4
Come sappiamo, la televisione si basa su un modello comunicativo verticale ed
unidirezionale, e i suoi messaggi sono dotati di una notevole capacità persuasiva. Ne
consegue che la comunicazione politica mediata dalla televisione limita la facoltà di
controllare e criticare i messaggi e soprattutto non consente la partecipazione dei
cittadini al discorso politico. Non a caso sono molti a lamentare i possibili effetti
antidemocratici di un uso distorto della comunicazione televisiva.
Se la televisione rappresenta oggi il medium più utilizzato nella comunicazione politica,
con tutti i rischi che ne derivano, Internet potrebbe rappresentare l'alternativa del
prossimo futuro, un tema che tratteremo nel secondo capitolo. La natura reticolare ed
interattiva della comunicazione in rete, infatti, potrebbe migliorare la comunicazione
politica, che è alla base di un corretto funzionamento della democrazia. Con questo si
intende dire che la rete da una parte si presta a fornire nelle mani delle istituzioni e delle
associazioni politiche un formidabile strumento per veicolare informazioni verso i
cittadini; ma dall'altra permette la riattivazione del processo inverso, ovvero la
partecipazione attiva dei cittadini al dibattito politico ed alla formazione degli indirizzi
e degli orientamenti politici sia nelle istituzioni che nei partiti.
Nel contesto italiano il fenomeno di Internet si è affermato con ritardo rispetto ad altre
realtà d’oltre oceano e con caratteristiche proprie interessanti da studiare.
Nel nostro lavoro proporremo un’attenta analisi di questo nuovo mezzo di
comunicazione politica, a prescindere dell’uso che ne viene fatto. Verranno presentate
le sue possibili applicazioni nel settore politico, verificate le modalità con cui i partiti lo
adoperano e le implicazioni che ciò comporta, presentando una “fotografia” di quello
che accade in Italia.
Nel terzo capitolo verranno presentate le caratteristiche della struttura dei partiti in rete,
e l’analisi di alcuni siti partitici, mentre nel capitolo quarto verrà proposta una
“panoramica” del dibattito tutt’ora in corso sulla “democraticità” della rete, affrontando
il nesso tra innovazione tecnologica e rinnovamento della politica. Saranno esposti i
vantaggi e gli svantaggi della politica in rete, il nuovo ruolo giocato dai partiti politici
anche in campagna elettorale, la possibilità di creare nuovi spazi pubblici “virtuali”.
Strumenti come i gruppi di discussione e le comunità virtuali sul Web e le Reti Civiche
possono diventare i nuovi luoghi della partecipazione, in cui cittadini manifestano le
5
loro opinione e contribuiscono alla determinazione della volontà generale, pur con i
limiti e i problemi che tratteremo.
Infine, nel quinto ed ultimo capitolo, verranno affrontati i problemi di legislazione e
regolamentazione connessi all’uso di Internet per la comunicazione politica: il problema
connesso all’anonimato in rete; l’esigenza di garantire l’accesso ai nuovi mezzi di
comunicazione, e quindi pari possibilità e un’adeguata partecipazione alla vita sociale e
politica a tutti; il rispetto del diritto di riservatezza delle informazioni elettroniche
scambiate ogni giorno per ottenere servizi di vario genere da parte di banche,
assicurazioni, ospedali, negozi, supermercati etc.
L’appendice è dedicato al materiale raccolto attraverso le interviste e i questionari
somministrati ai responsabili del sito Internet dei principali partiti politici, per meglio
comprendere il loro rapporto con questo nuovo mezzo di comunicazione politica.
6
Capitolo1:La comunicazione politica in Italia e sue trasformazioni
1. Uno sguardo alla storia
La storia della comunicazione politica inizia nello stesso momento in cui la filosofia
greca comincia a riflettere sul potere, sull'autorità, sulla democrazia. Sebbene nè
Platone, nè Aristotele usassero mai il termine comunicazione, posero il problema dei
rapporti politici tra i membri di una comunità, e dunque il problema della
comunicazione tra gli stessi membri della polis. Nelle agorà delle città-stato dell'antica
Grecia è attraverso le arti della comunicazione, come la dialettica o la retorica, che i
cittadini discutono, si scontrano, collaborano, decidono, fanno cioè politica.
Negli anni del mondo romano abbiamo altri esempi di comunicazione politica primitiva
durante il periodo della repubblica, quando il governo era retto da magistrati eletti dai
cittadini e le tecniche di persuasione e manipolazione dell'elettorato si sviluppano tanto
da divenire strumenti indispensabili per la conquista del potere politico. Date le
numerose elezioni fu necessaria l'elaborazione di ricercate tecniche di comunicazione
nelle campagne elettorali, miscelando le regole della retorica e della dialettica di origine
greca alle arti della persuasione di tipo clientelare che più si confà alla tradizione
romana. (Mazzoleni, 1998, p.15) Il piccolo manuale della campagna elettorale, scritto
in forma epistolare dal fratello a Cicerone, candidato alle elezioni, è una sintesi di
consigli e suggerimenti per convincere gli elettori, che anticipa le tecniche di marketing
politico elaborate dagli esperti di comunicazione del XX secolo. Forma di
comunicazione privilegiata era la propaganda orale: i candidati praticavano l'arte
oratoria nelle piazze e nelle strade a contatto diretto con i cittadini.
Conclusosi il periodo della Repubblica romana, la comunicazione pubblica viene
sacrificata a vantaggio del dispotismo e del soffocamento della libera espressione di
parola, da parte di sovrani e chiese, nell'epoca che va dalla nascita dell'impero fino alla
fine delle monarchie assolute. Con eccezione di brevi esperienze di città libere nel Nord
Europa e nei comuni in Italia, la sola attività di comunicazione pubblica è un metodico
7
controllo e una sistematica manipolazione dell'informazione e della cultura, consigliata
anche da Macchiavelli al suo Principe.
Bisognerà attendere la rinascita degli ideali democratici e libertari post-rivoluzionari per
ritrovare forme di comunicazione politiche libere da censure.
La nascita della moderna comunicazione politica coincide con l'avvento degli statuti,
del diritto di voto e di manifestazioni di pensiero, ma soprattutto con la comparsa dei
mezzi di comunicazione di massa, il cinema, la radio e più tardi la televisione.
Conosciuta una battuta d'arresto in Europa tra le due guerre mondiali e negli anni della
guerra fredda, sull'altra sponda dell'Atlantico si assiste invece ad uno sviluppo della
communication research. La stabilità delle istituzioni democratiche, l'ampia libertà di
informazione hanno giovato allo sviluppo interno e poi all'esportazione di modelli
avanzati di comunicazione politica, soprattutto verso il vecchio continente, dove si
imponeva il fascismo e si consolidava lo stalinismo. Mentre in Europa la competizione
politica era ancora soprattutto scontro ideologico e spesso fisico, in USA si
affermavano la dialettica tra potere politico e potere dei media, i sondaggi d'opinione, il
marketing politico.
L'introduzione di ideali tipicamente libertari e democratici, in stati e paesi figli della
Rivoluzione Francese e delle costituzioni, fanno sì che si possa parlare di
comunicazione politica in ogni ambito. Anche il giornalismo nasce dalle sponde di quei
tempi, nascono le prime Gazzette (Giovannini, 1984); i giornali precedentemente
soppressi dai regimi in auge si schierano al fianco dei neonati partiti politici (Murialdi,
1996).
Come i processi storici dimostrano, la comunicazione politica ha dovuto fronteggiare
diverse realtà. Non ha avuto una fase di sviluppo verticale. Anche nei paesi in cui il
processo democratico aveva costruito le fondamenta ha conosciuto fasi di stallo o di
ritorno, tutte in concomitanza con il ritorno ai vecchi regimi capaci d'imporre le loro
volontà.
1
La comunicazione politica in Italia ha iniziato a suscitare interesse con un certo ritardo
rispetto a quanto è accaduto in altre democrazie occidentali. E questo vale sia per gli
1
Camera A., Fabietti R., 1987; Mack Smih D., 1998; Mammarella G., 1993; Salvatori M., 1997. Nei testi in
riferimento si trova storicamente l’inversione di marcia del processo di democratizzazione del mondo,
chiaramente interrotti dall’avvento dei regimi totalitari, capaci di trasformare la comunicazione in prerogativa.
8
studi sulla comunicazione politica, che per l’utilizzo delle moderne strategie di
marketing politico da parte dei partiti.
L'evoluzione comunicativa ha generato un incremento della velocità nello scambio di
informazioni. Grazie alla tipografia si è passati dalla cultura orale a quella scritta, ed in
seguito alla cultura comunicativa di massa,(Bockelmann, 1980) diffusa mediante i
media elettronici; radio,
2
televisione,
3
fino a giungere alla neonata comunicazione
multimediale del XX° secolo.
Nel processo storico si contano alcune tappe fondamentali nella rivoluzione dei processi
comunicativi che qui accenno brevemente per poi affrontarli dettagliatamente nei
prossimi paragrafi. Per decenni il comizio è stato il mezzo elettivo della comunicazione
politica sul binario di una secolare tradizione oratoria, fatta in buona parte di retorica e
di demagogia, ma chiara nella elementarità delle sue immagini e dei suoi concetti. Poi è
arrivata la radio, che da un lato ha eliminato il rapporto diretto, fisico tra l'oratore e il
suo pubblico, ma dall'altro ha riportato la comunicazione verbale, priva di supporti
iconici, a una sua essenzialità concettuale. Il grande cambiamento è avvenuto col mezzo
televisivo. Primo, perchè il pubblico del telecomizio non è, come nel comizio, una folla
attiva e interagente di centinaia o migliaia di persone, bensì una massa anonima, di
centinaia di migliaia di teste, dove prevalgono gli indifferenti, gli incerti, gli ostili.
Secondo, perchè attraverso la tv, la comunicazione verbale lascia il posto alla
comunicazione visiva. L'immagine ha una dimensione e un valore extra-logico; l'oratore
trasmette messaggi non concettuali, ma simbolici. Come è stato detto ( Tinacci,
Manelli, Cheli), l'oratore non è più la fonte del messaggio: è il messaggio (S.Lepri,
1989).
L'introduzione del piccolo schermo (Menduni, 1998) nelle famiglie e nella politica ha
ridotto l'elettorato d'appartenenza. Le strategie di partito venivano propinate alla
2
Introdotta nel 1901 grazie all’invenzione di G. Marconi, il quale stabilì la prima comunicazione radio tra due
stazioni divise dall’oceano atlantico, rispettivamente a Poldhu in Cornovaglia e San Giovanni di Terranova, paesi
divisi da circa 3400 Km. La radio si sviluppò in U.S.A. negli anni ’50 grazie alla progettazione nel paese dei
transistor necessari per la trasmissione; in periodi precedenti, anche in Italia erano presenti delle radio utilizzate
per la propaganda politica (nel regime fascista). Si faccia riferimento a Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto G.,
1995.
3
In Italia la Televisione nasce nel 1954 sebbene i primi “ scatoloni luminosi” entrano nel mercato qualche anno
prima. La prima rete italiana nasce il 03/01/1954, la seconda rete nel 1961, ma i programmi più seguiti, come ad
esempio il telegiornale, restano prerogativa esclusiva della prima rete. Nel giro di pochi anni si presentano sul
mercato televisivo le Tribune elettorali, nel 1960, seguite nell’anno successivo dalle Tribune politiche.
9
maggior parte della popolazione, in modo da convincere le "prede politiche" a
sottoscrivere i programmi partitici in sede elettorale.
Negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, si inserisce la rivoluzione
telematico- satellitare. Il repentino sviluppo del settore tecnologico plasma la società in
cui viviamo. Questo sviluppo macroscopico, iniziato circa venti anni fa, ha investito il
settore informatico e di riflesso quello comunicativo, ha modificato lo stile di vita delle
persone, le interazioni sociali e anche le strutture presenti sul territorio. L'utilizzo
sempre più diffuso dei computer, come mezzo di comunicazione e d'informazione sta
complessivamente modificando le nostre abitudini. La possibilità di comunicare
liberamente senza nessuna barriera, superando i limiti posti dalla fisica, apre nuove
inesplorate prospettive nella comunicazione, mutando sia le abitudini del mittente del
messaggio, sia del destinatario.
2. Alcune definizioni
Oggigiorno il senso del concetto di "comunicazione politica" è facilmente compreso da
tutti. L'espressione stessa suggerisce il nesso tra i due mondi della comunicazione
(mass media, informazione) e della politica (istituzioni, partiti politici, leader). Tuttavia
il fenomeno racchiude una miriade di definizioni in ragione del suo carattere
interdisciplinare, poichè sconfina in più ambiti che spaziano dalla politologia alla
sociologia, dalle scienze della comunicazione alla psicologia, alla retorica, alla
pubblicità.
Diversi sono gli approcci teorici sul tema, che rivaleggiano in ragione della loro
concezione della politica, della comunicazione e della loro relazione (Gestlè, 1992,
p.21).
Gli approcci politologi privilegiano nella definizione del fenomeno, gli aspetti collegati
alle dimensioni sistemiche della sfera politica. La comunicazione politica consiste
nell’insieme dei processi d’interazione tra gli elementi di un sistema politico e tra
questo sistema e il suo ambiente. Alla luce dell’analisi struttural - funzionale di
Almond, la comunicazione politica, per esempio, viene intesa come una funzione di
input il cui svolgimento costituisce un requisito necessario per l’espletamento di tutte le
attività rilevanti del sistema politico. Essa è l’elemento chiave impiegato per il
10
perseguimento dei fini di mantenimento e di adattamento del sistema politico. Al
contrario, l’approccio comportamentista evidenzia il versante razionale privilegiandone,
ad esempio, gli aspetti delle strategie e tecniche comunicative, utilizzate dagli emittenti
e dai destinatari della comunicazione politica. Le stesse istituzioni, fino a quel momento
concepite come strutture formali di regole, vengono studiate dai comportamentisti nei
loro meccanismi informali di funzionamento. L’uomo è visto come attore politico con
proprie azioni, motivazioni, atteggiamenti, aspettative. La questione enunciata da
Lasswell nel 1948: ”Chi dice cosa, a chi, attraverso quale canale e con quali effetti?”
definisce le coordinate teoriche entro cui il comportamentismo spiegherà le dinamiche
di comunicazione politica. I punti di contatto tra i due approcci sembrano essere due:
l’attenzione accordata alle problematiche degli effetti dei processi di comunicazione e
l’ipotesi che le differenze più rilevanti nei flussi di comunicazione siano connesse
soprattutto al tipo di regime politico(Amoretti, 1997, p.17).
Sull’onda dei fermenti intellettuali degli anni ’50 negli Stati Uniti nascono nuove aree
di ricerca; la comunicazione politica è una di queste nuove aree. Il modello statunitense
ha influenzato notevolmente la communication research europea, ma , osserva Calise,
occorre fare attenzione a non incorrere nell’errore di prendere l’esperienza americana
come un modello valido per tutte le culture, con contesti diversi da quello statunitense
(Calise, 1993, pp. 101 – 121).
I primi scritti in fase di istituzionalizzazione della disciplina sono ad opera di Nimmo e
Sanders, entrambi behavioristi che nel 1981 riconoscono a pieno titolo alla
comunicazione politica lo statuto di “area di ricerca, oggetto di distinta pubblicistica,
disciplina di insegnamento, aventi riflessi professionali e politici, e fenomeno di respiro
internazionale” (Nimmo , Sanders, 1981, p.13).
Con gli anni si assiste ad un rapido sviluppo della disciplina, in particolare nella ricerca
effettuata al di là dell’Atlantico. Si creano nuove aree di interesse che portano ad una
sempre più marcata interdisciplinarietà della dottrina e abbondano le pubblicazioni
scientifiche in merito. In Europa tra il 1965 e il 1990 la communication research si
espande con caratteristiche proprie e autonomia metodologica rispetto alla ricerca
statunitense, ma a metà degli anni ’90 l’approccio comparato e lo scambio tra comunità
scientifiche dei vari continenti è diventata la metodologia preferita da molti ricercatori.
11
Nel 1984 viene fondata una rivista scientifica internazionale: “Political
Communication”, che raccoglie il meglio della produzione mondiale in materia.
Nella comunicazione in generale e in quella politica si possono identificare diversi
soggetti e passaggi necessari affinché sia attuabile il processo comunicativo:
• La fonte che produce il messaggio (mittente);
• Il destinatario del messaggio;
• Il canale che trasmette il messaggio;
• Il messaggio;
• L’effetto;
Nel Dizionario di politica,
4
si può trovare una prima definizione di "comunicazione
politica" intesa come "... L'insieme dei messaggi che circolano all'interno di un sistema
politico e che ne condizionano l'intera attività, dalla formazione delle domande ai
processi di conversione alle risposte del sistema stesso. Metaforicamente la
comunicazione è concepibile come il [sistema nervoso] di ogni unità politica...". Nel
testo, redatto da Mazzoleni, il concetto di comunicazione politica viene definito come
"lo scambio ed il confronto dei contenuti di interesse pubblico politico prodotti dal
sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino elettore"(Mazzoleni, 1998). La
definizione redatta dall'autore sembra fortemente pertinente alle continue evoluzioni
nella comunicazione politica. Si comprende come l'atteggiamento, la posizione dei
soggetti attori del processo comunicativo e il loro avvicendamento nei rapporti sia
continuamente oggetto di negoziazione. Ancora, Amoretti propone la definizione di
comunicazione politica citata da D. Wolton: “ Oggi la comunicazione politica
comprende lo studio del ruolo della comunicazione nella vita politica nel senso più lato,
includendo i media, i sondaggi d’opinione, il marketing politico e la pubblicità, con
particolare enfasi sui periodi elettorali”
5
. Amoretti accetta la definizione in sintesi,
sebbene enfatizzi alcuni aspetti a lui ostili.
Trattare dunque di comunicazione politica significa prendere in considerazione diversi
aspetti che riguardano il processo politico in ogni sua fase. Da sempre per
comunicazione politica si intendono almeno tre tipi di messaggio:
4
N. Bobbio, N. Matteucci, G. Pasquino,1983, p.171
12
- L'informazione politica, che è quella prodotta dalle strutture giornalistiche come
servizio ai cittadini e che dovrebbe essere indipendente dalla politica. In certi paesi lo è,
o per lo meno cerca di esserlo. In Italia sappiamo che il potere politico ormai da tempo
cerca di occupare gli spazi dell'informazione secondo diverse strategie. L'informazione
politica è svolta, ormai in buona parte, attraverso i mass media, il cui intervento non è
neutrale, non si limita cioè semplicemente a diffondere i messaggi, ma interagisce con
essi in rapporto alle proprie logiche espressive e alle caratteristiche della propria
audience (Cheli, Mancini, Mazzoleni, Tinacci Manelli, 1989).
- La comunicazione politico-elettorale, è quel processo durante il quale le formazione
politiche organizzate (i partiti) cercano di convincere i cittadini, che detengono il potere
elettivo, della bontà ed efficacia dei loro programmi, così da conquistarne la fiducia, il
voto e, quindi, il diritto di rappresentarli nella pratica politica. Secondo questa
accezione ristretta la comunicazione politica sarebbe una di quelle "arti persuasive", la
cui importanza per la costruzione del consenso nelle moderne società democratiche era
già stata brillantemente intuita da Walter Lippmann nei primi decenni del secolo
(Lippmann 1995). Quest'ottica, però, ci appare oggi limitante, poichè considera soggetti
attivi della comunicazione politica solo i politici rappresentanti delle organizzazioni e
dei partiti ,che attraverso i mass media fanno giungere il loro messaggio al pubblico
massificato degli elettori. Come è ormai visibile nella vita quotidiana, invece, i canali
della comunicazione politica sono molteplici, attivati non solo da parte dei politici di
professione, ma anche dai cittadini e dai mass media stessi, che coinvolgono anche altri
soggetti, come ad esempio gli operatori del marketing politico. Fine ultimo non è solo
la realizzazione del consenso elettorale, ma la costruzione di una opinione pubblica,
l'esercizio di pressione sui gruppi dominanti, la pubblicizzazione del dibattito politico
interno ai partiti. In senso lato possiamo dire che la produzione del consenso, in
quest'ottica avviene attraverso molteplici forme di negoziazione tra i significati messi in
campo dai vari soggetti coinvolti nel processo comunicativo, al punto che qualcuno
parla di comunicazione politica come arte della performance, invece che arte della
persuasione (McNair, 1995). In quest'ottica il concetto di comunicazione politica appare
sicuramente più ricco, poichè non rimanda semplicemente ad un flusso mono- o al
massimo bi-direzionale di informazioni e messaggi, ma descrive un processo composito
di produzione e manipolazione di significati ( Mora E., 2000).
13
- La comunicazione istituzionale o per meglio dire la comunicazione pubblica, cioè
quella riguardante i diversi settori e servizi della pubblica amministrazione, oggi
assume un'importanza sempre più strategica. Espressione della funzione di “pubblicità”
dell’azione di governo, è comunicazione informativa ed educativa per la cittadinanza,
da parte dei soggetti politici che rivestono funzioni istituzionali. E’ difficile considerarla
solo comunicazione pubblica, perché non si può negare che le campagne di
informazione organizzate dai governi su temi di interesse generale abbiano, allo stesso
tempo, finalità propagandistiche o promozionali, volte a mantenere il consenso
conquistato alle elezioni. Appartiene alla comunicazione pubblica quella prodotta dal
Presidente della Repubblica, dal potere esecutivo, dal Parlamento, dai partiti al potere e,
in un certo senso, anche quella prodotta dalla Magistratura.
3. La comunicazione politica e i principali mezzi di comunicazione
Da più parti, ormai da tempo, si è presa piena consapevolezza scientifica di un
fenomeno cosiddetto di mediatizzazione della politica, un processo già consolidato
anche in altri sistemi politici, la cui direzione di marcia farebbe sì che "I media non
sono un tramite neutrale di comunicazione tra partito ed elettori, ma attori con cui le
forze politiche devono negoziare le proprie forme espressive e le modalità di presenza
politica ed ideologica, a cui, cioè i partiti stessi si devono adattare"(Grossi,1985. p.34).
Una tale definizione rende conto di un potere dei media rilevante capace di imporre
"l'assunzione da parte della comunicazione politica ed elettorale dei dettami della media
logic, cioè degli eventi, le issues e gli attori di una campagna si devono conformare alle
esigenze organizzative e alle finalità di intrattenimento tipiche dei mass media e alle
attese del pubblico" (Mazzoleni, 1992, p.143). La mediatizzazione della politica
significa innanzitutto conformazione, indotta dalle logiche interne ai mezzi, delle
istituzioni politiche in genere, ai codici linguistici e alle forme espressive tipiche dello
star system cinematografico e del "personality system" televisivo (Sartori, 1985).
Numerosi sono gli studiosi, sociologi e politologi, che hanno riscontrato una
progressiva perdita di autonomia delle istituzioni e dei partiti sul terreno della
comunicazione (Marletti, 1983;Grossi, 1985; Pasquino, 1988, Calvi – Minoia, 1990).
14
La politica si serve quasi universalmente dei media, tuttavia si assiste al passaggio di
un'immagine dei media come veicolo di diffusione di temi politici a un'immagine che
porrebbe il medium come surrogato sostitutivo del partito. Marletti individua nello
scontro ideologico della campagna referendaria sul divorzio del 1974 l'avvio di un
processo di "trasformazione del medium in partito", in quanto per la prima volta i mezzi
di stampa si gettarono nel dibattito a voce spiegata e fu anche la prima volta che il
partito e il suo messaggio passarono in secondo piano rispetto a una issue (1984, p.102).
Prese forma un nuovo tipo di partecipazione politica in cui i cittadini si ritrovano
impegnati su temi, issues non vincolanti a schemi ideologici pre-formati, ma che
rappresentano invece valori o principi universalmente condivisibili (la solidarietà, la
pace, l'ambiente, lo sviluppo, ecc...) e, quindi, trasversali rispetto ai partiti. In tale ottica,
che taglia le logiche tradizionali di appartenenza e di partito avviene una
"departitizzazione" della politica. (Grossi, 1983)
Comunemente si dice che in Italia la classe politica usa un linguaggio oscuro e
incomprensibile tanto che è stato coniato il termine "politichese" (Scianò, cit. in
Jacobelli, 1989, p.121)
Secondo Pasquino sono da tenere in considerazione fattori storici, peculiarmente
italiani, che giustificherebbero la vaghezza da sempre della comunicazione dei partiti
nostrani, cioè una sorta di "funzionalità" intrinseca alla comunicazione politica, il cui
obiettivo è di mantenere opache le posizioni dei partiti su questioni di maggiore rilievo
(Pasquino 1988). Se a ciò si aggiunge la considerazione che il sistema della
comunicazione è fatto funzionare da giornalisti che il più delle volte appartengono essi
stessi ai partiti, si comprende chiaramente come quella italiana sia una comunicazione
che, piuttosto che raggiungere i cittadini, tende ad avvitarsi su se stessa (Pasquino
1988).
La logica mediale,
6
nel contesto dell'industria culturale è contigua alla logica
commerciale delle imprese di comunicazione, delle aziende economiche ed
imprenditoriali che producono beni simbolici di largo consumo, come la musica, il
cinema, i videogiochi. L'obiettivo primario per ogni azienda che opera sul mercato
6
Altheide e Snow sono ricorsi al concetto di “logica mediale” per identificare lo specifico quadro di riferimento
prioritario rispetto ad altri, della produzione della cultura mediale in generale e della notizia in particolare. Essi la
definiscono come l’insieme dei formati attraverso i quali gli eventi sono “presi in considerazione, trattati e dotati
di senso per arrivare ad un tipo di presentazione e comprensione compatibile /…/ con le esigenze organizzative, le
finalità di intrattenimento, e le immagini del pubblico” Altheide e Snow, 1979, p.197 cit. in Mazzoleni, 1998.
15
risulta essere la ricerca del successo di vendita e di profitti. Anche le imprese editoriali
che vendono l'informazione perseguono questa logica commerciale. Ci riferiamo ai
giornali quotidiani e settimanali, testate radio televisive, canali via cavo e via satellite,
ovvero tutte quelle organizzazioni che in questa sede identifichiamo con il sistema dei
media, o newsmedia. La logica dei media oltre che obbligare gli attori politici ad
adattarsi ai suoi imperativi, impone anche notevoli adattamenti dei messaggi prodotti
dagli attori, provocando non poche preoccupazioni per le possibili degenerazioni della
qualità del dibattito politico. Di ciò discuteremo più avanti, mentre ora analizziamo gli
strumenti di informazione politica: la stampa, la radio e la televisione.
• La stampa
La scrittura, la cui comparsa sembra risalire alla metà del IV millennio a.C., nell'area
mesopotamica
7
sembra essere la prima vera tecnologia che l'umanità ha conosciuto.
Molti autori hanno rilevato l'importanza della sua comparsa nell'esistenza umana e gli
effetti alla sua introduzione. Grazie ad essa il processo di civilizzazione umana serrò
notevolmente i tempi, i processi di scambio, e le forme di pensiero. L'invenzione della
stampa da parte di Gutemberg
8
nel XV sec. ha accelerato questo processo. L'ingente
diffusione del sapere per mezzo della stampa generò un'acculturazione dei ceti
emergenti, e riuscì persino ad agire in modo retroattivo, ricreando il background della
popolazione, riscrivendo eventi e leggende popolari. Sotto il profilo politico riuscì a
dare regole scritte alla società e permise la redazione di giornali e periodici di
informazione nel XVIII sec.
9
La Rivoluzione Francese segna una tappa fondamentale nella storia della stampa;
l'articolo XI della Dichiarazione dei diritti dell'uomo proclamata il 26/08/1789 afferma
che "La libera circolazione del pensiero e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi
dell'uomo: ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo
rispondere all'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge".
7
I.J.Gelb, 1993.
8
R. Harris, 1998 e M. McLuhan, 1995
9
Murialdi, 1996
16
Le notizie proveniente dall'oltralpe generarono in Italia fortissimi entusiasmi nel
pubblico, tanto che nacquero numerose le Gazzette.
10
Oltre ai giornali "nazionali" erano presenti sul continente anche quelli esteri, per effetto
delle occupazioni e delle influenze straniere nel territorio italiano. Le testate avevano
forti contenuti politici, alto carattere ideologico, e grande capacità propagandistica. Si
specializzano in diversi settori, da quello economico a quello strettamente legato alle
cronache. La stampa ha seguito le scelte e le prerogative vissute dalle diverse epoche e
situazioni storico - politiche. Ricordiamo le notevoli pressioni che dovette subire con
napoleone o nel periodo fascista, quando venne abolita oppure obbligata a seguire le
linee politiche favorevoli al regime. Non è un caso che nel periodo fascista, in Italia, si
assiste alla completa fascistizzazione dei maggiori quotidiani. Furono creati degli
strumenti per dare ai giornali un'impronta dottrinaria tale da diventare parte integrante
del sistema statale, senza creare ufficialmente dei giornali di stato.
11
Ciò che al Duce
interessava non era la priorità del giornale, bensì il suo controllo.
12
Come in ogni sistema autoritario venne anche creato un organo di sorveglianza per
controllare la natura e la qualità dei quotidiani in circolazione e il giornale di partito;
alcune testate furono costrette a chiudere, soprattutto quelle provinciali come "La
Libertà" di Piacenza, "Il Cittadino" di Brescia, e altre ancora. Con la caduta del regime
avvenne una vera e propria epurazione in grado di riorganizzare l'intera struttura del
quotidiano.
•• La radio
Dopo questo prologo di natura storica sembra evidente che prima della nascita dei
transistor la funzione comunicativa della stampa era univoca e rappresentava l'unico
canale informativo disponibile ai cittadini. L'evoluzione comunicativa ha fatto si che
l'introduzione di un nuovo canale di trasmissione ridimensionasse il precedente.
10
Si ricorda la Gazzetta di Firenze ( “Gazzetta Universale”), diretta dall’abate Vincenzo Piombi, il periodico
veneziano “Notizie del Mondo” diretto da Compagnoni, “ la Gazzetta di Bologna” e “ Notizie Politiche” , prodotti
nello Stato della Chiesa.
11
Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Il Mulino, Bologna, 1996.Non bisogna dimenticare che in quel
periodo oltre alle testate formalmente non “allineate” era presente il giornale di partito, che viene ripopolato da
collaboratori e distribuito in modo massiccio.
12
I direttori responsabili di testata diventano dei veri e propri “vassalli” del Duce.