PREMESSA
Lo scopo del presente lavoro è quello di descrivere e di ricostruire le tappe di
un nuovo ed emergente costrutto della psicologia, quello dell‟intelligenza emotiva; di
consolidare e soprattutto provare se si possa parlare di un costrutto a sé stante anziché
di un costrutto che si sovrappone ad altri già esistenti di intelligenza generale.
L‟elaborato, innanzitutto, vuole essere un percorso che si snoda attraverso la
definizione che gli psicologi hanno dato del costrutto nel corso della letteratura,
delinearne i modelli psicologici sottostanti e dare un quadro d‟insieme dei molteplici
approcci allo studio dell‟ intelligenza emotiva. Questo lavoro vuole
sperimentalmente, convalidare uno strumento di misurazione dell‟intelligenza
emotiva (Msceit), verificare l‟esistenza di una intelligenza che sia indipendente
dall‟intelligenza generale sulla base di supposte correlazioni tra test che misurano
l‟intelligenza emotiva (Msceit, Tieit) e test di personalità, come il Big-Five, o test
dell‟umore, come il Poms, stabilire se esistono differenze individuali nel percepire le
emozioni in base al genere, all‟età o al livello di istruzione .
Con la ricerca si è voluto analizzare, tramite la somministrazione dei test
suddetti e tramite le loro intercorrelazioni e correlazioni, come i soggetti rispondono
all‟intelligenza emotiva, valutando i risultati dei punteggi ottenuti.
5
CAPITOLO 1
L‟INTELLIGENZA EMOTIVA
1. EI: Un nuovo costrutto
L‟intelligenza emotiva o Emotional Intelligence (EI) è relativamente una nuova
e crescente area di ricerca del comportamento ed è per questo che in letteratura sono
molte le definizioni e molti gli studiosi a teorizzarla per cui non vi è un‟unica e
univoca definizione della stessa.
Sebbene Thorndike (1921), che già stava già scrivendo sull‟intelligenza
emotiva, introducendo il termine “intelligenza sociale” riferendosi con essa a “la
capacità di gestire uomini e donne, ragazzi e ragazze, di agire saggiamente nelle
relazioni umane” e Guilford (1956), e dopo Gardner (1983) avevano accennato a
come le emozioni siano importanti per le funzioni intellettuali, il termine EI non fu
introdotto nella convenzionale psicologia fino al 1990, anno in cui due psicologi,
Peter Salovey e John Mayer, per primi ne coniarono il termine: (EI), riferendosi con
esso all‟abilità di riconoscere il significato delle emozioni e le loro relazioni,
all‟abilità di ragionare e risolvere i problemi sulla base di esse.
Prima di loro, Wechsler (1940), propose un modello di intelligenza in cui erano
presenti fattori non intellettivi dell‟intelligenza generale, tra cui fattori affettivi,
personali e sociali e ponendo per l‟appunto l‟accento su fattori non cognitivi.
Egli definì l'intelligenza come l'aggregato o la capacità globale dell'individuo
di agire di proposito, di pensare razionalmente e di occuparsi efficacemente del suo
ambiente.
Ancora, nel 1943 Wechsler proponeva che le abilità non intellettive fossero
essenziali per predire le capacità di un individuo di aver successo nella vita.
Successivamente Howard Gardner, psicologo della Harvard School of
Education, scrisse sull'intelligenza multipla nel 1983. Egli sosteneva che l'intelligenza
6
intrapersonale e interpersonale ed il tipo di intelligenza (misurata tipicamente dal
quoziente intellettivo e prove affini) fossero ugualmente importanti.
Nella prima formulazione della teoria, Gardner (1983) descrisse sette principali
tipi di intelligenza: verbale, logico-matematica, spaziale, cinestetica, musicale, abilità
intrafisiche (intuito, appagamento interno) e intelligenza personale, i tradizionali
aspetti cognitivi quindi conviverebbero con quelli emotivi.
Gardner riteneva che l‟intelligenza non fosse formata da un'unica componente
generale che può esprimersi in diverse forme, bensì che fosse composta e potesse
essere suddivisa in Intelligenza Interpersonale, ossia la capacità di comprendere gli
altri, le loro reazioni, i loro bisogni, le loro emozioni e intenzioni; e in Intelligenza
Intrapersonale, ossia la conoscenza dei propri processi interni e dei propri sentimenti
e la capacità di sviluppare un accurato modello del Sé e di usarlo efficacemente per
operare nella vita.
Salovey e Mayer furono i primi, come già detto, a coniare il termine
“intelligenza emotiva” nel 1990.
Essi descrissero l'intelligenza emotiva come “una forma di intelligenza sociale
che coinvolge la capacità di controllare le sensazioni e le emozioni proprie e quelle
degli altri, per discernere fra esse e usare queste informazioni per guidare i propri
pensieri e azioni, (Salovey & Mayer, 1990). Salovey e Mayer inoltre iniziarono un
programma di ricerca progettato per sviluppare valide misure dell'intelligenza
emotiva e per esplorare la sua importanza. Originariamente questi ricercatori
conclusero che l‟EI consiste in tre processi mentali: valutazione e espressione delle
emozioni proprie e degli altri, la regolazione e la gestione delle emozioni.
L‟intelligenza emotiva (Salovey e Mayer 1989-1990) fu pertanto definita come
“la capacità di monitorare le proprie ed altrui emozioni, di differenziarle e di usare
tale informazione per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni”.
Nel 1997 essi ridefinirono l‟EI in quattro abilità mentali:
1. percezione/identificazione delle emozioni,
2. integrazione delle emozioni in processi cognitivi,
3. comprensione delle emozioni,
7
4. gestione delle emozioni.
Essi posero l‟accento sulla capacità di pensare i sentimenti e sulla capacità di regolare
le emozioni.
Attualmente Currently, Mayer, Salovey, e colleghi sostengono che l‟EI incorpora
processi coinvolti nel processamento dell‟informazione affettiva.
Sempre nel 1997, Reven Bar-On caratterizza l‟EI come “un insieme di capacità,
competenze e abilità non-cognitive, che influenzano le abilità dell‟individuo di avere
successo nell‟affrontare le richieste e le pressioni dell‟ambiente esterno” (Bar-On,
1997). Nel fare ricerca per il suo primo libro, Daniel Goleman prese coscienza del
lavoro di Mayer e Salovey agli inizi degli anni 90. Essendosi formato come psicologo
ad Harvard, in cui lavorò con David McClelland scrisse il bestseller popolare
“Intelligenza Emotiva„ (1995), in cui offrì la prima “prova„ che i fattori irrazionali e
sociali sono importanti.
Goleman nel 1995 acconsente con i Cinque Domini Principali di Salovey
dell'Intelligenza Emotiva e cioè: conoscere le proprie emozioni (autoconsapevolezza),
riconoscere una sensazione mentre accade; gestire le emozioni, ossia avere l'abilità di
maneggiare le sensazioni in modo da renderle adatte all'occasione; motivazione di se
stesso, ordinare le emozioni a servizio di un obiettivo; riconoscere le emozioni negli
altri, avere empatia e consapevolezza sociale; maneggiare i rapporti; avere abilità nel
gestire le emozioni negli altri.
Più recentemente, Goleman promuove soltanto quattro domini dell'EI. I 4
domini hanno categorie sottostanti, come descritto nel suo libro (2002):
autoconsapevolezza (autoconsapevolezza irrazionale, accurata autovalutazione
e confidenza con se stessi) ;
auto-gestione (Self-Control Emotivo, trasparenza e attendibilità, adattabilità,
orientamento al successo, iniziativa, ottimismo, coscienziosità);
8
consapevolezza sociale (empatia, consapevolezza organizzativa, orientamento al
servizio);
gestione dei rapporti (leadership, sviluppo degli altri, catalizzatore di cambiamento,
gestione di conflitti, costruttore di obbligazioni, lavoro di squadra e collaborazione,
comunicazione).
Un aspetto importante è che - secondo Goleman - queste competenze di EI non
sono talenti innati bensì abilità acquisite.
2. Modelli di intelligenza emotiva
Come già affermato non esiste una definizione univoca dell‟intelligenza
emotiva per cui ci si imbatte in molteplici definizioni, alcune di esse criticano alcuni
aspetti di quelle che le hanno precedute altre si arricchiscono di nuovi aspetti, tuttavia
esiste una, seppur non netta distinzione, tra chi concettualizza l‟intelligenza emotiva
come l‟abilità di focalizzarsi sulle proprie emozioni e le loro interazioni con il
pensiero, ed è quello che postulano i modelli dell‟abilità mentale o “ability models” e
chi la concepisce come una varietà di altre caratteristiche come la motivazione, gli
stati di consapevolezza e l‟attività sociale, ed è quello che si postula nei modelli misti
o “mixed models”.
Delineo di seguito alcune definizioni considerate chiave all‟interno di questi
due classici approcci dell‟intelligenza emotiva .
A seconda del modello preso in considerazione vi sono differenti definizioni di
Intelligenza Emotiva. Di seguito riporto 3 definizioni che riflettono tre diverse
concezioni:
secondo Mayer & Salovey (1997) “L‟Intelligenza Emotiva è un insieme di
abilità che spiega come le persone percepiscano e come la loro comprensione vari per
quanto riguarda l‟accuratezza percettiva, l‟intelligenza emotiva quindi è vista come
l‟abilità di percepire ed esprimere l‟emozione, assimilando l‟emozione nel pensiero,
9
comprendendo e ragionando sull‟emozione e regolandola in se stessi e nelle altre
persone.” (Emotional Intelligence, Salovey, Brackett, Mayer, 2004);
secondo Bar-On (1997) “L‟Intelligenza Emotiva è un raggruppamento di
capacità non cognitive, competenze e abilità che influenzano l‟abilità di ciascuno nel
riuscire a rispondere alle richieste ed alle costrizioni.” (Salovey, Brackett, Mayer,
2004).
Secondo Goleman (1995) “Le abilità chiamate Intelligenza Emotiva, includono
l‟autocontrollo, l‟entusiasmo, la perseveranza e l‟abilità di motivare se stessi.”
(Salovey, Brackett, Mayer, 2004).
Secondo John D. Mayer e Peter Salovey, i sostenitori chiave dell‟approccio
“ability models” il territorio dell‟Intelligenza Emotiva è descritto da un certo numero
di abilità mentali tra loro separate. Queste abilità posso essere divise in 4 aree:
Percezione ed espressione dell’emozione. Significa saper identificare ed
esprimere le emozioni sia dal punto di vista fisico che da quello inerente i sentimenti
ed i pensieri da trasmettere. Significa inoltre saper identificare ed esprimere le
emozioni nelle altre persone. Una persona che coglie un‟espressione di paura, anche
se sfuggente, sul volto di un altro individuo, capisce molto di più, relativamente le
emozioni altrui, rispetto ad un altro a cui sfugge tale segnale.
Assimilazione dell’emozione nel pensiero. Tale classe concerne la
facilitazione dell‟emozione alle attività cognitive. Le emozioni sono una complessa
organizzazione di svariati sottosistemi inerenti la psicologia: prettamente psicologici,
esperienziali, cognitivi e motivazionali. Le emozioni entrano nei sistemi cognitivi sia
come sentimenti di cui si ha cognizione, è il caso, ad esempio, di una persona che
pensa “Sono un po‟ triste ora”, sia come alterazioni cognitive, ad esempio quando una
persona al momento triste pensa “Non sono bravo”. La facilitazione emotiva del
pensiero si focalizza su come l‟emozione influenzi il sistema cognitivo e, per
esempio, su come possa essere imbrigliata per la risoluzione di problemi, il
10
ragionamento, il prendere le decisioni e per gli sforzi creativi. Ovviamente la
cognizione può anche essere danneggiata dalle emozioni, ad esempio da ansia e
paura, ma le emozioni possono essere maggiormente decisive rispetto al sistema
cognitivo nell‟individuazione di ciò che è importante e di cosa sia meglio fare in un
determinato stato d‟animo.
Comprensione ed analisi dell’emozione. Le emozioni producono un ricco e
complesso insieme di simboli tra loro interrelati. La più importante competenza di
questa classe concerne l‟abilità di etichettare le emozioni e riconoscere le relazioni
esistenti tra i differenti modelli presenti in un ipotetico vocabolario affettivo.
L‟intelligenza emotiva individuale risulta essere l‟abilità di riconoscere che i termini
usati per la descrizioni delle emozioni sono disposti in famiglie e che tali gruppi di
termini emozionali formano insiemi sfocati. La persona che è in grado di
comprendere le emozioni, il loro significato, come si mescolano tra loro, qual è la
loro evoluzione nel tempo, è realmente caratterizzato dalla capacità di comprendere
importanti aspetti della natura umana e delle relazioni interpersonali.
Gestione dell’emozione. Tale classe concerne la gestione e la regolazione
dell‟emozione in se stessi e negli altri, come ad esempio sapere come calmarsi dopo
aver provato un sentimento di rabbia oppure come alleviare l‟ansia di un‟altra
persona.
I modelli misti di Intelligenza Emotiva sono sostanzialmente differenti rispetto
ai modelli di abilità mentale. Entrambi i tipi di modelli sono stati proposti nei primi
articoli accademici sull‟intelligenza emotiva. Sebbene questi articoli proponessero
una concezione di abilità mentale di intelligenza emotiva, descrivevano anche le
caratteristiche della personalità che potrebbero accompagnare questa intelligenza.
Successivamente i due aspetti furono separati.
In contrasto con il modello di Mayer e Salovey, si ha quello di Bar-On. Il suo
modello di Intelligenza Emotiva si propone di rispondere alla domanda: “Perché ci
sono individui che, nella vita, hanno maggior successo di altri?”. Bar-On rivisita la
11
letteratura psicologica inerente alle caratteristiche di personalità relative al successo
nella vita ed identifica 5 aree rilevanti per il successo. Esse sono:
Competenze intrapersonali. Esse si dividono in: autoconsapevolezza,
assertività, autostima, autorealizzazione, indipendenza.
Competenze interpersonali. Esse si suddividono in: relazioni interpersonali,
responsabilità sociale, empatia.
Adattabilità. Essa si suddivide in: capacità di problem-solving, di compiere
esami di realtà e nella capacità di essere flessibili.
Gestione dello stress. Questa area si suddivide invece in: tolleranza allo stress,
impulso, controllo, stato d‟animo generale. Di questa classe fanno parte la felicità e
l‟ottimismo.
Il lavoro teorico di Bar-On combina ciò che potrebbe essere qualificato come
abilità mentali (ad esempio l‟autoconsapevolezza) con altre caratteristiche che sono
state considerate separabili dall‟abilità mentale, come l‟indipendenza personale,
l‟autostima e lo stato d‟animo. Tale approccio va a formare il modello misto di cui
sopra.
Il terzo punto di vista concettuale inerente all‟Intelligenza Emotiva è ad opera
di Daniel Goleman. Egli ha creato un modello, anch‟esso misto, composto da 5 aree
essenziali. Esse sono:
Comprensione delle specifiche emozioni. Quest‟area indaga il riconoscimento
di uno specifico sentimento nel suo accadere ed il monitoraggio dei sentimenti
momento dopo momento.
Gestione delle emozioni, inerente alla modalità d‟impiego dei sentimenti in
modo appropriato, all‟abilità di calmarsi ed all‟abilità di liberarsi dall‟ansia, dalla
malinconia o dall‟irritabilità.
12