7
Prefazione
Il linguaggio è forse il piø potente strumento a portata dell’uomo: è attraverso il linguaggio
che l’essere umano ha la facoltà di comunicare le sue idee e di interagire col prossimo. E’ la base di
ogni relazione e di ogni processo di cooperazione.
Un gesto apparentemente così banale e “normale”: che differenza potrà mai fare una
semplice parola? In un mondo in cui si è ormai letteralmente inondati da fiumi di parole,
trasmissibili con sempre piø mezzi di comunicazione e in tempo reale da una parte all’altra del
globo, il “dono della parola” sta forse perdendo di importanza?
La risposta non può che essere un deciso “No!”.
Basti pensare al ruolo decisivo delle narrazioni storiche per la nascita e la legittimazione dei
moderni stati nazione, senza citare il ruolo delle narrazioni entro cui incaselliamo ogni azione ed
avvenimento della nostra vita, meccanismo base del funzionamento del nostro cervello.
Considerando che tutta la propaganda politica non fa altro che usare sapientemente il linguaggio per
trasmettere determinati messaggi, che possono essere espliciti o meno, e gli effetti che la
propaganda ha sulle nostre vite, si evince chiaramente il ruolo centrale svolto dal linguaggio e dalla
comunicazione.
Cosa diciamo e come lo comunichiamo, cosa ci viene detto e come ci perviene tale
messaggio: agenti e pazienti di uno scambio continuo che costruisce e decostruisce costantemente le
nostre vite, tanto a livello privato quanto a livello pubblico. Linguaggio e mezzi di comunicazione
sono alla base della propaganda politica, che è a sua volta alla base della politica, ovvero
dell’insieme delle linee guida che determinano le decisioni e il futuro dei governi. La propaganda è
alla base tanto della politica interna quanto di quella estera: possiamo dunque considerare il
linguaggio alla base delle sorti del mondo?
Sicuramente costituisce il mezzo che ne determina il futuro.
Citando Lakoff a tale proposito:
“Language is far more than a means of expression and
communication. It is the gateway to the mind. […] Language
can be used to change minds, which means it can change
8
brains – permanently, for good or ill. It does not merely
express emotions, it can change them; not merely arouse or
quell them, but change the role of emotion in one’s life and
the life of a nation.
Language does not merely express identity; it can change
identity. […]
Language is an instrument of creativity and power, a means
of connecting with people or alienating them, and a force for
social cohesion or separation.
Language is sensual and aesthetic, with the power to woo or
to repulse, to be beautiful or ugly, to be meaningful or banal.
Language has moral force; it can bring out the best in people
and the worst. Memories are never just “stored”; they are
always created anew. Language does not just evoke
memories; it can change them and shape them, and thereby
change history – the story of the past.
For all these reasons, language has a political force.
Understanding language is not just nice, it is necessary. And
that requires understanding the brain. The properties of the
brain are what give language its power.”
1
L’avvento di Internet e, piø recentemente, la nascita e la diffusione dei social network ha
indubbiamente costituito una rivoluzione nel mondo dei media e della comunicazione. Una
rivoluzione dagli effetti dirompenti, con implicazioni di enormi proporzioni nel modo di comunicare,
relazionarsi, aggregarsi, fare politica e giornalismo, resistere ed opporsi. Da Wilson a Obama, fino
ad arrivare al recentissimo ed emblematico caso delle Rivolte Arabe del 2011.
Caso studio esemplare del ruolo principe svolto nella scena politica da media e social
network sono le cosiddette Primavere Arabe. Una rivoluzione che è stata da alcuni denominata
twitterised, in cui i social network hanno garantito un livello di comunicazione che non sarebbe mai
stato permesso da determinati regimi. Chiaramente la democrazia non si può costruire solo con
Internet, ma sarebbe ipocrita ignorare il ruolo fondamentale da esso svolto.
1
LAKOFF, 2008, 231-232
9
Il mio lavoro si propone di analizzare la rilevanza di Internet e dei social network come fonte
e strumento per costruire una narrativa alternativa, a sua volta punto di partenza di un nuovo
giornalismo e di un nuovo modo di fare opposizione, ponendo l’accento sul caso della Rivoluzione
Egiziana del 2011. Strumenti che hanno e stanno tutt’ora rappresentando nuove sfide su molteplici
livelli: personale, sociale, politico, istituzionale, mediatico e linguistico. Partendo da un fatto:
l’avvento di Internet e dei social network, si esaminerà come questo fatto abbia rappresentato una
rivoluzione sui sopraccitati livelli. Una rivoluzione nella rivoluzione, ovvero il caso del linguaggio
(inglese) di Twitter usato dagli attivisti durante i giorni caldi di Piazza Tahrir. Un nuovo
rivoluzionario strumento, scelto dai coraggiosi eroi rivoluzionari per lavorare sui propri sogni.
Trattandosi di fenomeni e processi tuttora in corso non si cercherà in questa sede di arrivare
a conclusioni esaustive e finali. Questo lavoro non può che costituire un incipit di un processo i cui
bilanci finali dovranno ancora attendere ulteriori sviluppi.
10
I. INTERNET E SOCIAL MEDIA: RIVOLUZIONE PERSONALE, SOCIALE,
ISTITUZIONALE E LINGUISTICA: DIGITALLY MEDIATED COMMUNICATION
I.1 Introduzione
Il punto di inizio di questo lavoro è l’avvento di Internet e piø precisamente del web 2.0: un
nuovo modo di partecipare e condividere in Rete. E’ l’Internet degli user-generated contents, in cui
sono gli stessi utenti della Rete a creare e condividere contenuti online. Il villaggio globale è
l’emblema del post-moderno, culla della network society. Il web 2.0, con la propria virtualità reale,
ha la massima espressione nei siti di social network. Verranno esposte le principali caratteristiche di
queste piattaforme, allo stesso tempo luoghi di incontro di nuove comunità e spazio in cui proiettare
l’io personale.
Nell’apparente opposizione tra mondo reale e mondo virtuale, si cercheranno di analizzare le
varie ripercussioni che questo nuovo modo di fare rete ha avuto su piø livelli: comunicazione
politica, comunicazione dei movimenti di contestazione e interazione con la sfera pubblica.
La comunicazione come base di ogni azione di propaganda e quindi di ogni atto politico: si
parla oggigiorno di media politics, in cui convergono i mass media tradizionali e i nuovi media della
mass-self communication. Una nuova dimensione comunicativa che fa ancora fatica ad affermarsi
pienamente: nonostante le due campagne elettorali di Obama, la politica sembra preferire i classici
canali mass media. Dopo un breve accenno all’evoluzione della strategia comunicativa dei Fratelli
Musulmani si passerà all’interazione movimenti di contestazione e web 2.0.
Sono i movimenti di opposizione e contestazione a trarre i maggiori benefici dalla mass-self
communication dei social network: in un network non gerarchico, completamente orizzontale, in cui
ogni utente ha la facoltà di apportare il proprio personale contributo alla comunità, i movimenti di
contestazione trovano la massima espressione della propria mission: dare voce agli esclusi
rovesciando le relazioni di potere esistenti. Dai movimenti di contestazione alla crisi del settore
pubblico: la comunicazione come nuova sfera pubblica, in attesa di nuove istituzioni preposte a
coprire l’attuale vuoto istituzionale.
Dalle implicazioni della mass-self communication sulla comunicazione politica e alternativa
ci si concentrerà sui cambiamenti avvenuti in seno al cuore delle Rete: il linguaggio. Ne verranno
analizzate le principali caratteristiche e le maggiori difficoltà di analisi: l’immensa quantità e varietà
11
del materiale disponibile online, l’estrema velocità del cambiamento che rende gli studi facilmente
obsoleti, l’inaccessibilità di gran parte del materiale, nonchØ la facilità di eliminazione del materiale
online. Il web 2.0 si configura come un nuovo sistema di vincoli ed opportunità in cui il tradizionale
paradigma scritto-orale-gestuale appare totalmente inadeguato all’analisi di questo nuovo modo di
comunicare. Un nuovo strumento che ha dato vita ad un nuovo linguaggio che si articola nella
quarta dimensione della digitally mediated communication.
Questo quadro introduttivo sulla rivoluzione della digitally mediated communication è il
presupposto imprescindibile per analizzare il caso di un’altra rivoluzione in cui la nuova
comunicazione digitale ha avuto notevole rilevanza: le Primavere Arabe.
I.2 La virtualità reale
Internet ha conosciuto una distribuzione capillare tra la popolazione mondiale in un lasso di
tempo fulmineo: nessun altro mezzo di comunicazione, nemmeno la tv, ha goduto di un tale
sviluppo ad una simile velocità. Da 26 milioni di utenti nel 1995, a 275 milioni nel 2000, per
arrivare attualmente a oltre un miliardo di utenti.
2
Una rivoluzione, un’esplosione che ha apportato
grandi cambiamenti alla società.
Parole d’ordine della web 2.0. sono condivisione e personalizzazione. E’ proprio questo
aspetto che rende Internet unico rispetto agli altri media: ogni utente può apportare il proprio
contributo alla Rete. L’utente si discosta da quell’immagine di essere passivo, che spesso richiama
lo spettatore televisivo ad esempio: “nel web 2.0 è la società stessa che finisce in Rete”.
3
Qualsiasi
utente che voglia essere attivo in Rete, ha la possibilità di esserlo: non ci sono piø barriere tra utenti
e addetti ai lavori. Basti pensare a Wikipedia, Flikr e YouTube: dipendono interamente dalle
informazioni che vi vengono immesse dagli utenti (user-generated contents).
In una visione molto poetica del fenomeno internet potremmo quasi paragonare l’odierno
utente di Internet all’essere umano che non subisce passivamente la vita: l’Uomo che sa che di
essere l’artefice del proprio destino, rifiutando qualsiasi idea di predestinazione, quella visione della
vita per cui tutto è scritto, già stabilito a priori, e a noi non è dato che semplicemente accettare,
senza opporre resistenza. L’attuale evoluzione di Internet è solo una piccola dimostrazione di quanto
l’impegno e l’apporto di ognuno di noi possano davvero fare la differenza. Scardinando l’idea della
2
ROVERSI, 2001
3
CAVALLO, SPADONI, 2010, 49
12
goccia che si perde nell’oceano, ci ricorda che l’oceano è fatto di gocce, ognuna delle quali può fare
la differenza.
Come riassunto da Cavallo e Spadoni,
4
la storia delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione può essere suddivisa in tre tappe principali: da un’iniziale Galassia Gutemberg
iniziata con l’invenzione della stampa nel 1453, dominata da una comunicazione monosensoriale, si
è poi passati alla Galassia McLuhan, attraverso un processo graduale che prese forma man mano
che telegrafo, telefono, radio, cinema e, infine, televisione furono inventati, rivoluzionando il
mondo della comunicazione. E infine siamo giunti alla Galassia Internet di Castells, in cui “Internet
[…] è diventata la leva per la transizione a una nuova forma di società”,
5
la network society.
Internet diventa così l’emblema del postmoderno, dove spazio e tempo, che sono le
dimensioni fondamentali della vita reale, sono svuotati del loro significato originario trasformandosi
in flussi. Harvey
6
cita McLuhan a proposito del concetto di “villaggio globale”:
“Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici
frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è
ormai entrato in una fase di implosione. Nelle ere della
meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo
in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo di impiego
tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro sistema
nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per
quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo
quanto lo spazio”.
Si apre così una dimensione in cui la temporalità avvicina presente, passato e futuro, in cui i
tempi della vita quotidiana sono accelerati: tutto è simultaneo. La spazialità è annullata da questo
tempo istantaneo: tutto è compresente.
Occorre tuttavia discostare questa dimensione atemporale ed aspaziale dell’idea della
cosiddetta “realtà virtuale”. Si tratta bensì di una virtualità reale, nel senso che tali fenomeni non
sono qualcosa di fittizio o potenziale: essi fanno parte e hanno conseguenze sulla realtà stessa.
7
Non
4
Ibidem, 50, 51
5
CASTELLS, 2006, 14
6
HARVEY, 2002, 348-358
7
PACCAGNELLA, 2004, 124
13
possiamo considerare Internet un mondo a sØ, distaccato dalla realtà, “solo” perchØ abbatte le
barriere spazio-temporali: “Internet è espressione di quello che siamo.”
8
I.3 I social network
Oggi esistono una moltitudine di siti internet volti a favorire le interazioni via internet, i
cosiddetti siti di social network.
Per social network s’intende una piattaforma basata sui nuovi media che consenta all’utente
sia di gestire la propria rete sociale, sia la propria identità sociale. Nel 2007 Danah Boyd e Nicole
Ellison hanno identificato tre elementi distintivi dei social network:
• la presenza di uno spazio virtuale;
• la possibilità di creare liste di utenti, ovvero una propria rete;
• la possibilità di analizzare le caratteristiche della propria rete, ovvero le connessioni
degli altri utenti.
La principale novità dei social network è stata quella di unire l’esperienza sociale della vita
reale con il cyberspazio.
9
I social media funzionano grazie alle interazioni tra i partecipanti e sopravvivono proprio
perchØ ripropongono periodicamente questi contatti. Il collante che mantiene uniti i partecipanti è la
frequentazione abituale di questi siti, che fa in modo che le persone si conoscano tramite la Rete e
instaurino un rapporto. E’ così che nascono le comunità virtuali, cavallo di battaglia della virtualità
reale.
Nonostante il dominio dei flussi su temporalità e spazialità, (vedi I.1) bisogna essere cauti
nel considerare vera in tutto e per tutto l’equazione “Internet = fine della spazialità”.
10
Il luogo
diventa il sito di social networking, il blog, il forum, la chat: e così diventa normale, ad esempio,
“incontrarsi” su Facebook.
“Il virtuale si fa sempre piø concreto, a tal punto da non
poter piø essere considerato un luogo immaginario o
addirittura un non-luogo, come sosteneva invece Roversi nel
8
CASTELLS, 2006, 17
9
RIVA, 2010, 16, 17
10
CAVALLO, SPADONI, 2010, 56
14
2001 a proposito delle forme di comunicazione mediata dal
computer.”
11
I network non rappresentano altro che la proiezione delle comunità classiche nel mondo di
Internet.
“Le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che
emergono dalla rete quando un certo numero di persone
porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a
lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da
formare dei reticoli di relazioni sociali personali nel
ciberspazio.”
12
Nel mondo delle chat e dei social media vengono riproposte pratiche e comportamenti propri
della vita reale, in questo caso ovviamente mediati dal computer.
Ma dove si trova il confine tra simulazione e realtà?
Difficile da stabilire. Di sicuro non tutte le forme di comunità virtuale si riflettono anche
fuori della Rete. I valori e le idee che condividiamo, per quanto la loro comunicazione rimanga
limitata alla Rete, fanno parte della nostra identità e ci accompagnano nella vita di tutti i giorni, sia
online sia offline.
13
Le relazioni che si creano via web sono basate su rapporti di comunicazione: è
la comunicazione che permette la nascita delle comunità.
Il tratto distintivo dei social network rispetto a tutti gli altri social media è che i social
network contemplano tutte (o quasi) le forme di comunicazione possibili in Rete, particolarità che è
probabilmente alla base del loro successo comunicativo. Si tratta quindi di mezzi di comunicazione
e “contenitori” di strumenti di comunicazione: si interagisce con e nei social network.
La novità sta nel fatto che media in origine pensati singolarmente, vengono integrati in un
unico contenitore, uno strumento che, dando agli utenti la possibilità di usare simultaneamente piø
canali comunicativi, permette al messaggio immesso in Rete di acquisire un potenziale
comunicativo molto piø forte. Tutte queste molteplici funzioni sono accessibili dalla stessa pagina e
mantenendo la stessa identità. Prende forma una vera e propria convergenza comunicativa. L’unica
11
Ibidem, 57
12
RHEINGOLD, 1993, 40
13
CAVALLO, SPADONI, 2010, 58
15
limitazione a queste “infinite” possibilità è l’appartenenza allo stesso network, requisito
imprescindibile per poter rendere possibile lo scambio e quindi la comunicazione.
14
Anche se piø nascosta, non bisogna dimenticare la dimensione individuale: la creazione
dell’identità dell’io proiettato in Rete. Sembra quasi un controsenso il fatto che quello che dovrebbe
essere un generatore di collettività, incentivi allo stesso tempo un fenomeno fortemente individuale.
L’emergere dell’aspetto individuale in Rete non è un fenomeno da imputarsi ai social network: si
tratta bensì di un processo, tutt’ora in corso, che percorre la nostra società.
“Le nostre società sono sempre piø strutturate attorno a un’opposizione bipolare tra la Rete
e l’io”.
15
Grazie all’evoluzione cha ha interessato Internet, l’utente è sempre piø attivo e indipendente
rispetto a prima: tutto sembra costruito a misura di utente. Secondo Castells, le cause che hanno
portato a questo nuovo sistema di relazioni sociali incentrato sull’individuo, sono da cercare in
fattori non necessariamente tecnologici, ma che rispecchiano la crisi della modernità già descritta da
Harvey nel 1990:
“Questa relazione individualizzata […] è radicata,
innanzitutto, nell’individualizzazione della relazione tra
capitale e lavoro, tra lavoratori e processo di lavoro
nell’impresa a rete. E’ indotta dalla crisi del patriarcato e
della conseguente disintegrazione della famiglia nucleare
tradizionale costituita fino al Diciannovesimo secolo. E’
sostenuta (ma non prodotta) dai nuovi modelli di
urbanizzazione, dall’estensione suburbana ed extraurbana.
E’ caratterizzata da uno scollegamento tra funzione e
significato nei microluoghi delle megacittà. Questa relazione,
infine, individualizza e frammenta il contesto spaziale di vita.
Inoltre, essa è razionalizzata dalla crisi della legittimità
politica: la distanza crescente tra cittadini e stato sollecita i
meccanismi di rappresentanza e incoraggia il ritiro degli
individui dalla sfera pubblica.”
16
14
Ibidem, 64, 65
15
ARSENAULT, CASTELLS, 2008
16
CASTELLS, 2006, 127-128
16
Ed è proprio da questa sfiducia nei confronti della sfera pubblica convenzionale che nasce il
bisogno di uno spazio alternativo, luogo che si [de]materializza nel cyberspazio.
Non una terra di mezzo, ma un luogo d’incontro tra vita reale e virtuale, dove gli individui
“nel momento in cui digitano il comando ‘connetti’ alla rete
non digitano il comando ‘disconnetti’ dalla società a cui
appartengono, ma la portano con sØ nei legami che
costruiscono, nelle esperienze che vivono, nelle sensazioni
che provano e negli scopi che perseguono”
17
La socialità su Internet viene comunque vissuta mantenendo una dimensione privata, dove Io
e società si incontrano e si scontrano, in quella che appare una contraddizione in termini: su Internet
l’utente può godere simultaneamente di entrambe le condizioni fondamentali dell’esistenza umana,
la solitudine e la relazione; “padrone di sØ stesso e centro gravitazionale del proprio universo di
conoscenze 2.0.”
18
E’ forse questa sorta di illusione di controllo di questo universo che ne determina la
diffusione e il successo? Un universo così facilmente categorizzabile, comprensibile e controllabile
rispetto al mondo che sta fuori dalla porta di casa, o all’interno stesso delle proprie mura domestiche.
Sarà forse quest’illusoria sensazione di potere e controllo ad attrarre un numero sempre crescente di
utenti? Un mondo basato su relazioni sociali da cui possiamo allontanarci con un semplice clic, un
mondo da cui possiamo veramente allontanarci ed estraniarci, con un semplice logout. Di vero
conforto ai tempi della società del rischio, in cui l’uomo si trova solo e spaventato di fronte ad un
futuro che percepisce ormai piø come una minaccia che come un’opportunità.
19
La domanda che dobbiamo porci è: quello che è ormai un fenomeno di portata mondiale
rimane mera espressione della crisi della modernità e della società o è un nuovo strumento a portata
dell’uomo?
17
ROVERESI, 2001, 160
18
CAVALLO, SPADONI, 2010, 73
19
GIDDENS, 1997, BECK, 2000
17
I.4 Politica e comunicazione: mass media e mass self-communication
Base della politica è la comunicazione, e in particolare la capacità di influenzare le menti
delle persone, citando Castells
20
“Torturing bodies is less effective than shaping minds”. Le vere
battaglie e le vere conquiste della politica sono quelle che si battono a livello ideologico, attraverso
le menti delle persone.
Secondo Chomsky “Propaganda is to a democracy what the bludgeon is to a totalitarian
state.”
21
La propaganda politica vanta una lunga tradizione: la prima moderna operazione di
propaganda risale all’amministrazione Wilson del 1916 e alla sua Creel Commision: esempio da cui
è possibile estrapolare le basi di un’efficace azione di propaganda politica: supporto della classe
istruita della popolazione, repressione di qualsiasi deviazione per instillare nella popolazione un
senso di solitudine, in modo tale da impedire qualsiasi forma organizzativa alternativa che possa
fungere da contropotere. La rappresentazione che viene fornita dall’Ølite al potere diventa realtà, la
narrazione storica che viene raccontata diventa universalmente accettata e riconosciuta. Si ha
bisogno di far sentire le persone in pericolo, identificando un nemico comune: ciò è possibile solo
attraverso un totale controllo dei media e del sistema di istruzione. In tal modo è possibile annullare
la minaccia democratica, mantenendo una condizione di (apparente) libertà.
Si evince chiaramente come la propaganda politica non si limiti semplicemente a fornire
un’informazione parziale e di parte: non si tratta di semplice disinformazione, bensì di vera e
propria manipolazione, di mutilazione delle libertà individuali.
Reagire a questa condizione non è una semplice questione di salvaguardia della libertà di
espressione e di informazione, ma racchiude in sØ la volontà di ribellarsi ad un sistema che mira a
trasformarci in automi ignoranti e non pensanti, privi di capacità logiche e di discernimento. Un
popolo ignorante, non organizzato, incapace di contestare e reagire è sicuramente molto piø
semplice da governare. Reagire diventa un obbligo civile e morale, che si deve tanto a noi stessi,
quanto all’intera società.
“The battle of the human mind is largely played out in the
processes of communication. And this is more so in the
network society, characterized by the pervasiveness of
communication networks in a multimodal hypertext.”
22
20
CASTELLS, 2007, 238-266
21
CHOMSKY, 1997
22
CASTELLS, 2007, 239