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INTRODUZIONE
La corsa alla terra: crisi congiunte e congiunture di interessi
Dopo decenni di scarso interesse verso gli investimenti in agricoltura, a partire dagli
inizi del nuovo millennio, è sensibilmente cresciuta l’attenzione verso le terre fertili
dell’Africa sub-sahariana. Le motivazioni del rinnovato interesse nelle agricolture dei
Paesi in via di sviluppo vanno ricercate in una serie di crisi congiunte che, a partire dal
2007-2008, hanno favorito quella che da diverse organizzazioni non governative è stata
definita una corsa alla terra. La crisi dei prezzi delle derrate agricole iniziata nel 2007,
la crisi energetica e climatica, la crisi finanziaria, hanno spinto alcuni governi nazionali,
soprattutto Orientali e del Golfo, numerose aziende private e diversi fondi di
investimento a ricercare terreni nel continente africano.
La possibilità di ricevere nuovi investimenti nel settore agricolo è stata accolta con
favore da numerosi governi africani, i quali attuano politiche di attrazione degli
investimenti su larga scala e giustificano le concessioni dei terreni con la grande
disponibilità di risorse nel territorio. I governi nazionali in Africa sub-sahariana
condividono una notevole aspettativa sui grandi investimenti esteri in agricoltura,
soprattutto per quanto riguarda la possibilità di modernizzare il settore agricolo e
favorire lo sviluppo rurale.
Land grabbing e regolamentazione del fenomeno: scenario win-win?
La recente ondata di acquisizioni di terra che ha investito il continente africano,
secondo diverse organizzazioni della società civile, ha però messo in crisi la sussistenza
di milioni di piccoli produttori e determinato problemi di accesso alla risorse,
insicurezza alimentare e insostenibilità ambientale. Nel continente africano oltre il 90%
della popolazione utilizza la terra seguendo le regole dalla tradizione e non possiede dei
titoli formali di possesso. In questo contesto, le acquisizioni di terra hanno penalizzato
in particolare le popolazioni e le comunità che utilizzano la terra su base comune, come
piccoli agricoltori, pastori e cacciatori, i cui diritti sulla terra sono debolmente
riconosciuti o del tutto negati.
Le maggiori organizzazioni internazionali hanno progressivamente portato la loro
attenzione sul fenomeno del land grabbing e proposto, nel 2010, dei principi per gli
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investimenti responsabili in agricoltura (RAI). Secondo l’approccio portato avanti dalla
Banca Mondiale e adottato anche da alcuni paesi africani, tra cui la Tanzania, una
regolamentazione del fenomeno potrebbe liberare il potenziale degli investimenti su
larga scala e rendere possibile uno scenario di tipo win-win. In particolare, questo
approccio sostiene che attraverso adeguate politiche di riconoscimento dei diritti
fondiari per le popolazioni locali e attraverso strumenti come il codice di condotta per
gli investitori, i grandi investimenti su larga scala possano coesistere con i piccoli
produttori e apportare benefici tanto a livello locale quanto sul piano macroeconomico.
Il tentativo di regolamentazione del fenomeno del land grabbing portato avanti in
ambito internazionale, tuttavia, è criticato da una parte consistente della letteratura.
Numerose organizzazioni delle società civile e diversi studiosi pongono dubbi sul
framework stesso della regolamentazione, il quale costituisce, secondo questo
approccio, un freno alle possibili alternative agli investimenti su larga scala in
agricoltura.
La Tanzania tra riforme e land grabbing
La Tanzania, dalla metà degli anni ’90, ha intrapreso un processo di liberalizzazione
dell’economia e ha progressivamente adottato i parametri della good governance. Il
Paese ha abbracciato il paradigma del Post Washington Consensus e nel 1999 si è
dotato di un sistema di land tenure considerato come uno tra i più avanzati di tutto il
continente. In particolare, la legge sulla terra del 1999 ha decentralizzato
l’amministrazione a livello locale ed ha riconosciuto e legalizzato i diritti consuetudinari
di utilizzo e possesso della terra, prevedendone la registrazione.
Allo stesso tempo, il governo tanzaniano ha attuato delle politiche finalizzate alla
trasformazione del settore agricolo, il quale era ed è ancora fondato sulla piccola
produzione familiare, in un sistema caratterizzato dalla grande produzione industriale e
orientato al mercato. Tra il 2003 e il 2007, secondo i censimenti agricoli governativi, la
superficie occupata dall’agricoltura di piccola scala è diminuita di oltre 400 mila ettari.
Negli ultimi anni, grazie alle politiche di incentivi del governo e alla crescente
richiesta di terra in ambito internazionale, il Paese è divenuto una delle mete predilette
dagli investitori per la produzione energetica ed alimentare. Tra il 2006 e il 2013,
secondo alcuni studi, oltre 1 milione di ettari sono stati richiesti da aziende o governi
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esteri presso l’agenzia governativa che gestisce gli investimenti e circa 250 mila ettari
sono stati formalmente concessi. In particolare, la regione Pwani, situata sulla costa e
vicina alla capitale economica Dar es Salaam, ha ricevuto il maggior numero di
investitori dal 2005 ad oggi.
In questa ricerca verrà analizzato con attenzione il sistema di land tenure vigente nel
Paese e saranno indagate le modalità e le procedure di concessione della terra ai fini di
un investimento. Inoltre, saranno definiti i ruoli degli attori coinvolti nei processi di
acquisizione dei terreni e il trend degli investimenti in agricoltura degli ultimi anni.
Infine, verranno analizzati due investimenti su larga scala nella regione Pwani, con
l’obiettivo di individuarne gli impatti sociali ed economici, i possibili benefici o le
eventuali minacce per le popolazioni locali.
I casi di studio
I casi di studio presi in esame sono rappresentati dagli investimenti delle aziende Sun
Biofuels ed EcoEnergy, le quali hanno investito rispettivamente nella produzione di
biocarburante, destinata all’export, e nella produzione di zucchero, energia ed etanolo
destinata al mercato locale.
Sun Biofuels ha ricevuto in concessione circa 9000 ettari di terra nel distretto di
Kisarawe e nel 2009 ha iniziato la produzione di semi di jatropha sui primi 2000 ettari.
Dopo soli due anni dall’avvio della produzione, l’azienda è fallita ed ha licenziato gli
oltre 700 lavoratori che aveva gradualmente assunto.
Ecoenergy ha ottenuto circa 22 mila ettari di terra nel distretto di Bagamoyo per la
produzione della canna da zucchero, ma il progetto, nonostante l’azienda sia presente
nel Paese dal 2007, non è ancora partito. Ecoenergy ha adottato le linee guida e gli
standard internazionali richiesti dall’African Development Bank, la quale sta
finanziando il progetto.
Le due aziende, per le dimensioni della terra ottenuta e per i volumi dei capitali
investiti, sono tra i maggiori investitori degli ultimi anni presenti oggi in Tanzania.
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OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLA RICERCA
1. Obiettivi
L’obiettivo generale di questa ricerca è di comprendere se gli investimenti su larga
scala in agricoltura possano o meno apportare un contributo significativo allo sviluppo
rurale in Tanzania.
Gli obiettivi specifici dello studio sono i seguenti:
1. Analizzare la politica governativa in relazione agli investimenti in agricoltura ed
analizzare il sistema di land tenure vigente nel Paese.
2. Verificare lo status del land grabbing ed analizzare il trend degli investimenti in
agricoltura, con particolare attenzione agli investimenti esteri.
3. Analizzare le procedure e le modalità di acquisizione della terra e il ruolo degli
attori coinvolti nelle concessioni e nei processi decisionali (governo, investitori,
comunità locali).
4. Analizzare e confrontare gli impatti sociali ed economici sulle comunità locali
degli investimenti Sun Biofuels ed EcoEnergy nei distretti di Kisarawe e Bagamoyo.
2. Metodologia
La ricerca è stata realizzata nel corso di un anno ed è stata possibile grazie ad un
finanziamento dell’università di Bologna per tesi di ricerca all’estero. La borsa di studio
dell’università ha permesso una permanenza di due mesi in Tanzania tra Giugno e
Agosto 2013.
L’associazione dei piccoli contadini tanzaniani, MVIWATA, ha fornito il supporto
tecnico e logistico, il quale si è rivelato indispensabile per lo svolgimento della stessa
ricerca. MVIWATA ha finanziato e organizzato la costituzione di un team di ricerca
composto, oltre che dal sottoscritto, da tre ricercatori della Sokoine University of
Agriculture: Il dott. Kennet Bengesi, il dott. Justin Ringo e il dott. Raimond Salanga.
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2.1 Preparazione della ricerca
Il periodo di ricerca trascorso nel Paese è stato preceduto da un’analisi della
letteratura sul fenomeno del land grabbing e sullo sviluppo rurale. I principali
riferimenti bibliografici, per questa fase, sono rappresentati da report e banche dati di
importanti ONG e organizzazioni internazionali, come Grain, Interntional Land
Coalition, Oxfam, Action Aid, Banca Mondiale, FAO, nonché da numerosi articoli di
riviste scientifiche, come Journal of Peasant Studies e Journal of Agrarian Change.
Successivamente, è stata effettuata un’analisi delle riforme che hanno portato la
Tanzania nell’economia di mercato e che hanno sancito l’abbandono delle politiche
socialiste inaugurate da Julius Nyerere. Una particolare attenzione è stata posta
sull’analisi del ruolo dell’agricoltura nei piani governativi di riduzione della povertà.
Questo studio è stata necessario al fine di contestualizzare la politica economica ed
agraria attuata dai governi tanzaniani che si sono succeduti dalla fine del secolo scorso
ad oggi.
In questa parte della ricerca, iniziata ancora prima della visita nel Paese, sono state
analizzate le seguenti leggi approvate alla fine degli anni ’90: il Tanzania Investment
Act del 1997, il quale ha sancito l’apertura dell’economia ed ha istituito un’apposita
agenzia governativa per gli investimenti; il Land Act e il Village Land Act del 1999, le
quali hanno riformato il sistema di land tenure, formalizzato i diritti consuetudinari e
decentralizzato l’amministrazione della terra a livello locale.
Altri importanti riferimenti sono rappresentati dai piani governativi di sviluppo del
settore agricolo e di riduzione della povertà, e dalle pubblicazioni governative del
National Bureau of Statistics e del Tanzania Investment Center, le quali hanno permesso
un’analisi quantitativa dei dati relativi agli investimenti in agricoltura.
2.2 La ricerca sul campo
La ricerca sul campo è stata fondamentale, oltre per l’analisi dei casi di studio, anche
per il reperimento di alcuni documenti indispensabili ai fini del raggiungimento degli
obiettivi preposti. In particolare, la permanenza in Tanzania ha permesso di ottenere una
notevole quantità di documenti e informazioni non reperibili al di fuori del Paese.
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Durante le prime due settimane trascorse nel Paese sono state realizzate interviste
qualitative semi-strutturate che hanno coinvolto policy makers, rappresentanti della
società civile e importanti organizzazioni non governative. Di fondamentale importanza
sono state le interviste realizzate all’istituto di ricerca sui diritti della terra (Hakiardhi) e
all’unione delle associazioni contadine dell’Africa sud orientale (ESAFF). Questa fase
della ricerca si è svolta tra le città di Morogoro, sede di MVIWATA e della Sokoine
University of Agriculture, e di Dar es Salaam, dove si concentrano le principali
organizzazioni non governative e diverse istituzioni.
In seguito, la ricerca è proseguita con la permanenza nei distretti di Kisarawe e
Bagamoyo, finalizzata all’analisi dei casi di studio. Questa fase della ricerca si è svolta
in team, come accennato, con tre ricercatori della Sokoine University of Agriculture. La
preparazione delle interviste e la scelta delle domande da porre nei questionari è stata
discussa e concordata già prima della partenza da Morogoro. Dopo la prima visita nei
villaggi e i primi colloqui con le autorità distrettuali, la struttura delle interviste e dei
questionari è stata aggiornata e rivista sulla base delle nuove informazioni ottenute.
I due distretti interessati dalla ricerca sono situati entrambi nella regione Pwani. La
scelta di individuare ed analizzare due investimenti nella regione di Pwani è stata dettata
dal fatto che tale regione rappresenta, soprattutto nella zona sud-ovest, il granaio del
Paese. Pwani è divenuta, anche per via della vicinanza al mare, alla città di Dar es
Salaam e dunque alle migliori infrastrutture presenti nel Paese (autostrade, porti,
aeroporti), una delle mete privilegiate dagli investitori.
I casi di studio sono stati selezionati cercando di individuare due diversi modelli di
investimento, in modo da poter effettuare una comparazione tra realtà non troppo simili.
I due casi di studio analizzati si differenziano per quanto riguarda i processi di
acquisizione della terra, il grado e le modalità di coinvolgimento delle popolazioni
locali, i modelli produttivi e la destinazione della produzione.
Durante la permanenza nei distretti sono state realizzate interviste qualitative semi-
strutturate di gruppo e individuali con le autorità distrettuali, con le autorità di villaggio,
con i membri delle comunità e con i rappresentanti delle aziende. Nel distretto di
Kisarawe sono stati inoltre compilati circa 90 questionari, una media di 10 per ogni
villaggio visitato, e successivamente elaborati attraverso un software per l’elaborazione