5
possibilità di collegarsi alla Rete, la letteratura scientifica; il modello
chiamato ad Editoria Sostenibile che prevede un uso oculato delle
nuove tecnologie per la creazione di nuove riviste scientifiche che
mantengano la struttura tradizionale della rivista scientifica nata su
supporto cartaceo, ma che sfruttino le potenzialità offerte dal mezzo
elettronico per rendere maggiormente accessibili (soprattutto grazie
alla diminuzione dei costi e alla accessibilità via Web) gli articoli
scientifici. Descriveremo infine le funzioni principali del processo di
comunicazione che avviene tramite la pubblicazione di un articolo
scientifico, formulando possibili prospettive di cambiamento rispetto
all’uso del mezzo elettronico nel campo delle pubblicazioni
scientifiche. Nel terzo capitolo svilupperemo l’analisi del fenomeno in
considerazione basandoci sui risultati ricavati da una serie di interviste
semi-strutturate condotte tra i ricercatori appartenenti ai dipartimenti
di Fisica e Matematica dell’Università di Trento. Approfondiremo
perciò vari aspetti che delineano la percezione che ha il ricercatore
degli articoli scientifici in riferimento all’introduzione del mezzo
elettronico. Verrà chiarito il sistema di autoregolazione della
comunicazione scientifica rappresentato dal peer-review e lo
svilupparsi di un nuovo atteggiamento degli scienziati verso lo stesso,
consistente nella messa in discussione del peer-review come elemento
fondamentale di valutazione della scientificità di un articolo. Tale
novità verrà messa in relazione con l’introduzione delle nuove
tecnologie nella comunicazione scientifica.
6
CAPITOLO I
In questo primo capitolo cercheremo di introdurre la modalità
istituzionale di circolazione del sapere tra gli scienziati, ovvero la
comunicazione formale che avviene tramite la pubblicazione di
articoli scientifici su riviste o periodici specializzati. Chiariremo i
percorsi storici che hanno portato a questa particolare forma
comunicativa. Introdurremo i cambiamenti attuali, legati alla
diffusione delle nuove tecnologie ed in particolar modo ad Internet,
con cui si tenta di offrire delle soluzioni alla crisi sviluppatasi negli
ultimi anni nel campo dell’editoria scientifica.
I.1 La comunicazione formale tra scienziati
La circolazione del sapere è un elemento fondamentale sul
quale si basa l’esistenza stessa della comunità scientifica
1
. Le
caratteristiche della comunicazione che si sviluppa all’interno della
comunità scientifica sono state oggetto di interesse per la maggior
parte degli studiosi che si sono interessati di sociologia della scienza.
Tale interesse è dovuto al fatto che la produzione di conoscenza ha
senso se essa può essere condivisa tra i membri della comunità
scientifica.
La comunicazione tra scienziati, quindi, può essere intesa come
un elemento fondamentale sul quale si fonda la scienza. Abbiamo
ritenuto opportuno indagare, perciò, come sta cambiando il modo di
pubblicare gli articoli scientifici nelle riviste specializzate.
1
J. Ziman, Il lavoro dello scienziato, Laterza, Roma-Bari, 1987, p. 14.
7
La pubblicazione del lavoro di ricerca tramite articoli inviati a
delle riviste specializzate è una forma di comunicazione tra scienziati
classica ed istituzionalizzata
2
, dalla quale il ricercatore non può
prescindere se vuole sviluppare o mantenere un ruolo attivo nella
comunità scientifica.
La pubblicazione scientifica è una comunicazione formale
inter/intraspecialistica che avviene tramite: la presentazione di un
articolo scientifico ad una rivista specializzata, la revisione e
l’accettazione dello stesso articolo da parte di una o più persone dette
referee che operano per la rivista e, infine, la pubblicazione del lavoro
nella rivista stessa.
La comunicazione è formale, in quanto le stesse riviste
impongono dei canoni formali da rispettare per accedere a questo tipo
di scambio di informazioni tra scienziati. Le informazioni sono
codificate in un linguaggio standard che serve a garantire la chiarezza
e la comprensione da parte dei membri della comunità scientifica, la
caratteristica che risulta evidente mentre si sfoglia una di queste riviste
è la rigida uniformità stilistica dei paper pubblicati.
Le informazioni contenute negli articoli scientifici editi dalle
riviste specializzate, sono considerate intraspecialistiche o
interspecialistiche
3
. La distinzione tra specializzazioni va considerata
come una differenza di grado non chiaramente individuabile. Per
approssimazione, possiamo dire che maggiore è la vicinanza
dell’articolo ad una descrizione particolareggiata dell’esperimento
effettuato, con un largo uso di dati, statistiche e grafici, maggiore è la
probabilità di avere di fronte un articolo esoterico, riservato a quei
2
Scholarly communication è il termine con il quale viene indicata, in inglese, questo
particolare tipo di comunicazione, i papers sono gli articoli scientifici inviati alle riviste.
3
Cloitre, M., and Shinn, T., Expository practice: social, cognitive and epistemological
linkages. Expository Science: Forms and Functions of Popularisation, edited by T. Shinn
and R. Whitley, Dordrecht, Reidel, 1985, pp.31–60. cit. in M. Bucchi, “When scientists
turn to the public: alternative routes in science communication”, Public Understanding of
Science, 5, 1996:375-394.
8
colleghi appartenenti ai “collegi invisibili”
4
che si formano all’interno
delle comunità scientifiche. La letteratura interspecialistica invece, si
rivolge a un margine più ampio di ricercatori, i quali possono
appartenere a diversi “collegi”, che lavorano sulla stessa disciplina ma
che hanno ambiti di ricerca separati o contigui. Si possono citare come
esempi di letteratura interspecialistica le pubblicazioni rintracciabili su
due importanti edizioni scientifiche come Nature e Science.
Il processo di revisione scientifica si chiama peer review, in
quanto l’addetto a tale operazione, il referee, viene considerato un
pari, ovvero un esperto che ha le competenze adeguate per giudicare i
lavori scientifici a lui sottoposti. L’invio degli articoli scientifici al
giudizio di uno o più referee è un elemento fondamentale su cui si
basa la credibilità e la fiducia dei singoli ricercatori nella
comunicazione scientifica tramite riviste specializzate.
Negli ultimi decenni si sono verificati episodi che hanno
suscitato un certo dibattito sul meccanismo di peer review. Sono
emblematici i casi di due articoli inviati a riviste scientifiche
specializzate, rispettivamente da Epstein nel 1987 e da Sokal nel
1996
5
. Entrambi hanno inviato degli articoli con contenuti non ricavati
da vere ricerche scientifiche per cercare di svelare come nelle scelte
editoriali e nel giudizio dei referee gravino influenze politiche,
culturali e sociali. Come vedremo nel terzo capitolo, anche gli stessi
ricercatori pensano che questo meccanismo di valutazione dei lavori
scientifici abbia delle carenze, anche se comunque, nella situazione
attuale, viene considerato il migliore sistema possibile per valutare gli
articoli scientifici.
4
D. Crane, Invisible Colleges, The University of Chicago Press, Chicago-London, 1972.
5
I casi sono esposti in: M. Bucchi, Scienza e società, Il Mulino, Bologna, 2002, p.117.
9
Quindi, nonostante sia stato oggetto di molteplici discussioni,
questo processo di valutazione è il vincolo più forte che lega i
ricercatori alla pubblicazione scientifica tramite le riviste, in quanto la
carriera stessa degli scienziati si basa sul numero di pubblicazioni
effettuate e sul rango delle riviste che hanno pubblicato i propri
articoli.
I.1.1 Il giudizio dei pari.
Per attivare il meccanismo di peer review, sono necessari alcuni
passaggi. Per prima cosa, il ricercatore riassume i risultati della
propria ricerca redigendo un articolo che delinea la ricerca effettuata,
includendo, se vi è stata una raccolta di dati tramite sperimentazione,
delle spiegazioni dettagliate sulle modalità dell’esperimento. Questo
per permettere ad un ipotetico ricercatore scettico, qualora leggesse
l’articolo, di ripetere l’esperimento con le stesse condizioni elencate
per testare la bontà dei dati raccolti. Una volta redatto l’articolo e
rispettate le regole deontologiche e formali, lo scritto viene inviato
alla rivista scientifica su cui il ricercatore intende far pubblicare il
proprio lavoro. In generale, le riviste scientifiche specializzate
appetibili per il ricercatore sono molteplici e sono inseribili in una
scala gerarchica per importanza, diffusione, prestigio.
La misurazione quantitativa più accreditata per dare una
valutazione gerarchica alle riviste è l’Impact Factor, un indicatore che
assegna dei valori numerici ai periodici scientifici in base alle
citazioni ricevute dall’ “average article” (o articolo medio) della
rivista di riferimento, nell’ultimo anno considerato. Questo strumento
di valutazione delle riviste, creato dall’ISI
6
(Insitute for Scientific
Information) negli anni ‘60, si applica alle riviste codificate nello SCI
6
Vedi: per l’ISI, www.isinet.com, per lo SCI, http://isiknowledge.com/.
10
(Science Citation Index) per quanto riguarda le scienze naturali,
altrimenti dette STM (Science, Technology, Medicine), e allo SSCI
(Social Science Citation Index) per quel che riguarda le scienze umane
e sociali. Il Journal Citation Reports (JCR), rivista appartenente
all’ISI, pubblica i vari indicatori costruiti sulla base dell’Impact
Factor e propone delle classifiche delle riviste divise per settori
disciplinari in base alle citazioni ricevute. I metodi quantitativi per
valutare la bontà di una rivista scientifica si affiancano a delle
valutazioni di ordine qualitativo sulla rivista stessa, che il più delle
volte si basano sulla bontà degli articoli pubblicati e sul valore
attribuito al comitato editoriale della rivista. Le valutazioni che
contano, sull’importanza dei vari lavori e delle riviste rispettive,
vengono fatte dalle commissioni di esperti, formate dai ricercatori
stessi, chiamate a giudicare il lavoro scientifico di uno o più membri
della comunità scientifica, per assegnare premi, finanziamenti, borse
di studio o avanzamenti di carriera. Questa forma di autoregolazione
della comunità scientifica permette di diffondere dei pareri abbastanza
simili sulla bontà delle riviste o del lavoro dei singoli ricercatori.
Ogni ricercatore, quindi, si forma un parere sul valore delle
varie riviste in base al proprio giudizio e al parere diffuso nella
comunità. Se considera il proprio lavoro adatto ad essere pubblicato
nelle riviste più importanti ritenendo di poter superare il giudizio dei
referee, proverà a farsi pubblicare dalla rivista più prestigiosa nel
proprio ambito specifico. Una volta individuata la rivista cui affidare
il proprio lavoro e spedito lo stesso alla redazione, l’articolo verrà
affidato ad uno o più referee, ovvero persone esperte del settore e
quindi adatte per svolgere il lavoro di valutazione sull’argomento
affrontato dall’autore. Il gruppo dei referee di una data rivista è noto,
ma la persona o le persone (in caso l’articolo venga revisionato da più
esperti) che dovranno valutare l’articolo rimangono anonime. I
11
revisori, dopo aver letto l’articolo, possono esprimere un parere
positivo o negativo rispetto alla pubblicazione dello stesso, oppure
proporre delle modifiche al fine di una possibile accettazione. E’
importante notare come le riviste più blasonate vantino una bassa
percentuale di accettazione degli articoli inviati, rispetto al totale degli
stessi. Una volta che l’articolo è accettato, la maggior parte delle
riviste chiede agli autori di sottoscrivere un documento nel quale gli
stessi si impegnano a non spedire ad altre riviste l’articolo e di
assicurare gli editori che l’articolo non compaia in altre pubblicazioni.
Dopodiché, vi sarà la pubblicazione e ciò permetterà al lavoro di
essere letto da parte degli altri ricercatori interessati (i membri del
collegio invisibile) e citato nei lavori seguenti, alimentando così la
catena delle citazioni, fondamentale per la creazione e il
mantenimento dello status del singolo ricercatore. Nel caso in cui
l’articolo non passi il giudizio dei referee, l’autore può decidere di
sottoporre il proprio lavoro ad altre riviste, magari scendendo la scala
gerarchica indicata prima, o di accantonare l’idea di una
pubblicazione.
12
I.1.2 Autopromozione.
Spedire un articolo alla rivista scientifica prescelta significa
accettare il fatto che una volta ammesso alla pubblicazione, il proprio
lavoro non potrà essere pubblicato in nessun’altra rivista. In questo
modo la rivista si garantisce l’esclusiva sul lavoro pervenuto,
rendendo necessaria la consultazione della stessa da parte di chi
volesse approfondire i contenuti della ricerca in questione. Questo
meccanismo obbliga così i ricercatori a dover consultare le riviste
specifiche per venire a conoscenza degli articoli e le biblioteche ad
acquisire tutte le riviste che siano potenzialmente interessanti per i
ricercatori che appartengono agli istituti di ricerca che appoggiano le
biblioteche stesse. I tempi di pubblicazione dei propri articoli possono
variare da disciplina a disciplina, e da rivista a rivista. Per esempio in
Fisica si parla di una media di qualche mese, in Matematica c’è chi
aspetta addirittura anni per vedere pubblicati i propri lavori
7
. Senza
contare che le riviste più prestigiose ricevono un numero elevato di
lavori da valutare e che gli articoli possono essere accettati con la
riserva di alcune modifiche suggerite dal referee. Il problema
dell’attesa eccessiva ha contribuito allo sviluppo di una nuova forma
di comunicazione informale tra scienziati, che consiste nello spedire le
stampe del proprio lavoro ad una cerchia ristretta di colleghi
potenzialmente interessati all’articolo. Queste stampe si chiamano
pre-prints e sono diventate una pratica comune per i ricercatori. Viene
elusa così la necessità di legare il proprio articolo esclusivamente alla
rivista, tramite uno scambio privato di informazioni. Si instaura perciò
una pratica che vede circolare dei lavori che non hanno ancora passato
7
Durante un’intervista ad un Prof. Ordinari del dipartimento di Matematica di Trento, alla
domanda di stimare i tempi che si devono aspettare per una pubblicazione la risposta avuta
è stata: “…passa tranquillamente più di un anno, diciamo che 15 mesi è quasi un buon
tempo e due anni può essere anche quanto capita di dover aspettare prima della
pubblicazione…”.
13
il vaglio dei referee, ma che verranno valutati dagli stessi lettori, i
quali possono essere interessati ai risultati raggiunti e non voler
aspettare i tempi allungati di una possibile pubblicazione. La
possibilità di velocizzare gli scambi di informazioni tra scienziati
viene accolta, quindi, con particolare favore dai ricercatori, i quali non
esitano ad affrontare nuovi modi di comunicare, se questi permettono
loro una accelerazione dei tempi della comunicazione. Naturalmente,
alla base di questo impulso non vi è solo l’adesione al valore
dell’universalità della conoscenza scientifica, ma anche la possibilità
di stabilire con sicurezza la propria priorità nella scoperta. Sono note
infatti le controversie illustrate da Merton
8
sulle attribuzioni delle
scoperte scientifiche, il quale ha calcolato come negli ultimi secoli,
con la diffusione di strumenti comunicativi più rapidi e certi, quali la
rivista, le controversie sulla priorità della scoperta siano diminuite.
La diffusione della posta elettronica, ha visto passare i pre-
prints da un formato cartaceo ad uno elettronico, il quale permetterà
un’ulteriore abbattimento dei tempi di circolazione degli articoli
ancora non pubblicati tra i riceratori.
8
R. K. Merton, The Sociology of Science, The University of Chicago Press, London-
Chicago, 1973.