
Conscio. Il tutto partiva da una analisi della memoria e della sua capacità
recettiva: “se non ho fiducia nella mia memoria, posso però integrare e
rendere più certa la sua funzione prendendo degli appunti scritti. La superficie
su cui essa è conservata, sia essa un taccuino o un foglio di carta, diventa in
tal caso una specie di parte materializzata dell’invisibile apparato mnestico che
normalmente mi porto appresso
7
”. In realtà a differenza della memoria un
foglio di carta ha una recettività molto limitata e di tipo permanente: ciò che è
scritto è scritto, e non può lasciar spazio sul foglio ad altre informazioni che vi
si aggiungano. Se si scrive su una lavagna la capacità di memorizzazione non è
più limitata, poiché si ha sempre la possibilità di cancellare per far spazio ad
altre tracce, ma quanto viene rimosso è perso per sempre. Nei supporti esterni
alla memoria quali le superfici di scrittura classiche, “l’illimitata capacità
ricettiva e la conservazione di tracce permanenti sembrerebbero qualità fra
loro incompatibili
8
”, caratteristiche invece compresenti nell’apparato psichico,
come già nel 1900 aveva sospettato nella Traumdeutung ; allora aveva notato
che taluni comportamenti della nostra attività psichica avrebbero potuto
7
Freud S. , Nota sul notes magico, in Opere 1924-1929 : Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti, Torino,
Boringhieri, 1978, p.63
8
ivi, p.64
7
essere ascritti all’intervento di due differenti sistemi: quello della coscienza
percettiva, che accoglie le informazioni senza trattenerle, e il sistema mnestico,
che invece conserva tracce durevoli delle nostre percezioni.
Passa un quarto di secolo e Freud propone la metafora del Notes Magico:
un piccolo aggeggio “da poco messo sul mercato” che promette prestazioni
migliori sia del foglio di carta che della lavagna: si tratta di una tavoletta di
resina o di cera sulla quale poggia un sottile foglio trasparente, fissato alla
tavoletta da un lato e costituito da due strati, quello inferiore di carta cerata,
quello superiore protettivo di celluloide. Quando viene utilizzato, usando un
punteruolo come penna, lo strato di carta cerata aderisce nel punto di
pressione alla tavoletta di cera facendo così risaltare la scrittura in
corrispondenza dei solchi. Basta però sollevare nuovamente la pellicola dalla
tavoletta che quanto “scritto” scompare, lasciando il notes pronto a ricevere
nuove informazioni; in realtà nulla scompare definitivamente: basta infatti
sollevare la pellicola che quanto in precedenza scritto riappare come traccia
confusa tra i solchi che il punteruolo ha lasciato sulla cera sottostante; il notes
magico, scrive Freud,
“risolve il problema di unificare queste due funzioni ripartendole fra due
elementi separati ma f a loro interconnessi. Ma questo è proprio il modo
in cui il nostro apparato psichico risolve il problema della funzione
percettiva. Lo strato deputato alla ricezione degli stimoli, ossia il sistema
Percezione–Conscio, non dà luogo a tracce mnestiche permanenti; i
fondamenti dei nostri ricordi si formano in un altro sistema, a quello
sottostante.
r
9
”
Ció che colpisce l’attenzione non è tanto l’esito di queste analogie nel
sistema psicanalitico, quanto il particolare uso che Freud fa di questa
metafora, e le aperture di senso che questa sottende: “eppure, se lo si guarda
piú da vicino, ci si accorge che questo taccuino è costruito in un modo che
presenta notevoli concordanze con la struttura da me ipotizzata del nostro
9
Freud S. , Nota sul notes magico, p.67
8
apparato percettivo…”. E ancora: “questa analogia non avrebbe invero un gran
valore se non potesse essere portata più in là
10
”. E più sotto: “comunque a
me non sembra di osare troppo se metto a confronto… se paragono… Devo
anzi ammettere che sono tentato di spingere l’analogia ancora più in là
11
”. È
come se Freud percepisse l’apertura di senso che una simile metafora di
scrittura poteva apportare alla conoscenza dell’inconscio, ma nello stesso
tempo si rendesse conto che tale analogia non poteva né limitarsi alle ridotte
potenzialità di quel semplice aggeggio, né a quanto questo oggetto poteva
figuratamente illustrare. Il notes magico infatti non può riportare alla luce le
tracce precedentemente solcate sulla tavoletta di cera: “sarebbe davvero un
notes magico se, al pari della nostra memoria, riuscisse a compiere
un’operazione del genere”. E quindi “é inevitabile che prima o poi l’analogia fra
un aggeggio del genere e l’organo che di esso è il modello finisca
12
” .
LE METAFORE IN FREUD
Il Notes Magico, del resto, non è che una delle numerose metafore che
Freud usa nella sua opera: esse derivano
“dai più svariati campi: la Mitologia forniva metafore per l’articolazione
dei complessi poi chiamati di Elettra e di Edipo. La scienza militare di
metafore per le relazioni tra l’Ego e l’Inconscio. Per esempio, Freud
paragonò il materiale inconscio, che trova la sua strada nell’ego
attraverso il sogno e vi agisce indisturbato, a un esercito di occupazione
che rifiuti di adeguarsi alle leggi del territorio che ha invaso e nel quale
promulghi sue proprie leggi. Talvolta l’ego deve resistere ad un assedio
del Es, o il trattamento psicoanalitico è rappresentato come l’intervento
straniero in una guerra civile. Altre metafore freudiane derivano dalla
fisica e dalla tecnologia. La libido, per esempio, è un liquido che esercita
una pressione e può traboccare e defluire in un bacino, o essere
sottoposto ad un equilibrio precario di pressioni contrapposte, infiammate
10
Freud S. , Nota sul notes magico, p.65-66
11
ivi, p.67
12
Ibid.
9
da sotto dalle pulsioni e regolate da sopra dai compromessi dell’ego. La
seconda passione nella vita di Freud, l’archeologia, era una inesauribile
fonte di metafore. Proprio come un archeologo tenta di ricostruire i
contorni e gli affreschi di un edificio scomparso dai frammenti di un muro
e dai cocci riportati alla luce, così lo psicoanalista deve tracciare le sue
conclusioni a partire dalle associazioni e dai frammenti mnestici dei
pazienti
13
”.
La molteplicità delle metafore impiegate è determinata dal carattere
limitato e provvisorio della immagini usate; in una lettera a Ferenczi Freud
definisce la creatività scientifica come l’interazione tra una fantasia
audacemente giocosa e un senso critico implacabilmente realistico. In tutto ciò
l’alternanza di metafore, paragoni e analogie è sia inevitabile che desiderabile:
“in psicologia possiamo descrivere solo con l’ausilio di paragoni. Nulla di
speciale, è lo stesso in qualunque altro campo di indagine. Ma noi siamo
costretti a cambiare continuamente queste metafore, perché nessuna di esse
puó durare per un tempo indefinito
14
”.
Secondo Draaisma
“la raccomandazione di Freud ad alternare le metafore il più spesso
possibile è un tentativo di trar beneficio dai vantaggi delle metafore, ed
eliminare invece i loro svantaggi: se ogni filtro rende visibile un differente
aspetto, è soltanto da una combinazione
15
di metafore che ci si può
aspettare una immagine della realtá più completa. Sfortunatamente
13
Draaisma D., Metaphors of memory, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, p.9. Afferma Pierre Lévy:
“non si finirebbe mai di enumerare i prestiti del pensiero detto astratto (in realtà metaforico) dai modelli
tecnico più quotidiani. I concetti sono non solo nomadi, passano da un campo di sapere all’altro, ma anche
quasi sempre di bassa estrazione, figli di contadini, artigiani, tecnici, lavoratori manuali. La psicologia non
fa eccezione a questa disposizione naturale della mente umana. La psicologia della forma, per esempio, ha
largamente usato la metafora del campo elettromagnetico. La psicoanalisi ha avuto molto a che fare con i
commercianti (l’investimento affettivo), con gli idraulici (la rimozione e tutta la tubatura complicata della libido)
e con i fuochisti (il modello termodinamico del funzionamento psichico). La psicologia cognitiva
contemporaneamente usa abbondantemente i modelli di computazione e di trattamento dei dati fornito
dall’informatica.” (Lévy P., Le tecnologie dell’intelligenza. L'avvenire del pensiero nell'era informatica, Verona, Ombre
Corte, 2000 p.74)
14
Citato in Draaisma D., ivi, p.8
15
Ricordiamo per inciso il valore della combinazione (Verbindung) nella rilettura Althusseriana del Capitale: La
materia prima della conoscenza “è costituita dalla connessione (Verbindung) di diversi elementi: sensibili,
tecnici e ideologici al tempo stesso” (D’Alessandro P., Darstellung e soggettività, Firenze, Nuova Italia, 1980,
p. 97)
10
questo avvertimento non è così facile da seguire nella recente psicologia
della memoria
16
”
Ecco il motivo per cui la metafora del notes magico, tra le altre,
suscitasse cosí ampia curiositá in chi come Freud ha voluto rintracciare in
qualche tecnologia del tempo un analogo del nostro apparato cognitivo e
mnestico.
DERRIDA , IL NOTES MAGICO E LA “FANTASCIENZA RETROSPETTIVA”
Derrida dedicherà nel 1966 una parte de “La scrittura e la differenza” a
un’analisi della Nota sul Notes magico. Essa si inserisce nella polemica
decostruzionista al logocentrismo :
“la nostra ambizione è molto limitata: rintracciare nel testo di
Freud…quello che della psicanalisi si lascia difficilmente contenere nella
chiusura logocentrica… Ora non è un caso se Freud, nei momenti decisivi
del suo itinerario, fa ricorso a modelli metaforici che non sono presi dalla
lingua parlata, ma da una grafia che non è mai subordinata, esterna o
posteriore alla parola
17
”.
Ma proprio in merito all’uso della metafora Derrida afferma che
“Freud certo non fa uso di metafore, se fare uso di metafore significa fare
con ciò che è noto allusione all’ignoto. Attraverso l’insistenza del suo
investimento metaforico, egli rende invece enigmatico quello che
crediamo di conoscere sotto il nome di scrittura … Lasciamoci guidare
nella nostra lettura da questo investimento metaforico… La struttura
dell’apparato psichico verrà rappresentata da una macchina di
scrittura”
18
.
Ma ancor più degno di nota, ai fini di quanto verrà approfondito oltre, è
quanto segue:
“quali interrogazioni ci imporranno queste rappresentazioni? Non
dovremo chiederci se un apparato o apparecchio di scrittura, per esempio
16
Draaisma D., Metaphors of memory, p.20
17
Derrida J., (1966) Freud e la scena della scrittura in La scrittura e la differenza, Torino, Einaudi, 1971 p.257
18
ivi , p.258
11
quello che descrive la Nota sul Notes magico, è una buona metafora per
rappresentare lo psichismo; bensì quale apparato bisogna creare per
rappresentare la scrittura psichica e che cosa significa, nei confronti
dell’apparato e nei confronti dello psichismo, l’imitazione progettata e
affidata ad una macchina di qualcosa come la scrittura psichica
19
”.
Derrida descrive poi il percorso operato da Freud in trent’anni nello
spostamento da una spiegazione neurofisiologica della memoria (la teoria della
“facilitazione”, per la quale esisterebbero diverse tipologie di neuroni a seconda
delle funzioni di trasmissione o di ritenzione dello stimolo) ad una spiegazione
basata sulla metafora della scrittura, per cui la memoria consiste nella
sovrapposizione di tracce e di segni, e l’intero apparato psichico qualcosa da
leggere e decifrare. Tutta la Traumdeutung si sviluppa come la messa in
scena della scrittura: il sogno più come un geroglifico o un rebus che come un
discorso e la scrittura stessa come una metafora della scrittura onirica
20
. La
metafora ottico fotografica qui presente non era ancora però sufficiente a
descrivere lo psichismo, poiché era necessario comprendere in un'unica
macchina un “duplice sistema, che collegasse la nudità della superficie alla
profondità della ritenzione
21
”: esattamente ciò che il Notes Magico avrebbe
garantito venticinque anni dopo la prima edizione dell’Interpretazione dei
sogni.
Derrida nota in Freud e la scena della scrittura che la “profondità del
Notes Magico è nello stesso tempo una profondità senza fondo, un infinito
rinvio ad una esteriorità assolutamente superficiale. Stratificazione di superfici
19
Derrida J., Freud e la scena della scrittura, p.258. L’apparato doveva ancora essere creato, ma già un anno prima,
nel 1965, Ted Nelson aveva coniato il termine Ipertesto. Nel momento stesso in cui noi qui rispondiamo
alla prima domanda di Derrida suggerendo la rete ipertestuale come metafora della scrittura psichica,
dobbiamo comunque domandarci come interpretare ciascuno dei due termini della metafora in relazione
all’altro. Suggerendo poi l’ipertesto come metafora di pensiero, dobbiamo ben coscienti che tale risposta
non può essere definitiva, e che la domanda andrà pertanto nuovamente posta: “quale apparato – oggi, oltre
la rete - va creato per rappresentare la scrittura psichica?”
20
ivi, pp.269-271
21
ivi, pp.281
12
il cui rapporto a sé, il cui interno è solo l’implicazione di un’altra superficie
anch’essa esposta
22
”
Derrida sottolinea quindi tre analogie importanti tra Notes Magico e
psichismo. Anzitutto l’insistenza freudiana sul carattere protettivo del foglio di
celluloide, metafora della censura percettiva a livello preconscio: “Non c’è
scrittura che non si costituisca una protezione, proteggendosi contro di sé ,
contro la scrittura secondo la quale il soggetto è anch’esso minacciato”
23
. La
seconda analogia è relativa allo strato di cera che raccoglie la traccia
permanente laddove la percezione l’aveva ormai persa:
“la scrittura supplisce la percezione, prima ancora che essa si manifesti a
se stessa… Il percepito non si offre alla lettura se non al passato, al di
sotto della percezione e sotto di essa… La tavoletta di cera rappresenta
infatti l’inconscio… Il divenire visibile che si alterna alla cancellazione dello
scritto, sarebbe il rischiararsi e lo svanire della coscienza nella
percezione
24
”.
La terza analogia è per Derrida la più interessante ai fini della nostra
rilettura, e riguarda il carattere temporale della scrittura del notes magico,
simile
“all’interruzione e ricostituzione del contatto tra i diversi strati psichici più
o meno profondi… La scrittura è impensabile senza la rimozione. La sua
condizione è che non vi sia né un contatto permanente, né una rottura
assoluta tra gli strati… Il soggetto della scrittura è un sistema di rapporti
tra gli strati: del notes magico, dello psichico, della societá, del mondo
25
”
L’analogia finisce invece dove il notes magico si rivela per quel che è:
“una rappresentazione meccanica. Quest’ultima non ha vita. La
22
Derrida J., Freud e la scena della scrittura, pp.289. Proprio la stratificazione delle superfici e dei piani di lettura
interconnessi attirerà la nostra attenzione approfondendo il tema dell’ipertestualità. Prova ne è che è
possibile sensatamente sostituire, nella citazione riportata, la parola web a Notes Magico.
23
ibidem
24
ivi, pp.290
25
ivi, pp.292. Oggi, con De Kerckhove e Pierre Lévy diremmo “del pensiero connettivo e del pensiero
collettivo”. Già Althusser peraltro, nella sua rilettura del Capitale, aveva rintracciato una connessione organica
tra la produzione economica e quella teorica, una struttura comune ai rapporti di produzione socio-
economici e rapporti tra concetti (cfr. D’Alessandro P., Darstellung e soggettività, p.98 e ss.)
13
rappresentazione è la morte… Una rappresentazione pura, una macchina non
funziona mai da sé. Tale è almeno il limite che Freud riconosce alla sua
analogia… Il notes non può riprodurre dall’interno lo scritto una volta
cancellato
26
”. Ma è proprio questo limite che rende tale metafora non chiusa
in se stessa, bensì suscettibile di sviluppi, evoluzioni ed aperture di senso.
Ventotto anni dopo la pubblicazione di Freud e la scena della scrit ura, in Mal
d’archivio, Derrida riprende infatti il tema del Notes Magico e osserva che
t
r
“per rappresentare il funzionamento dell’apparato psichico in un modello
tecnico esterno, Freud non disponeva delle risorse che ci assicurano oggi
le macchine per archiviare, che si sarebbero a malapena potute sognare
nel primo quarto di questo secolo. Queste nuove macchine per archiviare,
cambiano forse qualcosa? Riguardano per l’essenziale il discorso di
Freud?
27
”
Si tratta in fin dei conti dell’avvenire della psicoanalisi nel suo rapporto
con l’avvenire della scienza. Derrida individua quindi due questioni: in primo
luogo
“ci si può domandare almeno se, per l’essenziale e dive samente che in
dettagli estrinseci, la struttura dell’apparato psichico che Freud voleva
descrivere con il notes magico, resiste o no all’evoluzione della tecno-
scienza dell’archivio. L’apparato psichico sarebbe meglio rappresentato o
anche altrimenti affetto da tanti dispositivi tecnici di archiviazione e di
riproduzione, di protesi della cosiddetta memoria viva, di simulacri del
vivente che già sono e saranno in avvenire tanto più raffinati, complicati,
potenti del notes magico (micro-informatizzazione, elettronicizzazione,
computerizzazione ecc.)?
28
”
È il tema del rapporto tra tecno-psicologia e psico-tecnologia analizzato in
Brainframes da Derrick De Kerckhove.
29
26
Derrida J., Freud e la scena della scrittura, pp.293
27
Derrida J., (1994) Mal d’archivio: un’impressione freudiana, Napoli , Filema, 1996, pag 22
28
ivi, p 23-24
29
“La tecno-psicologia è lo studio della psicologia non come assioma universale, ma come condizione
psicologica di persone sottoposte all’influsso delle innovazioni tecnologiche… Ho coniato il termine
psico-tecnologia, modellato su quello di bio-tecnologia, per definire una tecnologia che emula, estende o
14
Aprendo una danza di fantascienza ret ospettiva, diffusa tra i lettori della
Nota sul Notes Magico, Derrida si domanda infine: in cosa la disciplina stessa
della psicoanalisi è
r
“stata determinata da uno stato delle tecniche di comunicazione e di
archiviazione? Si può sognare o speculare sulle scosse geo-tecno-logiche
che avrebbero reso irriconoscibile il paesaggio dell’archivio psicoanalitico
da un secolo in qua se, per limitarmi in una frase a questi indici, Freud, i
suoi contemporanei, collaboratori e immediati discepoli, invece di scrivere
migliaia di lettere a mano avessero avuto a disposizione carte di credito
telefoniche, registratori portatili, computers, stampanti, fax, televisione,
teleconferenze e soprattutto posta elettronica. Mi sarebbe piaciuto
consacrare tutta la mia conferenza a questa fantascienza retrospettiva …
Questo sisma archiviale non avrebbe limitato i propri effetti alla
registrazione secondaria della storia della psicoanalisi. Avrebbe
trasformato questa storia da capo a piedi e all’interno del primo inizio
della sua produzione, nei suoi eventi stessi… La struttura stessa
dell’archivio archiviante determina anche la struttura del contenuto
archiviabile nel suo stesso sorgere
30
”.
Ogni apparato di memorizzazione determinerebbe insomma la struttura,
la forma stessa del dato memorizzato. Medium is massage, secondo il
rinnovato paradosso proposto da Mc Luhan a partire dall’originario medium is
message. E non si tratta del solo punto di contatto con il pensatore canadese.
amplifica le funzioni senso motorie, psicologiche e cognitive della mente” (Kerckhove D., 1991,
Brainframes. Mente, tecnologia, mercato, Bologna, Baskerville, 1995, p.22)
30
Derrida J., Mal d’archivio: un’impressione freudiana, p 25
15