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1. Introduzione
Con il termine commodity si intende quel particolare tipo di materia che si trova allo stato
grezzo e costituisce l‟elemento originario ed indispensabile, sottostante il processo
lavorativo e produttivo, finalizzato alla creazione di un prodotto mediante l'utilizzo di
opportune lavorazioni e processi industriali. La loro indispensabilità ha da sempre
rappresentato il principale oggetto di scambio all‟interno del mercato internazionale e
costituito la base per la nascita della moderna società industriale.
La domanda di materie prime non nasce da una prepotente volontà umana ma come
conseguenza di uno spontaneo ed inevitabile sentiero di crescita e sviluppo perseguito da
ogni paese lungo il corso della storia.
La loro indispensabilità rappresenta una risposta al mutare dei fattori esogeni ed endogeni
come la densità, le abitudini di consumo e gli standard di vita sempre più elevati che
caratterizzano la popolazione dei paesi industrializzati e che rendono sempre più
necessaria ed importante la presenza di materia prima, e di nuove tecniche di lavorazione
della stessa, al fine di soddisfare questi bisogni.
Il mercato di scambio delle materie prime costituisce la diretta conseguenza non solo della
disomogeneità in termini di abbondanza e varietà, di ordine geografico e fisico, delle
risorse presenti all‟interno del territorio (il mercurio è concentrato maggiormente in Italia,
Spagna, Stati Uniti, Messico ed Unione Sovietica; l‟amianto in Canada, Russia e Africa del
Sud), ma anche delle diverse capacità tecniche e conoscitive necessarie alle industrie per
la lavorazione della materia grezza volta alla realizzazione di un prodotto finito.
Mentre frontiere e confini nazionali creano il reticolo articolato e variegato in cui si
inserisce l'economia mondiale il contesto storico ne altera sostanzialmente i connotati
andando a definire in modo naturale e spontaneo l‟uso e l‟importanza delle commodities
all‟interno di ogni nazione.
Il bisogno e la necessità di materie prime che ha da sempre caratterizzato l‟economia e lo
sviluppo di un paese, in un contesto mutevole ed incerto come quello della prima metà del
XX secolo, risultano essere dipendenti dal “possedere ed utilizzare” nel modo più efficiente
possibile le materie prime, non solo con lo scopo di ottenere una maggiore forza bellica e
quindi una maggiore possibilità di espansione, ma anche per lo sviluppo, il benessere ed il
futuro dell‟intera popolazione civile.
Mai come in questa fase storica, infatti, l'umanità, nella fattispecie la società industriale, si
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è servita delle materie prime fino a diventarne dipendente, aumentando il volume di
produzione di anno in anno in maniera esponenziale.
La distribuzione disomogenea delle materie prime a livello globale provocala maggiore
ricchezza di alcuni paesi rispetto ad altri ma la capacità di sfruttamento e di lavorazione
determina quanto di questa ricchezza possa tramutarsi un migliori standard di vita per
l‟intera popolazione civile
Un esempio a riguardo è costituito dalle materie prime non minerali soggette a limitazioni
meno rigide. La produzione di tali beni si presenta più concentrata a causa dei maggiori
costi di lavorazione che rendono l'Europa un possibile terreno fertile per la produzione di
caffè, tè, banane, ma incapace di provvedere alla lavorazione delle materie prime a basso
costo senza subire la concorrenza estera. Se gli importanti vantaggi in termini di costo di
produzione fossero neutralizzati da misure politiche come tariffe protettive applicate a
merci (grano, zucchero, carbone) la produzione della maggior parte delle materie prime
sarebbe più concentrata.
La disomogeneità di materie prime colpisce non solo la loro distribuzione all‟interno dei
diversi paesi ma anche fattori contingenti come le risorse culturali e le conoscenze
tecnico-specifiche necessarie ad una lavorazione efficace ed efficiente per l‟ottenimento
del prodotto finito. Questo rende indispensabile, oltre all‟esistenza di un commercio
internazionale per lo scambio delle materie prime, la presenza di un mercato
internazionale di conoscenze tecnico-specifiche atte al loro sfruttamento.
Possono essere considerati degli esempi significativi il Nord Rhodesia e il Congo Belga,
due paesi che pur essendo ricchissimi di minerali di rame risultano comunque dipendenti
dall'estrazione e dalle lavorazioni statunitensi ed europee.
Per intraprendere quel sentiero di crescita finalizzato a migliorare le condizioni di vita della
propria popolazione una nazione non deve dipendere esclusivamente dalla sua proficua
disponibilità di risorse ma deve detenere all‟interno dei propri confini quei fondi capitali
necessari allo sfruttamento di esse.
In tal modo il mercato degli scambi si alimenta in modo naturale e continuo con la
disomogeneità presente all‟interno delle nazioni in termini distribuzione di materie prime e
conoscenze tecnico-specifiche indispensabili alla loro lavorazione ed al loro sfruttamento.
Si dà così la possibilità ai paesi poveri di materie prime di sostenere un costo per lo
sviluppo notevolmente inferiore a quello che avrebbero dovuto sostenere per l‟acquisto di
prodotti finiti piuttosto che per la semplice materia prima. Stati Uniti, Impero Britannico e
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Unione Sovietica, sono tra le nazioni più capaci di soddisfare l'approvvigionamento di
materie prime richiesto dall'industrializzazione, mentre Germania, Belgio, Danimarca,
Olanda, Svizzera, Francia, Svezia etc.pur contando la presenza di colonie sono esenti da
questo traguardo
Davanti ala panoramica di questa bilancia olistica globale, ci si accorge che
l'interdipendenza tra i paesi, causata in modo naturale ed inevitabile dalla necessità di
provvedere alle materie prime dislocate in modo incostante e disomogeneo all‟interno del
contesto internazionale, fa sì che si creino in modo spontaneo, necessario e quasi
inevitabile, dei rapporti di relazione e interdipendenza tra paesi e che i diversi costi di
produzione determinino sentieri di crescita e di sviluppo notevolmente diversi.
In un contesto storico come quello relativo alla prima metà del XX secolo, la questione
dell‟interdipendenza internazionale delle materie prime e dei confini politici è difficilmente
risolvibile a causa del contrasto di fondo esistente tra i confini nazionali e l‟interdipendenza
internazionale delle materie prime. Uno spiraglio risolutivo può essere trovato soltanto
accettando il ritorno a una società preindustriale con una conseguente diminuzione della
popolazione e degli standard di vita. Sarebbe questo l‟effetto provocato da una domanda
di materie prime molto più ridotta e attenuata. Una possibile soluzione potrebbe consistere
nell‟invenzione di nuovi processi sintetici che abilitino le risorse nazionali a fungere da
potenziali sostituti delle commodities ottenibili tramite uno scambio con l‟estero, ma pur
ipotizzandoli o anche se venissero trovati eventuali sostituti alle materie prime, in ogni
caso rimarrebbero comunque delle sostanziali differenze regionali nei costi di produzione.
Un ulteriore tentativo, per ridurre l‟interdipendenza internazionale delle materie prime,
potrebbe consistere nello spostamento dei confini politici ma il problema principale
perdurerebbe comunque alla luce del fatto che il bisogno di materie prime è internazionale
mentre il controllo politico sulle risorse è nazionale.
L‟esigenza delle materie prime dei diversi paesi non può essere ridotta semplicemente
mediante un rallentamento della loro domanda, ma le relazioni di interscambio risultano
indispensabili e necessarie non solo per lo sviluppo di un paese ma anche per colmare
eventuali disequilibri in termini di ricchezze naturali e di conoscenze. Questo risulta essere
il solo modo per andare incontro alle mutevoli ed imprevedibili esigenze del mercato e
migliorare gli standard di vita ed il benessere della popolazione.
Una sostituzione dei prodotti importati comporterebbe necessariamente il ricorso a nuovi
processi sintetici che provocherebbero dei cambiamenti all‟interno del mercato nazionale
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con una conseguente riduzione dei prezzi e delle differenze regionali all‟interno della
nazione, ma tali progetti sembrano, nella prima metà del novecento, ancora prematuri.
Un problema di peso ragguardevole e non ignorabile è il contrasto provocato dal controllo
politico nazionale delle risorse e dall'internazionalità della domanda delle stesse. Si fa
riferimento a quei conflitti d‟interesse causati dalle materie prime viste come centro di
domanda politica. In questo caso, i produttori sono tenuti a facilitare il raggiungimento di
compromessi e fornire nel minor tempo possibile i mezzi necessari per una revisione
costante degli accordi raggiunti nell'ottica di una pacifica relazione organizzata sui livelli di
soddisfazione altrimenti alterati con la violenza. Forse per garantire la pace sarebbe
necessario un livellamento di potere potenziale delle parti interessate al conflitto onde
evitare un abuso del potere militare
In ogni caso è bene tenere in mente per molte ragioni come un possibile conflitto
d‟interesse rendono le materie prime il centro della domanda politica. Quando le materie
prime diventano la principale causa del sorgere di tensioni politiche, il ruolo dei produttori
in un cambiamento pacifico è quello di facilitare il raggiungimento di un compromesso e in
particolare quello di fornire dei mezzi per una costante revisione degli accordi in relazione
al cambiamento delle circostanze. Del resto una condizione necessaria per far fronte ai
reali conflitti di interesse garantendo così il perdurare della pace è che gli accordi riescano
a soddisfare gli interessi dei paesi che li stipulano e per la salvaguardia della pace delle
procedure organizzate dalla comunità come le forze dell‟ordine, il sistema di corte e le
assemblee legislative hanno bisogno di essere sviluppate più esaustivamente e con
maggior dettaglio dalla comunità internazionale .
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2. Commodities: il problema internazionale
2.1. Materie prime e politiche governative in tempo di guerra
L‟importanza delle materie prime e lo scopo sottostante il loro sfruttamento varia
notevolmente in relazione ai diversi periodi di riferimento.
Posto come certo che lo scopo della politica governativa sia non solo quello di essere
preparato ad affrontare nel modo migliore il periodo in cui si trova a governare ma anche
quello di essere pronto ad affrontare e oltrepassare ogni eventualità futura, possiamo
affermare che ogni governo deve necessariamente impostare la propria politica a seconda
degli obbiettivi che risultano primari in un determinato momento. Così, nonostante
l‟importanza delle materie prime resti invariata a prescindere dal periodo di riferimento, la
politica governativa nella gestione delle stesse varia a seconda del contesto in cui
vengono inserite. Di conseguenza la politica governativa sarà fondata su criteri diversi in
base al fatto che il governo operi in un periodo di pace o di guerra.
La politica economica in tempo di guerra ha come principale obbiettivo quello di soddisfare
i bisogni della potenza militare e misura la sua efficienza in base al grado di soddisfazione
di questi bisogni; essa interpreta il commercio e l‟interdipendenza internazionale
caratterizzanti le materie prime come un fattore di vulnerabilità militare indirizzando così le
risorse economiche verso un rafforzamento della potenza militare per espandere il più
possibile i propri confini.
La politica economica in tempo di pace, invece, si pone come principale obbiettivo quello
di migliorare gli standard di vita ed il benessere della popolazione verso cui sono
indirizzate le risorse economiche. Essa interpreta il commercio internazionale e
l‟interdipendenza internazionale che caratterizza le materie prime come un‟opportunità di
crescita e di sviluppo per ogni nazione, considerando quindi in modo positivo l‟apertura del
-paese al libero scambio.
Proprio per questo motivo, non sempre le nazioni industrialmente più feconde in tempo di
pace rispondono meglio alle politiche economiche durante il conflitto o, viceversa, le
nazioni che rispondono meglio alle politiche economiche durante il conflitto risultano
essere più feconde in tempo di pace; gli esiti sembrano piuttosto dirigersi in sensi
diametralmente opposti.
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Nonostante l‟importanza del ruolo delle materie prime e del loro approvvigionamento resti
di primaria importanza, sia in tempo di pace che in tempo di guerra, una nazione che si
prepara al conflitto si preoccuperà di utilizzare le fonti di risorse presenti all‟interno dei
confini nazionali e sotto controllo politico solo all‟interno dei propri confini data la possibile
vulnerabilità che una dipendenza economica in termini di materie prime potrebbe arrecare
al paese. Questa politica porterebbe come effetti principali:
1 Un‟economia soggetta ad un maggior controllo statale.
2 Una politica nazionalistica concentrata sull‟uso e sfruttamento delle risorse presenti
all‟interno dei confini nazionali.
3 Un‟economia fondata sulla necessità di soddisfare i bisogni nazionali di autorità
sulle scorte e sulle materie prime.
4 L‟ostruzione dei canali del commercio con l‟estero data la possibile vulnerabilità che
questo comporterebbe in termini bellici.
5 Un‟economia che, con il nazionalismo economico, sia in grado di condizionare
pesantemente lo standard di vita della popolazione.
Mentre, nel caso in cui il governo si dovesse trovare a operare in un contesto di pace la
sua principale priorità sarebbe quella di migliorare gli standard di vita ed il benessere della
popolazione . Gli effetti di una tale politica sarebbero quindi:
1 L‟utilizzo di risorse disponibili al minor costo possibile a prescindere che esse si
trovino all‟interno dei confini nazionali o esteri.
2 Uno schema compatibile con quello della libera impresa e del libero scambio con
l‟estero.
3 Un‟economia basata sulla specializzazione nella produzione in conformità con i
vantaggi comparativi.
4 Scambi con il maggior numero possibile di paesi esteri visto il possibile
arricchimento e quindi il possibile beneficio per l‟intero paese.
La Prima Guerra Mondiale ha certamente costituito un esempio in cui la politica
economica era concentrata verso un accrescimento dell'economia militare, annoverando
come principale obbiettivo nazionale il potenziale di guerra, ovvero la quantità di materie
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prime disponibile entro i confini politici
1
.
Fermo restando che paesi più ricchi di materie prime conoscono una maggior ricchezza,
dovuta all'esportazione e all'utilizzo diretto di queste a un costo minore, resta di
fondamentale importanza, affinché si possa avere una reale possibilità di sfruttarle e
quindi di trarre un reale beneficio dalla disponibilità di materie prime, che non vi sia una
sovranità su di loro anche se un‟autorità politica è necessaria per renderle disponibili.
Quindi nel caso in cui non esista alcun ostacolo al commercio delle materie prime sembra
assurdo classificare il Belgio come nazione povera solo perché all‟interno dei sui confini
politici esistono poche varietà di materie grezze utilizzate o sfruttate dalla popolazione;
infatti il Belgio mantiene degli alti standard di vita grazie alle sue abilità commerciali e
produttive dei prodotti esteri. Fino a quando gli scambi non sono ostruiti dalle autorità
politiche, la politica nazionale di autosufficienza di materie prime nel processo produttivo
non è una misura importante per determinare la prosperità degli abitanti. Nemmeno
l'autosufficienza si rivela, in un contesto di così fitta rete internazionale, tanto determinante
per la prosperità della popolazione. Ne risulta che solo nel caso in cui si verifichi una
situazione di guerra potenziale, o un fenomeno di intenso nazionalismo economico, lo
slogan “dell‟avere” o “del non avere” possesso di materie prime assume un‟importanza
preponderante.
In un contesto come quello relativo alla prima metà del XX secolo ogni governo interpreta
come un pericolo la costruzione, in tempi di pace, di una grande dipendenza economica
dall‟estero sulle cifre di scambio, consumo e produzione di materie prime, perché ciò
avrebbe comportato in caso di guerra un‟inferiorità rispetto al “nemico”.
Possiamo dire insomma che la differenza principale, relativa ai due periodi considerati,
nella politica governativa di gestione delle materie prime è che:
In tempo di pace il sistema economico non viene limitato dalle autorità di controllo
e si tende ad incontrare la domanda dei consumatori a seconda dei loro gusti e del
loro potere d'acquisto attingendo alle risorse ottenibili a costi minori.
1 O all'interno del raggio di controllo militare. Infatti la sovranità su colonie lontane agisce garantisce
l'approvvigionamento di risorse purché siano tenuti aperti i canali di comunicazione. La vicinanza alle fonti
di materie prime si rivela più importante della sovranità nel determinare un corretto scambio sotto
condizioni di libero commercio.
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In tempo di guerra le autorità responsabili dell'economia rispondono alla domanda
dei consumatori solo se essa riguarda l'ambito militare; ad esempio, le scorte di
munizioni e la domanda dei consumatori sono importanti solo nella misura in cui
potrebbero influenzare l‟efficacia e la forza militare fallendo nel produrre materiale
bellico o sfiduciando il morale dei soldati. Le risorse di materia prima estera non
meritano di essere sfruttate neppure in tempi di pace nell‟evenienza che in caso di
una successiva guerra la nazione si trovi costretta a dipendere da altre nazioni
indebolendo così il suo potenziale bellico.
Un altro argomento di notevole importanza è costituito dalle materie prime provenienti
dalle colonie, aggiunte o sottratte grazie al cambiamento di confine, o quelle ottenute
tramite gli investimenti dei cittadini all'estero.
E circolata voce tra gli economisti che l‟importanza delle colonie come fonti di materie
prime sia stata sopravvalutata
2
poiché le materie prime provenienti dalle colonie possono
essere ottenute solo se i canali di comunicazione sono controllati; anche riuscendo a farlo,
la fornitura di materie prime può tuttavia essere ottenuta allo stesso modo sia dai paesi
neutrali che dalle colonie delle potenze neutrali al conflitto togliendo in tal modo significato
alla sovranità politica sulle colonie. Per dimostrare quanto sopravvalutate siano le colonie
bisogna comprendere l'importanza degli scambi di confine all'interno dell‟interscambio
commerciale. La Gran Bretagna, nella guerra del 1914, considerava gli Stati Uniti,ancora
neutrali, una fonte di approvvigionamento di materie prime ancor più grande e più
importante delle proprie colonie e per tale motivo vennero lasciati aperti i canali di
comunicazione onde evitare possibili sanzioni o embarghi neutrali in un futuro conflitto.
L‟importanza della sovranità politica o di un‟influenza politica dominante dei paesi
possessori di materia prima dipende dalla possibilità di tenere aperti o meno i canali di
comunicazione. Il cambio dei confini provoca un aumento delle risorse di materie prime nei
paesi confinanti e risulta un fattore più importante per le colonie in tempo di guerra
piuttosto che in tempo di pace. Infatti, in tempo di guerra i problemi di
2 <<In fact the problem of access could never be solved by transfer of territory unless whole continents
were transferred; the only real possibility of improvements lies in a greater freedom of trade.>>cit. da
United Kingdom Memorandum No I. Raw Materials and Colonies: Sull'argomento concordò anche Angell,
N. (1936). Raw Materials, Population Pressure, and War. Boston: World Peace Foundation e
Clark, E. (1932). Boycotts and Peace. A Report by the Committee on Economic Sanctions. New York: Harper
and Brothers.
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comunicazione.
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rendono le alleanze militari con paesi adiacenti, dove le materie prime
possono essere facilmente ottenute, più utili e vantaggiose del possedere colonie lontane.
In tempo di pace, invece, il possesso di un‟autorità politica sulle risorse di materie prime
non costituisce un fattore di notevole importanza a meno che non sussistano delle barriere
politiche che ostacolino il normale, regolare e costante svolgimento del corso di scambio
internazionale.
Risultano, ugualmente, di moderata importanza gli investimenti dei cittadini all'estero per il
controllo delle fonti di materie prime utili per l'economia in tempo di guerra sempre che si
riesca ad ottenere un controllo stabile e continuo dei canali di comunicazione.
Gli investimenti esteri in cui la gestione interna delle fonti di materie prime sarebbe
difficilmente controllabile avrebbero comunque una significativa importanza nel caso in cui
si sarebbero potuti governare anche i canali di comunicazione; ma in questo caso anche
gli investimenti non sarebbero stati poi così rilevanti. Per esempio se gli Stati Uniti fossero
in guerra e volessero acquistare i nitrati del Cile l‟atteggiamento del governo Cileno
costituirebbe un importante fattore solo nel caso in cui certe compagnie di nitrati non
fossero possedute da investitori americani cileni o sudafricani, quindi solo nel caso in cui
certe compagnie di nitrati fossero possedute dallo stato. Gli investimenti dei cittadini
all‟estero sono utili per un‟economia di guerra come fonti di scambio straniero che
possono essere realizzate attraverso la vendita degli investimenti da una posizione di
neutralità mentre in tempo pace gli investimenti di materie prime sono probabilmente
meno utili come fonti di pronta negoziazione rispetto ad altri investimenti.
Il controllo degli investimenti sulle fonti di materie prime all‟estero risulta, dunque, anche
meno importante sia degli standard di vita per un‟economia in tempo di pace che del
potere per un‟economia in guerra. In condizioni di pace è fondamentale che l‟investitore
sia lasciato ragionevolmente libero di investire nella nazione in cui il suo investimento
abbia la maggiore produttività possibile e dove la competizione sia abbastanza libera da
permettere ai paesi con maggiore possibilità di sviluppo un libero accesso alle materie
prime.
Sotto la politica di liberalismo economico ed in condizioni di pace sarebbe auspicabile
lasciare gli investitori libero di ricercare fonti produttive, operando una competizione
abbastanza libera da accrescere l'accesso alle risorse mondiali e garantire un libero
3 E sotto alcune circostanze, questi investimenti sulle materie prime estere possono costituire mezzi per
negare scorte al nemico.
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sviluppo secondo i dettami e le condizioni della libera concorrenza.
L'eventualità della guerra e i differenti principi dell'economia delle materie prime derivanti
delle circostanze, belligeranti o pacifiche, in cui il governo si trova ad operare impongono
di ipotizzare tre condizioni politiche di riferimento:
1 Una situazione di stabile pace, una condizione in cui la guerra diventa solo un
remota possibilità anche difficile da ponderare.
2 Una pace instabile o un possibile imminente conflitto.
3 Una guerra effettiva.
Il risultato naturale è che quando si affronta l‟argomento commodity, in un contesto storico
relativo alla prima metà del XX secolo, i governi pospongono la questione degli standard di
vita a quella di una guerra potenziale perché le nazioni hanno percepito che non possono
contare su una protezione ulteriore a quella derivante dal proprio potere militare e da
quello dei loro alleati. Come conseguenza a questa idea politica e nel rispetto delle
materie prime, ogni azione sarà diretta all‟assicurarsi, se possibile, una maggiore effettiva
forza di guerra ai danni del nemico più o meno senza riguardi agli effetti sugli standard di
vita.
Ciò comporta in modo naturale ed inevitabile:
Una destinazione prioritaria delle materie prime alle forze armate e solo in via
secondaria allo standard di vita della popolazione.
Misure per limitare l‟offerta di materie prime alle potenze nemiche in modo da
ridurre il loro potere militare.
Un esempio di questo di pensiero deriva dal report finale della Dominions Royal
Commission, pubblicato in Gran Bretagna nel 1917:
“In our opinion it is vital that the Empire should, so far as possible, be placed in a position
which would enable it to resist any pressure which a foreign power or group of poker
could exercise in time of peace or during war in virute of a control of raw materials and
commodities essential for the safety and well-being of the Empire, and it is toward the
attainment of this object that coordinated effort should be be directed”
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4 [<< Secondo la nostra opinione è vitale che l‟Impero sia, per il tempo maggiore possibile, posto nella
condizione di resistere a ogni pressione che un potere straniero o un gruppo di poteri potrebbero