Introduzione
A partire dagli anni ’80 gli studi relativi all’international retailing sono
cresciuti in maniera esponenziale. Inizialmente si limitavano all’osservazione del
fenomeno, poi col passare del tempo si è giunti ad uno sviluppo concettuale sul tema.
È importante comprendere quali siano le motivazioni che spingono le imprese ad
internazionalizzare la funzione retail e in che modo tale processo venga intrapreso. Il
seguente lavoro analizza le imprese italiane che si internazionalizzano nel
paese/mercato francese, mediante l’analisi di quattro casi di studio. Nello specifico la
trattazione è divisa in quattro capitoli: il primo relativo all’international retailing; il
secondo all’approccio multicanale; il terzo tratta le relazioni tra buyer e supplier e
infine, l’ultimo capitolo è relativo all’analisi empirica.
Il primo capitolo esamina la letteratura relativa all’internazionalizzazione della
distribuzione al dettaglio soffermandosi sulle motivazioni che spingono le imprese ad
internazionalizzare la funzione retail, sulle modalità d’ingresso, sulla selezione dei
mercati esteri e sull’influenza della distanza psichica. Quest’ultima, a sua volta,
viene scissa in distanza culturale e di business. In seguito, si affrontano le tematiche
relative all’’influenza dei fattori di internazionalizzazione, i quali si dividono in
fattori a livello di Paese e a livello d’impresa, al Country of origin effect e al Country
Reputation con i quali si cercherà di comprendere che riflessi hanno il COO e il
made in sulle decisioni del consumatore, se tale fenomeno è fondamentale per
l’impresa e come la stessa implementi strategie che le permettano di usufruire delle
sinergie derivanti dall’immagine paese positiva.
Nel secondo capitolo viene effettuata una disamina sulla tematica della
multicanalità che deriva dai rapidi mutamenti della società nell’era di Internet. Si
parla di approccio multicanale nel momento in cui l’impresa vende i prodotti servizi
attraverso più canali alternativi, che si affiancano a quelli tradizionali. All’interno del
capitolo verranno spiegati il ruolo, gli obiettivi della multicanalità e in che modo la
stessa si pone in una logica internazionale. Esistono notevoli vantaggi e svantaggi
collegati ad una strategia multicanale e risulta complesso implementarla
efficacemente nell’attività retail; per tali motivazioni viene descritto in che modo
l’impresa possa intraprendere una strategia multicanale integrata attraverso il
coordinamento delle singole strategie di canale.
Il terzo capitolo si sofferma sulla relazione esistente tra buyer e supplier, e
quindi tra impresa manifatturiera e distributore al dettaglio, sia nel caso si tratti di
retailer dipendente, indipendente o legato da un rapporto di franchising. Negli ultimi
anni si è assistito a grandi cambianti: da una parte le grandi imprese della moderna
distribuzione hanno aumentato la loro concentrazione, sia orizzontalmente
aumentando la quota di mercato, sia verticalmente eliminando gli intermediari a
monte, arrivando talvolta a trattare direttamente con le imprese di produzione;
dall’altro lato le imprese manifatturiere hanno avviato sistemi di integrazione
verticale, accrescendo anch’esse il loro potere. Per le motivazioni sopracitate è
indispensabile analizzare tale relazione e la sua dinamicità. In aggiunta si analizzano:
le caratteristiche che distinguono gli store monomarca rispetto a quelli multimarca; il
comportamento d’acquisto del consumatore finale e come lo stesso possa influenzare
le scelte assorti mentali e relative allo spazio espositivo.
Infine, nell’ultimo capitolo si riportano i risultati relativi alla ricerca empirica
condotta su quattro imprese italiane presenti nel mercato francese. Le imprese
inserite nel campione risultano medio/grandi, note all’interno del mercato italiano ed
anche del mercato estero indagato. Si osserva l’effetto del made in Italy su tali
imprese, l’importanza della notorietà del brand, le modalità d’ingresso e vendita nel
paese mercato esaminato, se vengono implementate strategie multicanale nel mercato
francese ed infine le caratteristiche del consumatore finale e l’influenza che le stesse
esercitano sulle decisioni delle imprese studiate.
1
1. International retailing
Cosa significa internazionalizzazione del retailing?
La parola è utilizzata liberamente in letteratura, il termine
internazionalizzazione è definito in maniera approssimativa in relazione a come
viene compreso. Probabilmente il vocabolo non identifica un’area definita di
strategie dell’impresa, e neppure esiste un confine chiaro tra un dato set di azioni e le
alternative rimaste all’impresa. Senza un lessico sufficientemente robusto, un tema si
dissolve in un programma di ricerca ripetitivo, eterogeneo e inconcludente. Nel
settore retail si può riscontrare tale debolezza, che è parzialmente una conseguenza
della natura dinamica di questa area. È importante considerare cosa accade durante il
processo di internazionalizzazione, risulta necessario comprendere quali siano i
fattori che la definiscono. Il processo necessita una comprensione sia in merito ai
fattori che vengono condivisi dalle differenti strutture di retail, sia quei fattori che
differenziano le stesse strutture. Tale richiesta di esplicazione dei processi
convergenti e divergenti si riscontra all’interno dell’ambiente locale, regionale e
globale. Tali questioni potrebbero essere percepite all’interno di un’integrata,
inerente e eterogenea area economica; perciò, può risultare appropriato differenziare
tra una regionalizzazione e una globalizzazione del retailing, dentro un quadro
esplicativo omnicomprensivo sull’internazionalizzazione.
1.1 Sviluppi teorici
Negli ultimi venti anni, gli studi relativi all’international retailing si sono
evoluti passando dall’osservazione del fenomeno, all’analisi, fino ad arrivare ad uno
sviluppo concettuale sul tema. Si espande l’attività di ricerca in questo campo con
l’avvio di una nuova ondata di attività internazionali che viene implementata nel
1980. A partire dall’inizio del ventunesimo secolo, l’attività internazionale è
diventata un avvenimento ordinario nel retailing, riflettendo lo sforzo rilevante
nell’attività di ricerca. La ricerca sull’international retailing si sviluppa entro i limiti
di un’area relativamente non sviluppata. Il quadro concettuale, relativo al processo di
internazionalizzazione dell’attività retail, cerca di integrare e includere la struttura
esistente nell’ampio campo dell’international business e del marketing. Gli studi
2
relativi al paradigma eclettico
1
e al modello Nordico di internazionalizzazione hanno
dato avvio alla riflessione sul processo di internazionalizzazione del retailing.
Alexander e Myers
2
, affermano che esiste la necessità di giungere alla
concettualizzazione in materia di international retailing, in quanto i quadri teorici
sviluppati in ambiente non-retail e non riguardanti i servizi, non spiegano il processo
di internazionalizzazione del dettaglio.
Il volume delle ricerche in campo di International retailing è aumentato
notevolmente alla fine del 1980. Tali studi si riferiscono a precedenti lavori in
quest’area, quali Hollander
3
, Waldman
4
e Kacker
5
, e alle loro considerazioni
sull’attività internazionale. Dal 1980 in poi, le nuove ondate di attività internazionale
nel dettaglio, stimolano numerose attività di ricerca. A tal punto lavori, come quelli
di Treadgold
6
e Salmon e Tordjman
7
, cominciano ad indirizzare la natura dello
sviluppo commerciale all’interno dell’ambiente internazionale e inseriscono l’attività
retail dentro un quadro analitico. Le ricerche in questo periodo ritornano
sull’osservazione e preoccupazione dei precedenti lavori e stabiliscono delle linee di
indagine e letteratura che vengono sviluppate e rivisitate durante tutto il 1990.
L’attività di ricerca si rivolge relativamente al quesito della localizzazione di
investimenti e attività, le riflessioni sulla direzione dell’espansione inevitabilmente
stimolano considerazioni sulle basilari motivazioni che stanno alla base dell’attività
internazionale. Inizialmente, l’enfasi era posta sui fattori “push”, quali alti livelli di
concorrenza, maturazione del formato e normative pesanti, tali fattori creano le basi
della “reactive school”. Dalla fine del 1980 e all’inizio del 1990 le ricerche si basano
su evidenze empiriche raccolte attraverso interviste e sondaggi riguardanti le
opinioni dei dirigenti, tutto ciò porta allo sviluppo della scuola di pensiero proattiva.
Le ricerche più recenti cercano di allineare questi due approcci; così la letteratura
inizia ad occuparsi di specifici quesiti associati al processo di internazionalizzazione.
Cos’è il processo d’internazionalizzazione?
1
Introdotto da Dunning nel 1976, tale approccio ha lo scopo di creare una schematizzazione delle caratteristiche e
degli aspetti legati allo sviluppo degli IDE; un’impresa effettuerà degli IDE qualora si verifichi
contemporaneamente la presenza di tre tipi di vantaggi: ownership advantages; location advantages;
internalization advantages.
2
Alexander N., Myers H., (2000), The retail internationalisation process, “International Marketing Review”,
Vol. 17 (4/5), pp. 334-53.
3
Hollander S., (1970), Multinational Retailing, Michigan State University, East Lansing, MI.
4
Waldman C., (1978), Strategies of International Mass Retailers, Praeger, New York, NY.
5
Kacker M., (1985), Transatlantic trends in retailing, Westport, CT: Quorum.
6
Treadgold A., (1988), Retailing without frontiers, “Retail & Distribution Management”, Vol. 16 (6), pp. 8-12.
7
Salmon W., Tordjman A., (1989), The internationalisation of retailing, “International Journal of Retailing”,
Vol. 4 (2), pp. 3-16.
3
Le considerazioni accademiche relative la questione tendono ad identificare la
mancanza di comprensione, ma definiscono esplicitamente che cosa sia il processo.
Nell’ambiente intellettuale post-moderno, nell’international retailing, il modello di
sviluppo è stato rimpiazzato dal processo di cambiamento che è rappresentato da uno
schema di sviluppo dato. Il processo, ovvero il cambiamento da uno stato all’altro, è
diventato il fondamentale punto di riferimento; la letteratura sulla gestione del retail
tende a vedere l’internazionalizzazione come il movimento dal mercato domestico a
quello globale, ovvero i retailer che operano in più mercati. Implicita, all’interno tale
conoscenza del processo d’internazionalizzazione, è l’assunzione che
l’organizzazione è interessata dall’esposizione internazionale e impara da questa
esperienza. Esiste l’ipotesi che l’esperienza nell’ambiente internazionale crea un
processo di learning experience e la stessa è similare attraverso le organizzazioni.
1.1.1 Literature review
Le ricerche nel campo dell’internazionalizzazione del dettaglio a partire dagli
anni ’80 si sono intensificate e hanno ampliato il raggio di analisi, in relazione agli
anni precedenti. Alla fine degli anni 1980 il numero di pubblicazioni in materia di
International retailing era ridotto e distanziato nel tempo. Nei venti anni successivi
l’area si è arricchita di articoli relativi a tale argomento, che forniscono in generale
tre contributi: indirizzano differenti aspetti delle attività internazionali; forniscono
concettualizzazioni che riconoscono l’ampio programma intellettuale circostante
l’internazionalizzazione del business e allo stesso tempo l’unicità dell’esperienza del
dettaglio e il valore della stessa; infine, indirizzano le domande di ricerca con la
prospettiva di differenti ricerche metodologiche.
Negli ultimi anni del 1980 una nuova ondata di attività internazionale nel retail
ha avuto inizio, la quale ha generato interesse accademico. Nelle prime fasi di tale
interesse di ricerca l’enfasi veniva posta sull’identificazione delle attività, sulla
tipologia delle stesse e sulle caratteristiche del retailing a livello internazionale. In
questo periodo le ricerche in tale area si consolidano e iniziano ad emergere i temi
chiave: strategie di distribuzione internazionale, strutture motivazionali, schemi di
espansione geografica, posizionamento nel mercato. Anche se, a partire dalla fine del
1990 l’enfasi subisce un cambiamento e l’attenzione si sposta sulla
concettualizzazione del processo e su come, normalmente, l’attività al dettaglio
4
internazionale si adatti all’interno della concettualizzazione del business
internazionale. Negli ultimi dieci anni l’enfasi è stata posta sugli aspetti gestionali
dell’international retailing come selezione dei mercati e metodi d’ingresso nel
mercato [Myers e Alexander
8
; Swoboda et al.
9
]. Ugualmente, negli ultimi quindici
anni la tipologia di imprese studiate è stata estesa fino ad includere una più
equilibrata visione dell’attività internazionale.
I primi lavori tendevano ad enfatizzare l’internazionalizzazione dei dettaglianti
food e grandi formati, ma dalla fine del ’90 si assiste alla comparsa di ricerche sui
fashion retailer, e alla focalizzazione sull’internazionalizzazione delle marche del
lusso. Questo continua anche nel presente con recenti ricerche che si basano sulle
attività di fashion retailer internazionali, in aggiunta a ricerche che esplorano i fattori
critici di successo, schemi di sviluppo e modalità d’ingresso. Contemporaneamente a
tale tema continua la crescita di lavori relativi all’internazionalizzazione dei grandi
formati retail, anche le nicchie hanno guadagnato attenzione. Alexander e Doherty
10
analizzano le ricerche evidenziando articoli concettuali e teorici, schemi delle attività
internazionali di retail, caratteristiche dei mercati ospitanti, motivazioni dietro
l’attività d’internazionalizzazione, selezione dei mercati, modalità d’ingresso nel
mercato, supply chain management nei mercati internazionali, gestione della marca e
del marketing, e disinvestimenti nell’international retail. Alcuni temi emergono
fortemente, quali la selezione dei mercati e ingresso nel mercato, attività che
Swoboda et al.
11
descrivono come le “decisioni orientate al mercato”, hanno
chiaramente attratto considerevole attenzione e riconoscimento negli ultimi dieci
anni. Ugualmente, la ricerca sulle attività di disinvestimento si è espansa. L’area di
performance dell’impresa non è emersa così fortemente come si sarebbe aspettato.
Nonostante, Evans e Mavondo
12
e Evans et al.
13
considerino la performance, i loro
temi di ricerca sono sostenuti dalle decisioni di selezione del mercato.
8
Alexander N., Myers H., (2000), The retail internationalisation process, “International Marketing Review”,
Vol. 17 (4/5), pp. 334-53.
9
Swoboda B., Schwarz S. Halsig F., (2007), Towards a conceptual model of country market selection: selection
processes of retailers and C&C wholesalers, “International Review of Retail”, “Distribution & Consumer
Research”, Vol. 17 (3), pp. 253-82.
10
Alexander N., Doherty A. M., (2010), International retail research: focus, methodology and conceptual
development, “International Journal of Retail & Distribution Management.
11
Swoboda B., Zentes J., Elsner S. (2009), Internationalisation of retail firms: state of the art after 20 years of
research, “Marketing: Journal of Research and Management”, Vol. 5 (2), pp. 105-26.
12
Evans J., Mavondo F.T., (2002), Psychic distance and organisational performance: an empirical examination
of international retailing operations, “Journal of International Business Studies”, Vol. 33 (3), pp. 515-32.
13
Evans J., Mavondo F.T., Bridson K., (2008a), Psychic distance: antecedents, retail strategy implications and
performance outcomes, “Journal of International Marketing”, Vol. 16 (2), pp. 32-63.
5
Lo studio dell’attività al dettaglio, normalmente, e l’international retailing, in
particolare, è stato fortemente influenzato da economia, geografia e marketing. In
alcuni sensi economia e geografia sostengono le ricerche in tale area, prima
dell’arrivo di una forte influenza del marketing alla fine degli anni 1980 e inizio del
1990. Lo sviluppo delle ricerche nel retail internazionale negli ultimi venti anni ha
portato l’area di ricerca fortemente in direzione del marketing. Esistono alcune aree
che non sono state approfondite sufficientemente. Il coordinamento delle funzioni
all’interno dell’organizzazione delle imprese e una comprensione dell’uso o abuso di
esperienze all’interno dell’organizzazione, rimangono relativamente inesplorate.
Esiste anche la necessità di rivisitare ampie questioni strategiche; sussiste oggi la
richiesta di maggiore conoscenza per quanto riguarda le direzioni strategiche che
dirigono le operazioni internazionali. Ricercando una visione d’insieme sulle attività
del dettaglio internazionale, può anche esserci la necessità di una disponibilità ad
indirizzare i problemi fondamentali nello studio delle imprese. A partire dai primi
studi si rileva un’evidente tensione nello sviluppo della teoria creata dalle imprese
considerate nella ricerca. Perciò, lo studio del lusso o fashion retail sottolinea schemi
di sviluppo internazionale che non sono replicabili da grandi unità di dettaglianti
operanti nel food e non-food. In termini di unità fondamentali di analisi, il numero e
tipo di retailer internazionali è cresciuto radicalmente negli ultimi venti anni. Gli
studiosi di retail marketing tendono ad indagare l’intero raggio di organizzazioni che
svolgano tale attività a livello internazionale, attraverso la gamma di settori, formati
e dimensioni. Oggi, l’international retail è così complesso che un sistema di
classificazione non può cercare di muoversi oltre le competenze chiave, quali il
merchandise e le relazioni di formato [Alexander e Doherty, p. 104]
14
.
In tempi recenti, i fattori che costituiscono l’attività di mercato hanno ricevuto
considerevole attenzione nelle ricerche. Ugualmente, fattori che costituiscono le
attività di gestione del mercato, d’ingresso e offerta di mercato. Al contrario,
l’orientamento aziendale ha attratto inferiore attenzione, la comprensione delle
caratteristiche culturali nelle organizzazioni internazionali non ha ancora attirato
sufficiente considerazione. I fattori ambientali che influenzano l’orientamento
corporate, esperienza ed esposizione, sono associati con il processo di apprendimento
internazionale. Esiste oggi una situazione differente rispetto a venti anni fa e
14
Alexander N., Doherty A. M., (2010), International retail research: focus, methodology and conceptual
development, “International Journal of Retail & Distribution Management.