3
Introduzione.
La guerra civile siriana è stata ed è ancora una delle più atroci
degli ultimi anni. Secondo i dati riportati dall’Osservatorio siriano per i
diritti umani, dal 15 marzo 2011 al 14 marzo 2020 sono morte 384.000
persone, ma le sue statistiche, purtroppo incomplete, non includono il
destino di molte altre vittime. Ha provocato il più gran numero di
rifugiati dalla Seconda guerra mondiale, tanto che si contano oltre
12.000.000 di sfollati
1
.
La nostra analisi si occupa di un arco temporale che inizia con
la prima manifestazione di protesta del 15 marzo 2011 e termina con gli
eventi dei primi mesi del 2020. Per quanto l’arco temporale sia molto
limitato, l’obiettivo è quello di verificare e analizzare il ruolo della Cina
in questo conflitto, il grado del suo coinvolgimento, le sue ambizioni,
le aspirazioni e soprattutto i motivi di una pur timida partecipazione
diretta.
Nel 1° capitolo verranno analizzate le cause e le fasi del
conflitto. Tuttavia, in Siria, agli interessi della popolazione si sommano
1
Dal sito Internet Syrian Observatory for Human Rights, aggiornato al 14 marzo 2020.
www.syriahr.com/en/157193/
4
gli interessi nazionali e internazionali che hanno contribuito ad
offuscare le ragioni del movimento rivoluzionario, le cui aspirazioni
non coincidono con quelle degli attori intervenuti e hanno reso il
conflitto estremamente complesso dal punto di vista geopolitico, oltre
che terreno fertile per fake news e complottismi. È una guerra sempre
più frammentata in cui entrano in gioco una molteplicità di fattori.
Spesso è stata raccontata male o, per via delle tante parti in causa,
narrata in mala fede, con una poca conoscenza delle dinamiche interne,
tanto da portare a conclusioni semplicistiche o, talvolta, molto distanti
dalla realtà. Per questo, nel 1° capitolo viene analizzato l’intero contesto
socio-politico-economico degli ultimi dieci anni, da quando cioè
Bashar al-Asad ha preso il posto del padre alla presidenza della
Repubblica. Nel suo discorso di insediamento, il 10 luglio del 2000,
aveva indicato la volontà di rivitalizzare l’economia e di concedere
maggior libertà di espressione: aver disatteso queste promesse è stata
una delle cause del malcontento della popolazione. All’interno di
questo capitolo, è apparso opportuno dedicare un paragrafo specifico al
modo in cui sono cambiate progressivamente le dinamiche politiche,
soprattutto dopo la proclamazione del califfato da parte di Abu Bakr al-
Baghdadi nel 2014.
5
Il 2° capitolo è stato dedicato all’analisi degli interessi dei
diversi attori che sono intervenuti nel conflitto siriano, schierandosi a
favore di una delle due principali coalizioni, quella pro-Asad e quella
contro il presidente siriano. L’appartenenza ad una coalizione piuttosto
che all’altra rispecchia, per ragioni storiche, le posizioni assunte da
questi attori in un contesto internazionale più vasto e trovano origine
nella spartizione dell’Impero ottomano agli inizi del XX secolo. La
particolarità, in questo conflitto, è che non si sono formate delle
coalizioni rigide perché, come si evince dal primo capitolo, la maggior
parte degli Stati ha cambiato posizione con l’ascesa dello Stato
Islamico. Dal quel momento, gli Stati che si battevano per destituire
Bashar al-Asad, si sono preoccupati di contenere il terrorismo e, per far
questo, hanno collaborato con lo stesso presidente.
Tra gli Stati che hanno mostrato un certo interesse per il
conflitto siriano, un ruolo particolare è stato svolto dalla Cina. Nel 3°
capitolo sono stati innanzitutto delineati i rapporti sino-siriani. La Cina
ha sempre garantito supporto diplomatico al governo di Damasco, ma,
durante il conflitto in analisi, ha mostrato un coinvolgimento più diretto,
rivolgendo le sue attenzioni soprattutto alla fase di ricostruzione. La
Siria, infatti, rientra nell’enorme progetto infrastrutturale cinese della
6
Belt and Road Initiative, la Nuova via della seta, che promette di
interconnettere l’Asia con l’Europa e l’Africa.
L’elaborato è stato basato fondamentalmente su fonti
secondarie. La difficoltà principale, da questo punto di vista, è stata
quella di analizzare un grande quantitativo di fonti, con l’accortezza di
verificare, per quanto possibile, l’attendibilità e l’autorevolezza. In un
conflitto in cui sono stati e sono ancora presenti una molteplicità di
attori, ognuno con interessi diversi, l’autorevolezza delle fonti ha
costituito un punto fondamentale per orientarsi nelle complesse vicende
del decennio siriano.
7
Capitolo 1. Dall’inizio delle manifestazioni ad oggi.
1.1 Contesto interno e internazionale prima del 2011.
Dalla collocazione geografica della Siria, si intuisce che questo
territorio è di fondamentale importanza per la stabilità del Medio
oriente. È un ponte tra Europa, Asia e Africa: è bagnata ad est dal
Mediterraneo e confina con Turchia, Iraq, Giordania, Israele e Libano
2
.
Anche storicamente ha avuto un ruolo centrale. Nel 1516 il sultano
dell’Impero ottomano Selim I sconfisse i mamelucchi, le milizie turche
che detenevano il potere in Siria dalla seconda metà del 1200, e occupò
la Siria, che restò in mano agli ottomani fino al 1918
3
. Durante la Prima
guerra mondiale, l’Impero ottomano fu alleato con i tedeschi e la
sconfitta degli Imperi centrali nella Prima guerra mondiale fu una delle
cause della sua disgregazione. La Gran Bretagna, rivale dell’Impero
ottomano, intraprese nel 1916 l’invasione della Palestina e dopo due
anni di battaglie conquistò la Siria grazie all’aiuto dell’esercito arabo a
2
A-R. Hamidé, Syria, «Encyclopaedia Britannica», 11 giugno 2020, p. 2.
3
M. Galletti, Storia della Siria contemporanea, Milano, Bompiani, 2014, p. 23.
8
cui fu promessa l’indipendenza dall’Impero ottomano
4
. Durante tutta la
seconda metà del secolo XIX, le potenze europee e la Russia avevano
negoziato e speculato sulla scomparsa dell’Impero ottomano: a partire
dal Congresso di Berlino svoltosi a giugno-luglio 1878, l’Impero
ottomano iniziò a perdere province in favore della Russia, dell’Austria-
Ungheria, di Gran Bretagna, Francia e Grecia
5
. Fu una dissoluzione
lenta che proseguì con l’invasione italiana della Tripoli ottomana nel
1911 e delle due guerre balcaniche del 1912-13. Nel 1916, durante i
negoziati Sazonov-Sykes-Picot, nell’ordine il ministro degli esteri della
Russia zarista, diplomatico britannico e diplomatico francese, sulla
spartizione dell’Impero ottomano, gli inglesi accettarono di cedere
l’area costiera della Siria ottomana alla Francia, che oggi corrisponde
al Libano, mentre il territorio interno avrebbe dovuto essere guidato da
un’amministrazione araba indipendente. Tuttavia, di fatto erano gli
inglesi, che guidarono la rivolta araba, a comandare
6
. La Francia
avrebbe accettato di cedere formalmente Mosul e la Palestina, purché
la Gran Bretagna le concedesse il mandato
7
per la grande Siria. Questo
4
Sykes-Picot agreement, «Encyclopaedia Britannica», 22 maggio 2020.
5
S. McMeekin, Il crollo dell’Impero ottomano, Torino, Einaudi, 2015, p. 34.
6
Ibid., p. 441.
7
Il mandato conferito alla Francia sulla Siria era di tipo “A”, istituto previsto dall’art. 22 della
Carta della Società delle Nazioni. In questo mandato, la potenza mandataria forniva assistenza
amministrativa e aiuti economici e sociali fino a quando lo Stato soggetto al mandato non avesse
ottenuto piena indipendenza.
9
le verrà conferito ufficialmente dalla Società delle Nazioni nel 1922.
Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1946, la Siria ottenne
l’indipendenza. Nei primi anni ci furono diversi colpi di Stato e, a
partire dal 1958, rinunciò alla sua sovranità per unirsi all’Egitto del
presidente Gamal Abd el-Nasser, creando la Repubblica araba unita.
Tale unione ebbe vita breve e nel 1961 la Siria tornò indipendente e il
partito Ba’ath riconquistò il potere. Nel periodo della Guerra fredda fu
l’alleato più importante dell’Unione sovietica in Medio oriente. Dal
1971, con l’ascesa ai vertici del potere di Hafez al-Asad, la Siria
conobbe un periodo di relativa stabilità. Egli rimase alla guida dello
Stato fino al 2000, quando Bashar al-Asad gli succede alla presidenza
8
.
La Siria è uno Stato multietnico e multiconfessionale. La
maggior parte della popolazione (74% c.a.) è di religione musulmana
sunnita
9
, l’11% è di confessione alawita
10
, ma vi è anche una piccola
8
D. D. Commins, W. R. Polk, K. S. Salibi, H. H. Scullard, C. G. Smith, Syria, «Encyclopaedia
Britannica», 11 giugno 2020.
9
Il sunnismo è una branca dell’Islam a cui aderiscono la maggior parte dei musulmani.
Riconoscono i primi quattro califfi come i successori legittimi del profeta Maometto, mentre gli
sciiti credono che tale ruolo appartenga al genero di Maometto, Ali ibn Abi Talib, il quarto califfo,
e solo ai suoi discendenti.
10
È una branca dello sciismo nata in Siria nel IX secolo, ma il loro credo resta segreto.
10
percentuale di drusi
11
, ismaeliti
12
, ortodossi
13
e cattolici.
14
Nonostante
questo, Hafez al Asad, quando salì al potere nel 1971, riuscì a costruire
una struttura politica che permise ad una minoranza, gli alawiti, di
assumere posizioni cardine che vennero concesse anche ad esponenti di
altre minoranze come cristiani e drusi per assicurarsene il sostegno,
mentre la maggioranza sunnita rimase sempre ai margini della vita
politica
15
.
Il caso siriano va analizzato non solo nel quadro complessivo
delle rivolte che hanno attraversato il mondo arabo dal 2011, ma anche
nelle sue specificità: oltre alla posizione geografica, all’importanza
storica e alla frammentazione etnica sono una molteplicità i fattori che
lo rendono diverso dagli altri contesti.
Nel 2003, dopo la caduta di Saddam Hussein, iniziarono a
circolare delle voci secondo le quali la Siria sarebbe stata la prossima a
subire un rovesciamento del sistema. George W. Bush, presidente degli
11
La fede drusa è una propaggine dell’Islam sciita che nacque in Egitto all’interno della corrente
ismaelita, durante il regno del sesto califfo al-Hakim bi-Amr Allah, tra il 996 e il 1021,
considerato un’incarnazione divina.
12
Gli ismaeliti, anch’essi una propaggine dell’Islam sciita, credono nella loro discendenza da
Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar.
13
Gli ortodossi fanno parte di uno dei principali gruppi della dottrina cristiana. Seguono le
pratiche e la fede dei primi sette concili ecumenici. Si separarono definitivamente dai cristiani
cattolici con lo scisma del 1054.
14
A-R. Hamidé, Syria, cit., p. 7.
15
M. Carro, G. Iacovino, A. Mastino, Il ruolo delle minoranze nella crisi siriana, Ce. Si., n°35,
aprile 2012.
11
Stati Uniti d’America dal 2001 al 2009, affermò che lo stato era in
possesso di armi chimiche e che sosteneva il terrorismo
16
. L’assassinio
del primo ministro libanese Rafiq Hariri, avvenuto il 14 febbraio 2005,
a cui seguì l’embargo statunitense contro la Siria, ostacolò l’attuazione
delle riforme economiche previste
17
. Si è assistito ad un’ascesa del
prezzo del petrolio e ad una diminuzione della produzione petrolifera
siriana, oltre ad un aumento della disoccupazione e del divario tra ricchi
e poveri
18
. La Siria fu duramente provata dalla perdita del petrolio
iracheno e dalle sanzioni imposte dagli Usa. Il governo di Damasco,
infatti, era uno dei maggiori acquirenti di petrolio iracheno, grazie
all’oleodotto che attraversa i due paesi, e in quel periodo aveva perso
gli ingenti rifornimenti petroliferi a basso costo e le rendite che riceveva
dall’Iraq per permettere il transito del suo petrolio; visti i rapporti ostili
che aveva con l’Arabia Saudita, difficilmente poteva ottenere altrettanti
rifornimenti a buon mercato
19
. Le accuse del presidente americano G.
W. Bush sul possesso di armi chimiche da parte della Siria
20
, la perdita
del controllo sul Libano dopo il ritiro delle truppe siriane dovuto alla
16
M. Galletti, Storia della Siria contemporanea, cit., p. 53.
17
Ibid., p. 75.
18
A. Fielding-Smith, L. Saigol, Uprising exposes Syria’s economic weakness, «Financial Times»,
26 aprile 2011.
19
J. Lee, il valore strategico del petrolio di Saddam, «Limes», 20 luglio 2002.
20
Syria, U.S. exchange charges on weapons, «CNN.com», 14 aprile 2003,
www.edition.cnn.com/2003/WORLD/meast/04/13/sprj.irq.bush.syria/