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INTRODUZIONE
Questo lavoro è nato da una personale curiosità riguardo la condizione degli
ebrei a Verona dall’entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938.
Inizialmente sembrava che l’idea di fare una tesi su tale tematica fosse inutile, in
quanto già molti libri sono stati scritti sugli ebrei a Verona. Tuttavia proprio leggendo
uno di questi ho scoperto che c’era un accenno al fatto che degli ebrei erano stati
internati nel Comune di Caprino Veronese. Incuriosito da questa informazione mi sono
recato sul posto per vedere se potevo reperire altre informazioni ed approfondire la
questione. Con mia grande sorpresa l’archivio comunale conteneva molte informazioni
su di loro e sulla loro permanenza a Caprino.
Ho trovato schede personali, liste di pagine di ebrei che per qualche periodo
avevano soggiornato nel Comune, circolari che li riguardavano, insomma moltissimo
materiale burocratico che nessuno si era occupato di studiare.
Ho consultato attentamente i documenti d’archivio ed attraverso la loro
consultazione, ho cercato di spiegare come e quando gli ebrei furono internati a
Caprino, e quale fosse la loro condizione.
La ricerca è stata un lavoro entusiasmante e ricco di numerosi colpi di scena, in
quanto dal confronto delle fonti a mia disposizione e dal tentativo di approfondire
determinati argomenti sono giunto continuamente alla scoperta di informazioni che
facevano chiarezza su aspetti che non ero riuscito a spiegare.
Con questo lavoro mi prefiggo dunque di far luce su una pagina della storia
veronese e della persecuzione ebraica oscura ai piø, cercando di far comprendere,
attraverso questa breve trattazione, la vita quotidiana e la storia di alcuni ebrei
perseguitati nel corso della seconda guerra mondiale.
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PARTE PRIMA
GLI EBREI STRANIERI INTERNATI A
CAPRINO VERONESE
(settembre 1941- marzo 1944)
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PREAMBOLO: UN QUADRO GENERALE SULL’INTERNAMENTO
Nel Comune di Caprino, pochi chilometri a nord-ovest di Verona
1
, dal settembre
del 1941 all’11-12 marzo 1944 fu presente una comunità costituita da trentadue ebrei
internati provenienti da varie parti dell’Europa, in modo particolare dai territori jugoslavi
e da Vienna.
Caprino fu infatti designato come unico luogo d’internamento per gli ebrei
stranieri nella provincia di Verona. Essi cominciarono a giungere nel settembre del
1941, pochi mesi dopo il rimpatrio dei profughi fiumani
2
, anch’essi ospitati per un breve
periodo nel paese.
I primi a giungere furono Guglielmo Trostler con la moglie, provenienti da
Ferramonti di Tarsia
3
, in seguito fino al luglio 1942, giunsero anche tutti gli altri.
Come fu possibile che ebrei provenienti dalla Jugoslavia e dai territori tedeschi
fossero internati a Caprino? Cercherò di ricostruire la loro storia basandomi sui
documenti contenuti nell’archivio comunale del Comune di Caprino Veronese, in
particolar modo su alcuni fascicoli chiamati “ebrei internati” contenuti nelle buste 403 e
433. Preciso che nonostante abbia cercato di ricostruire al meglio le loro vicende,
tuttavia non sempre è stato possibile farlo con chiarezza. Quando la ricostruzione certa
non è stata possibile, ho formulato delle ipotesi motivate che possano dare almeno
qualche indicazione in piø.
1
Vedi la cartina in appendice.
2
Fiume fu italiana dal 1925 al 1943.
3
Vedi la cartina in appendice.
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CAPITOLO 1
PROVENIENZA DEGLI INTERNATI E ARRIVO IN ITALIA
1.1. GLI INTERNATI PROVENIENTI DALLA JUGOSLAVIA: LA SITUAZIONE
DELLA JUGOSLAVIA NEL 1941
Il 6 aprile 1941 la Jugoslavia firmò la sua resa incondizionata con le forze
dell’Asse alleate con Ante Pavelic. Ante Pavelic divenne il capo dello Stato
Indipendente di Croazia, che era uno stato satellite della Germania. Proprio a partire
da questo momento il regime di Pavelic iniziò una pulizia etnica molto efferata diretta
contro gli ebrei, che in alcune occasioni per crudeltà superò l’efferatezza dei nazisti.
Con la sconfitta della Jugoslavia, gli italiani ne avevano approfittato per
annettersi gran parte della costa dalmata
4
, i tedeschi invece presero il controllo sulla
parte settentrionale.
Gli ebrei per sfuggire alle persecuzioni di Pavelic e dei tedeschi cercavano di
fuggire nei territori occupati dalle truppe italiane, coloro che vi riuscirono ebbero salva
la vita.
Costoro solitamente venivano deportati in Italia e internati in campi di
concentramento. I campi di concentramento italiani erano stati creati a partire dal 1940,
con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania: prima di tale data solitamente
ai nemici del regime si riservava il confino, ma da tale momento con un regio decreto
venne introdotto anche l’internamento.
Dal 1940 furono dunque istituiti appositi campi di concentramento alle dirette
dipendenze del Ministero dell’Interno
5
. Il piø importante campo di concentramento
riservato agli ebrei di nazionalità straniera era quello di Ferramonti di Tarsia
(Cosenza)
6
.
I campi di concentramento per gli internati venivano ubicati sia sulla terraferma,
sia sulle isole, a condizione però che non sorgessero in prossimità di grandi città o di
zone di interesse militare. Proprio per questo la maggior parte dei campi fu costruita
4
Vedi la cartina in appendice.
5
Per una piø esauriente trattazione dei campi di concentramento in Italia guarda: CAPOGRECO, C. S., I
campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Torino, Einaudi, 2004.
Per la collocazione del campo vedi la cartina in appendice.
6
Ivi, pp.242-244.
14
nell’Italia centrale e meridionale.
Presto però accanto all’internamento in campi di concentramento si diffuse la
prassi dell’internamento in determinati comuni. Furono creati circa 400 luoghi
d’internamento, in genere in piccoli paesi sparsi in tutta l’Italia, dove gli ebrei erano
obbligati a risiedere rispettando le norme di confino di polizia, ciò implicava una stretta
sorveglianza da parte delle forze di polizia e delle autorità statali.
Il lavoro non era obbligatorio e le persone prive di mezzi di sostentamento (cioè
la quasi totalità degli internati) percepivano dallo stato un’indennità stabilita dal
Ministero dell’Interno che variava a seconda della composizione del nucleo familiare e
che comprendeva le spese di vitto e alloggio
7
.
Dunque parte degli internati di Caprino giunsero in Italia perchØ furono catturati
dalle truppe italiane nei territori della Jugoslavia che essi amministravano e furono
mandati in campi di concentramento italiani, e successivamente nel Comune di
Caprino, in domicilio coatto.
1.2. GLI EBREI INTERNATI A CAPRINO
Una volta spiegato come erano giunte a Caprino persone provenienti dalla
Jugoslavia, rimane però ancora una questione aperta, cioè come mai altri ebrei nati a
Vienna (la residenza non è nota) siano giunti in territorio italiano e siano stati internati
nello stesso paese.
Le spiegazioni al riguardo possono essere due.
Una prima riguarda gli ebrei internati perchØ profughi del cosiddetto “gruppo
Bengasi”.
Il gruppo Bengasi
8
era composto da 302 ebrei stranieri provenienti in particolar
modo dall'Austria, dalla Polonia e dalla Germania (ben centotrentotto provenivano da
tali stati). I rimanenti provenivano da Trieste, da Milano, Genova, Fiume e Roma.
Costoro per rifugiarsi in Italia si erano procurati il visto turistico, tuttavia nel
maggio del 1940, temendo di essere espulsi, erano partiti per la Libia.
Qui pensavano di imbarcarsi illegalmente per la Palestina, ma a Bengasi vennero
sorpresi dall'entrata in guerra dell’Italia, tale evento improvviso pose fine alla
7
FERENC, T., Rab-Arbe-Arbissima. Confinamenti-rastrellamenti-internamenti nella provincia di Lubiana,
1941-1943, Documenti, Lubiana, Società degli scrittori della lotta di Liberazione, 2000, pp.9-10.
8
www.annapizzuti.com, gruppo Trieste-Bengasi-Ferramonti.
15
navigazione civile.
In questo periodo di sosta obbligata a Bengasi goderono dell'ospitalità degli ebrei
del posto, che li accolsero nelle loro case e li assistettero.
Poco tempo dopo però i profughi furono internati in una baraccopoli ai margini
della città di Bengasi.
La vicinanza del fronte, i movimenti di truppe nel porto e il timore di
bombardamenti convinsero il Ministero dell’Interno italiano
9
che una piø adeguata
sistemazione per costoro sarebbe stato l’internamento nel campo di Ferramonti di
Tarsia. Il 29 agosto furono imbarcati in una nave passeggeri e giunsero a Napoli.
Appena giunti nel porto della città un imponente schieramento di Polizia li condusse nel
carcere di Poggioreale dove rimasero per tre settimane fino a quando non vennero
trasferiti nel campo di Ferramonti scortati dagli agenti di polizia.
Il gruppo di ebrei stranieri proveniente da Bengasi arrivò a Ferramonti il 29
settembre 1940. I Membri del gruppo Bengasi rimasero nel campo di Ferramonti per
circa un anno, al termine del quale fu proposto ai gruppi familiari di scegliere tra tre
località di internamento in Italia, molti di loro lasciarono così il campo, e alcuni giunsero
anche a Caprino.
Come dimostra la lettera della Questura, conservata nell’archivio comunale di
Caprino, del 7 marzo 1942 i profughi del “gruppo Bengasi” presenti a Caprino erano
Samuele Dames e famiglia, Guglielmo Trostler e famiglia
10
.
Una seconda spiegazione per la presenza di “ebrei germanici” nel territorio
italiano è la seguente. Era da poco avvenuto l’Anchluss dell’Austria alla Germania
(1938). Alcuni ebrei per paura delle persecuzioni tedesche potrebbero essersi rifugiati
in Jugoslavia, magari presso propri parenti: infatti i contatti tra l’Austria e il regno di
Jugoslavia erano molto solidi, in quanto la Jugoslavia fino al 1918 era appartenuta
all’Impero austro-ungarico.
Nei documenti d’archivio infatti per alcuni ebrei viene usato l’appellativo “ebrei
germanici” ad evidenziare la loro provenienza diversa dagli altri profughi che
arrivavano dalla Jugoslavia.
Tra gli ebrei internati a Caprino sono presenti anche due profughi di Fiume, Rosa
9
La Libia è stata colonia italiana dal 1911 al 1943.
10
Vedi documento n° 3 in appendice.