bidimensionale che contiene il profilo di uno dei suddetti sondaggi, il lavoro si
proporr di studiare numericamente il drenaggio che le due gall erie esistenti
esercitano sulla montagna sovrastante, simulando l effetto dello scavo di una terza
galleria sovrastante le due esistenti, parte integrante dei previsti futuri lavori.
L impostazione del lavoro vuole essere telescopica: ci si propone di realizzare quindi
una struttura che, partendo da un introduzione socio-politica e storiografica
dell interazione della regione con l uomo, passi ad una ca ratterizzazione geologica del
monte, fondamentale per chiarire poi le sue peculiarit i drogeologiche. Da qui il
lavoro si focalizza su di un analisi delle opere realizzate e delle loro conseguenze
naturali, il tutto dopo una caratterizzazione geotecnica dell ammasso roccioso, della
sua idrodinamica, che servir per procedere alla suddetta si mulazione numerica del
drenaggio operato dalle gallerie.
Questa trattazione si avvale della grande quantit di lavo ro prodotta
sull argomento, che in ultima analisi ha a che fare con lo studio del rapporto tra
pressione antropica e gestione moderna delle risorse idriche in massicci carbonatici.
Qualsiasi considerazione che seguir nel presente lavoro avr solo caratteristica di
impressione personale che si sar venuta formando nel c orso degli studi. Questi
raramente possono cadere nella soggettivit , tanto piø se eseguiti da terzi che, senza
condizionamenti e pressioni, fanno le loro povere analisi inseguendo lo sfuggente faro
della completa obiettivit , spinti dal solo piacere inte llettuale di comprendere quanto
piø possibile la physica e i suoi fenomeni.
Carlo Pretara
INDICE
1 INTRODUZIONE .................................................................................................................1
2 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA .............................................7
2.1 INQUADRAMENTO SISMO-TETTONICO ...............................................................................7
2.2 SCHEMA GEOLOGICO DEL GRAN SASSO.............................................................................8
2.2.1 Caratterizzazione generale ........................................................................................8
2.2.2 Analisi in progressiva .............................................................................................. 13
2.3 INDAGINI GEOTECNICHE................................................................................................. 15
2.3.1 Sintesi ragionata dei risultati ottenuti con i sondaggi profondi ................................ 16
2.3.2 Rilevamenti e prove effettuate in corso d avanzamento dall interno della gal leria .. 22
2.3.3 Sintesi degli studi e delle indagini geotecniche........................................................ 23
3 CARATTERIZZAZIONE IDROLOGICA ED IDROGEOLOGICA ............................... 27
3.1 IDROGEOLOGIA DEGLI AMMASSI CARBONATICI ................................................................ 27
3.2 SCHEMA IDROGEOLOGICO DEL GRAN SASSO ................................................................... 29
3.2.1 Caratterizzazione generale ...................................................................................... 29
3.2.2 Analisi in progressiva .............................................................................................. 31
3.2.3 Sintesi ragionata dei risultati ottenuti con i sondaggi sul deflusso delle acque. ....... 33
4 MODELLO IDRODINAMICO DELL ACQUIFERO ................ ...................................... 35
4.1 CENNI SULLO SCORRIMENTO IDRICO NELLE ROCCE IL FLUSSO NELL INSIEME
DELL AMMASSO ROCCIOSO .......................................................................................................... 35
4.2 RICOSTRUZIONE DELL IDRODINAMICA DELL ACQUIFERO ................................................. 38
5 OPERE IN SOTTERRANEO DEL GRAN SASSO: CARATTERIZZAZIONE
TECNICO-PROGETTUALE DELLE OPERE PRESENTI E FUTURE. ................................. 41
5.1 CARATTERISTICHE PROGETTUALI ED ESECUTIVE DELLE GALLERIE .................................... 42
5.2 CARATTERISTICHE PROGETTUALI DELLE OPERE FUTURE................................................... 48
5.2.1 La galleria dei servizi (o terzo traforo ) .................. .............................................. 49
5.2.2 Le caverne per i laboratori ...................................................................................... 50
6 CONSEGUENZE IDROLOGICHE ED IDROGEOLOGICHE DELLE OPERE
REALIZZATE.............................................................................................................................. 51
6.1 MODIFICAZIONI NELL ACQUIFERO .................................................................................. 52
6.2 BILANCIO IDROLOGICO .................................................................................................. 54
7 PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DELLA SIMULAZIONE SVOLTA .................... 57
7.1 LA SEZIONE M ONTE AQUILA .................................................. ..................................... 59
7.2 LA SEZIONE F ONTARI .................................................. ............................................... 63
7.3 CONSIDERAZIONI FINALI ................................................................................................ 65
8 CONCLUSIONI .................................................................................................................. 67
BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................................... 70
APPENDICE: LA FILTRAZIONE ATTRAVERSO LE DISCONTINUIT IL FLUSSO NEL
SINGOLO GIUNTO .................................................................................................................... 72
1
INTRODUZIONE
Nell auspicio che sia ormai superata la fase di dibattito sull esistenza o meno del
cambiamento climatico globale, in questi anni l attenzione si sta spostando ad una
definizione particolareggiata degli scenari futuri che da esso saranno causati. Compito
Figura 1.1 Veduta specchiata del Corno Grande (mt 2914 s.l.m.)
2 Interazione tra la falda regionale del Gran Sasso d Italia e le opere al suo interno
dell ingegnere per la difesa del suolo sar quello di mitigare alcune conseguenze del
global change tramite la loro analisi, finalizzata alla progettazione di opere di
ingegneria civile.
Tra gli scenari piø probabili, si assister ad una disidrat azione di parte delle zone
temperate, in cui l Italia si colloca. Nella nostra nazione, il ruolo di cerniera che
bloccher questo fenomeno, sar ricoperto dalla regione del centro Italia dove a farla da
padrone Ł il massiccio del Gran Sasso, che si poggia su parte dell Abruzzo e sconfina
nel Lazio. Qui la disponibilit idrica Ł sempre stata notevole e accompagnata da
abbondante vegetazione, clima favorevole e precipitazioni costanti. Queste
caratteristiche sono comuni a tutti quei serbatoi naturali che nel corso del nuovo secolo
( il secolo dell acqua ) assumeranno un importanza pari al meno a quella che hanno
rivestito e rivestono ancora i giacimenti petroliferi.
In particolare, l interesse per il sistema Gran Sas so va al di l
dell approvvigionamento idrico umano e nasce da alcune sue peculiarit idriche . Su
tutte, il ghiacciaio del Calderone, il piø meridionale d Europa ed unico degli appennini;
v Ł poi il lago di Campotosto, tra i bacini artificiali piø grandi del continente e di
importanza strategica per l economia energetica del paese (Ł il serbatoio di testa delle
centrali del gruppo del Vomano). Inoltre questo monte ospita un grande parco
nazionale, con importanti caratteristiche faunistiche, la cui estensione, la cui
biodiversit , assieme ad altri fattori, hanno contrib uito a far assegnare all Abruzzo il
titolo di Regione verde d Europa . Ma oltre a queste inter essanti caratteristiche, piø o
meno quantificabili, il Gran Sasso Ł anche una componente essenziale dell immaginario
collettivo, della memoria storica e delle tradizioni dei suoi popoli. Esso ha ospitato per
secoli intense attivit pastorali, ha ospitato numeros i luoghi di culto e riflessione
accessibili a pochi; Ł stato insomma sempre densamente abitato e trafficato dall uomo,
ed Ł sempre stato mantenuto con esso un rapporto rispettoso e riverente da parte di chi
vi abitava. L impeto dello sviluppo della passata generazione, accompagnato da un
certo tipo di disinteresse ambientale, ha portato a modificare profondamente
quest equilibrio tra montagna, abitanti ed uso delle sue risorse.
Altra particolarit di quest ammasso Ł di avere caratter istiche alpine molto piø
evidente rispetto a tutte le altre catene montuose dell Italia centrale e meridionale. Ci
deriva, oltre dall essere la vetta piø alta dell appennino (m. 2914 s.l.m. del Corno
Grande), da elementi morfologici come i forti pendii, le creste, le scarpate, un forte
denudamento, e dalle condizioni climatiche, caratterizzate da forti escursioni termiche,
venti violenti e improvvisi cambiamenti climatici.
L ambiente di quest ammasso in generale e la sua idrogeolo gia, il suo acquifero, in
particolare, possono tranquillamente essere classificati come oggetti ad alta
vulnerabilit ; ci Ł dovuto soprattutto allo scarso isol amento dell acquifero
dall ambiente esterno, che, specie nelle zone ad elevata infiltrazione, presenta una fitta
rete di fratture e cavit carsiche che arrivano fin qua si in superficie.
Il Gran Sasso per rappresenta da sempre anche un ostacol o alle comunicazioni
tra le due sponde della penisola e in particolare tra la costa adriatica e Roma. Nella
seconda met del secolo scorso, quando le esigenze di mobi lit , il drastico aumento dei
trasporti e in generale lo sviluppo hanno iniziato a chiedere affidabilit dei tempi di
Introduzione 3
percorrenza, Ł parso necessario realizzare due gallerie sotto il Gran Sasso per evitare
strade che lo aggirassero, tortuose e a frequente rischio di interruzione. Dall idea alla
realizzazione ultima dell opera Ł passato, come spesso accade in questo nostro paese,
piø di un decennio [1] [2].
E il 1967 quando si apre il cantiere: all epoca la sensibi lit per la risorsa acqua
era di gran lunga minore rispetto ad oggi, cos all aspetto idrogeologico e ai potenziali
danni sulla falda non viene data importanza. L acqua viene vista come un problema da
risolvere, convogliandola all esterno, in fase di cant iere. Sicuramente i progettisti
avevano previsto di incontrarla, date le caratteristiche della roccia che si apprestavano a
perforare, ma difficilmente avevano previsto che la sua pressione arrivasse ad essere di
64 atmosfere. Essa era in realt prevista solo al lato Casale San Nicola, dove erano
osservabili a poca distanza dall imbocco sorgenti importanti. Dal lato Assergi, la
presenza di sole sorgenti locali , e la lontananza di sbocchi piø importanti, faceva
supporre l incontro solo di acqua di percolazione. Il probl ema acqua ha il suo culmine
quando viene attraversata la faglia di Valle Fredda, nel 1970. Una faglia non riempita di
materiale costituisce una via preferenziale di scorrimento per le acque: quando viene
intercettata dagli scavi Ł come se si bucasse un tubo in pressione: l acqua in quel caso
fuoriusc ad una portata che sfior i 20.000 l/s e ad una pressi one di 64 atm allagando le
gallerie e travolgendo tutto, compresi alcuni operai, che morirono nell incidente. In
quell evento riflu nella galleria, ostruendola per centinaia di metri, una grossa quantit
di materiale milonitico sciolto: detriti, che, una volta asportati, furono stimati in 36000
m3. Il cantiere fu costretto a fermarsi per due anni, allo scopo di approfondire gli studi e
trovare un modo efficace per andare avanti con lo scavo. Furono presi provvedimenti
straordinari e innovativi nello scavo di trafori, per la cui descrizione dettagliata si
rimanda a [15], una memoria dei lavori realizzata dagli stessi progettisti.
Nel 1972 i lavori ripresero e si decise di procedere, dopo aver preconsolidato la
faglia, realizzando intorno alla sezione un areola di fori drenanti, del diametro di 4 o 5
centimetri, fino a 200 metri di distanza. Questi fori in realt avevano anche la una
funzione di indagine, che fu imposta dal progetto rivisto dopo l evento di Valle Fredda.
L acquifero viene cos abbattuto localmente, e quando la pressione dell acqua
raggiunge un valore accettabile, si procede oltre. Quest operazione Ł stata ripetuta in
successione. Prima di procedere vengono anche realizzati tre sondaggi profondi dal
piano campagna, per avere una migliore conoscenza di ci c he ci si sarebbe trovati di
fronte, anche per evitare nuovi incidenti.
Il sistema drenante allora realizzato Ł ancora presente e attualmente preleva l acqua
che va a finire sotto il piano viabile delle gallerie e poi viene condotta nella rete idrica.
Uno dei vanti dei progettisti allora fu proprio quello di aver creato una nuova sorgente,
anche se la propriet di quest acqua fu oggetto di numerose disput e tra diversi enti. Le
quantit di acqua in gioco sono qui enormi: si tratta di un b acino drenante grande
quanto una montagna, perlopiu di natura calcarea. In Fig.1.1 si pu vedere come, a
confronto con altre importanti gallerie europee, quelle in oggetto abbiano di molto, per
ci che riguarda il drenaggio, una situazione piø critica di a ltri trafori.
La tecnica di scavo scelta (abbattere localmente l acquifero e scavare) ha avuto come
effetto quello di abbattere globalmente l acquifero di circa 600 metri, facendo passare la
4 Interazione tra la falda regionale del Gran Sasso d Italia e le opere al suo interno
superficie piezometrica dai 1600 m s.l.m. originari al livello della galleria (circa 1000
m). Ci ha causato l estinzione totale o parziale di di verse sorgenti. E solo a questo
punto che le popolazioni locali iniziano a percepire le conseguenze dell abbattimento
della falda, vedendo mutare il regime di alcune sorgenti e vedendone estinguere altre.
Questa iniziale presa di coscienza avviene tuttavia in maniera localizzata, tra gli abitanti
della montagna, e non sortisce effetti a livello politico.
Nel 1980, con i lavori ancora in fase di avanzamento, l Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare chiede all ANAS di poter realizzare un piccolo laboratorio in adiacenza delle
gallerie in corso di costruzione. La richiesta ha successo e, con la legge n. 32 del 9
Febbraio 1982 l ANAS viene incaricata di realizzare il laboratorio dell INFN sotto il
Gran Sasso. Nel 1985 la costruzione dello stesso si concretizza in un complesso di
gallerie, assai piø grande del progetto iniziale, costituito da tre sale (20 120 20m
circa ognuna) ed un reticolo di gallerie di servizio carrabili che hanno gli svincoli di
Figura 1.1 Confronto tra drenaggi di diverse gallerie europee (da Francani V. et al., Dispense
del corso di Geologia Applicata 2)
Introduzione 5
ingresso ed uscita collegati ad uno solo delle due gallerie autostradali (quella E-O). Nel
1984 viene aperta al traffico la prima galleria collegando Roma con Teramo mediante
l autostrada A24. La seconda verr aperta solo nel 1993. In t otale i metri cubi di roccia
asportati sono 2.120.000, di cui 1.930.000 per le gallerie e 190.000 per il laboratorio.
Iniziano a funzionare anche i laboratori, i piø grandi del mondo per ricerche sulla
stabilit della materia e sui neutrini solari. Essi si trovano nel punto di massima
copertura rocciosa, a 1400 m sotto la superficie. Le nuove gallerie, oltre ad essere tra le
piø lunghe in Europa, sono anche tra le piø sicure, proprio perchŁ prevedono due corsie
per ogni direzione, a fronte di un volume di traffico non notevolissimo. Gli ingressi ai
laboratori sono ubicati sul lato destro della galleria in direzione E-O, che si riduce per
quel tratto ad una sola corsia percorribile [1] [2].
Per una cronologia piø dettagliata rimandiamo allo studio di impatto ambientale per il
terzo traforo ([9]).
Il lavori sono completati, ma rimane il grande danno, irreversibile, operato alla
falda regionale del Gran Sasso. Ci Ł stato dovuto anzitutto al fatto che fino a pochi
anni fa l interazione delle gallerie con l acqua veniva considerata solo nei riguardi delle
operazioni di avanzamento delle galleria e non veniva per nulla curato l aspetto a
lungo termine cercando di preservare la falda.
Nel frattempo per i laboratori riscuotono molto succes so a livello internazionale, e
sono molti gli esperimenti in coda per essere svolti al loro interno. Cos , l INFN
chiede un ampliamento dei laboratori, prevedendo la costruzione di altre due sale e di
un tunnel esclusivo di accesso ai
laboratori, il famoso terzo traforo . I
dipendenti dell istituto lamentano
anche un grave problema di sicurezza
nel loro ambiente di lavoro,
soprattutto in relazione ad un
eventuale necessit di evacuazione
rapida a causa di un incendio. Cos ,
con la 366/90 si stanziano 110 miliardi
per il completamento e
l adeguamento delle strutture del
laboratorio di fisica nucleare del Gran
Sasso . La terza galleria dovrebbe
essere lunga 6-7 km ed avere un
diametro di circa 6 metri.
Da qui si scatena un confronto molto acceso, ancora senza esito, tra sostenitori e
detrattori dei suddetti lavori. Quasi tutte le amministrazioni e gli enti locali si schierano
contro il terzo traforo , si susseguono pareri tecnici contrastanti, manifestazioni,
pronunciamenti della magistratura. Alle popolazioni locali che temono un ulteriore
depauperamento delle risorse idriche, i sostenitori del progetto rispondono che esso non
avr luogo perchŁ i lavori andrebbero ad intaccare una zona gi drenata dell acquifero. I
comitati per il NO incalzano che i lavori comunque in quinerebbero la falda, ma
l INFN risponde che sono necessari per la sicurezza dei ricercatori.
Figura 1.2 Ricostruzione dei locali dell INFN e
della connessione attuale con la galleria
6 Interazione tra la falda regionale del Gran Sasso d Italia e le opere al suo interno
Nel frattempo si scopre che nel laboratorio vi sono stati sversamenti accidentali di
alcune sostanze tossiche contenute al suo interno che vengono rinvenute, in tracce,
nelle condotte acquedottistiche della regione. Viene anche posta sotto sequestro una
sala dei laboratori. Si propone un referendum regionale per decidere l opportunit dei
lavori, ma la proposta Ł respinta. Si accumulano perizie, VIA, ma i lavori non iniziano.
Ci sono anche diverse proposte di legge alternative che vanno in parlamento, su come
stanziare i fondi, come quella che prevede di utilizzare il canale di servizio
dell acquedotto come uscita di emergenza per i ricercatori. La situazione Ł molto
incerta, anche perchŁ l idrogeologia del Gran Sasso Ł studiata da pochi anni a questa
parte, e non la si conosce a fondo [6]. Con la legge del 1990 si Ł intanto costituito il
Consorzio di ricerca del Gran Sasso , con la finalit principale di realizzare una rete
di monitoraggio di importanti fenomeni naturali o di indicatori significativi della
situazione ambientale attuale e del suo evolversi nell area del Gran Sasso . Nel Maggio
2005 si Ł avuta un ulteriore puntata: la legge 366/90 Ł stata svuotata delle sue risorse
finanziare (110 miliardi in Lire), inizialmente destinate al traforo, per dirottarle su
interventi di messa in sicurezza delle gallerie ritenuti urgenti. Data la situazione politico-
economica e visto il tasso di inflazione, che ha reso insufficienti i vecchi stanziamenti
per i lavori previsti, questo dirottamento di fondi potrebbe voler dire un rinvio a lungo
termine della costruzione del terzo traforo.
Attualmente Ł per ancora in corso il suddetto monitoraggio, che ha gi prodotto i
primi risultati. Sono state in particolare analizzate le sorgenti e i corsi d acqua mediante
misure di portata, mediante una caratterizzazione chimico-fisica delle acque sotterranee
ed una ricostruzione del reticolo idrografico superficiale che ha permesso di affinare le
conoscenze del reticolo idrodinamico sotterraneo, di conoscere le aree di alimentazione
delle sorgenti, dei tempi di percorrenza. Il tutto Ł stato eseguito con l ausilio di
traccianti naturali e artificiali, mediante lo studio delle variazioni temporali della
temperatura e della conducibilit elettrica e delle varia zioni spaziali del chimismo delle
acque [6]. Le indagini, utili per ricostruire a fondo e monitorare l idrogeologia
sotterranea del monte, confermano, con i loro risultati, la sensazione che un colpo
mortale sia gi stato inflitto all imponente acquifero, ridotto ormai non piø a residenza
stabile, ma a luogo di passaggio delle acque piovane che percolano fino ad essere
catturate dal drenaggio delle gallerie, per poi essere distribuite negli acquedotti.
Con tutta probabilit gli ulteriori scavi previsti nella montagna difficilmente
renderebbero peggiore la situazione, gi compromessa: Ł tuttavia fondamentale, se non
altro per un ancestrale rispetto della grande montagna, accertarsi di una loro effettiva
insostituibilit prima che di realizzarli e, in caso n on si trovino altre soluzioni, eseguirli
in una direzione che vada verso il rispetto e l armonia con la natura che ci ospita, una
direzione quindi diametralmente opposta a quella seguita per lo scavo dei precedenti
trafori.