6
impedito una reale circolazione di idee in merito. Per quanto ci
riguarda tenteremo di mettere in luce i vantaggi e gli svantaggi dei
diversi approcci e, dove possibile, di farli interagire, al fine di
poter sviluppare ulteriori approfondimenti nel confronto costante
con la realtà sociale in cui ci troviamo immersi.
Nel primo capitolo, dopo aver fornito al lettore alcune notizie
utili a ricostruire il contesto in cui si muoveva Simmel,
analizzeremo la concezione dell’amore del sociologo tedesco.
Cercheremo di capire perché egli ritenga l’agire per amore un tipo
di agire sui generis, che va studiato nella sua unicità, senza tentare
di riferirlo, come altri hanno fatto, a comportamenti egoistici o
altruistici. L’amore, infatti, secondo il suo punto di vista, è una
“categoria prima incausata” che si genera internamente all’animo
umano, e non può essere suscitata dall’oggetto sul quale si riversa.
Egli sostiene che nasca inizialmente come strumento utile alla vita
per una migliore riproduzione della specie, ma che poi se ne
separi; la letteratura romantica, non a caso, è piena di suicidi.
Affinché l’amore possa emanciparsi dalla vita è necessario
sottrarlo alla sessualità che, secondo Simmel, è strettamente legata
ad una genesi biologico-riproduttiva. Tuttavia, potremo constatare
che la discontinuità tra sesso e amore non porta l’autore a
disconoscere la monogamia, che, invece, si pone come risorsa
importante per l’intimità. L’amore assoluto, per il Nostro, può
essere solo e soltanto in favore della singola individualità, e
respinge qualsiasi idea di sostituibilità. La concezione moderna di
questo sentimento, vedremo, infatti, che è antitetica a quella
platonica, la quale trova il suo oggetto in qualità universali (come
la bellezza) che appartengono all’uomo in generale, e sono
inaccessibili al singolo.
Nel secondo capitolo riferiremo il complesso punto di vista
sull’amore di Luhmann. Com’è noto a chi si interessa di
sociologia, l’approccio di questo autore è particolarmente
7
problematico perché propone una ridefinizione in termini
autoreferenziali di tutto il sociale. Per tale motivo dovremo
sovente specificare il nuovo contenuto che i concetti assumono
nella teoria sistemica. Anche l’amore, naturalmente, non sfugge al
processo di rivisitazione teorica operato da Luhmann. Nel
ripercorrere “Amore come passione”, cercheremo di capire che
conseguenze abbia il fatto di pensare l’amore come mezzo di
comunicazione generalizzato simbolicamente, valutando il diverso
significato che assume, e le differenti funzioni che svolge, nelle
varie epoche. Occorre, tra l’altro, dare atto all’autore di aver
compiuto uno straordinario lavoro di ricostruzione storico-sociale
attraverso l’analisi di una grande quantità di fonti essenzialmente
letterarie. Illustreremo, poi, i motivi per cui un codice per i
rapporti intimi sia in grado di favorire la formazione di sentimenti
“paradossali”, e le dinamiche che lo hanno attraversato nel
passaggio dall’“amore-passione” all’amore come “sistema
dell’interpenetrazione”. Sottolineeremo, infine, i diversi aspetti che
caratterizzano l’amore modernamente inteso messi in evidenza da
Luhmann, tra i quali il fatto di mettere al centro della
comunicazione ciò che è rilevante per la persona, il suo carattere
riflessivo, l’incomunicabilità della sincerità, ecc.
Nel terzo capitolo ci occuperemo del pensiero di Giddens, ossia
di un autore che ha affrontato le problematiche generate dalle
relazioni intime senza troppo insistere sull’analisi di un concetto
astratto come quello di amore. Egli dispone di un apparato teorico,
oltre che radicalmente differente, forse meno preciso di quello di
Luhmann, ma più attento ad analizzare e interpretare i dati forniti
dalla realtà empirica. E’ proprio da essi che il sociologo inglese fa
derivare i concetti fondamentali su cui si basa “La trasformazione
dell’intimità”. Le definizioni di relazione pura (un tipo di
relazione sociale che viene costituita e mantenuta solo in virtù dei
vantaggi che procura ai singoli), di amore convergente (che
8
presuppone la parità dei conti del dare/avere affettivo) e di
sessualità duttile (che descrive un tipo di sessualità tutto da
costruire nell’interazione col mondo esterno) mostrano, infatti,
un’attenzione particolare alle dinamiche societarie più recenti. Da
apprezzare il lavoro puntiglioso di ricognizione psicologica, che si
serve in gran parte di materiale proveniente da manuali ed
esperienze concrete di self-help, nonché lo sforzo in favore di una
democratizzazione della vita pubblica e privata, che fa del
pluralismo e della concertazione i suoi principi cardine.
La parte seconda mira a sviscerare i problemi che la modernità
pone alle relazioni intime, tenendo conto delle valutazioni espresse
dagli autori presi in considerazione.
Nel quarto capitolo cercheremo di capire in che misura la
formazione e il mantenimento di identità personali più o meno
stabili possa influire sulle relazioni intime. In questo senso
cercheremo di evidenziare per quale motivo, nella società attuale,
la costruzione dell’identità risulti assai problematica e debba
essere continuamente aggiornata. Servendoci delle intuizioni di C.
Lasch metteremo in guardia il lettore dall’aggravarsi dei tratti
narcisistici dell’uomo contemporaneo, mentre l’analisi del
romanzo “Doppio sogno” di A. Schnitzler, attraverso una spietata
indagine psicologica, ci fornirà elementi utili per comprendere i
limiti intrinseci ai desideri fusionali caratteristici dei rapporti di
coppia.
Nell’ultimo capitolo ci soffermeremo sulle problematiche di
gestione delle relazioni intime e sessuali poste dalla struttura di
coppia. Inizialmente tenteremo di individuare, in mancanza di
indicazioni sociologiche precise, gli elementi utili per una
definizione minima di “coppia”, che prescinda – per essere più
facilmente generalizzabile – dalla presenza o meno di un contratto
matrimoniale, e si basi, invece, sulla percezione che i singoli
membri hanno di far parte di una coppia. Nel nostro studio saranno
9
privilegiati quegli aspetti che, a nostro parere, mostrano di
mantenere una loro significatività anche in una prospettiva futura
di complessità crescente. A questo proposito rimarranno centrali,
tra gli altri, il concetto di relazione pura introdotto da Giddens, e
quello di riflessività dell’amore su cui hanno insistito un po’ tutti i
sociologi che abbiamo preso in considerazione. Sottolineeremo,
inoltre, la capacità delle teorie di stampo cibernetico e
costruttivistico di descrivere i problemi derivanti dal diverso
operare di sistemi organici, psichici e sociali. Ciononostante non
aboliremo il concetto di individuo, ritenendo, assieme a Giddens e
Simmel, che, nella sua contraddittorietà, possa ancora essere utile
all’indagine sociologica. Sarà interessante cercare di capire,
soprattutto, in che misura i soggetti sono lasciati “liberi” di gestire
la propria vita sessuale e amorosa. Dovremo altresì compiere, uno
sforzo di aggiornamento anche di altri concetti fondamentali – tra
cui quello dell’infedeltà – poiché ormai ci troviamo di fronte a un
panorama di mutamento continuo dei rapporti intimi.
Ha ancora senso la scelta della monogamia, sullo sfondo di una
crescente separazione della sfera del sesso da quella dell’amore?
Per rispondere a questa domanda dovremo mettere in luce il ruolo
importante che la coppia monogamica ha avuto, e continua ad
avere, – con la sua promessa di intimità e di stabilità – per la
riproduzione dei sistemi familiari e per il senso di sicurezza
ontologica che fornisce agli individui, senza tacerne le
contraddizioni che costitutivamente porta con sé, e che sono alla
base delle sue problematiche attuali. Cercheremo di capire,
soprattutto, in che misura gli elementi di crisi siano sanabili,
oppure se aprano la strada ad altre possibili forme di interazione
intima. In questo senso verrà fornita al lettore una casistica e
un’interpretazione critica di alcuni di tali modelli alternativi.
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PARTE PRIMA
LA RELAZIONE DI COPPIA NELLA
SOCIOLOGIA
11
1. GEORG SIMMEL: L’AMORE COME
RELAZIONE TRA DUE INDIVIDUALITA’
1.1. Il contesto storico e metodologico
G. Simmel nacque nel 1858 a Berlino e morì a Strasburgo nel
1918, poco prima della fine della guerra. Sessant’anni esatti vissuti
in un periodo di grande fervore filosofico-sociologico nel quale
egli si inserì con arguzia, distinguendosi abbastanza nettamente da
altri autori a lui contemporanei. Il suo contributo al pensiero
sociale si rivelò molto personale e frammentario anche perché fu
sviluppato al di fuori del mondo accademico tedesco, il quale non
apprezzava né le sue origini ebree né la sua eccentricità.
Nei primi anni della produzione intellettuale fu inevitabile per il
giovane Georg subire l’influenza delle teorie evoluzionistiche,
allora molto in voga, ma, pur prendendo in prestito da esse alcuni
concetti, come quello di differenziazione, Simmel non accettò gran
parte delle loro conseguenze. Soprattutto era in disaccordo con
l’idea di una lotta per l’esistenza che coincidesse con la lotta per il
dominio tra le specie e gli uomini. Nello stesso tempo, il consenso
creatosi attorno alle scoperte di Darwin si intrecciava con le
posizioni organicistiche di Comte e Spencer, che vedevano una
sostanziale continuità tra il mondo sociale e quello biologico. La
sociologia, come scienza sociale analoga alle scienze naturali,
avrebbe dovuto incaricarsi di scoprire le “leggi che governano le
relazioni tra gli uomini”.
All’entusiasmo di questi intellettuali nei confronti di una
disciplina appena nata che, secondo loro, avrebbe rivoluzionato in
positivo i rapporti tra gli uomini, si contrapponeva la scuola
idealistica della filosofia tedesca che, al contrario, non la
12
considerava nemmeno una scienza. L’idealismo separava
nettamente le scienze della natura dalle scienze dello spirito,
poiché riteneva che il fattore della libertà, intrinseco al mondo
storico-sociale, non fosse assimilabile a leggi. Inoltre per la
dottrina idealistica risultava significativamente più adatto il
metodo idiografico, teso, cioè, alla determinazione dei fenomeni
nella loro individualità, piuttosto che quello nomotetico, che va in
cerca, invece, di uniformità e di costanti che nella realtà storica
non possono essere riscontrate. Simmel, dal canto suo, rifiutava sia
la baldanza ingiustificata delle posizioni organicistiche che la
svalutazione del concetto di società operata da quelle idealistiche.
La società, afferma il Nostro in “Forme e giochi della società”, è
invece “il nome che designa un insieme di individui, uniti tra loro
da rapporti di interazione”, mentre l’oggetto della sociologia
“risiede nell’analisi delle forme particolari dell’interazione umana
e della loro cristallizzazione in gruppi distinti”
1
.
Successivamente il sociologo berlinese si avvicinò
all’insegnamento di Kant, soprattutto per quel che riguarda la
teoria della conoscenza. Quest’ultima aveva come principio
cardine l’impossibilità per l’uomo di giungere a una conoscenza in
sé delle cose. Egli si doveva accontentare di una comprensione
mediata da alcune categorie fondamentali come il tempo e lo
spazio. Partendo da questi presupposti Simmel arrivò ad affermare
che è la nostra stessa mente a creare la conoscenza: il che equivale
a dire che la realtà non è conoscibile come dato, ma solo come
costruzione dell’intelletto che – attraverso uno sforzo di selezione,
classificazione e interpretazione – si rapporta ad essa. Come
vedremo più avanti, queste conclusioni non furono lasciate cadere
nel vuoto, ma vennero in seguito portati avanti da altri autori –
Luhmann per primo – che si ispiravano a un costruttivismo più o
meno radicale.
1
L. Coser, 1983, p. 259.
13
Anche riguardo alla distinzione tra forma e contenuto, centrale
nell’opera di Simmel, è possibile riscontrare influssi di matrice
kantiana. Così come il suo predecessore riteneva che l’esperienza
del mondo naturale venisse modellata da categorie formali a-priori,
analogamente Simmel si serviva di esse per indagare, avvicinando
fenomeni sociali che apparentemente non avevano nulla in
comune.
Negli ultimi anni della sua esistenza, infine, si avvicinò a
Bergson e Nietzsche celebrando quel permanente fluire
dell’energia vitale che sottende ogni sistemazione formale.
14
1. 2. L’opera
Simmel, nonostante concepisse il comportamento umano come
fortemente condizionato dall’appartenenza a gruppi, dei quali,
alcuni molto vasti, si concentrò essenzialmente sui rapporti che
intercorrono tra gli “atomi della società”. Alla base delle sue
riflessioni, sia che egli affronti semplici interazioni faccia a faccia
oppure meccanismi macro-societari, vi è il concetto di forma.
“Secondo Simmel uno stesso concetto formale può costituire il
punto di riferimento esplicativo di una pluralità di fenomeni sociali
completamente diversi: indubbiamente la guerra e il matrimonio
costituiscono oggetti di indagine qualitativamente differenti,
tuttavia, il sociologo che li analizza, può cogliere in entrambi, nel
conflitto coniugale come nel conflitto bellico, forme di interazione
fondamentalmente simili”
2
. Isolando idealmente le forme di queste
interazioni dal loro contenuto, l’autore è in grado fare
comparazioni che realizzano veri e propri incrementi conoscitivi.
E’ possibile individuare nella sociologia simmeliana un metodo
dialettico, che considera la realtà sociale come entità
essenzialmente a due facce. Questo lo ritroviamo sia nella sua
concezione di individuo socializzato – che è incorporato, e tuttavia
si oppone, alla società – sia nell’essenza stessa delle relazioni
sociali, che implicano sempre armonia e conflitto, attrazione e
repulsione, amore e odio. Ciò vale, per quanto ci riguarda più da
vicino, anche per i rapporti intimi, i quali non sono caratterizzati
soltanto da sentimenti positivi. Le relazioni erotiche, infatti,
sostiene Simmel in “Sociologia. Ricerche sulle forme
dell’associazione” nel 1908, “ci toccano come un intreccio di
amore e rispetto o mancanza di rispetto… di amore e desiderio di
dominare o bisogno di dipendenza…”
3
. In questo senso il
2
L. Coser, 1983, p. 260.
3
L. Coser, 1983, p. 267.
15
sociologo tedesco non può che rivalutare il ruolo del conflitto nella
realtà sociale. Esso viene visto come elemento che se, da una
parte, può consentire il rafforzamento dei legami esistenti,
dall’altra, può favorirne l’estinzione, incoraggiando la formazione
di altri legami.
L’importanza degli aspetti strutturali nella teoria simmeliana
sono evidenti nel momento in cui l’autore si concentra su variabili
meramente quantitative. Queste costituiscono la cornice, la forma
(che, però, inevitabilmente incide sui contenuti) entro cui le
relazioni si svolgono. Il numero dei membri di un gruppo, ad
esempio, non è un fattore trascurabile.
In un rapporto diadico, infatti, si verificano dinamiche
particolari, a partire dal fatto che la vita del gruppo (il più piccolo
pensabile) dipende esclusivamente dai due partecipanti, il venir
meno della presenza di uno dei quali comporta la sua dissoluzione.
“Una diade dipende solamente da ciascuno dei suoi elementi per la
sua morte, non per la sua vita; infatti, per la sua vita ha bisogno di
entrambi, ma non così per la sua morte”
4
. In questo tipo di
relazione il coinvolgimento delle rispettive personalità è totale,
doveri e responsabilità non possono essere delegati, ciascuno deve
continuamente rispondere all’altro di quello che fa. Sono
riflessioni che inevitabilmente incideranno, come vedremo, sulla
concezione luhmaniana dell’amore.
L’introduzione nella coppia di un terzo elemento modifica
notevolmente la situazione, soprattutto per il fatto che ognuno
gode della possibilità di avere il consenso della maggioranza. Per
Simmel “la triade è la struttura più semplice in cui il gruppo come
insieme può ottenere il dominio sugli altri suoi membri; essa
realizza una struttura sociale che indirizza i singoli individui verso
obiettivi collettivi. La diade fa assegnamento su una reciprocità
immediata, mentre la triade può imporre la propria volontà su un
4
G. Simmel, 1908, p. 47-133.
16
membro mediante l’accordo degli altri due…”
5
.
Altre considerazioni altrettanto utili per la nostra indagine ci
provengono dall’aver differenziato le conseguenze
dell’appartenere a piccoli o grandi gruppi per le personalità dei
singoli. Nel primo caso, come già accennato, il coinvolgimento è
totale, mentre nel secondo gli individui impegnano per la società
soltanto una parte del loro essere. Nella società moderna ciascuno
di essi partecipa contemporaneamente a numerose cerchie sociali,
nelle quali assume ruoli diversi e deve rispondere ad aspettative e
regole di vario tipo, che possono essere anche in contrasto tra loro;
di conseguenza diminuiscono le probabilità che qualcuno si situi
nello stesso punto di intersezione occupato da un altro.
In altre parole possiamo dire che la differenziazione sociale ci
rende sempre più unici, differenti l’uno dall’altro, e,
inevitabilmente, questo ha effetti negativi sulla reciproca
comprensione e sulla possibilità di “interiorizzare il mondo
dell’altro”, come testimonia lo stesso Luhmann in “Amore come
passione”. Dunque una realtà sociale caratterizzata da un tipo di
relazioni prevalentemente societarie piuttosto che comunitarie,
secondo la celebre distinzione di F. Tönnies, se, da una parte,
consente la “nascita dell’Io”, dall’altra, apre il campo ad una
parzializzazione dei Sé che ha effetti notevoli sia sulle semplici
interazioni, che di ritorno, sui macrosistemi stessi.
Una breve sintesi dell’opera simmeliana non può prescindere da
un accenno alla “Filosofia del denaro”, libro che mette in luce
splendidamente le conseguenze dell’utilizzo del denaro nella
società occidentale. Nel momento in cui esso si frappone con forza
tra le persone, “i legami personali basati su sentimenti diffusi
vengono sostituiti da relazioni impersonali che sono limitate a uno
scopo specifico. Conseguentemente il calcolo astratto invade l’area
della vita sociale, le relazioni parentali o il campo del giudizio
5
L. Coser, 1983, p. 271.
17
estetico, che erano in precedenza il settore di valutazioni
qualitative piuttosto che quantitative”
6
. Il denaro, in sostanza,
rendendo la società più razionale, più impersonale, più calcolabile
costituisce per Simmel il fattore principale che sancisce il
passaggio dalla Gemeinschaft alla Gesellschaft. Queste riflessioni
si riveleranno estremamente proficue per successive speculazioni
sociologiche, dalle quali, tra le altre, scaturirà una teoria dei mezzi
di comunicazione generalizzati simbolicamente.
6
L. Coser, 1983, p. 280.
18
1.3. L’agire per amore come tipo di agire sui
generis
Simmel si interroga fin dall’inizio del suo scritto sulla natura,
sulla genesi e sul significato dell’agire per amore. Si chiede prima
di tutto se sia un tipo di agire genuino che possa essere spiegato
senza fare riferimento ad altri generi di comportamento. La scelta
dell’io su come rapportarsi al tu (e viceversa), afferma Simmel
inizialmente, non può essere semplicemente ricondotta
all’alternativa tra egoismo e altruismo. “…la nostra volontà, per il
semplice verificarsi di una situazione, di un fatto, di un
determinato avvenimento, si rivolge innumerevoli volte a
formazioni oggettive dell’esistente senza minimamente tener conto
di quale conseguenza possa avere la realizzazione della propria
intenzione per l’io o per il tu”
7
. Analogamente il comportamento
puramente istintivo, sebbene non risponda a esigenze altruistiche,
non può nemmeno essere catalogato come egoistico in senso
stretto, altrimenti lo sarebbero anche il “crescere della pianta o il
cadere del sasso, i quali seguono puramente le proprie leggi”
8
.
“L’egoismo implica sempre un orientamento teleologico – verso
una qualche reazione dell’io – e definendo egoistica un’azione,
implicitamente, presupponiamo un tale orientamento, ma proprio
la natura degli impulsi si sottrae ad esso; tuttavia il contenuto di
questi ultimi può consistere senz’altro nel bene di un tu, nella
distruzione dell’io o in qualcosa che teleologicamente è del tutto
privo di senso”
9
. “Se noi definiamo altruistico in senso proprio
l’agire per il bene di una persona che ci è del tutto indifferente o
sgradita, o addirittura ostile, non è altrettanto corretto qualificare in
tal modo l’agire per amore; quest’ultimo è troppo legato
7
G. Simmel, 1995, p. 8.
8
Ibidem.
9
Ibidem, p. 9.
19
all’impulso che lo caratterizza e ha una relazione troppo stretta con
il proprio soddisfacimento perché si possa porre il suo telos
solamente nel tu. Per lo stesso motivo, tuttavia, esso non si addice
neppure al concetto di egoismo; tale concetto, prescindendo da
ogni altruismo riferito al contenuto materiale di un agire di quel
tipo, non sarebbe adeguato alla nobiltà e al valore dell’agire per
amore. Quest’ultimo è, infine, qualcosa di originariamente troppo
unitario e indiviso per essere considerato, diciamo, una miscela
meccanica di entrambe le motivazioni”
10
.
La conclusione logica del ragionamento è che il movente
dell’amore deve essere valutato come originale, primario, non
riconducibile al binomio egoismo/altruismo. Occorre desistere da
tentativi di definire l’amore scomponendolo, altrimenti non se ne
coglierebbe l’intima natura, che è omogenea. In altre parole
possiamo dire che è lecito parlare dell’amore come di un concetto
complesso, che può essere visto sotto tanti punti di vista e nelle sue
innumerevoli sfaccettature, ma che non si può pretendere di
spiegare spezzettandolo, se ne perderebbe la sostanza. “…ciò che
mi interessava era solo confutare l’ipotesi che l’amore possa essere
prodotto da una molteplicità di fattori dei quali nessuno, appunto, è
l’amore”
11
.
Il sentimento può dirigersi verso oggetti diversi: la patria, Dio,
un’opera d’arte, un’altra persona ecc. “Proprio l’amore per le cose
inanimate mostra con particolare chiarezza il rapporto
incomparabile e inderivabile, detto appunto amore, che il soggetto
ha con un oggetto. In esso vediamo l’amore nella sua completa
indipendenza da ogni considerazione sia pratica sia teoretica e da
ogni giudizio di valore (perché nulla ci impedisce di amare ciò che
dal punto di vista oggettivo è del tutto indifferente o inferiore)”
12
.
10
Ibidem.
11
G. Simmel, 1995, p. 13.
12
Ibidem, p. 15.