Introduzione
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INTRODUZIONE
Negli ultimi dieci anni l’industria delle telecomunicazioni ha subito notevoli
cambiamenti a livello tecnologico, di domanda e di struttura del mercato.
Tradizionalmente vista come un monopolio naturale, spesso di natura pubblica, a
causa degli alti costi fissi e dell’onerosità dell’infrastruttura di rete, oggi il settore si
trova di fronte ad un’evoluzione della regolamentazione, che ha l’obiettivo di
aumentare il benessere dei consumatori.
Infatti mentre la rete si caratterizza per la subadditività di costo, la produzione del
bene o del servizio che utilizza la rete per raggiungere gli utenti finali è considerata
potenzialmente competitiva.
Uno dei principali problemi che deve affrontare il regolatore per promuovere la
concorrenza nel settore è l’organizzazione dei mercati integrati.
Rilevante risulta essere la separazione verticale nel settore della telefonia fissa tra il
segmento a monte, potenzialmente monopolistico in quanto legato alla proprietà
della rete, e il segmento a valle ossia la vendita di prodotti e servizi ai consumatori.
L’introduzione della concorrenza in un settore in cui ha sempre dominato un unico
gestore può avvenire in due modi: il primo è quello di regolamentare il
comportamento degli operatori permettendo la presenza di più imprese sia nella
fase a monte sia nella fase a valle, introducendo quindi una concorrenza basata sul
servizio; il secondo prevede l’intervento sulla struttura del settore, separando di
fatto le fasi a monte e a valle, in questo caso si parla dunque di concorrenza basata
sulle infrastrutture.
Nel primo caso i concorrenti forniscono i loro servizi utilizzando la rete
dell’operatore storico, mentre nel secondo ognuno possiede una propria
infrastruttura.
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La prima formula è considerata come una forma debole di concorrenza ma
garantisce vantaggi immediati, mentre la seconda è una forma più forte ma
necessita tempi più lunghi per apprezzarne i benefici.
Lo sviluppo della concorrenza implica che le imprese devono duplicare parti
dell’infrastruttura, tuttavia spesso il costo della duplicazione della struttura è così
elevato che le imprese sono più inclini a sviluppare la propria attività d’impresa
utilizzando parti della rete del precedente monopolista piuttosto che costruirne una
propria.
La concreta possibilità per una nuova impresa di utilizzare la totalità o parti
dell’infrastruttura originaria dipende dalle regole che governano il modo con cui il
proprietario della rete mette a disposizione dei concorrenti nel mercato a valle la
propria infrastruttura (unbundling).
La scelta dell’intensità dell’unbundling insieme al prezzo di accesso è di grande
importanza per la determinazione del grado di concorrenza del breve e del lungo
periodo.
Un elevato livello di unbundling accompagnato da bassi prezzi di interconnessione
può stimolare nel breve periodo la concorrenza sul servizio finale.
Queste politiche però, nel lungo periodo, possono fornire bassi incentivi per gli
investimenti in infrastrutture sia per le nuove imprese, sia per il proprietario che,
non vedendo remunerati i propri investimenti, non effettuerà spese per migliorare
l’infrastruttura.
Nel caso di utilizzazione dell’infrastruttura dell’operatore storico possono poi
sorgere altri problemi in quanto l’incumbent verticalmente integrato potrebbe
intraprendere un comportamento anticoncorrenziale nel concedere l’accesso alla
rete, nella maggior parte dei paesi obbligatorio.
La discriminazione può assumere le forme più diverse basate sul prezzo o non sul
prezzo.
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La prima forma avviene quando il monopolista pone un prezzo per l’accesso più
alto per i concorrenti a valle rispetto alla propria produzione, al fine di ridurre i
profitti dei concorrenti e quindi espellerli dal mercato.
La seconda forma è quella della discriminazione o del sabotaggio; essa si verifica
quando l’impresa proprietaria della rete peggiora intenzionalmente la qualità del
servizio di accesso ai concorrenti con l’effetto di aumentarne i costi.
Tuttavia solo pochi Paesi hanno in atto una politica che prevede la separazione
verticale, preferendo una forma intermedia di concorrenza detta “funzionale” o
“operativa”.
Questo è dovuto al fatto che la concorrenza basata sull’infrastruttura e quindi sulla
sua separazione, è considerata una misura troppo forte, in quanto vi è il timore che
una tale politica porti nel lungo periodo ad una serie di svantaggi tra cui la perdita di
efficienze e di economie di scopo, nonché ad una perdita di incentivi agli
investimenti in assenza di un chiaro intervento normativo.
Pertanto la separazione funzionale è stata vista come una buona soluzione quando
la concorrenza sulle infrastrutture è ben lungi dall’essere attuata e le forme di
accesso obbligatorio alla rete non funzionano abbastanza efficacemente.
Un ulteriore elemento da prendere in considerazione è la crescente integrazione tra
telefonia fissa e mobile che vede gli operatori evolversi sempre di più come imprese
multiservizio utilizzando piattaforme tecnologiche in comune offrendo servizi di
telecomunicazione completi.
Oggi infatti le imprese di telecomunicazione cercano aggressivamente economie di
scopo e di scala sia nella produzione sia nelle strategie di vendita offrendo una
moltitudine di servizi.
Gli operatori di rete fissa (FNOs) spesso si fondono con gli operatori di rete
mobile (MNO) per condividere la rete, i canali di trasmissione al punto che la
distinzione tra i due tipi di operatori si sta indebolendo.
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Inoltre questa diversificazione di business oltre che per le aziende stesse, offre
chiari vantaggi anche per i clienti finali, dimostrato dall’aumento esponenziale di
sottoscrizioni di abbonamenti che prevedono una vasta fornitura di servizi.
Un ulteriore problema di contesto è l’indubbio effetto che la regolamentazione ha
sulla struttura del capitale delle imprese e sulla capacità nell’incentivazione o meno
ad effettuare investimenti. Dalla struttura del capitale discendono poi importanti
conseguenze sia a livello operativo, comportando una riduzione dell’inefficienza
operativa, sia a livello di valore d’impresa con importanti influenze sulle quotazioni
azionarie.
L’aumentata volatilità nel settore delle telecomunicazioni, che è il risultato di grandi
cambiamenti nei regimi legislativi, ha aumentato il rischio di business delle imprese
e con esso il premio per il rischio richiesto dagli investitori.
Inoltre il rischio di regolamentazione è diventato un componente importante del
rischio totale affrontato dalle imprese e di questo le autorità del settore dovrebbero
tenerne conto.
La presente tesi si prefigge l’obiettivo di valutare le economie da integrazione
verticale tra clientela wholesale e retail e le economie da integrazione orizzontale tra
la telefonia fissa e la telefonia mobile.
Inoltre verranno valutate le conseguenze che si hanno sul lato dei costi sostenuti
dalle aziende in particolare dimostrando la presenza di economie di scopo e di scala
nonché i riflessi che i mercati, le politiche aziendali e le autorità di
regolamentazione hanno sulla struttura del capitale delle aziende e quindi, sul loro
valore.
Il mercato delle telecomunicazioni
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CAPITOLO 1
IL MERCATO DELLE TELECOMUNICAZIONI
L’industria delle telecomunicazioni è un attore strategico ed un elemento cardine
per la crescita economica di ogni Paese, sono infatti molti gli studi e i dibattiti che
mettono in luce l’importanza di tale settore.
In primo luogo le aziende telecomunicative risultano essere gestori, ed a volte
anche costruttori, di una rete, ossia di un’infrastruttura che rende possibile il
contatto tra diversi agenti economici promuovendo lo scambio reciproco di
informazioni: in particolare si parla di wholesale quando la fornitura di servizio
riguarda altre imprese e di retail quando l’operatore serve direttamente il
consumatore finale.
In secondo luogo queste industrie hanno storicamente gestito un insieme integrato
di servizi che attualmente, con il bundling, si è trasformato in un’ampia gamma di
servizi tra di loro concorrenti.
Il loro posizionamento sul mercato è dovuto principalmente al numero di
concorrenti, al numero di offerenti e all’omogeneità delle merci.
Negli ultimi anni lo sviluppo delle tecnologie e la riduzione di costo conseguente ha
impresso un enorme sviluppo al settore che è passato, soprattutto in relazione alla
telefonia mobile, da mercato di nicchia a mercato di massa vicino alla saturazione.
Per quanto riguarda l’offerta, la situazione originaria di monopolio ha
progressivamente lasciato posto prima all’oligopolio e poi ad un mercato
concorrenziale.
L’impatto e il dinamismo tecnologico è sempre stato determinante per la
definizione di equilibri competitivi, al di là della forma di concorrenza, spingendo il
Il mercato delle telecomunicazioni
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management ad implementare strategie volte ad instaurare relazioni di lungo corso
con i clienti, come se si dovesse fronteggiare un mercato competitivo.
È comunque sempre vero che i potenziali entranti in un mercato vanno considerati
alla stregua dei diretti concorrenti.
D’altro canto il mercato telecomunicativo, come tutti i settori afferenti alle public
utilities, è caratterizzato da barriere all’entrata: quest’ultime hanno impedito per
molto tempo la creazione di un settore con un sufficiente grado di contendibilità.
Il problema che si pone per i potenziali entranti è senza dubbio la presenza di
elevati costi non recuperabili, detti sunk cost, che non permettono una concorrenza
mordi e fuggi appena l’incumbent impone tariffe di molto superiori al costo medio.
Per rendere possibile l’apertura del mercato a nuovi entranti, questi dovrebbero
avere un vantaggio competitivo che permetta loro di ostacolare le pratiche
predatorie dei principali attori del settore.
Tale condizione può essere imposta dalle autorità di regolamentazione che negli
ultimi anni hanno provveduto a riformare il mercato: inoltre è di fondamentale
importanza che i consumatori siano perfettamente informati su tutte le condizioni
contrattuali dei vari operatori e sulle offerte disponibili in un dato momento, in
modo da trarre il massimo beneficio dai nuovi protagonisti del settore.
1.1 La domanda di mercato
Per comprendere in pieno il mercato delle telecomunicazioni il primo passo è la
comprensione della domanda, ovvero la quantità di servizio telecomunicativo che
un individuo, dato il prezzo, è disposto ad acquistare rinunciando alla moneta.
Particolarmente interessante risulta essere lo studio dell’elasticità della domanda che
molti studi empirici hanno dimostrano essere, per quanto riguarda la telefonia fissa,
molto bassa.
Il mercato delle telecomunicazioni
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Possiamo quindi concludere che gli utenti considerano il servizio telefonico fisso, a
dispetto di quello che si potrebbe pensare, un servizio di prima necessità e quindi
variazioni di prezzo hanno un’incidenza pressoché nulla sulla quantità domandata.
Discorso inverso se si considera la domanda di telefonia mobile che non ha ancora
sostituito in pieno l’uso del telefono fisso, nonostante l’importanza della diffusione
dei telefoni cellulari.
In generale, rispetto alla tradizionale curva di domanda, quella relativa al servizio
telefonico può essere spezzata in due componenti principali: la domanda di accesso
e la domanda di traffico, tra di loro complementari.
Infatti non è possibile sviluppare il traffico di rete senza il collegamento e non ha
senso collegarsi se non si desidera sviluppare il traffico telefonico.
Naturalmente la domanda di accesso è influenzata sia dai costi di allacciamento alla
rete sia dai costi che occorre sostenere per il suo utilizzo. Inoltre tale domanda
dipende dal numero di utenti già collegati e dal fattore tempo.
L’utilizzo del telefono consente il risparmio di tempo nella comunicazione tra
individui, pertanto la domanda di telefonia è direttamente proporzionale al costo
opportunità del tempo.
1.2 Le caratteristiche del costo
L’analisi del lato dell’offerta non può essere condotta senza considerare la struttura
di costo che caratterizza il settore. Il gestore non produce materialmente un
prodotto al quale legare in maniera diretta il costo, pertanto occorre relazionare la
spesa sostenuta ad altre variabili, come ad esempio i minuti di conversazione
effettuati.
Analizzando la funzione di costo, si scopre ben presto che non è lineare e ciò
dipende dall’organizzazione della produzione e quindi, in ultima analisi,
dall’efficienza produttiva dell’azienda.
Il mercato delle telecomunicazioni
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Normalmente la funzione di costo cresce nei tratti iniziali più che
proporzionalmente rispetto ai volumi di vendita mentre, superata una certa soglia,
tende ad aumentare a tassi crescenti e questo spiega l’esistenza di grandi imprese del
settore.
Inoltre la scelta della dimensione aziendale è influenzata dall’accentramento di
risorse produttive e organizzative, la divisione tecnica del lavoro, lo sconto
nell’acquisto di materie prime, la possibilità di usufruire del progresso tecnico e le
condizioni privilegiate in occasione di finanziamenti.
In altri casi, non è il livello produttivo a consigliare un dimensionamento su larga
scala, ma la varietà di prodotti: si parla in questo caso di economie di scopo.
Esse si verificano se la produzione congiunta di due prodotti, nel caso specifico
telefonia fissa e mobile, risulta più conveniente rispetto alla somma dei costi della
produzione separata.
Le economie di scopo hanno origine per due diversi motivi: il primo emerge nel
caso in cui il processo produttivo produce per sua natura diversi prodotti, il
secondo invece ha luogo quando gli input necessari alla produzione risultano
indivisibili. In questo caso la produzione congiunta di più beni consente di
utilizzare completamente risorse che altrimenti sarebbero sotto sfruttate.
L’esistenza storica di grandi gestori nel settore telecomunicativo trova quindi una
motivazione di carattere economico, infatti molti Paesi hanno adottato la soluzione
del monopolio.
Le ragioni di successo delle economie di scala, invece, affondano le radici nelle
tecniche di trasmissione e di commutazione.
Per quanto riguarda la prima, la maggior dimensione aziendale, genera la
comprensione di più circuiti sullo stesso fascio. Tanto più numerosi sono i circuiti
su uno stesso fascio, tanto maggiore è la reciproca assistenza nello smaltire il
traffico presente.
Inoltre i mezzi trasmissivi di maggiore capacità presentano valori di costo medio
decrescenti all’aumentare del volume di traffico.